Analisi dell’interfaccia di macOS 11 Big Sur: è pronto per il Touch?

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Quando cerco delle informazioni su un argomento e l’autore del testo o del video inizia col dire di non essere “molto esperto”, tendo a chiudere e cercare altro. Non è una regola, ritengo si possano esprimere valutazioni interessanti ed anche molto profonde con una formazione in altri campi, ma è più facile che si dicano banalità o inesattezze parlando senza cognizione di causa. Io “faccio grafica” per professione dal 1999 e prima ancora a livello privato, ma questo non mi rende affatto un esperto di UI e ancor di meno di UX. Quindi inizio a parlavi dell’interfaccia di macOS 11 con le dovute cautele e questa lunga premessa. Ma siete avvisati: fate ancora in tempo a chiudere la pagina e cercare altrove.

Forma e Funzione

Il modo sintetico e più diffuso per definire macOS 11 è per la somiglianza con iOS o iPadOS (d’ora in poi ne userò solo uno dei due per brevità). Certo è un argomento interessante ma il fatto che i diversi ambienti abbiano elementi stilistici in comunque è, per me, una cosa naturale. La mano è sempre quella, così come i principi che la guidano, dunque è comprensibile che vi siano delle somiglianze e che queste vengano anche ricercate al fine di consolidare uno stile unico e riconoscibile. Anche in qualità di utente mi ritengo soddisfatto se passando da una piattaforma all’altra riesco a sentirmi subito a casa, ritrovando un design coerente ed un’iconografia che già conosco.

Uno stile coerente non è necessariamente un male

Dunque se le app su macOS 11 non sono più rotonde ma quadrate, con gli angoli arrotondati come su iOS, io non penso che Apple voglia trasformare il Mac in un iPad, ma semplicemente che abbiano puntato all’omogeneità di quella forma. Forma che non influisce sulla funzionalità dell’icona, dunque posso trovarla piacevole oppure no, ma finisce lì. Finché si tratta di una scelta stilistica, che non ha un reale impatto sull’usabilità, non capisco il problema. Al limite posso notare che l’influenza sia andata dal settore più consumer del mobile a quello desktop, ma non è forse lo specchio del percorso che Apple vorrebbe per i propri utenti? I numeri ormai sono lì, dunque è sensato che sia macOS a cambiare per risultare amichevole agli utenti di iPhone che dovranno comprare un computer. E questo discorso si può estendere a tutti gli elementi grafici fintanto che si rispettano le differenze strutturali delle due piattaforme.

A sinistra il Dock di Big Sur, a destra quello di Catalina

Vi faccio un esempio banale: non mi lamento per la forma delle icone (gusto a parte, s’intende) però non mi sembra efficace riproporre su macOS il Dock staccato dal bordo inferiore come su iPadOS. Questo perché su mobile la prassi è vederlo sparire quando si apre un’app e solo raramente si richiama per passare ad un’altra. Su desktop, invece, la modalità a pieno schermo, così come l’opzione per nasconderlo automaticamente, sono da ricercare: il funzionamento standard prevede che il Dock sia sempre visibile e che le finestre possano anche finirci al di sotto. Quindi il contenuto ritorna ad essere completamente visibile per poche righe di pixel dopo aver superato la trasparenza del Dock. È un comportamento coerente con gli elementi della UI ma che produce un risultato sgradevole.

Sopra le icone nella barra di stato su Catalina, sotto su Big Sur

Un’altra cosa che si nota subito è che le icone nella menu bar sono più spaziate tra loro. Questo della maggiore spaziatura è un tema ricorrente in macOS 11, in cui margin e padding vengono spesso sfruttati in luogo di elementi di separazione aggiuntivi.

Un esempio è quello dei pulsanti nelle barre degli strumenti che non hanno più i contorni e si evidenziano solo con un grigio di background quando ci si passa sopra con il puntatore. Da notare che questo effetto è in netta contrapposizione con il touch, dato che con le dita possiamo tappare su un elemento, scatenando direttamente l’action, ma non fermarci al di sopra attivando solo l’evidenziazione di rollover.

