Windows 10X: così Microsoft ha ripensato il suo sistema operativo per il futuro

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Per molto tempo nel mondo Apple si è parlato del dualismo di iOS e macOS. Di quanto i due sistemi potrebbero venire a contatto in termini di esperienza d’uso e quanto occorrerebbe al primo per poter rendere non più necessario il ricorso al secondo in contesti da power user. Catalyst e iPadOS sono le risposte arrivate da Apple, discorsi che sicuramente approfondiremo quest’anno dopo le prime release pubbliche del 2019. Di converso, guardando verso Redmond, ci si è interrogati a più riprese sull’opportunità di ripensare Windows. L’hanno fatto tanto gli utenti quanto la stessa Microsoft, in un percorso lungo e, purtroppo, ricco di tentativi infruttuosi.

Frigorifero e tostapane insieme, non stanno bene

Il tentativo più ambizioso è stato rappresentato da Windows 8. Non staremo a ripercorrere per filo e per segno i suoi burrascosi trascorsi, l’abbiamo fatto fin troppe volte. Non si può però negare che sia stato sostanzialmente il momento “New Coke” di Microsoft. Spieghiamo sommariamente a cosa ci riferiamo: nel 1985, con la competizione tra Coca-Cola e Pepsi ai massimi livelli, la storica primatista del settore cercò di frenare l’arrembante rivale ripensando il proprio cavallo di battaglia. Nuova formula, “New Coke” e via la vecchia versione. Ci si aspettava un successo trionfale, si rivelò invece un fiasco. I fedeli consumatori di Coca-Cola rigettarono il nuovo prodotto, reo di aver tolto loro qualcosa cui erano abituati e che amavano. In meno di tre mesi, l’azienda fu costretta a reintrodurre la “Classic” in commercio per non rischiare perdite. Il caso di Windows 8 è stato molto simile, con la rimozione del menu Start e di vari elementi tradizionali a favore di un’interfaccia più orientata ai tablet, che nascondeva il consueto desktop dove continuavano a risiedere le applicazioni tradizionali, con l’auspicio (da parte di Microsoft) che man mano le nuove avrebbero preso il sopravvento. Gran parte dell’utenza non ha gradito l’iniziativa, preferendo rimanere sul riuscitissimo Windows 7 o, dove proprio non poteva, installando strumenti di terze parti per ripristinare ciò che il colosso, allora guidato da Steve Ballmer, gli aveva tolto.

Ci è voluto più tempo rispetto alla “New Coke”, nonché un cambio al vertice con la promozione di Satya Nadella, ma alla fine Windows 10 nel 2015 ha sanato la ferita riportando maggiormente l’attenzione negli ambiti dove il sistema Microsoft ha da sempre i maggiori consensi, ovvero i PC tradizionali. Lo scotto naturale di tutto ciò è stato cedere definitivamente il grosso del mercato tablet agli iPad, dal momento che i Surface Pro offrono al di là del loro form factor un’esperienza d’uso familiare, con tutte le app della vecchia guardia a disposizione. Il tentativo di inserire frigorifero e tostapane in un singolo prodotto – come lo definì ironicamente Tim Cook in un’intervista – era fallito.

Altre strade poco fruttuose

L’idea, di per sé, non era affatto male. Nei contesti giusti, l’interfaccia Metro e le app su essa basate rappresentavano una ventata di freschezza rispetto quello cui Windows ci aveva da sempre abituato. Il problema è stato, appunto, non volerla concepire come una strada completamente separata, che non andava ad intersecarsi con la versione desktop. Sotto le tile, 8 disponeva di molte funzionalità anche per i computer classici evolvendo quanto di buono aveva già fatto 7. Se Microsoft lo avesse sviluppato come un sistema operativo tradizionale e reso disponibile a parte un ipotetico fork dedicato ai tablet, chiamandolo ad esempio Windows X, viene spontaneo chiedersi come si sarebbe sviluppata la storia successiva. Non lo sapremo mai.

Sappiamo però che negli anni ha provato altri tentativi poco felici per dare nuova linfa alla sua creatura. Windows RT era una variante di 8 pensata per tablet con SoC ARM, con l’impossibilità di installare app tradizionali (quantomeno, non senza ricorrere ad una sorta di jailbreak e limitato ai soli programmi ricompilati per quell’architettura). Niente da fare: le applicazioni Metro non raggiunsero sviluppi funzionali degni di nota e paradossalmente nei suoi limiti Windows RT doveva ancor fare ricorso al seminascosto desktop vecchia maniera sia per la gestione dei file sia per la suite Office, che a parte alcuni aspetti era del tutto identica alla controparte x86.

