La roadmap dei nuovi Mac con Apple Silicon “secondo me”

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Una delle domande più frequenti di questi tempi è: conviene comprare ora un Mac? Durante la diretta video dell’ultimo SaggioPodcast sono stati molti gli utenti a chiederci qualcosa di simile e di solito la risposta è facile: compra quando ti serve. Ci sono sicuramente momenti migliori e peggiori, che si possono valutare in base all’anzianità dei modelli attuali e la data di uscita “prevista” per i nuovi, ma in genere i cambiamenti sono marginali. Giusto conviene evitare di prendere un computer quando arriva a fine vita e sta per essere aggiornato, ma si può fare un’eccezione quando si trova un ottimo affare. Se guardiamo agli ultimi anni, molti refresh in casa Apple hanno rappresentato piccoli passi progressivi della lineup con vantaggi minimi anche sulle prestazioni (e qui Intel e AMD non hanno aiutato). Si può tuttavia attendere un upgrade per ottenere maggiore longevità o valore futuro del prodotto, così come la soluzione di eventuali problemi nei modelli attuali (vedi l’eliminazione della tastiera a farfalla che era incline ad incepparsi). Basandosi su queste poche informazioni si può individuare il miglior momento per fare l’acquisto, sempre che non vi sia un’esigenza imminente che escluda l’attesa. Di questi tempi, però, la situazione è ben più complicata a causa della transizione ad Apple Silicon.

Ne abbiamo già parlato diverse volte sul sito e sul canale YouTube, ma le domande continuano ad arrivare insieme a nuove informazioni. Il punto è che tante cose si possono prevedere con un ragionevole grado di sicurezza ma molte altre sono delle incognite a cui solo Apple può rispondere.  Arriverà un solo Mac o più di uno? Quali saranno i primi modelli? Quali le effettive prestazioni? I SoC Apple Silicon faranno girare bene anche gli attuali software x86-64 fintanto che non saranno aggiornati? Con questi ed altri dubbi in testa, chi ha necessità di comprare un Mac di questi tempi entra giustamente in crisi. Quindi proviamo a dare qualche risposta, sempre sottolineando la sostanziale imprevedibilità dell’attuale condizione. In sintesi: facciamo qualche ipotesi.

L’unico Mac su base ARM finora noto è il Mac mini del Developer Transition Kit, il quale monta lo stesso A12Z dell’iPad Pro 2020, che a sua volta è sostanzialmente identico all’A12X della versione 2018 con un core attivo in più sulla GPU. Stando ai benchmark nativi, questo equipara in multi-core l’attuale MacBook Pro 13″ top di gamma con CPU Intel di decima generazione e addirittura lo supera sul fronte grafico.

Questo sarebbe già un ottimo punto di partenza ma non bisogna dimenticare che il primo SoC Apple Silicon dedicato ai Mac non è ancora uscito e che questo andrà sicuramente più forte di uno nato 2 anni per un fa per un tablet, com’è appunto l’A12Z. Memorizziamo questi fatti e andiamo avanti.

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La categoria che più di tutte mostrerebbe i vantaggi della nuova architettura è quella dei portatili, dove i ridotti consumi potrebbero aumentare significativamente l’autonomia o concedere la possibilità di realizzare computer più piccoli, leggeri o con maggior spazio per altri componenti interni o connessioni esterne. Quale che sia la direzione che Apple deciderà di intraprendere per evidenziare i suoi rinnovati muscoli, un portatile sembra il dispositivo ideale per farlo. Ma quale?

La mossa più logica potrebbe essere partire dal basso, ovvero con i computer che offrono prestazioni più contenute. In questo modo ci si garantirebbe la possibilità di essere subito al passo con ciò che si va a sostituire. Avevo per questo pensato al ripescaggio del MacBook, uscito di scena nel 2018 con il ritorno dell’Air. Quel computer aveva un formato davvero interessante ma si è scontrato con evidenti problemi di temperatura per via delle CPU Intel, problemi che Apple potrebbe risolvere facilmente con ARM.

