Recensione Fujifilm GFX 50r: qualità medio formato, prezzo accessibile

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Fujifilm ha iniziato il suo affascinante percorso nel medio formato digitale solo quattro anni fa. Il sistema GFX è ancora giovane ma si è fatto subito notare, ha attirato molti fotografi professionisti ed amatori oltre ad aver ampliato il già vasto apprezzamento per il brand. Nei primi anni delle reflex digitali, i sensori APS-C avevano il grosso del mercato, sia perché offrivano una qualità già molto superiore a quella delle compatte dell’epoca, sia perché i sistemi full-frame erano troppo costosi. Gli smartphone hanno cambiato le regole, sostanzialmente ucciso le compatte e spostato sia i fotografi che i produttori nel segmento più alto del mercato. Quindi Canon, Nikon e Panasonic si stanno impegnando a creare i loro nuovi sistemi mirrorless full-frame in competizione con Sony, mentre Fujifilm ha investito sul futuro facendo un passo in più.

Il sistema X-Series domina nel formato APS-C. Offre corpi macchina eccellenti, come la X-T4 (recensione) e si è evoluto così tanto nel comparto video da appassionare sia fotografi che filmmaker. Grazie ai sensori X-Trans e ad un florido parco lenti di ottima qualità, riesce già ad essere un’alternativa al full-frame, per altro mantenendo il vantaggio di portabilità che altrove si sta perdendo. Ecco perché, nel valutare la necessità di un nuovo sistema con sensore più ampio, si è scelto di osare ed entrare nel territorio del medio formato.

Queste due parole significano tanto per noi fotografi. Aver bisogno di un formato più grande e poterselo permettere vuol dire che si sono raggiunti degli importanti traguardi a livello professionale. Soprattutto per quei settori dove la differenza si fa davvero sentire, come per la fotografia di prodotto o di moda. In realtà i vantaggi si possono apprezzare anche in altri ambiti ma sono quelli con maggiori prospettive di guadagno che danno la possibilità di sopportare le spese solitamente correlate al medio formato.

Segnali positivi sul fronte del costo sono arrivati già con la prima GFX 50s (recensione), mentre con la GFX 100 (impressioni) Fujifilm ha voluto esprimere il massimo potenziale del nuovo sistema. Tuttavia ha centrato un obiettivo davvero importante con la “piccola” GFX 50r portando il prezzo di listino a 3500€. Prima di questo momento potevamo solo sognarci di acquistare una medio formato allo stesso prezzo delle full-frame top di gamma (che, in alcuni casi, costano anche di più). Ed io, lo ammetto, ci ho fatto più di un pensiero. Fortunatamente Fujifilm Italia mi ha dato la possibilità di provarla per molto tempo e questo mi ha dato modo di capirne sia i punti di forza che le possibili criticità.

Mi è arrivata la fotocamera insieme ad alcuni obiettivi che ho scelto, ovvero: GF 50mm f/3,5, GF 110mm f/2, GF 32-64mm f/4 e GF 23mm f/4. Per ognuno di questi avevo una specifica motivazione in mente ma, con il senno di poi, mi sarebbe stato utile il Macro GF 120mm f/4 OIS. Non avevo effettivamente bisogno di un vero macro 1:1, però con tutte le lenti provate la distanza di messa a fuoco minima è un po’ più in là di quanto avrei voluto. Quella con cui mi sono potuto avvicinare di più ai soggetti è il 110mm f/2 ma ha un rapporto d’ingrandimento di soli 0,16x a 90cm.

Una grande mirrorless o una piccola medio formato?

Il corpo della 50r è imponente ma al tempo stesso pratico. Ha un formato regolare che non occupa molto spazio ed entra senza problemi nelle comuni borse fotografiche. Merito del mirino laterale tipico delle fotocamere a telemetro, infatti ricorda una X-Pro ma più grande. L’impugnatura sul frontale è appena accennata però si riesce a stringere abbastanza bene per via dello spessore del corpo e per la sporgenza posteriore dedicata al pollice. Con le lenti più grandi il bilanciamento potrebbe essere migliore, ma è un sacrificio che si fa volentieri per mantenere la fotocamera in dimensioni comode. Il sistema nel complesso appare ben proporzionato, infatti serve un elemento di riferimento per capire quanto sia effettivamente più grande di una full-frame “compatta”. Va però detto che ce ne sono altre non così dissimili e se consideriamo anche le reflex allora la 50r è persino più piccola di alcune di loro. Vado veloce sulla costruzione perché Fujifilm ci ha abituato a livelli ottimi anche sulle entry-level, potete immaginare la solidità e la qualità che trasmette questa medio formato.

