IBIS nelle fotocamere: i problemi della stabilizzazione sul sensore per il video

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La stabilizzazione sul sensore è una delle novità più interessanti apparsa sulle fotocamere nella precedente decade. Sul fronte fotografico offre solo e soltanto benefici ma, se guardiamo al video, le cose sono diverse. Questo perché una foto congela un singolo momento, nascondendo uno dei principali difetti di questa tecnologia che, al contrario, viene fuori quando abbiamo una sequenza di immagini.

Ne ho parlato spesso, ma oggi voglio provare a spiegare una volta per tutte perché la stabilizzazione sul sensore non andrebbe usata nel video. Cercherò di evitare un linguaggio tecnico, perché vorrei far capire a tutti la fonte del problema e il perché si applica a qualsiasi fotocamera, a prescindere dalla marca.

Per compensare i movimenti della mano, l’IBIS moderno sposta il sensore in 5 modi. Ci possono essere delle differenze minori tra un sistema e l’altro ma, principalmente, abbiamo alcuni movimenti che lavorano in piano (quindi senza modificare la distanza tra la superficie del sensore e l’ottica) ed altri, in particolare 2, che la modificano.

Gli spostamenti su X, Y e rotazione, compensano i medesimi che compie il fotografo mantenendo il corretto rapporto con la lente. Mentre l’inclinazione, sia sugli assi X che Y, va ad allontanare una estremità del sensore dalla lente, avvicinando quella opposta. Questa cosa causa tre problemi:

  1. la zona del sensore più vicina alla lente porterà ad un ingrandimento di quella porzione d’immagine e, al contrario, si avrà un riduzione delle dimensioni dal lato opposto;
  2. l’inclinazione del sensore causerà una modifica della prospettiva, sia da un lato che dall’altro, che ovviamente sarà più visibile con gli obiettivi grandangolari, dove questa è più estrema;
  3. e si può incorrere anche in perdita di fuoco nelle aree interessate, dato che spostando il sensore dalla lente modifichiamo il piano focale.

Mettendo insieme queste 3 problematiche, è ovvio che utilizzando la stabilizzazione sul sensore in ambito video si otterranno scarsi risultati. Che, tra l’altro, sono più difficili da correggere in post produzione di un normale movimento di camera: perché non si tratta di una traslazione, ma di una vera distorsione.

Il difetto si nota di meno con le lunghezze focali superiori al 35mm, perché la prospettiva è meno estrema, e per girare dei b-roll si può contenere con i framerate elevati, infatti giro spesso a 60fps nelle timeline a 24, così ho uno slowmotion più pulito a 2.5x.

In conclusione, la stabilizzazione sul sensore è molto utile nella fotografia e in alcuni casi limitati anche nel video, ma, per ottenere immagini di qualità superiore sarà molto meglio evitarla. Si devono preferire dei metodi per stabilizzare direttamente la camera, ad esempio con i gimbal, steadycam, carrelli, nonché con dei rig di un certo peso da utilizzare in mano o a spalla evitando il micromosso ed ottenendo movimenti più fluidi.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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