Il “contact tracing” di Apple e Google entra nel vivo con le prime Beta, in vista del lancio pubblico a metà maggio

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Sarebbe dovuta arrivare il 28 e invece è arrivata nelle scorse ore, ma vista la delicatezza dell’argomento essersi presi un po’ di tempo in più per perfezionare è comprensibile. La soluzione congiunta di “contact tracing” contro il COVID-19 sviluppata da Apple e Google entra nella fase cruciale dello sviluppo, col rilascio delle API per la realizzazione delle app di tracciamento da parte delle autorità sanitarie pubbliche (anche l’italiana Immuni se ne servirà) e il rilascio delle prime Beta che aggiungono il supporto necessario ad iOS e Android, in vista dell’entrata in funzione del sistema, prevista dai due colossi tech verso metà maggio.

Nel caso di iOS, Apple opterà per un tradizionale aggiornamento software. La 13.4.5 è stata promossa sul campo a 13.5, integrando sia le fondamenta per il tracciamento sia l’inibizione automatica di Face ID, con inserimento manuale del codice, se la fotocamera anteriore rileva una maschera addosso al volto dell’utente (con uno swipe si potrà comunque decidere di procedere col riconoscimento facciale). Una nuova impostazione, attiva di default, permette di attivare o disattivare le funzionalità di “tracing” e notifica di potenziale contatto con un individuo positivo. Viene inoltre offerta una breve ma chiara spiegazione sia sull’utilizzo del Bluetooth sia sulla massima durata di conservazione dei dati raccolti, che non supererà i 15 giorni.

In base agli ultimi dati ufficiali, con iOS 13.5 il sistema di tracciamento sarà in grado di essere utilizzabile sul 70% del parco iPhone circolante. Uscendo fuori dall’ufficialità, visto che tale percentuale risale al 27 gennaio scorso, è probabile che la cifra di compatibilità sia ora sensibilmente superiore. Difficile che un aggiornamento del genere possa raggiungere anche iOS 12 insieme ai bugfix di sicurezza, che tale versione ha continuato ad ottenere negli ultimi mesi: la Beta di iOS 13.5 si accompagna strettamente all’aggiornamento 11.5 dell’ambiente di sviluppo Xcode, pertanto salvo sorprese dell’ultima ora le API di tracciamento avranno come target esplicito l’ultima versione del sistema operativo.

Discorso diverso per Android, che ha una maggiore frammentazione sul fronte update ma pure modi efficaci per aggirare il problema, nel caso specifico con un pacchetto da installare tramite il Play Store, anch’esso da ora disponibile in Beta. Qualsiasi dispositivo dotato di una versione di Android a partire dalla 6.0 Marshmallow (per verificarlo è sufficiente entrare nelle Impostazioni, dunque nella sottosezione “Informazioni sul dispositivo” o “Sistema”, a seconda del nome previsto dal produttore) sarà compatibile col sistema di “contact tracing”. Come già previsto da Apple e Google, si tratta di una prima implementazione, che verrà approfondita in ulteriori aggiornamenti nei prossimi mesi.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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