Il mirino è chiaramente elettronico con 3,69 milioni di punti. È piuttosto ampio e dispone delle regolazioni per le diottrie, ma rimane tra gli elementi più deboli della GFX 50r. Ha sempre i classici vantaggi dovuti alla maggiore quantità di informazioni visibili ed alla possibile preview con i dati di scatto impostati o per il bianco e nero, tuttavia ci sono situazioni in cui non sembra all’altezza del mezzo. In particolare mostra il fianco con poca luce, cosa di cui discuterò più avanti parlando dei pochi aspetti negativi nell’esperienza di scatto.

Il display è un ampio 3,2″ con 2,36 milioni di punti e possibilità di inclinazione verticale, cosa che risulta piuttosto utile in diverse circostanze. Su questa macchina non chiederei uno schermo ribaltabile (non se ne sente proprio il bisogno) però mi è dispiaciuto che Fujifilm non abbia inserito un sistema a doppia cerniera come quello della X-T3, in quanto sarebbe stato molto utile negli scatti in verticale. La qualità di preview è sufficiente ma si devono ingrandire gli scatti per valutare con attenzione la messa a fuoco, cosa che è possibile facilmente anche con le dita grazie allo schermo multi-touch.

Gli obiettivi G-Mount

Il sensore delle fotocamere G Mount misura 43,8 x 32,9 mm ed entra di diritto nella famiglia del medio formato digitale, anche se ne esistono di più grandi. Rispetto al tradizionale full-frame (35 x 24 mm) è circa 1,67 volte più grande e la superficie contiene quasi 4 sensori APS-C (23,6 x 15,7 mm). Fujifilm ha iniziato chiamandolo Super Full-Frame, ora Large Format, spero non me ne vogliano se io continuo a dire medio formato. Il sensore più grande porta numerosi vantaggi, tra cui quello più ovvio di una maggiore area sensibile adibita a catturare la luce, quindi la fotografia. Ma impatta anche sulla comune percezione degli obiettivi per chi non conosce questo mondo. Il classico fattore di crop, che di norma si utilizza come moltiplicatore per valutare la resa equivalente di un obiettivo nei formati più piccoli del full-frame, come APS-C o Micro Quattro Terzi, qui è di 0,79x. In sostanza chi arriva da una fotocamera 35mm e vuole ottenere sul medio formato di Fujifilm un angolo di campo equivalente ad un 50mm, deve acquistare l’obiettivo GF 63mm f/2,8.

Tuttavia questo è e rimane un 63mm sul piano ottico, dunque avrà una differente prospettiva ed una minore profondità di campo rispetto al 50mm a parità di apertura e distanza di messa a fuoco. Per avere un’idea della resa si può applicare lo stesso moltiplicatore anche all’apertura, quindi possiamo dire che il 63mm f/2,8 sulla GFX 50r equivale grosso modo ad un 50mm f/2,2 su full-frame. Ma attenzione: questo non vuol dire che sia effettivamente un 50mm o che sia più luminoso rispetto al dato di cartellino. Dovete intendere la seguente tabella esclusivamente come ausilio alla comprensione del sistema di lenti per il fotografo abituato alle fotocamere full-frame.

Obiettivi Equivalenza* su Full-Frame Prezzo
GF23mmF4 R LM WR 18 mm f/3,2 2845 €
GF30mmF3.5 R WR 24 mm f/2,8 1835 €
GF45mmF2.8 R WR 36 mm f/2,2 1835 €
GF50mmF3.5 R LM WR 40 mm f/2,8 1075 €
GF63mmF2.8 R WR 50 mm f/2,2 1625 €
GF80mmF1.7 R WR 63 mm f/1,4 Non disp.
GF110mmF2 R LM WR 87 mm f/1,6 3055 €
GF120mmF4 R LM OIS WR Macro 95 mm f/3,2 2955 €
GF250mmF4 R LM OIS WR 198 mm f/3,2 3299 €
GF32-64mmF4 R LM WR 25-50 mm f/3,2 2545 €
GF45-100mmF4 R LM OIS WR 35-80 mm f/3,2 2445 €
GF100-200mmF5.6 R LM OIS WR 80-158 mm f/4,4 2000 €
*I dati equivalenti di lunghezze focali ed apertura sono approssimati

Tutto il discorso del crop e del conseguente moltiplicatore di solito è utile con le fotocamere APS-C o Micro Quattro Terzi su cui si vuole valutare la resa delle lenti, sia quelle native che quelle adattate da altri sistemi. Nel caso del G-Mount la questione è differente, soprattutto perché gli obiettivi che si possono usare sono essenzialmente solo quelli realizzati da Fujifilm specificatamente per queste fotocamere.

