Nikon D780: un aggiornamento che si è fatto attendere 6 anni

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Mentre il mercato fotografico sembra ormai interessato quasi esclusivamente al futuro del segmento mirrorless, i due principali produttori di reflex hanno una grossa eredità da mantenere fresca ad appetibile ancora per alcuni anni. Questo perché molti fotografi si trovano bene con le DSLR e perché c’è uno sterminato parco di obiettivi con i precedenti innesti che si devono vendere e che rappresentano una parte importantissima del fatturato. Inoltre né Canon né Nikon hanno delle ammiraglie tra le senza specchio, difatti per le Olimpiadi 2020 si sono affrettati ad annunciare delle nuove versioni delle loro reflex top di gamma.

Ma c’è un’altra fascia di mercato molto interessante ed è quella in cui si trova per Nikon la vecchia D750. Vecchia perché la sua uscita risale addirittura al 2014, ma non perché sia stata soppiantata da un nuovo modello. Cosa che succede solo oggi con l’annuncio della Nikon D780. Non esiste un modo preciso per incasellare questi modelli in termini di utilizzatore. Di solito si dice “enthusiast” ma vuol dire tutto e niente, anche perché la D750 non è piaciuta solo agli appassionati ma anche a molti professionisti. E a giusta ragione, aggiungo, dato che era tra le poche nella sua fascia di prezzo a non presentare rinunce di rilievo rispetto ai modelli più costosi.

La nuova D780 arriva con una numerazione insolita che lascia intendere si tratti di un upgrade marginale. In effetti può sembrare così ma di miglioramenti ce ne sono tanti e disseminati in tutte le aree. In sostanza si potrebbe dire che porta tutte le novità importanti della mirrorless Z6 in un corpo da reflex e con l’innesto F, così da potersi inserire in una logica di upgrade zerostress per nikonisti. Da quel che ho potuto capire l’unico aspetto dove si può annotare un contro rispetto alla D750 è quello del flash, dato che non include più la piccola unità popup che poteva essere utile per pilotare flash remoti. Per il resto si parla quasi esclusivamente di passi in avanti (come è lecito dopo ben 6 anni) anche se alcuni non sono poi così evidenti.

Ad esempio il corpo è cambiato pochissimo, con qualche piccola rifinitura nel layout come l’aggiunta del tasto AF-ON o il riposizionamento del selettore foto/video. Rimane invariata anche la conta dei pixel sul sensore che tuttavia offre miglioramenti di rilievo grazie all’introduzione della “retroilluminazione” (BSI) e i punti a rilevamento di fase per l’AF in live view. In tale modalità offre praticamente le stesse prestazioni della Z6, sia in termini di fuoco continuo che per i 273 punti con sensibilità fino a -4EV. Scattando con il mirino ottico il sensore AF mantiene i precedenti 51 punti ma ora può sfruttare gli algoritmi della D5 ed il metering da 180.000 pixel RGB. Sale anche la raffica, ora da 7fps con otturatore meccanico e fino a 12fps con quello elettronico. A proposito di otturatore, la velocità massima non è più da 1/4000 come sulla D750 ma arriva a 1/8000.

Lo schermo da 3,2″ mantiene la struttura inclinabile ma raddoppia la risoluzione (ora 2,36 milioni di punti) e guadagna un supporto completo al touch con l’interfaccia grafica vista su Z6 e Z7. E propio da queste ultime prende anche le ottime funzioni video, tra cui la registrazione 4K 30fps, quella 1080 fino a 120fps e l’uscita video 10-bit non compressa. Oltre ai numeri abbiamo uscita ed ingresso audio, sistemi di assistenza alla messa a fuoco ed all’esposizione, registrazione N-Log ed HLG. Insomma, un set piuttosto completo che si distacca nettamente rispetto alle misere funzionalità video della D750.

Una cosa che fortunatamente la D780 non ha preso dalle nuove mirrorless di casa è la memoria. Qui Nikon h infatti deciso per un più tradizionale, rassicurante, utile ed economico doppio slot con SD UHS-II, capace di garantire prestazioni più che sufficienti allo scopo facendo risparmiare e con la flessibilità di poter operare in eccedenza, backup, suddivisione. Si mantiene la tradizione anche sul fronte batterie, con le nuove EN-EL15b e retrocompatibilità anche con le precedenti, anche se per ottenere la massima autonomia dichiarata di 2260 scatti si deve avere almeno il modello “a” e quello “b” è necessario per poter sfruttare la ricarica via USB-C.

All’interno del corpo che pesa 860 grammi (con la batteria), trovano spazio anche il Wi-Fi ed il Bluetooth, con una versione ormai piuttosto matura di Snapbridge che consente di scaricare via wireless anche i file RAW. Insomma un pacchetto di specifiche piuttosto completo con un prezzo di $2299 per il solo corpo (aggiorneremo con i dati Nital quando li riceveremo!).

Esprimere un parere su questa fotocamera non è affatto facile più che altro per il periodo storico in cui ci troviamo. La D750 è stata (ed è) un’ottima reflex, capace di offrire tanta sostanza al giusto prezzo, dunque la D780 non può essere considerata da meno visto che la migliora pressoché in tutto. La vedo indicata per i tanti che fotografano con Nikon e si trovano un bel parco di obiettivi, ma onestamente non avrebbe quasi avuto senso di esistere se la Z6 avesse avuto un doppio slot SD. È un’opinione personale, ovviamente, ma rimane il fatto che se la D750 a suo tempo poteva essere consigliatissima anche come primo corpo per iniziare un percorso fotografico, oggi perde questa funzione e si propone più come un anello di continuità. Un modello che, in fin dei conti, potrebbe benissimo non avere più ulteriori aggiornamenti quando la gamma Z sarà più completa.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.