Il successivo tentativo è stato quello visibile sopra, Windows 10 S. Un altro approccio, che si basava sull’esperienza classica riportata in auge dall’ultima versione del sistema ma con la possibilità d’inserire nuove applicazioni solo tramite il Microsoft Store, con precedenza a quelle sviluppate col metodo UWP (Universal Windows Platform) ed una selezione di quelle Win32, anche qui in attesa che le UWP raggiungessero un maggiore livello di maturità tale da non far rimpiangere la vecchia guardia. Pure in questo caso, il progetto non ha raggiunto gli esiti sperati. L’edizione S è stata rapidamente trasformata in una semplice modalità di quelle preesistenti, con la possibilità di disattivarla gratuitamente in tutta tranquillità, cosa che avrà fatto pressoché chiunque abbia avuto a che farci su un nuovo PC dotato di tale impostazione predefinita. UWP è stata ridimensionata, con lo Store di fatto più ricco di app sviluppate su Win32, inclusa iTunes.

E arriviamo alla generazione X

Qui entrano in gioco i rumor susseguitisi per diverso tempo sul progetto Andromeda e su altri nomi circolati. Una nuova esperienza per Windows, un ripensamento totale rispetto al passato, che limita drasticamente i contatti col vecchio desktop e punta in primis su dispositivi “diversi dal consueto”. Le indiscrezioni sono diventate un’anteprima ufficiale lo scorso ottobre, con Windows 10X e Surface Neo, previsti nell’ultima parte di quest’anno. Focus sul doppio schermo, elementi grafici rinnovati, nulla di tradizionale in vista, come l’icona del Cestino o finestre di dimensioni libere. Windows 8 atto secondo, potremmo dire, ma con la differenza che questa volta non ci sono due mondi in collisione tra loro. La variante classica di Windows 10 è qui per rimanere. Vediamo, anche sulla base dell’emulatore recentemente rilasciato da Microsoft (eseguibile solo su Windows, niente macOS, al contrario dell’emulatore Android di Surface Duo), cosa potremmo aspettarci.

A chi si rivolge?

Come abbiamo detto sopra, Windows 10X è una nuova interpretazione del sistema redmondiano. A partire dai prodotti cui soprattutto si rivolgerà nella fase iniziale: dual screen e pieghevoli (con questi ultimi in grado di comportarsi esattamente come i primi in base alle proprie necessità), come il Lenovo ThinkPad X1 Fold visibile sopra. La nuova interfaccia è infatti pensata per adattarsi a tali situazioni, spartendo sia contenuti sia funzionalità su due schermi, con un occhio di riguardo al touch ma mantenendo in qualsiasi momento la possibilità di utilizzare i mezzi di input tradizionali, anche simulati attraverso la modalità Compose che pone tastiera e trackpad virtuali nel secondo schermo (o altri elementi contestuali, in presenza di hardware fisico per la digitazione). Menu Start, barra delle applicazioni e Centro Notifiche sono stati totalmente ripensati per incentivare tanto la fruizione quanto la produttività. I piani di Microsoft non si limiteranno comunque a dispositivi con due schermi, ma coinvolgeranno nel 2021 pure tablet, 2-in-1 e portatili a singolo pannello.

Come funziona?

L’emulatore rilasciato pochi giorni fa sta consentendo di farsi una prima idea su ciò che porterà in dote Windows 10X. Tenendo conto che si tratta in ogni caso della prima di una lunga serie di build che verranno rilasciate, la partenza è tutto sommato positiva, come si può vedere nel soprastante video pubblicato da Windows Central. Del sistema operativo tradizionale non vi è traccia e anche Esplora File risulta nella versione (fin troppo) semplificata originariamente in uso in Windows 10 Mobile, altro ambizioso progetto Microsoft senza lieto fine, ma lato smartphone. I due schermi possono avere app diverse in esecuzione tra loro, o eventualmente una singola espansa su entrambi trascinandola verso il centro. Le app aperte possono essere ridotte ad icona e sono visivamente separate da quelle preferite aggiunte nella barra delle applicazioni, in modo simile a quanto avviene sul Dock di iPadOS; un’altra analogia è nella minimizzazione della barra durante l’uso delle app. Il task switcher, cui si può accedere premendo l’ultima grande icona centrale, consente di passare rapidamente da un’app all’altra.

La modalità Compose, come anticipavamo nel precedente mini-capitolo, cambia in modo radicale la UX, passando da verticale ad orizzontale, e si riavvicina al vecchio desktop, senza comunque ripristinarlo. Nel secondo schermo compaiono tastiera e trackpad, curiosamente quest’ultimo posto sopra invece che sotto, mentre nel primo appare il cursore e la barra delle applicazioni resta sempre visibile sul display principale. L’area trackpad può prestarsi anche ad altri utilizzi, come l’inserimento di emoji e GIF durante la composizione di messaggi, così come ridursi per far posto a widget, ad esempio per gestire la riproduzione dei brani musicali. In questa modalità si perde la possibilità di affiancare app sui due schermi, ma lo si può continuare a fare su quello principale, anche qui mantenendo una similitudine col Windows classico e con iPadOS. Ciò che non si potrà fare sarà ridurre la dimensione delle finestre oppure disporle liberamente, sebbene Microsoft non escluda di permetterlo su display singoli di dimensioni adeguate per poterlo fare (dai 13″ in su) o, a prescindere, in presenza di forti feedback sul tema.