Caro o economico: dipende dai punti di vista

Vorrei parlare nelle conclusioni della questione prezzo, tuttavia possiamo iniziare a vedere che gli obiettivi G-Mount sono mediamente più costosi di quelli per full-frame, così come questi sono genericamente più costosi di quelli per i formati più piccoli. A parte la qualità degli obiettivi, che nel caso delle ottiche Fujifilm GFX è davvero super, c’è da considerare già il semplice fatto che servono lenti più grandi (quindi più care) per coprire l’area di un sensore medio formato. Quindi per iniziare a fotografare, dopo aver speso 3500€ per la GFX 50r, si dovranno aggiungere al minimo 1075€ per il 50mm f/3,5 e per costruirsi un setup di 3 lenti chiave si arriva a circa 10.000€. È un aspetto importante da valutare prima di entrare in questo sistema e non lo dico in chiave negativa, perché dopotutto si tratta di costi che non sono neanche elevati in relazione allo standard della categoria. Categoria che proprio per questo era considerata inavvicinabile dal professionista medio o dall’appassionato più esigente ma che, grazie a Fujifilm, ora inizia ad essere un’alternativa concreta su cui ragionare.

Uso sul campo: cosa mi piace

Ho avuto la GFX 50r per quasi due mesi, ma vi mentirei se vi dicessi che l’ho usata tutti i giorni. Per quanto sia una fotocamera che si presenta in un formato tutto sommato amichevole, ho dovuto prima superare quella sorta di reverenzialità che non me la faceva prendere per gli scatti al volo ma solo dopo un minimo di organizzazione. L’ho fatta uscire di casa per qualche ritratto in spiaggia, l’ho usata per delle foto prodotto e l’ho portata con me nella sala posa della Moema Academy di Cosenza. Vedrete più avanti i risultati ma vorrei approfittare per ringraziare dell’ospitalità e la bella esperienza sia Emilia Imbrogno (makeup artist e titolare) che Alessandro Crusco (fotografo e docente), nonché la modella Michela Mobrici. Per chi fosse interessato, si tratta di un’accademia unica nel suo genere in Calabria, dove si fa formazione in diversi settori come moda, makeup ed altre discipline artistiche, il tutto con un taglio moderno che mi ha fatto sentire subito in sintonia.

Dicevo che la fotocamera è sostanzialmente amichevole e lo è soprattutto se si ha confidenza con Fujifilm. Infatti i menu sono quelli tipici della casa, seppure con impostazioni aggiuntive vista la professionalità del mezzo. Non ho usato la X-Pro3 ma il layout generale è più o meno quello. In particolare manca il pad direzionale, sostituito dalle gesture con scorrimento sullo schermo, e manca la ghiera fisica per l’ISO, che si seleziona tramite Quick Menu o con uno dei tasti funzione personalizzabili. Mi è piaciuto lo spostamento del selettore per il modo AF sul retro, mentre nelle altre Fujifilm di norma sta sul frontale e non è sempre comodissimo. In generale è stato molto facile iniziare a scattare e quasi ci si dimentica di avere per le mani una fotocamera di livello superiore. È bello che si sia reso l’uso così naturale perché evidentemente il sistema strizza l’occhio anche a quei fotografi che ora possono valutarla arrivando da sistemi inferiori.

È stato molto interessante anche scattare in modalità tethering collegando la fotocamera al portatile con Capture One. Purtroppo nella versione gratuita questa funzionalità non è disponibile ma ho attivato un mese di abbonamento per utilizzare questo software, che dialoga ottimamente con le Fujifilm. Inoltre attiva in automatico un’accelerazione hardware sfruttando il processore della fotocamera per aiutare il computer nell’elaborazione, una funzionalità davvero intelligente che dovrebbe essere presa d’esempio da altri produttori. Ben studiata anche la collocazione della porta, in uno sportellino sul fondello della fotocamera: in questo modo si collega il cavo senza che questo influenzi l’impugnatura. Per l’occasione ho comprato quello USB-C di Tether Tools da 4,6m, che ha reso l’operatività particolarmente agevole.