Tuttavia una sorte analoga è toccata all’Air, dato che con l’attuale ingegnerizzazione ha anch’esso il tallone d’Achille nella gestione termica. Quindi entrambi sarebbero appetibili per un rinnovo con Apple Silicon. La differenza è più che altro nell’impatto che avrebbero sulla lineup: il MacBook si potrebbe semplicemente mettere a listino offrendo un’alternativa sensata al Pro 13″ base con 2 porte Thunderbolt 3, mentre il MacBook Air è già troppo simile per connessioni, dimensioni, peso ed autonomia, dunque lo vedrei un candidato ideale solo se si mandasse in pensione il più economico dei 13″. Processo che tra l’altro potrebbe essere già iniziato con l’aggiornamento 2020, dato che solo la versione con 4 porte Thunderbolt 3 è stata rinnovata nell’hardware interno. Quindi la futura linea di portatili con Apple Silicon nel piccolo formato potrebbe essere composta da un MacBook o MacBook Air come base gamma e poi un Pro più carrozzato da 14″ (formato di cui si parlava già l’anno scorso e che ormai potrebbe arrivare direttamente con la nuova architettura).

C’è tuttavia un problema da considerare: le prestazioni. E non perché non siano sufficienti, bensì il contrario. Stando ai fatti che possiamo tranquillamente constatare, già il vecchio SoC dell’iPad Pro che si trova nel Mac mini del DTK supera il Pro 13″ più potente dell’attuale offerta. Come si potrebbe coniugare un Apple Silicon sicuramente più prestante in una macchina “non Pro” come il MacBook o il MacBook Air? Non che dispiaccia, sia chiaro, ma distruggerebbe senza mezzi termini l’attuale mercato del Pro. A meno che non si presentasse con un prezzo superiore, però questo causerebbe comunque un effetto negativo sulla consistenza dell’offerta, anche se per motivi diversi. Tuttavia sono questi i MacBook che dovranno essere aggiornati, dato che difficilmente si partirà proprio dal 16″, dunque serviranno alcune accortezze affinché la transizione sia presentata con i giusti valori.

La mia ipotesi è che questi due portatili, uno base ed uno Pro, arriveranno insieme. In questo modo non avrà senso fare un confronto con il vecchio Pro 13″, che potrebbe rimanere a listino come macchina entry-level di vecchia generazione e mantenere quella posizione per un paio d’anni senza aggiornamenti, ovvero per tutto il periodo della transizione. Nel modello base con Apple Silicon, che sia sulla falsa riga del MacBook o dell’Air, credo che Apple inserirà un SoC non molto diverso dall’A12Z. Avrà sicuramente un’architettura più moderna ed una migliore resa in single-core, ma non ne aumenterà il numero e non salirà molto nelle prestazioni generali. Per dargli un senso rispetto all’attuale SoC “tampone” del Mac mini DTK, cercherei più che altro di risolvere il problema per cui sull’A12Z Rosetta 2 può gestire solo 4 degli 8-core totali. Attualmente infatti le prestazioni con emulazione sono parecchio inferiori sul fronte CPU. In questo modo si garantirebbe l’esecuzione di software x86-64 con prestazioni pari se non superiori agli attuali MacBook Intel, così da non rimpiangere fin dal primo giorno la vecchia tecnologia.

Si dovrebbero invece sfoderare un po’ di muscoli sul Pro, specie se dovesse essere un modello rinnovato da 14″. Il SoC non cambierà molto a livello di architettura, ma potrebbe avere frequenze notevolmente più elevate grazie all’areazione attiva. Potrebbero esserci anche un paio di core in più sulla CPU ma credo che il salto di qualità si vedrà sulla grafica, con una GPU che potrebbe raggiungere prestazioni doppie rispetto quella del modello base e quindi arrivare molto prossima al territorio di una GPU discreta. Qui sarebbero necessari 16GB di RAM di base, perché altrimenti l’uso di VRAM intaccherebbe troppo quella di sistema non avendone di dedicata alla GPU.

Il Pro da 16″ sarà lo step successivo, ma essendo una macchina usata per lavoro da molti professionisti della creatività, non si potrà toccarla fintanto che non si avrà una piattaforma stabile e si saranno superati i piccoli problemi che potrebbero farsi sentire nella prima generazione di Mac con Apple Silicon. Nel frattempo si capirà se Apple riuscirà con le sue sole forse a realizzare GPU in grado di competere con le top di gamma di AMD, come l’attuale 5600M e future evoluzioni. In conclusione non credo che il 16″ vedrà Apple Silicon prima della seconda metà del 2021 e, nel frattempo, potrebbe anche ricevere un altro piccolo upgrade incrementale sempre su base Intel con le CPU di decima generazione.

