2021: l’anno dei Mac con processori ARM by Apple e USB4

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Era il 2008 quando Apple acquisì la società PA Semi, nata 5 anni prima e specializzata nella progettazione di chipset con architettura ARM. I primi risultati dell’acquisizione si videro al lancio di iPhone 4, quando Apple svelò di aver progettato internamente il SoC A4: da quel momento in poi, tutti i chip degli iDevice sarebbero stati progettati e migliorati così tanto da arrivare alle prestazioni stratosferiche di A13 e dell’A12Z che, come ha evidenziato Maurizio sul nostro account Instagram (che vi invito a seguire, dato che alcune notizie e riflessioni passano solo da lì) non è nient’altro che un A12X con un core GPU in più (probabilmente solo sbloccato).

È un po’ strano, certo, ma in molti pensano che la potenza del chip A12X introdotto nel 2018 sia già così elevata da non necessitare oggi, a distanza di due anni, un major upgrade. In effetti i limiti dell’iPad Pro non sono certo nell’hardware, ecco perché da qualche tempo il prodotto sta progredendo tramite il sistema operativo e gli accessori. Dunque, si riaccende il dibattito: Apple è pronta ad abbandonare Intel e progettare e produrre i processori anche per i Mac?

Secondo Ming-Chi Kuo, sì: l’analista è tornato stamane sulla questione ribadendo che Apple è pronta per lanciare i nuovi Mac con processore ARM già nel quarto trimestre del 2020, se non nel primo del 2021. Questa volta ci sono però altri dettagli, come quello che vedrebbe i costi di produzione dei computer scendere dal 40% al 60% per Apple, che sarebbe anche più libera nell’aggiornare la lineup senza attendere i tempi del chipmaker di Santa Clara. Inoltre l’azienda starebbe pianificando di implementare l’USB4 a partire dal 2022, standard che è in realtà una sorta di Thunderbolt 3 royalty-free (sul quale però mancano ancora delle informazioni commerciali).

Ma cosa comporterà la nuova transizione? Chi, come me, è passato dal processori G4 ai Core Duo, ben ricorderà Rosetta, l’emulatore creato da Cupertino per l’esecuzione con i processori x86 dei programmi pensati per PowerPC, la cui presenza all’interno del sistema operativo ha consentito un passaggio indolore da un’architettura all’altra, pur con qualche lieve rallentamento delle app, dando il tempo agli sviluppatori di riprogrammare i propri software per i Mac del nuovo corso.

La situazione potrebbe essere leggermente migliore questa volta, dato che con il progetto Catalyst Apple ha già iniziato a ragionare sulla convergenza del software tra le due piattaforme tramite compilazione (seppure in questa fase la direzione sia da ARM a x86). Al tempo dei primi Mac con Intel il passaggio aprì anche la strada all’uso nativo di Windows con Boot Camp, cosa che permise di usare anche i programmi sviluppati solo per il sistema operativo di Microsoft. Andando su ARM ed escludendo le virtualizzazioni software (notoriamente lente), Apple potrebbe tentare di mantenere vivo Boot Camp basandosi sulla versione per ARM in uso ad esempio sul Surface Pro X, ma il passaggio non sarebbe altrettanto indolore dato che a differenza dell’architettura x86 sui chip ARM ci sono molte personalizzazioni e quindi sarebbe sicuramente richiesto l’intervento di MS per realizzare una versione custom specifica per i Mac.

Tra alti e bassi, con alcune certezze e qualche dubbio, sembra che questa nuova svolta sia comunque imminente. Ma è difficile che possa estendersi a tutta la linea Mac e sicuramente non in tempi brevi come avvenne con il passaggio “inverso” a partire dal 2006.

Elio Franco

Editor - Sono un avvocato esperto in diritto delle nuove tecnologie, codice dell'amministrazione digitale, privacy e sicurezza informatica. Mi piace esplorare i nuovi rami del diritto che nascono in seguito all'evoluzione tecnologica. Patito di videogiochi, ne ho una pila ancora da finire per mancanza di tempo.

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