Una cosa che devo segnalare è che la rotella frontale nella 50r ricevuta in prova ha qualche problema. Ogni tanto inviava segnali in autonomia, come se facesse falso contatto. Quindi mi è capitato che nei menu si muovesse senza che io facessi nulla e si modificasse il valore ISO, dato che era associata a quello. Ho risolto disattivandola dalle personalizzazioni e ritengo che il problema sia nato perché si tratta di una fotocamera destinata alla stampa che passa da tante mani e non sempre viene trattata con la giusta attenzione dai recensori. Tuttavia può denotare anche un elemento un po’ delicato sul quale porre un po’ di attenzione.

Cosa non mi è piaciuto

Le criticità che ho rilevato sul campo sono essenzialmente tre. Inizio da quella meno problematica che si verifica quando si lavora in sala posa. In queste condizioni i dati di scatto si scelgono in base alla luce che verrà emessa dai flash, quindi sono troppo bassi rispetto a quelli necessari con la scena non illuminata o illuminata dalle sole luci pilota. La cosa fa ovviamente a pugni con l’impostazione di anteprima in live view, visto che risulterà tutto molto scuro o addirittura nero. Allora mi chiedo: perché quando si collega un flash o un trigger, la fotocamera non passa automaticamente all’anteprima naturale disattivando quella continua basata sui parametri di scatto? Basterebbe poco per risolvere la cosa dal lato della fotocamera, visto che può facilmente rilevare la presenza di elementi “attivi” nella slitta a caldo. E invece tocca al fotografo andare a cambiare manualmente l’impostazione nei menu. La soluzione che ho trovato è stata quella di personalizzare il tasto funzione vicino all’obiettivo per attivare o disattivare l’anteprima live view, ma così ne ho “perso” uno per un qualcosa che la fotocamera potrebbe fare da sola. Per fortuna ce ne sono diversi a disposizione, dunque si riusciranno ad avere tutti i controlli più importanti sempre a portata di mano.

Il secondo problema è quello della lentezza operativa. Non ci si può aspettare che una medio formato sia veloce come una full-frame, tuttavia è un qualcosa a cui si deve fare l’abitudine e che può risultare limitante. Il tempo di accensione è buono e mi piace anche la posizione dello switch on/off, ma la fotocamera arranca in alcuni ambiti: ad esempio si risveglia con molta calma dallo standby e la velocità massima per la raffica è di soli 3fps con il tracking solo sul primo fotogramma (quando si inizia a scattare l’AF si blocca). La cosa può essere anche comprensibile visto il tipo di prodotto ma non di meno rende la GFX 50r poco utile per la fotografia d’azione. In condizioni ottimali la messa a fuoco non si comporta affatto male, soprattutto se si ha l’accortezza di lavorare a punto singolo/spot flessibile, i disagi iniziano quando la luce cala o se si lavora in penombra sul set, perché in questi casi diventa più lenta. Se scattiamo una foto di paesaggio o still life non lo noteremo, ma nelle sessioni con soggetti animati può impattare abbastanza negativamente sull’esperienza del fotografo e quindi sui risultati.

Il terzo problema, in parte correlato al secondo, è che quando la scena non è ben illuminata il mirino diventa poco fluido. Manca purtroppo una modalità di “boost” simile a quella che Fujifilm ha nella serie X-T e, quando c’è poca luce, il mirino riduce la risoluzione e la frequenza di refresh, specie durante la messa a fuoco. Finché ho scattato qualche foto prodotto non mi sono preoccupato molto, soprattutto lavorando in tethering guardando le immagini sullo schermo del computer e sistemando l’AF manualmente da Capture One, però ci si litiga quando si ha la fotocamera in mano per qualche ritratto.

L’immagine grande che ti ripaga

Al netto delle limitazioni descritte in fase di scatto, le immagini catturate con la Fujifilm GFX 50r sanno ripagarci. Prima ancora di parlare di colori e gamma dinamica, vorrei provare a spiegare il motivo per cui le fotografie appaiono più tridimensionali e “naturali” rispetto quelle ottenibili da una full-frame. Abbiamo visto che il sensore più grande richiede un obiettivo con una lunghezza focale superiore, precisamente di 1,26 volte rispetto a quella usata su full-frame per inquadrare un soggetto in modo analogo dalla stessa distanza, ma rimangono comunque delle differenze nell’immagine finale.