Qui c’è un richiamo evidente ad iPadOS nell’uso con mouse o trackpad, in quanto l’evidenziazione dei pulsanti avviene in modo simile: non modificando l’icona ma aggiungendo un livello sottostante con il colore. Su iPad, però, il puntatore sparisce e diventa l’evidenziazione, spostandoci sull’asse Z al di sotto degli elementi, mentre su macOS la freccia rimane sempre visibile sopra di questi (opzionalmente si può avere lo stesso comportamento anche su iPadOS modificando le impostazioni).

Il Centro di Controllo su Big Sur (le icone nere nella barra di stato sono app non ancora aggiornate)

Ho apprezzato molto il Centro di Controllo, che non era presente in macOS 10 (intendo tutte le versioni), ed è una chiara riproposizione di quello presente su iPadOS, ma è migliore dato che non oscura tutto lo schermo quando è attivo. Offre accessi rapidi a Wi-Fi, Bluetooth, AirDrop, Non Disturbare, Volume, ecc… compresa la luminosità della tastiera sui portatili. Ed è tutto molto comodo anche perché ci evita di dover avere le singole icone per ogni funzione.

Sul Wi-Fi hanno mantenuto la possibilità di cliccare tenendo premuto ⌥ Option per avere informazioni aggiuntive sulle reti, mentre la stessa cosa non si può più fare sull’audio, dunque non possiamo scegliere al volo l’ingresso. Speriamo sia solo una mancanza temporanea in attesa di implementazione (io il bug l’ho segnalato).

A sinistra menu volume con slider su Big Sur, a destra su Catalina

Riguardo il design del Centro di Controllo devo dire che, almeno a me, non sembra correlato all’uso touch. Ad esempio: gli slider per la luminosità dello schermo o il volume richiamano quelli di iOS (con il selettore che scorrendo riempie l’area che lo contiene e non una riga) tuttavia la superficie sensibile per l’attivazione, quindi dove si clicca o si tappa, non è affatto più ampia.

Notate anche le icone che arricchiscono gli elementi del menu. È chiaro che sembra tutto più comodo per le dita, ma è solo perché dove ci sono elementi grafici si è creata maggiore spaziatura tra i testi. E il cerchio che evidenzia l’icona attiva ha permesso di evitare l’aggiunta del simbolo ✔.

In entrambi i casi è cambiata la presentazione ma lo scopo, per altro raggiunto, è quello di rendere il tutto più chiaro, moderno e gradevole.

A sinistra menu Wi-Fi su Big Sur, a destra su Catalina

Stessa cosa dicasi per i toggle on/off: non è che sono grandi o belli, è importante che siano più comprensibili. Pensate al Wi-Fi: prima si attivava o disattivava con una voce di menu in cui l’etichetta cambiava in base allo stato (Attiva Wi-Fi / Disattiva Wi-Fi), ora il testo è semplicemente Wi-Fi e si clicca sullo switch per accendere e spegnere. La singola azione diretta era più veloce prima, perché potevi cliccare sull’icona scendendo fino alla voce di menu e liberare, tutto in un solo gesto, mentre così servono due clic. Però è innegabile che sia molto più pulito e chiaro in questo modo.

Menu graficamente curati sono più semplici da comprendere

In generale questi menu del Centro di Controllo sono più appaganti ed autoesplicativi rispetto a prima, sia per l’aggiunta delle icone che per la formattazione del testo. Ora ci sono stili e dimensioni diverse, mentre prima erano tutti uguali e si usava il grigio chiaro sia per le voci disattive (non cliccabili) che per i titoli di sezione. Cosa per altro profondamente errata sul piano semantico.

A sinistra Notifiche raggruppate e Widget nella stessa schermata con Big Sur

Il Centro Notifiche ora si attiva dalla data e si è fatta sparire un’ulteriore icona inutile. Non l’ho mai usato su Mac perché aveva due grossi difetti fino a Catalina, ovvero aree con widget e notifiche in due pagine diverse e notifiche non raggruppate. In pratica un’accozzaglia di roba con una pessima fruizione e presentazione. Con macOS 11 arrivano le notifiche raggruppate come su iOS e l’intelligente proposizione delle due sezioni insieme, dividendo lo spazio in verticale. Se poi ci interessa solo l’una o l’altra si possono espandere, ma la prima attivazione ci mostra spesso quello che cerchiamo.

