AMD-Apple: avrebbe senso estendere la partnership ai processori?

Venerdì sera Maurizio ha parlato del ritrovamento di riferimenti a processori AMD nella Beta di macOS 10.15.4. Le conseguenze che potrebbe implicare tale scoperta sono tante senza ombra di dubbio, sia in positivo ma anche in negativo, se non correttamente ponderata. Gli stessi riferimenti potrebbero però indicare che Apple sta preparando con cura l’eventuale switch. Partendo a prescindere dal presupposto che si rimane nel campo delle ipotesi, con sostegni sia a favore sia contrari, in questa sede cercherò di spiegare meglio questa mia sensazione, dopo averla abbozzata su Twitter in modi molto più rapidi, vuoi per i 280 caratteri massimi a disposizione vuoi per il comodo contesto informale che i social network ispirano (con la parziale eccezione di LinkedIn).

Va fatta una piccola precisazione: il ritrovamento di cui trattiamo non è il primo in assoluto. Ha avuto poca pubblicità, comprensibilmente dovuta ad un naturale scetticismo, ma sul canale AMD di Reddit ne parlarono già lo scorso novembre. Gli stessi nomi in codice rinvenuti ieri erano già tutti presenti sin dalla Beta di macOS 10.15.2. La teoria che si tratti di un errore lato AMD regge poco, dato che i driver grafici “unified” su cui si sospettava riguardano Windows e Linux, non macOS. Ciò non significa che non vi sia riutilizzo di parte di codice, ma se non ci fosse alcuna intenzione dietro le due aziende avrebbero ancor più stimolo a cancellare ogni riferimento non alimentando false speranze, viste le potenziali ripercussioni sui titoli in borsa e la SEC americana che non ci penserebbe tanto su ad avviare accertamenti. Alla prima volta può starci la noncuranza in buona fede, alla seconda decisamente meno.

È pure verosimile, come ha osservato Maurizio nel suo post, pensare che rientri tra le “dimenticanze” di Apple, relative a lavori interni che non dovrebbero essere citati nelle release pubbliche di test e che infatti spesso vengono rimossi prima delle versioni definitive. Vale lo stesso discorso fatto poc’anzi: l’averli rinvenuti più di una volta alimenta non pochi dubbi sul fatto che si tratti di una svista. Come si suol dire, sbagliare è umano, perseverare è diabolico. E se abbiamo imparato un minimo a conoscere Apple, ci sono anche volte in cui si tratta di azioni intenzionali.

Valutiamo il contesto di quanto riportato, ripartendo proprio dal tweet di _rogame, che ha fatto risuonare la grancassa sull’argomento. Tralasciamo le Navi, trattandosi di GPU e il cui uso è già in corso da parte di Apple su alcuni modelli recenti, perciò ci sta che lavorino su un supporto più ramificato in vista di una prossima estensione nella gamma Mac (penso soprattutto agli iMac e iMac Pro rimasti ancora con GPU Vega). La lineup di AMD ci aiuta ad associare ognuno di questi nomi a corrispondenti serie di processori: i Raven Ridge (identificati come Raven e Raven2) rientrano nella prima generazione di Ryzen, basata sulla micro-architettura Zen; Picasso rappresenta la seconda generazione, con core Zen+; infine, Renoir si basa su Zen 2, mentre Van Gogh dovrebbe probabilmente sfruttare la prossima Zen 3 o puntare più sulle GPU integrate Navi, rinviando evoluzioni importanti lato CPU più avanti. Circolano online a tal proposito altri due riferimenti su base artistica, Cézanne e Rembrandt.

In un tweet successivo, visibile sopra, _rogame ha menzionato anche Dalí. Questo però lo riporto più per dovere di cronaca, dato che si tratta di prodotti entry-level, basati sulla prima architettura Zen con processo produttivo a 14 nm, rendendo molto poco convincente che Apple vada ad utilizzarli. Qui possiamo pensare effettivamente ad una dimenticanza nella pulizia, a sostegno tanto degli scettici (che bisogno ci sarebbe di includere il supporto a qualcosa di inutile?) quanto dei credenti all’affare AMD-Apple (può capitare che qualcosa di superfluo sfugga ai controlli). Nondimeno, ciò aiuta a chiarire un altro aspetto molto importante: tutti questi nomi in codice sono riferiti alle APU, le Accelerated Processing Units, comprendenti anche il chip grafico integrato. Renoir identifica le APU Ryzen 4000 introdotte ad inizio gennaio al CES 2020, al momento destinate solo ai portatili ma realisticamente con un occhio prossimo ai desktop, se seguiranno la scia delle generazioni precedenti.

