Disponibile per iOS e Android l’app Immuni, attiva in 4 regioni nella fase iniziale: ecco come funziona

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Si è fatta attendere, ma è arrivata: l’app Immuni è pronta al lancio e disponibile sugli Store di Apple e Google. Basata proprio sul sistema di notifica d’esposizione sviluppato congiuntamente dai due colossi, sarà la sola ed unica applicazione ufficiale del Ministero della Salute, sviluppata in collaborazione con l’italiana Bending Spoons, che contribuirà a ridurre sempre più le probabilità di contagio da SARS-CoV-2, il nuovo coronavirus che porta poi alla malattia tristemente nota come COVID-19. Benché pronta all’installazione da tutti, nella prima fase iniziale di test, che inizierà dall’8 giugno, sarà attiva in 4 regioni: Abruzzo, Liguria, Marche e Puglia. L’auspicio è che il test si allarghi rapidamente alle altre regioni, in primis Lombardia e Piemonte che restano tuttora le più colpite dall’emergenza, sebbene i numeri infondano un cauto ottimismo.

L’installazione non è obbligatoria, viene lasciata completa facoltà all’utente d’installarla o meno e può disfarsene in qualsiasi momento. Le aspettative nondimeno sono alte, dato che dovrà avere una buona percentuale d’installato per essere efficace. In accordo alle specifiche Apple-Google che pongono molta enfasi sulla privacy, l’applicazione salva la maggioranza dei dati sul dispositivo dell’utente e riporta sui server dell’ente statale Sogei solo le chiavi di contatto raccolte tramite Bluetooth dai dispositivi circostanti, anche in questo caso operazione che viene fatta solamente qualora il singolo individuo confermasse nelle impostazioni di Immuni la sua positività. I dati, opportunamente codificati e privi di qualsiasi raccolta della localizzazione per non permettere alcuna identificazione da parte di malintenzionati, vengono rimossi dallo smartphone dopo 15 giorni, mentre sui server rimarranno al massimo fino al 31 dicembre di quest’anno. Ad ulteriore rassicurazione, larga parte del codice sorgente può essere consultato su Github, consentendo a chiunque di analizzarne il funzionamento tecnico ed individuare potenziali criticità.

Passiamo ora a capire più lato utente come Immuni agisce a livello operativo. Quanto seguirà è basato su iOS, ma si può in larga parte applicare pure alla versione Android. Per installarla, basta recarsi sull’App Store e sul Play Store. I requisiti minimi a livello di sistema sono rispettivamente iOS 13.0 e Android 6.0: tuttavia, nel primo caso occorre avere installato l’aggiornamento 13.5/.5.1 per far sì che il sistema d’esposizione funzioni, mentre nel secondo caso bisogna accertarsi di avere l’ultima versione dei Play Services, solitamente aggiornati in maniera silenziosa dal dispositivo. Questa situazione comporta che gli utenti dei più recenti prodotti Huawei non possono sfruttare l’app, non avendo i Play Services a causa del ban USA. Un prerequisito è che le funzionalità di notifica d’esposizione siano già attive lato sistema operativo. Di norma lo sono di default, a meno che non si sia scelto manualmente di disattivarle. Si può verificarne lo stato su iOS in Impostazioni -> Privacy -> Salute -> Raccolta log di esposizione al COVID-19, mentre su Android il percorso è Impostazioni -> Google -> Notifiche di esposizione al COVID-19.

L’installazione, nessuna sorpresa, è molto rapida, aiutata anche dalle dimensioni non eccessive dell’app. Più lungo è il processo di configurazione, per quanto semplice: la lunghezza è dovuta dai numerosi tap. Si viene immediatamente accolti da una schermata introduttiva, in cui viene brevemente spiegato lo scopo di Immuni e si viene invitati a scoprirne di più attraverso l’apposito link, che apre un pop-up con varie domande e risposte sull’app. Esso potrà essere consultato anche nei passaggi successivi, nonché in una forma più espansa una volta configurata l’app.

I primissimi passaggi richiedono in pratica come unica interazione di procedere premendo su “Avanti”, continuando ad illustrare i fondamentali dell’app.

L’ultima schermata sulla privacy, dov’è presente il pulsante “Iniziamo”, in realtà va ad espandere proprio quel discorso. Nel dettaglio delle misure per la protezione dei dati personali, viene infatti richiesto di fornire due informazioni necessarie per proseguire. La prima è una conferma di avere un’età maggiore di 14 anni, mentre la seconda è il consenso al trattamento dei dati, richiesto per legge in quanto una raccolta, per quanto minima ed anonimizzata, viene svolta. Come ulteriore precauzione, si viene invitati a leggere i termini d’utilizzo.