Arrotondami tutto

Le finestre sono ora più arrotondate e così anche i menu. Quelli a tendina possono fare uno strano effetto in quanto non appaiono più come estensioni sottostanti alla menu bar ma come elementi staccati e sullo stesso piano. Anzi, il fatto che l’evidenziazione della sezione sia più tenue e che il menu abbia l’ombreggiatura, lo rende persino più evidente.

Sembra che abbiano voluto necessariamente mantenere la curvatura ovunque e su tutti e quattro gli angoli, sia nel dropdown che nell’evidenziazione della voce nel menu principale. Il padding interno nel menu a cascata ora è presente su tutti e quattro i lati, infatti l’evidenziazione non si estende più fino ai bordi laterali.

Si apprezza la maggiore areazione dell’insieme, anche se occupa più spazio pur avendo un carattere più piccolo. Ad un primo sguardo è tutto più moderno e scintillante, da vicino sembra meno armonioso e si nota il distacco. Ho apprezzato però che i testi della voce di menu principale e di quelle inferiori siano allineati, cosa che risolve un po’ la situazione creando un forte legame visivo tra i due elementi (ma non succede su tutti).

A proposito delle finestre, si è anche accentuato il bordo nella modalità scura. Ora è più visibile grazie ad una schiarita della linea superiore ed un delicato effetto di profondità.

Nelle Preferenze Generali faccio notare l’opzione “Accent Color” (ancora non tradotta) che è correlata ad una nuova funzionalità di Xcode che consente agli sviluppatori di caratterizzare le app con un colore personalizzato. Un esempio lo si vede in Feedback Assistant, che mostra icone ed evidenziazione viola finché l’utente lascia attivo Accent Color ma segue l’impostazione di sistema se si specifica una tinta diversa.

Con Accent Color gli sviluppatori potranno personalizzare meglio le app

Sidebar avanti tutta!

Uno dei più evidenti tratti distintivi nelle finestre di macOS 11 è l’inversione di priorità tra barra laterale e barra superiore. Quest’ultima andava da parte a parte ed era sovrapposta al resto, mentre ora i suoi elementi (titolo, pulsanti, ricerca) sono flat e stanno sulla destra della sidebar, che reclama l’intera altezza delle finestre. Una struttura simile la vediamo su iPadOS ma si applica abbastanza bene anche qui. Quasi sempre.

Su macOS c’è il classico “semaforo” che complica un po’ la situazione, in quanto il suo posto deve essere sempre all’estrema sinistra e quindi a volte sta sopra la barra superiore e a volte su quella laterale. C’è un’animazione che cerca di risolvere l’incongruenza ma ancora non è proprio perfetta, soprattutto quando ci si sposta verso destra.

C’è più coerenza che in Catalina

Finder, Mail, Note, Foto ed altre hanno finestre molto simili, con il corpo principale uniforme che include barra del titolo, barra degli strumenti e contenuto, mentre quella laterale è sempre semi-trasparente come su Catalina. Purtroppo si trovano delle incoerenze in altre: ad esempio Mappe ha la sidebar opaca ed Apple TV ha ancora la top bar con i pulsantoni (che si trovano anche nelle informazioni di sistema comunque). Probabilmente i vari stili convivranno ancora per un po’ ma l’insieme è già più coerente rispetto a Catalina.

Clicca per vedere la versione Chiara e quella Scura

Conclusione (beta)

Sicuramente alcuni elementi della UI di macOS 11 Big Sur richiamano quelli di iPadOS, così come ce ne sono di altri nuovi che mi auguro arrivino con i dovuti aggiustamenti su mobile, come i “menu ricchi” del Centro di Controllo. L’aggiunta di elementi grafici e l’aumento delle spaziature rendono il tutto meno scomodo per le dita, questo significa che l’interfaccia di macOS 11 è pensata per il touch? A me sembra più che altro un effetto collaterale e non la causa. Ciò non esclude che Apple stia sperimentando il tal senso ma quello che vediamo in Big Sur è mirato al miglioramento della leggibilità e della comprensione dell’interfaccia e dei suoi comandi. In tal senso devo dire che la versione chiara, questa volta, mi sembra più riuscita. Soprattutto con il coloratissimo wallpaper che l’accompagna.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.