Parlando di APU e di Renoir, si può sottintendere un ulteriore interessante dettaglio. I primi modelli delle serie Raven Ridge e Picasso sono stati introdotti rispettivamente a fine 2017 ed inizio 2019. Contando il fatto che gli Engineering Sample, ovvero i prototipi, delle APU saranno già circolati tra gli OEM diversi mesi prima, Apple potrebbe giocherellare internamente con Mac dotati di Ryzen da circa tre anni senza che noi ne avessimo saputo qualcosa sinora, nemmeno il solito ben informato Gurman. Considerati i riferimenti a Van Gogh è plausibile che, se non dispongono già dei primi ES, a Cupertino abbiano quantomeno molte informazioni sulle specifiche tecniche, iniziando così i preparativi al successivo supporto.

Tutte congetture, certo: del resto già anni fa circolavano dei rumor, per fortuna non concretizzatisi vista l’inferiorità tecnica delle soluzioni AMD di allora (nota off topic al me stesso del 2011, come ti era saltato in mente di dire che sarebbe stata una buona mossa?). Ma a prescindere dai presunti indizi di cui stiamo discutendo, ci sta che in qualche laboratorio dell’Apple Park mettano sempre sotto torchio le ultime novità della storica rivale di Intel. Del resto, la pratica della doppia vita segreta viene fatta dalla mela sin dai primi anni 2000, quando provavano Mac OS X su prototipi adoperanti CPU Intel, come opzione da tenere calda in caso di necessità qualora i PowerPC non risultassero più all’altezza, com’è poi effettivamente stato nel 2005. A maggior ragione val bene farlo qui che non comporta cambi di istruzioni, sempre di x86 si tratta. Se un giorno trapelasse da qualche ex-dipendente Apple una storia riguardante vecchi Mac interni con Athlon 64 non ne sarei stupito. A testimonianza aggiuntiva di ciò, con alcuni adattamenti hackintosh basati su Ryzen risultano tranquillamente fattibili (sebbene in prevalenza coi modelli desktop), ma questo non è un discorso adatto alla presente sede.

Se di cambio deve trattarsi, i Ryzen 4000 sono l’occasione giusta per farlo. Insieme al supporto LPDDR4, con tali modelli arrivano infatti su laptop i benefici di Zen 2 e della produzione a 7 nm, il che potrebbe permettere di ripetere pure qui ciò che si è visto su desktop, con AMD in grado di giocarsela pressoché ad armi pari contro le ultime proposte Intel. Al momento non sono ancora stati effettuati benchmark ufficiali, ma quelli circolanti su Geekbench e su 3D Mark se troveranno conferme mostrano prospettive parecchio ottimistiche, senza contare che nell’eventualità Apple troverebbe il modo di spremere qualcosa in più con ottimizzazioni in macOS.

Da non sottovalutare inoltre quanto tra le due aziende la partnership sia già molto profonda sul fronte GPU, fattore di cui parlammo non molti giorni fa, e della divisione semi-custom di AMD pronta ad offrire manforte a qualsiasi cliente. Ne vediamo i frutti da diversi anni sulle console Sony PlayStation 4 e Microsoft Xbox One, e nei prossimi mesi li rivedremo anche sulle generazioni che succederanno loro. Sempre con Microsoft, l’azienda guidata da Lisa Su ha collaborato per un’edizione speciale della sua APU (generazione Picasso) destinata al Surface Laptop 3 da 15″.

Ammesso che i Mac basati su AMD arrivino davvero, non ci si dovrebbe aspettare una transizione completa. Anche qui, i ritrovamenti suggeriscono il perché. Ipotizzando uno switch totale, macOS 10.15.4 avrebbe dovuto fornire tracce pure di Matisse, Castle Peak e Rome, rispettivamente le generazioni attuali basate su Zen 2 delle CPU (senza grafica integrata) Ryzen, Threadripper ed Epyc. Invece non sono presenti, il che implicherebbe il mantenimento ad Intel di iMac, iMac Pro e Mac Pro. Vero, riprendendo il discorso delle dimenticanze, potrebbero essere stati tralasciati dalle build pubbliche, ma sembra poco probabile una rimozione selettiva. Altrettanto vero che le menzioni sono state rintracciate nei driver grafici, però a livello desktop non vi è la necessità di una GPU integrata (la sola eccezione è costituita dall’iMac 21,5″ base, che non sarei stupito se fra un po’ sparisse) e sulla pura potenza bruta i Core hanno ancora un lieve vantaggio complessivo, che renderebbe conveniente un cambio solo a fronte di un grosso incentivo economico, tutto sommato non da escludersi a priori come eventualità.