Una informazione abbastanza interessante, che proviene da uno sviluppatore che ha trovato dei codici prodotto di nuovi Mac, suggerisce che ne potrebbero arrivare tre entro la fine dell’anno. Dobbiamo dunque fare un salto sul lato desktop, dove troviamo nell’iMac il computer che ha più bisogno di un refresh. In realtà Apple avrebbe già mezzo lavoro fatto con il Mac mini, ma il fatto che sia stato scelto come piattaforma di test per la transizione non significa molto. Tra l’altro è un computer che ha degli affezionati estimatori ma non è mai stato un war horse commercialmente parlando. Questo ruolo nell’offerta Apple è sempre stato dell’iMac ed è proprio su questo che circolano rumor già da qualche mese. Si parla infatti di un nuovo design (atteso da tanti anni) e di nuovi schermi.

L’analista Ming Chi Kuo prevede che possa arrivare un iMac da 23/24″ completamente nuovo entro la fine dell’anno, tuttavia non è così scontato che sarà con Apple Silicon. È circolato infatti un benchmark apparentemente sensato di un nuovo iMac con Intel. Sarebbe sicuramente l’ultimo della sua specie ma potrebbe effettivamente essere reale anche considerando che Tim Cook aveva avvisato che sarebbero ancora usciti dei Mac con Intel.

Il motivo del ritardo, se dovesse essere confermato, potrebbe essere dovuto al fatto che non si sia ancora arrivati a sostenere con ARM le prestazioni massime ottenute dal più potente iMac, che con l’i9-9900K e la Vega 48 ha dei numeri piuttosto importanti che lo vedono praticamente nel territorio dell’iMac Pro.

Una possibilità che coniugherebbe il tutto sarebbe quella di far uscire di scena solo l’iMac 21,5″, introducendo questa misura intermedia con prestazioni più o meno analoghe a quelle del MacBook Pro con Apple Silicon, che sarebbero comunque tanto superiori a quelle dell’attuale iMac piccolo. Per il più grande, invece, si potrebbe tirare avanti per un altro annetto con il vecchio design e lo schermo 27″ grazie ai nuovi processori Intel di decima generazione e le più aggiornate GPU AMD, come le Radeon Pro 5600/5700. L’anno prossimo, se l’aumento di prestazioni di Apple Silicon procederà come sperato, potrebbe poi arrivare un iMac con il nuovo design ed uno schermo più grande, nell’ordine dei 30/32″. Nel frattempo, come riempitivo facile facile, potrebbe uscire il Mac mini con Apple Silicon nel Q2 2021.

iMac Pro e Mac Pro saranno quasi sicuramente gli ultimi ad essere aggiornati e in realtà non è detto che un iMac Pro servirà ancora. Tutto dipenderà da quanto si riuscirà a rendere scalabile il futuro iMac top di gamma con Apple Silicon, poiché non credo che Apple realizzerà un’architettura consumer ed una da workstation, differenziando la produzione come fanno Intel con Xeon ed AMD con EPYC. Quindi l’iMac Pro della futura linea potrebbe semplicemente essere un iMac con maggiori opzioni di configurazione in fascia alta “sbloccate” nel corso dei due anni di transizione, usando le componenti che equipaggeranno le versioni base del Mac Pro modulare.

Qui vedete la mia ipotesi per la roadmap della transizione. Va da sé che consiglio di evitare in questo periodo i Mac che sono papabili di un passaggio ad Apple Silicon di qui alla fine dell’anno. Tuttavia, essendo solo supposizioni, non è detto che saranno aggiornati proprio quelli indicati e in quest’ordine. Ecco perché, al momento, chi può attendere è sicuramente meglio che lo faccia. Per quanto riguarda i Mac con Intel io credo che avranno almeno 4 anni di aggiornamenti, che potrebbero arrivare a 5 o addirittura 6 considerando l’uscita dell’ultimo esemplare con Intel nel 2021. Anche qui, si tratta sempre di un’ipotesi, ma in questa transizione Apple avrà tutto l’interesse a mantenere più a lungo che in passato la compatibilità con l’architettura x86-64.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.