La migliore “funzione” di iOS 14 è la Privacy

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Apple è sempre stata molto attenta alla sua immagine, a come il suo business viene percepito. È un discorso delicato quando sei una delle più grandi realtà hi-tech del pianeta e devi, per forza di cose, basare gran parte delle attività dove la produzione è adeguatamente attrezzata ma economica. Non so dirvi quanto lo sforzo per l’ambiente o la privacy sia di facciata, di sicuro è utile anche in quel senso, ma i risultati positivi arrivano comunque. La privacy online è diventata di attualità solo quando alcune aziende che portano a profitto i dati degli utenti hanno davvero superato il limite, ma almeno ora è un problema di dominio pubblico. Per quel che ne possiamo sapere, Apple è sempre stata molto lontana da queste attività e non solo in termini d’immagine. Senza andare a ritroso fino ad ere che ormai non ci appartengono, è interessante ricordare di FileVault, tecnologia nata per offrire agli utenti la possibilità di cifrare i dati nei propri Hard Disk e che risale a Mac OS X Tiger del 2005, quindi ancor prima dell’arrivo di iPhone e del boom del settore mobile moderno. Quello che voglio dire è che riconosco l’attenzione per la privacy tra i valori storici di Apple ma ritengo anche che la sua attuale posizione forte sia stata stimolata dall’attualità e dalla concorrenza.

Google è sempre stato un nemico-amico, tant’è che Apple continua a farci affari ottenendo una lauta ricompensa per impostarlo come motore di ricerca predefinito nel suo browser. Eppure, stando alle parole di Jobs nella sua biografia ufficiale, Android è un “prodotto rubato” su cui muovere una “guerra termonucleare”. Chissà che il cofondatore di Google, Larry Page, non avesse anche la sua parte di ragione nel sostenere che quelle parole facessero parte dello show.

La nostre denuncia dice: «Google, ci ha derubati dell’iPhone, ci hai depredato». Furto con scasso. Dovesse costarmi l’ultimo respiro e l’ultimo centesimo dei 40 miliardi di dollari che la Apple ha in banca, raddrizzerò questo torto. Voglio distruggere Android perché è il risultato di un furto. Sono disposto a un conflitto termonucleare. Loro sono spaventati a morte, perché sanno di essere colpevoli. A parte il motore di ricerca, tutti i prodotti Google – Android, Google Docs – sono merda.
Tratto da “Steve Jobs” di Walter Isaacson

In questa storia Google è l’antagonista. Non certo immeritatamente, si è trovata ad impersonare un villain. E, come nella migliore tradizione fumettistica, il cattivo ha lo scopo di mettere l’eroe in buona luce. Apple aveva già le carte giuste per farlo ed ha raccolto la sfida. Non ha dovuto indossare nessun mantello, all’inizio è bastato evidenziare nei comunicati, nei keynote e nella pubblicità tutto quanto era già stato realizzato in favore della privacy dei propri utenti. Ma nel corso degli anni questo è diventato un vero e proprio super-potere, evidenziato con eventi dal grande impatto mediatico come quello relativo all’iPhone di San Bernardino.

Apple ci vende i dispositivi, Google vende i nostri dati

Concludo qui il mio parallelismo con il fantastico mondo dei super eroi, che ho trovato utile per raccontare il mio punto di vista sulle dinamiche in gioco ma può essere fuorviante e portare qualcuno a pensare che io ritenga Apple l’equivalente aziendale di Superman. La realtà, di solito, è molto meno poetica. Ad esempio ricorderete che Tim Cook ha accettando di spostare i dati iCloud degli utenti cinesi all’interno dei server nella Repubblica Popolare, oppure delle registrazioni di Siri che venivano analizzate da aziende terze o ancora del presunto accantonamento del progetto di codificare totalmente anche i backup su iCloud a seguito delle (sempre presunte) pressioni dell’FBI. A scanso di equivoci, preciso che per il problema relativo a Siri Apple ha subito messo una pezza e che, per quanto riguarda i dati degli utenti cinesi, la notizia fa scalpore soprattutto perché in mezzo c’è uno Stato in cui vige una dittature de facto, ma sarebbe così strano se fossero gli Stati europei a chiedere la cittadinanza dei dati?