I maggiori candidati a potersi fregiare di APU del “team red” sono i prodotti dove avrebbe più senso inserirle, ossia MacBook Pro e Mac mini, che peraltro sono pure quelli che hanno storicamente più risentito dei rallentamenti del “team blue” sul rilascio di nuovi processori. A più riprese si è parlato di malcontenti di Apple su questa situazione, il che rafforzerebbe le ragioni di aggiungere una seconda fornitrice, mantenendo il piede in due scarpe come fanno peraltro quasi tutti gli OEM.

Poco fa ho volutamente tralasciato il MacBook Air, in quanto merita un discorso a parte. Il modello attuale adotta processori Intel della serie Amber Lake con TDP (Thermal Design Power) massimo sui 7 W, decisamente inferiore ai 15 previsti da alcuni Ryzen 4000. Si tratta di un valore di picco, ma per un prodotto che deve fare dello spessore al minimo sindacale e della silenziosità quasi assoluta i suoi punti di forza al momento AMD non è una strada praticabile. Più realistico l’uso di Intel Comet Lake-Y o Ice Lake-Y, forse la seconda visto che a fronte di un TDP massimo leggermente più elevato, 9 W, e di frequenze base inferiori (su cui può sempre intervenire il Turbo Boost) offre sia quad-core sia le GPU Gen11.

Questo sempre che l’Air non rappresenti il banco di prova per vedere come se la cavano gli Ax su Mac. Il 2020 è l’anno in cui da più parti, Gurman incluso, è stata prevista la loro transizione ad ARM. Apple sa di non poterla fare da un giorno all’altro, come di fatto è quasi stato da PowerPC ad x86. I benchmark accreditano gli ultimi SoC Apple di prestazioni desktop-like, ma le prove sintetiche non sono tutto e soprattutto spesso nei discorsi non si tiene conto che, pur condividendo gran parte dei componenti dietro le quinte, iOS è nato ed ottimizzato per contesti diversi da quelli che affronta il ben più complesso macOS. Il tutto senza scomodare la tematica delle app in emulazione, da convertire e mantenere per due architetture (a qualche sviluppatore Mac verrà l’orticaria al pensiero di ripassarci). È possibile che in un futuro non troppo lontano ARM riesca a rimpiazzare x86 in molti casi, anzi, non sarei dispiaciuto se accadesse. Ma quel futuro non è oggi: chiedere a Microsoft per conferme. Meglio andarci cauti.

Sorge spontanea la domanda riguardo la Thunderbolt, tecnologia di origine Intel. Come si collocherebbe in tali situazioni? Nessun problema: dal 2018 Intel aveva rinunciato ad applicare le royalties e lo scorso anno aveva compiuto un ulteriore passo cedendo di fatto la specifica Thunderbolt 3 all’ente USB-IF in modo da utilizzarla come base per lo standard USB 4.0 (pur non rinunciando completamente ad estensioni proprietarie, che dovrebbero confluire nella Thunderbolt 4). L’unico requisito del colosso di Santa Clara è l’ottenimento di una certificazione “one-time fee” per l’utilizzo del marchio Thunderbolt, che per le schede madri basate su chipset AMD è perfettamente ottenibile come dimostrato da ASRock pochissimi giorni fa. In ogni caso, considerato come Apple sia cofondatrice dell’interfaccia (al punto da averne detenuto persino il brand per un breve periodo), ritengo che sarebbero pressoché impossibili ostacoli sul suo utilizzo all’interno di Mac dotati di Ryzen o di Ax.

In conclusione, questo matrimonio s’ha da fare? Per come la vedo, sarebbe fattibile, proprio perché se avverrà gli indizi nelle nostre mani suggeriscono che Apple lo farà con criterio, senza causare sacrifici come invece purtroppo per lungo tempo è avvenuto, e ancora in parte avviene, sul fronte GPU abbandonando (oserei anche dire: mandando a spigolare) NVIDIA in favore delle Radeon. Vale la pena ribadire comunque per l’ultima volta che si tratta di ipotesi, basate su quanto rinvenuto all’interno di driver grafici di una Beta, che non è affatto detto vadano a portare da qualche parte. La risposta definitiva la conosce solo Apple. Sulle tempistiche, considerato che MacBook Pro da 13″ e Mac mini odorano di refresh necessario, specialmente il secondo, si potrebbe tenere d’occhio marzo, dove iPhone 9/SE 2 ed altre novità attese rendono plausibile un evento, col successivo arrivo a stretto giro di posta del rilascio finale di macOS 10.15.4.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.