iOS 14 potrebbe supportare tutti i dispositivi con iOS 13

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Tra 20 giorni esatti sarà tempo di WWDC 2020. Una WWDC curiosa, tanto per gli sviluppatori quanto per gli utenti, in un formato molto diverso dal solito: tutto virtuale, a causa dell’emergenza COVID-19. In ogni caso, resterà il momento in cui sapremo cosa c’è in serbo per il software Apple nel corso dei prossimi 12 mesi. I rumor su iOS 14, e in parte anche sullo strettamente imparentato iPadOS, si sono rincorsi negli ultimi tempi, grazie ai ritrovamenti effettuati in una build trapelata fuori da Cupertino, la cui compilazione risalirebbe però allo scorso dicembre e, dunque, potenzialmente priva di molte novità arrivate nei mesi successivi. Dato l’approssimarsi, è lecito attendersi un aumento dei leak, basati stavolta su informazioni più aggiornate. Non stupisce che s’inizi dai dispositivi supportati.

Ne ha parlato il sito israeliano The Verifier (fonte in inglese MacRumors), sostenendo che tutti i dispositivi in grado di eseguire iOS 13 potranno essere aggiornati anche alla prossima versione. Ciò significherebbe risalire fino ad iPhone 6s e SE di prima generazione, i più anziani nella lista dei supportati col loro SoC A9. Non si parla di iPadOS 14 ma, ipotizzando lo stesso discorso si applichi pure a tale sistema, vedremmo tale update raggiungere pure iPad Air 2 e mini 4, entrambi con SoC A8 (sebbene Air 2 disponga della variante X). E il primo è ancor più vecchio dell’iPhone 6s, risalendo al 2014. Secondo le fonti di The Verifier, iOS 14 dovrebbe essere il canto del cigno per queste vecchie generazioni, che saranno tagliate il prossimo anno.

Come già scritto sopra, non stupisce il rumor, né tantomeno che non si parli di fuoriuscite dall’elenco degli iDevice supportati. Partiamo comunque da una fonte parzialmente affidabile: quelli di The Verifier sono gli stessi che l’anno scorso hanno azzeccato il taglio di alcuni dispositivi da iOS 13, ma fortunatamente non anche di 6s e SE. Stavolta hanno preferito una maggiore cautela nell’esposizione, se non altro perché non ci si aspetta che quest’anno Apple torni a potare rami secchi. In quell’occasione, tra le varie ipotesi, immaginai pure che iOS 13 avrebbe lasciato fuori i dispositivi in base al quantitativo di RAM, più che al SoC, ed è avvenuto così: tutti i modelli non supportati, iPad inclusi, sono accomunati dall’avere un solo GB. Nessuna proprietà divinatoria, solo pura e semplice previsione sulla base degli elementi di cui disponevo per l’analisi. Chiamiamola pure fortuna del principiante… quella stessa fortuna che mi fa dare credito all’attuale ipotesi, ovvero non ci sia effettivamente alcun taglio all’orizzonte quest’anno, quantomeno lato iPhone.

Infographic: How Long Does Apple Support Older iPhone Models? | Statista

C’è tuttavia un’importante variazione. La prima ragione dello scorso anno, con le generazioni “s” che a cadenza triennale di fatto estendono il ciclo vitale degli iPhone, non è più valida. Allora sostenni che tali estensioni generavano un’automatica reazione a catena anche sulle generazioni successive. Non arrivando su iPhone 6, iOS 13 ha smontato questo ragionamento, eventualità comunque di cui tenni conto, dal momento che l’ipotesi sulla cessazione del supporto causa RAM l’avanzai più avanti nell’articolo. Non si può prevedere ora se l’anno prossimo iOS 15 ripeterà il miracolo “s”, ma a sensazione mi sento d’accordo con The Verifier. È probabile non si avveri, il che aprirebbe alla formazione di una fascia massima di supporto tra i 5 e i 6 anni, più almeno un altro anno di fix di sicurezza come stanno dimostrando gli aggiornamenti 12.4.x su 5s e 6. Un periodo comunque più che dignitoso, dato che spesso supera il ciclo vitale dello stesso hardware.

A tal proposito, mi si consenta una digressione. Se sul piano hardware li condivido di principio, non riesco a farlo quando i discorsi sull’obsolescenza programmata coinvolgono il software: è inverosimile aspettarsi che uno smartphone possa ricevere nuove funzionalità per più di 5-6 anni, come prevede iOS, non fosse altro perché ad un certo punto il sistema operativo stesso avrà bisogno di risorse che i prodotti più anziani non potranno garantire. E questo è un punto su cui sono critico verso Android dove, salvo rare eccezioni, non si va oltre i tre anni con un dispositivo che invece sarebbe tranquillamente in grado di gestire almeno un altro rilascio major (cosa che viene poi dimostrata dalle ROM di terze parti, come LineageOS). Meno male che i Play Services, nonché iniziative come Project Treble e Mainline, pongono in tal senso una mezza toppa. A prescindere dalla piattaforma, comunque, arriva un momento in cui la vecchia guardia deve alzare bandiera bianca.

Ma torniamo ad iOS 14 e ai dispositivi che supporterà. Perché non dovrebbe apportare tagli alla lista? Vedo due ragioni, una tecnica e l’altra pratica. iOS 13 ricorda iOS 11, e non è un complimento: entrambe le release hanno in comune la ricchezza in termini di novità ma pure la necessità di parecchi aggiornamenti intermedi per risolvere i vari bug riscontrati. Alla fine dello scorso anno si parlava di un’ennesima revisione del processo di sviluppo del sistema operativo, in linea a quanto era già avvenuto durante i preparativi di iOS 12, e ciò porta verso un simile scopo per la quattordicesima release. Un buon set di nuove feature ma con l’attenzione prioritaria verso la pulizia e l’ottimizzazione. Il che renderebbe naturale, nonché giusto, il raggiungimento di tutti gli iPhone attualmente in supporto, se non altro per salutare “con onore” quelli più vecchi, considerando peraltro che 6s e il primo SE restano tuttora terminali validi per un uso quotidiano non troppo pretenzioso. Non è poi da escludere che l’emergenza in corso abbia impattato sensibilmente lo sviluppo della nuova versione, spingendolo ancor di più su una natura “alla Snow Leopard”.

iphone-6s-camera

Quella sopra descritta è la ragione più tecnica. La più pratica è di recente attualità: il coronavirus. I lockdown globali hanno innescato una pesante crisi economica e la contrazione dei consumi, che si protrarranno per diverso tempo. In questa logica Apple sta già giocando bene su più fronti, sia col nuovo iPhone SE, che offre una via di upgrade non eccessivamente onerosa, sia attraverso i canali terzi di vendita, dove tra promozioni e ricondizionati non è difficile fare affari. iOS 14 potrebbe essere complementare in questa strategia, evitando agli utenti in possesso di 6s e SE 1 una transizione brusca in un momento sfavorevole per farlo. E gli stessi discorsi sarebbero applicabili pure ad iPadOS 14. Ad ogni modo si tratta pur sempre di ipotesi e come tali vanno trattate in assenza di ulteriori elementi a sostegno. Tra 20 giorni sapremo effettivamente se la potatura sarà rinviata al prossimo anno oppure no.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.