Restano solo due ultimi passaggi da compiere, ossia la regione e la provincia di residenza. Un passaggio che certamente non mancherà di suscitare qualche polemica, dato che si contrappone a quanto sostenuto, ossia che nessun dato preciso di localizzazione viene raccolto. Quest’ultimo è effettivamente vero, i passaggi descritti servono solo a fini tecnici, per stabilire se si è in un’area dove il sistema è già operativo, e statistici, al fine di avere un quadro generale sulle zone potenzialmente di maggiore impatto che emergono dalle segnalazioni di positività. Non viene richiesto il comune né alcun altro dato personale e nulla vieta di falsificare quanto dichiarato qui in termini di residenza. L’invito è naturalmente ad inserire le informazioni corrette, che in alcun caso permetterebbero d’identificarci. La provincia si potrà modificare in qualsiasi momento dalle impostazioni dell’app.

I passaggi successivi sono in collaborazione col sistema operativo, relativi alla raccolta dei dati d’esposizione e alle notifiche in caso di prossimità ad un soggetto positivo. Le abilitazioni sono fondamentali per l’operatività della piattaforma, tanto a livello globale quanto personale. Non concedere le autorizzazioni equivarrebbe infatti a non aver installato Immuni.

Gli ultimi due step sono esclusivamente informativi, in cui ci viene suggerito di proteggere l’accesso al telefono con codice e/o riconoscimento biometrico e di prestare attenzione a tentativi di phishing, che purtroppo sono già avvenuti come riportato oggi dai principali notiziari.

Un breve messaggio di “Configurazione completata” precederà l’accesso alla semplice dashboard di Immuni. Qui vedremo lo stato dell’app, il cui servizio di notifica resterà in funzione anche una volta chiusa, e due sezioni aggiuntive. La prima riporta i principali consigli per minimizzare le possibilità di contagio, mentre la seconda rimanda alle domande e risposte cui si poteva già accedere durante la fase di configurazione.

La sezione delle impostazioni non contiene in sé molte, appunto, impostazioni ma ci sono quelle fondamentali. La prima, “Caricamento dati”, è quella che chiunque spererà di non dover mai utilizzare, poiché è dove si andrà a confermare la propria positività. L’operazione andrà effettuata dopo tutti i test di rito, con l’assistenza di un operatore sanitario qualificato e un codice univoco da fornire che darà l’autorizzazione. Verranno poi prelevati dal dispositivo i beacon Bluetooth trasmessi dal proprio dispositivo e quelli altrui raccolti in prossimità negli ultimi 15 giorni, caricandoli sui server ministeriali. Da lì partiranno poi le notifiche verso i soggetti che potrebbero essere stati a contatto con la persona infetta.

Le altre sezioni sono invece relative alle domande più frequenti, espansione di quelle generali già viste nelle schermate precedenti, i termini d’utilizzo, la possibilità di cambiare la provincia e di lasciare una recensione sullo Store.

Come si può vedere, non c’è tanto da guardare in sé nell’app e una volta installata si può chiudere dimenticandosene, sperando di doverla tenere solo per precauzione. Il suo funzionamento potrà essere verificato e volendo revocato in qualsiasi momento nelle impostazioni di iOS e Android, con la possibilità di cancellare in qualsiasi momento i dati raccolti senza attendere la pulizia automatica ogni 15 giorni. È bene precisare che in caso di cambio del dispositivo o di piattaforma, da iOS ad Android o viceversa, non sussiste alcuna sincronizzazione dei dati, pertanto tutto il processo ripartirebbe da zero. Lo stesso vale se si dispone di più smartphone, ognuno avrà dietro le quinte una propria configurazione che non verrà replicata sugli altri.

Speriamo così facendo di aver fornito un breve ma intenso excursus su Immuni, per coloro che volessero installarla ma ancora non l’hanno fatto o non intendono farlo subito e anche per chi preferisce farne a meno. Ognuno ha senz’altro le sue ragioni per sposare l’una o l’altra fazione, favorevoli o contrari, e la completa volontarietà dell’app accontenta fortunatamente tutti. Almeno per ora, al di fuori delle 4 regioni pilota, è sostanzialmente inutile, come nel mio caso abitando proprio in una delle zone più colpite, ma vale comunque la pena predisporsi in vista della prossima espansione. Sull’effettiva efficacia ed utilità dell’app lasceremo che sia la storia a giudicare. A prescindere da come la si pensi, nel frattempo, manteniamo alta la guardia seguendo scrupolosamente tutte le principali norme igieniche e sanitarie, al fine di tornare al più presto all’agognata normalità.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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