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Il mattino ha l’oro in bocca per Google, che piuttosto a sorpresa ha deciso di iniziare oggi a scoprire le sue carte per quel che concerne la prossima versione del suo sistema operativo mobile. Android 11 avvia infatti oggi la sua fase di Developer Preview, in netto anticipo rispetto allo storico degli scorsi anni che collocavano il lancio a marzo. Un percorso lungo che lo porterà al rilascio finale nei mesi a venire, man mano passando il testimone dalle novità più tecniche a quelle tipicamente consumer.

Big G prosegue il suo lavoro su diversi fronti, come il supporto alle nuove tecnologie e l’aggiunta di opzioni per rafforzare la privacy e la sicurezza degli utenti, sia di Pixel sia degli altri dispositivi (ovviamente previa adozione tempestiva di Android 11 da parte degli OEM). Il 5G non è una novità in sé, ma è l’undicesima versione del robottino verde che porterà il supporto a regime, con l’implementazione di vari accorgimenti nelle API di sistema, in particolare per verificare le capacità della propria connessione dati 5G e l’eventuale presenza di limiti in download/upload applicati lato rete. Ulteriori form factor verranno supportati in modo nativo, come gli smartphone dotati di fotocamera frontale integrata nello schermo e i pannelli curvi “a cascata”. Sotto la scocca, saranno ulteriormente espanse le API dedicate alle reti neurali, che sfruttano i chip AI dedicati presenti in numerosi dispositivi dell’ultimo anno.

Tra le novità più visibili vi sono invece quelle relative alla messaggistica, con una maggiore organizzazione nelle notifiche. Un’area dedicata alle conversazioni permetterà di avere maggiormente a portata d’occhio i nuovi messaggi ricevuti dai propri contatti nelle diverse app; se si utilizzano le risposte rapide, si potrà ora incollare non solo testo ma anche delle immagini. Le bolle, invece, permetteranno di avere sempre sott’occhio le chat più importanti anche mentre si utilizza principalmente lo smartphone per altri compiti. Sul fronte della privacy, Android 11 implementerà la possibilità di concedere alle app solo un’autorizzazione temporanea ad aree di sistema o componenti del dispositivo ed ufficializzerà l’arrivo dello Scoped Storage, originariamente previsto per 10, che creerà degli spazi di archiviazione confinati per le singole app. Qui, però, occorrerà anche un adeguamento da parte degli sviluppatori, che Google si attende avvenga entro la fine del 2021.

Per la sicurezza è invece prevista una maggiore distinzione tra i vari metodi di autenticazione, dai più deboli ai più sicuri, accorgimenti dietro le quinte per ridurre l’impatto di eventuali bug e il supporto a documenti d’identità elettronici. Project Mainline, la più recente iniziativa per favorire una rapida distribuzione degli aggiornamenti, vedrà un’importante estensione con la possibilità di aggiornare altri 12 moduli di sistema (per un totale di 22) attraverso il Play Store. Infine, l’obiettivo del team Android per quest’anno è di evitare potenziali modifiche distruttive in termini di compatibilità con le app, dosando le modifiche strutturali ed introducendo strumenti per aiutare i dev terzi ad identificare situazioni critiche.

Ci sono poi altre rifiniture relative al Wi-Fi, al supporto codec e all’output tramite HDMI, tutte cose che non saranno direttamente visibili dall’utente finale, se non tramite le applicazioni che ne faranno uso. Come già scritto ad inizio articolo, le migliorie più interessanti nella user experience arriveranno più avanti, anche se una buona parte semi-nascosta verrà senz’altro puntualmente scovata nel corso delle ore dai siti specializzati, come AndroidPolice. Sono previste tre Developer Preview in tutto, una al mese: la seconda arriverà a marzo, mentre la terza ad aprile. Con la conferenza Google I/O di maggio, inizierà invece la fase Beta, anche qui composta da tre rilasci.

La versione finale è prevista nel corso del terzo trimestre, in pieno periodo estivo ed in linea con gli ultimi anni. Le immagini per il flashing sono disponibili per tutti i Pixel 2, 3 e 4, lasciando indietro i modelli di prima generazione (il cui supporto software in termini di aggiornamenti è peraltro cessato del tutto a dicembre 2019). L’installazione manuale è una scelta voluta da parte di Google per enfatizzare la natura molto tecnica di queste build, destinate soprattutto agli sviluppatori. Nulla vieta ai più smanettoni di usufruirne già da ora, ma il consiglio per loro che arriva da Mountain View è di attendere la Beta pubblica che arriverà tra alcune settimane.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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