Windows 10X dirà addio ai problemi di aggiornamento con Windows Update

Un altro cambiamento non menzionato nel video e che non può ancora essere testato riguarda gli aggiornamenti: Windows 10X intende porre fine al lungo e tedioso processo di aggiornamenti tramite Windows Update, adottando lo schema delle partizioni multiple già implementato con successo da Google nelle recenti versioni di Android. Due partizioni contenenti il sistema operativo sono affiancate da una terza contenente tutti i dati degli utenti e delle app. Alla ricezione di un aggiornamento, mentre la partizione A è in uso, Windows installa le modifiche in background nella partizione B. Al riavvio, B diventerà la partizione principale in uso, con l’update già applicato e pronto. Al successivo rilascio, le partizioni invertiranno di nuovo i ruoli. Ciò ridurrà drasticamente (sotto i 90 secondi, nelle intenzioni di Microsoft) i tempi del riavvio post-aggiornamento, dato che il grosso sarà avvenuto senza che l’utente si sia accorto di nulla.

Quali app saranno compatibili con Windows 10X?

Per quel che riguarda le applicazioni, Windows 10X dà la precedenza a UWP e web app, che possono comportarsi pressoché come software nativi, dimostrato nel video qui sopra dalla versione online di Word. Resterà possibile utilizzare anche le applicazioni Win32, che verranno eseguite all’interno di un apposito “container”: per sommi capi, si tratta di una istanza virtualizzata di Windows inclusiva dei componenti tradizionali, lo stretto necessario affinché le app possano essere adoperate senza impatti sul resto del sistema.

Le app tradizionali su Windows 10X gireranno in container

Al di là di una reattività lievemente inferiore rispetto le app eseguite in modo nativo, l’utente non riscontrerà alcun problema né percepirà che le app siano aperte in un ambiente separato dal resto, che manterrà comunque la possibilità di accedere ai file dal sistema principale e salvarveli. Tutto il software Win32 potrà essere eseguito su Windows 10X, con alcune eccezioni, costituite dalle app che possono modificare file di sistema oppure gestire partizioni disco. Bandita pure l’installazione di driver al di fuori di quelli precaricati o forniti tramite Windows Update.

Windows 10X si potrà installare su qualsiasi dispositivo?

Ufficialmente no. Microsoft non prevede la vendita libera per Windows 10X, che sarà reso disponibile ai soli OEM per la preinstallazione sui loro dispositivi. Anche la procedura di caricamento sarà diversa, molto più simile al flashing che avviene su smartphone e tablet non Windows.

Tecnicamente, però, nulla vieta di farlo e c’è già chi ci è riuscito partendo dall’immagine disco dell’emulatore. Gli sviluppatori più talentosi hanno trovato il modo per eseguire il sistema su hardware reale, incluso un MacBook, come si può vedere sopra. Non è un’esperienza ottimale, dal momento che Windows 10X si aspetta comunque la presenza di due schermi e si comporta in accordo a ciò, ma considerate le capacità della community e tenendo conto che in futuro si rivolgerà pure a prodotti con singolo display, si prospettano sensibili miglioramenti. In ogni caso, il messaggio lanciato da Nadella e soci resta lo stesso: chi vuole Windows per prodotti classici, da installare in libertà, potrà e dovrà continuare a rivolgersi alle edizioni sinora conosciute.

Si riparte dal foglio bianco

Windows 10X riuscirà dove i tentativi precedenti hanno fallito? Le possibilità ci sono: confrontato al passato, non ci troviamo più davanti a due interfacce che si pestano tra loro i piedi e le applicazioni vecchie e nuove coesisteranno pacificamente, quasi senza restrizioni. Come osserva Miguel de Icaza (che, va detto per dovere di cronaca, lavora per Microsoft) nel tweet sottostante, Windows 10X rappresenta una ripartenza, vagamente imparentata nelle fondamenta tecniche col sistema desktop, nello stesso rapporto che c’è tra iOS, o ancor meglio iPadOS e macOS.

Ma non è solo agli iPad che s’intende rubare fette di mercato. Nel mirino ci saranno soprattutto i Chromebook, coi quali Google si è assicurata Oltreoceano parecchia utenza soprattutto educational e che apprezza ambienti operativi puliti, facili da gestire. Quel foglio bianco largamente discusso per anni è vicino stavolta. Anche se non è proprio bianco, diciamo solo con qualche riga proveniente dal vecchio documento. Scorrerà ancora diverso tempo, però, prima di capire se stavolta la strada sarà quella giusta. Microsoft non intende avere fretta e nemmeno gli utenti dovranno averne.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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