L’impatto del Coronavirus si fa sempre più avvertire anche in Apple (e mette in serio dubbio la WWDC 2020)

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La situazione relativa al Coronavirus, in Cina, Italia e nel mondo, è sotto gli occhi di tutti. Ci vorrà tempo e pazienza per uscire da questa emergenza, sopportando alcune limitazioni per un periodo si spera breve e adottando comportamenti da conservare preferibilmente per sempre. Detto questo, non ci addentreremo nella parte quotidiana e medica del contesto, non è tra i nostri compiti né vogliamo farlo. Anche sul piano tecnologico, tuttavia, non possiamo ignorare quanto l’epidemia in corso stia toccando il settore, Apple inclusa, che anzi per i suoi forti legami con la Cina è tra quelle che rischia di avere conseguenze importanti da dover affrontare e superare. Alcune si stanno già manifestando.

Ieri abbiamo parlato della chiusura per il weekend che riguarderà l’Apple Store di Orio al Serio, all’interno della zona bergamasca dove si sta riscontrando un preoccupante focolaio infettivo con numeri in sensibile aumento. Lo scorso fine settimana la serrata era invece toccata agli Store di Carugate, Lonate e Rozzano, che invece salvo sorprese stavolta resteranno regolarmente operativi, insieme al flagship di Piazza Liberty che non è mai stato soggetto a restrizioni. Misure giuste e doverose, richieste sia dal governo sia dagli enti locali, per cercare di contenere la diffusione del virus che giova certamente di spazi chiusi di massa come i centri commerciali. Dal punto di vista più freddamente finanziario, queste chiusure sono sì un mancato introito per Apple, ma nel contesto globale rappresentano una piccolissima percentuale. I dati cambierebbero solo con uno stop generalizzato di tutti gli Store italiani, anche lì rimanendo comunque su numeri relativamente ristretti. Molto più serie sono state invece le chiusure avvenute in Cina, mercato fondamentale per la mela tanto quanto gli USA. Grazie alle pesanti misure adottate dalle autorità cinesi, oggi lì il tasso giornaliero di contagio si è drasticamente ridotto, ma non significa ancora che l’emergenza è finita. Nonostante la maggioranza degli Apple Store locali siano stati riaperti, una parte continua a dover tenere le saracinesche abbassate. Questo, insieme ad altri fattori, ha reso necessario l’avviso del 17 febbraio ad azionisti ed investitori sul non raggiungimento degli obiettivi economici originariamente fissati per il secondo trimestre fiscale 2020.

La situazione è in flusso anche sul fronte uffici, soprattutto in Cina dove molti impiegati sono stati costretti a restare a casa, prediligendo lo smart working dove possibile. Ai dipendenti locati a Wenzhou e Hubei, Apple ha inviato un pacchetto contenente un iPad, disinfettanti ed altri generi di conforto. Il già citato smart working è ora una priorità assoluta, estendendosi anche ai viaggi di lavoro: qualche giorno fa Bloomberg ha riportato l’informativa interna con cui sono state annunciate restrizioni a trasferte in Italia e Corea del Sud, in aggiunta a quelle già presenti per la Cina: esse potranno avvenire solo se strettamente necessarie e previa autorizzazione di un vicepresidente divisionale, dunque molto ai vertici della catena dirigenziale. Il consiglio è di annullare o rinviare questi viaggi, sostituendoli con teleconferenze. L’impatto maggiore è sui fronti cinese e coreano, dove risiedono gran parte dei fornitori di componenti; ci ritorneremo fra pochissimo a tal proposito. Tra le altre misure implementate, vi sono più rigorosi protocolli di pulizia e l’installazione di dispenser disinfettanti presso tutte le sedi Apple, negozi inclusi. L’invito è di osservare le massime regole d’igiene e di non presentarsi al lavoro in presenza di sintomi come febbre e tosse.

La componentistica è l’altro ambito dove le implicazioni per Cook e soci potrebbero essere serie. La prolungata chiusura degli impianti cinesi ha rallentato sensibilmente la produzione di nuove unità e di singole parti; ancora oggi gli impianti di Foxconn lavorano a ranghi ridotti, con la previsione di tornare a pieno regime soltanto da fine marzo. In Corea le cose non vanno affatto meglio, con Samsung ed LG che hanno dovuto chiudere temporaneamente delle fabbriche dopo l’accertamento di casi di Coronavirus tra gli operai. Le avvisaglie di pericolo non sono tardate ad arrivare: sempre Bloomberg parla di una nota destinata a Store e centri autorizzati di riparazione della carenza di parti di ricambio, e anche la fornitura di prodotti completi si è ridotta. L’impatto su quelli in arrivo è ancora da calcolare, ma la graduale riapertura delle fabbriche cinesi fa ben sperare per ciò che ci aspetta nella seconda metà dell’anno. Un po’ più complicata la questione relativa all’imminente iPhone 9 o SE 2, dove alle indiscrezioni ottimistiche di qualche settimana fa si frappongono le odierne, con Digitimes che riporta rallentamenti nella fornitura di circuiti stampati per tale modello. Il ruolino di Digitimes, l’abbiamo già detto in altre occasioni, non è dei migliori ma in questa situazione non si può escludere sia nel giusto.

Infine, affrontiamo la questione relativa alla WWDC 2020. Si farà o non si farà? Apple non ha ancora preso una posizione ufficiale in merito e presto o tardi lo dovrà fare. Al netto di alcuni rumor circolanti su una possibile cancellazione, le probabilità non depongono a favore dello svolgimento, quantomeno non nella sua formula consueta. Abbiamo già visto cos’è successo al Mobile World Congress, ma anche ad altri eventi, incluso Facebook F8 e più di recente Google I/O, che si trasformerà in un evento interamente svolto online. È probabile che lo stesso destino possa toccare alla WWDC, mantenendo fisico il solo keynote inaugurale, ristretto a dipendenti e stampa americana. Il resto verrà svolto presumibilmente attraverso il sito e l’app Apple Developer, con sessioni virtuali. Come ha ben osservato Steve Troughton-Smith, procedere con un evento fisico del genere, che racchiude migliaia di sviluppatori in uno spazio confinato, rischia di causare seri danni in caso di diffusione del virus e contagio degli ingegneri software Apple. Ancor prima della WWDC, però, a farne le spese potrebbe essere il chiacchierato evento di marzo, eventualmente derubricato a semplici comunicati stampa. Anche in questo caso, considerato pure l’aumento dei casi negli USA in questi giorni, sarebbe la decisione più opportuna. Sul piano televisivo, Apple ha già confermato l’annullamento della sua partecipazione al festival SXSW 2020, dove avrebbe dovuto presentare tre anteprime per TV+.

La situazione è in costante aggiornamento, pertanto è possibile che ci ritorneremo già nei prossimi giorni. Nel frattempo, dal nostro punto di vista di utenti Apple, questo periodo richiederà pazienza, soprattutto per quel che riguarda le riparazioni viste le forniture contingentate. Vale anche la pena, in caso di visita presso gli Store, adoperare i disinfettanti e cercare di non affollare troppo le aree. Per gli acquisti di nuovi dispositivi o accessori possiamo sempre fare affidamento sullo Store Online e sui rivenditori terzi ufficialmente autorizzati come Amazon, con pressoché zero rischi di contagio, a meno che malauguratamente il corriere o l’imballatore non abbiano tossito sul pacco. Anche in quel caso, nulla che una passata di disinfettante ed un successivo lavaggio delle mani non possa risolvere. In generale, ricordiamoci la priorità di questo periodo, ovvero la salute prima di tutto.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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