Qualunque sia la strada che ci ha portati fin qui, oggi l’opinione diffusa è che Apple ci vende dei dispositivi mentre Google vende i nostri dati. E questo vale ovviamente anche per Facebook, il cui modello di business si basa proprio sulla conoscenza degli utenti e sulla targetizzazione per gli inserzionisti. Apple, invece, sembra essere sempre più decisa a seguire il suo percorso e il prossimo iOS 14 ne è la prova. Al di fuori delle funzioni in più e di qualche cambiamento stilistico già discusso, il nuovo sistema operativo mobile apporterà diversi cambiamenti a favore dell’utente. Più precisamente, a favore della sua consapevolezza.

Una delle cose che preferisco è il segnale di notifica che ci avvisa quando un’app sta usando la fotocamera, mostrando un piccolo pallino verde che ricorda quello delle videocamere FaceTime sui Mac. Lo stesso diventa arancione nel caso in cui l’app stia usando solo il microfono. Essendo una funzionalità di sistema, sapremo con certezza quali app accedono a queste risorse (e quindi alla nostra sfera personale) quando non necessario. Ad esempio creando una storia su Instagram, attualmente l’app continua a “guardarci” anche mentre stiamo solo scrivendo del testo senza voler fare una foto o un video.

Interessantissimo anche il popup che ci avvisa quando un’app accede alla clipboard, poiché in alcuni casi siamo noi a volerlo (compiendo l’azione di copia/incolla) ma in altri no. Ci sono delle app che usano “guardare” negli appunti per vedere se contengono un dato per loro, ad esempio Parcel con i codici di spedizione dei pacchi, mentre in altre circostanze potrebbe essere un comportamento sospetto. Pensate se ad esempio avevate appena copiato una password.

Sempre nell’ottica della privacy, quando si avvia un’app che tenta di accedere ai dispositivi nella rete locale viene richiesto il permesso di analizzare il network. Ovviamente si dovrà concedere per tutti quei servizi che ne hanno effettivamente bisogno ma negli altri casi il messaggio potrebbe far accendere un sano campanello d’allarme. Sicuramente si potrà sbagliare negando qualche permesso di troppo, però si può sempre autorizzare la rete locale in seguito dalle Impostazioni Generali sulle singole app.

La nuova richiesta che sta facendo più discutere è quella che riguarda il tracking tra sviluppatori. In realtà esisteva già prima ma era nascosta nelle Impostazioni di Privacy / Pubblicità, con una spunta che limitava la raccolta dati per tutti. Una cosa che probabilmente non avrà notato nessuno e, di conseguenza, neanche attivato. Con iOS 14, invece, la richiesta di permesso sarà basata sulle singole app e la domanda posta in modo tale da essere adeguatamente allarmante. A me non è apparsa, per ora, ma ne ho visto un esempio su 9to5mac.

In sostanza questo tipo di tracking è quello che consente a chi realizza delle campagne marketing di collegare la visione di una pubblicità ad un eventuale acquisto. Oppure di usare l’acquisto o una ricerca per targettizzare le pubblicità. L’informazione non dovrebbe contenere i dati personali dell’utente, infatti viene usata anche per scopi assolutamente legittimi, tuttavia si tratta di quello che dice il messaggio, ovvero di tracciare il comportamento dell’utente anche tra app ed aziende diverse. Si può discutere se si potesse essere meno “duri” nella scelta delle parole (e ricordo che siano ancora in beta) ma ci sono troppe persone che non hanno neanche idea che queste cose accadano, così come ci sono quelli che pensano che ogni app ci spii. Quindi al di fuori del caso specifico o dei possibili aggiustamenti, trovo corretto che vi sia prima di tutto una maggiore trasparenza.

Informare è meglio che bloccare

Oltre ad essere strumenti utili per informare l’utente su ciò che succede davvero dietro le quinte, questi messaggi avranno anche la funzione di deterrente per gli sviluppatori, che saranno molto meno inclini ad abusare di alcune possibilità legittime offerte dal sistema per i propri fini. Ad esempio TikTok, Linkedin ed altre sono state beccate ad accedere senza motivo ai dati negli appunti appena la prima Beta di iOS 14 ha iniziato a circolare tra gli sviluppatori. Per la fotocamera ed il microfono mi vengono in mente le polemiche relative a questo o quel social che ci ascolterebbe di nascosto: quantomeno adesso potremo sapere con certezza se è vero e, di conseguenza, decidere se usarlo oppure no.

Va menzionato anche il controllo periodico delle password dei siti a cui si accede attraverso Safari. In caso di un leak di credenziali verremo subito allertati in modo da modificare la password e minimizzare i rischi per i nostri dati personali. Cosa che appare correlata al recente progetto open-source nato per migliorare a livello globale il funzionamento dei password manager.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.