L’Unione Europea avvia indagini nei confronti di Apple per gli acquisti in-app ed Apple Pay

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La storia tra Apple e l’Unione Europea, in modo non dissimile a quella di altri giganti come Google e Microsoft, è fatta di diverse battaglie, tra cui quella celebre relativa alla tassazione irlandese. Nelle scorse ore si è aperto un nuovo fronte, anzi, se ne sono aperti due: come riportato da varie testate, tra cui 9to5Mac, la Commissione di Bruxelles ha avviato due indagini, relative ad aspetti tra loro diversi e che potrebbero seguire filoni distinti anche nell’esito.

La prima indagine è concernente l’App Store, nello specifico gli acquisti in-app e il 30% richiesto da Apple. La percentuale richiesta viene messa in discussione soprattutto dai grandi player, come Rakuten/Kobo e Spotify, autrici dei principali esposti contro l’azienda di Cupertino: tale ripartizione sfavorirebbe i servizi di terze parti in competizione con quelli nativi, costringendo a prezzi più elevati per coloro che vogliono usufruire delle opzioni in-app, di base senz’altro comode lato utente. Un altro punto della discordia riguarderebbe poi l’impossibilità da parte degli sviluppatori che sfruttano le IAP d’informare all’interno delle app che è possibile sottoscrivere abbonamenti o acquistare contenuti al di fuori, con risparmio finale per i clienti. Margrethe Vestager, la cui tenacia è già ben conosciuta dalle parti di Mountain View, ha pertanto deciso di avviare verifiche più approfondite sul regolamento dell’App Store riguardo eventuali violazioni delle normative europee sulla concorrenza. Si tratta di un impianto minore per portata, ma concettualmente legato alle cause avviate negli USA riguardanti la presunta posizione dominante dell’App Store.

La seconda indagine si concentra su Apple Pay, anche qui per potenziali comportamenti anticoncorrenziali, ed è l’atto successivo di un’investigazione preliminare avviata lo scorso anno. Oggetto delle principali contestazioni è la mancata apertura del chip NFC degli iPhone ad altre piattaforme di pagamento contactless, che porta dunque all’impossibilità di usare alternative ad Apple Pay. Alcuni membri dell’Unione, Germania in primis, hanno già promulgato leggi per richiedere l’apertura a circuiti rivali, il che pone le basi per una più vasta iniziativa a livello europeo qualora l’indagine accertasse responsabilità da parte di Apple.

In entrambi i casi, oltre a modifiche operative potrebbero prospettarsi multe salate. Tuttavia non si tratterà di un processo immediato e occorrerà diverso tempo per capire la direzione del vento. Anni, ma non è da escludere si possa solo parlare di mesi, se davvero la Commissione sta procedendo con la massima priorità come dichiarato. Dal canto suo, Apple si dichiara sorpresa e delusa dalle indagini avviate, sostenendo che sono basate su rimostranze prive di senso da parte di aziende rivali al fine di cambiare le regole di un gioco che la mela ritiene invece equo per tutte le parti coinvolte. Poche ore prima degli annunci europei, sulla Newsroom ufficiale è stato peraltro emesso un comunicato riguardo all’andamento dell’App Store nel 2019, che da solo ha realizzato un giro d’affari da 519 miliardi di $, con l’85% incassato dalle entità di terze parti: viste le tempistiche di pubblicazione, potrebbe suscitare qualche comprensibile dubbio se si tratti di coincidenza o no, in ogni caso è probabile che andrà a rientrare all’interno dell’impianto difensivo di Apple.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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