Tutti i fotografi sanno che le lunghezze focali inferiori generano immagini con una prospettiva più estrema. Ad esempio i grandangoli mostrano un’evidente distorsione che diventa più “naturale” intorno ai 50mm. Dato che su medio formato il sensore è più grande, serve una lunghezza focale superiore per ottenere un’inquadratura simile, ma la prospettiva sarà leggermente diversa. Rispetto al full-frame le fotografie sembreranno avere più tridimensionalità ed i soggetti appariranno dunque più “realistici”. È una cosa che si nota a livello istintivo ma che vorrei evidenziare più chiaramente. Nel seguente confronto tra uno scatto a 63mm sulla medio formato Fujifilm ed uno a 50mm su full-frame dalla stessa distanza, si noteranno gli effetti dovuti alla differenza di focale: nel primo caso l’oggetto giallo di sfondo è più nascosto dietro la fotocamera e quello azzurro in primo piano risulta più esterno senza coprire lo speaker nero dietro la piantina.

Fujifilm GFX 50r Nikon Z6
63mm su Medio Formato 50mm su Full-Frame

C’è poco da fare: le fotografie della medio formato hanno un aspetto migliore anche quando si va ad eguagliare grosso modo l’area inquadrata con il full-frame. E la cosa diventa sempre più evidente mano a mano che si passa a sensori più piccoli, come l’APS-C o il Micro Quattro Terzi. Nel prossimo confronto vi voglio far vedere come cambia la resa tra tutti questi formati confrontando una foto a 50mm equivalenti su Fujifilm GFX 50r (medio formato), Canon EOS R (full-frame), Fujifilm X-T4 (APS-C) e Panasonic GH5 (Micro Quattro Terzi). Le ho fatte vedere su Instagram qualche giorno fa in un confronto alla cieca e alcuni utenti sono riusciti a capire le macchine usate in ogni scatto proprio basandosi sulla differente prospettiva (non certo sulla definizione che su Instagram non è percepibile).

Medio Formato Full-Frame APS-C Micro Quattro Terzi
63mm su GFX 50r 50mm su A7r III 33mm su X-T4 25mm su GH5

Si nota facilmente che l’immagine appare più immersiva con il crescere del sensore. Quella Micro Quattro Terzi non è così diversa dall’APS-C, ma c’è un discreto stacco passando al full-frame ed è ancora più evidente con il medio formato. Può sembrare una cosa da poco ma questa tridimensionalità non si può simulare e si impara a riconoscere anche nelle foto “degli altri”. Stavo per dire delle riviste ma se ne vedono poche oggigiorno. Mi ha colpito la resa con uno scatto a 110mm f/4 con la modella distante da me (circa 8 metri, se ben ricordo) ma vicinissima allo sfondo. In queste condizioni mi aspettavo il background completamente a fuoco e invece, con la GFX 50r, si vede chiaramente lo stacco pur avendo chiuso a f/4 (l’obiettivo GF110 arriva ad f/2).

La resa dell’incarnato è davvero superlativa. I passaggi tonali sono meravigliosamente ricchi di sfumature naturali e il livello di dettaglio catturato dal sensore è elevatissimo. Nella sessione di scatto al Moema abbiamo provato a mettere la fotocamera in difficoltà con contrasti molto forti e dominanti di colore, rimanendo stupiti dalla qualità e dal realismo dei risultati.

C’è stato uno scatto in particolare, realizzato con gelatine azzurre su key light e background light più una calda sulla rim light, dove la fotocamera è riuscita a mantenere bene il dettaglio anche nelle zone dove l’eccesso di saturazione avrebbe potuto bruciare tutto.

Sul fronte della risoluzione ci sono fotocamere full-frame che raggiungono i 50MP e la Sony A7R IV va addirittura oltre. Tuttavia bisogna sempre ricordare che qui il sensore è più grande e quindi lo sono anche i fotositi a parità di megapixel. Quindi si cattura più luce e la luce è tutto in fotografia, per questo migliora in ogni aspetto. Così come al contrario peggiora con sensori molto più piccoli, altrimenti gli smartphone odierni che fanno foto da 100MP sarebbero superiori a qualsiasi fotocamera professionale. E non è così, ovviamente.

La full-frame con maggiore risoluzione che ho attualmente in studio è la Sony A7R III con 42.5MP. Non è l’ultima arrivata ma è ancora molto valida, inoltre la reale differenza nel quadro d’immagine rispetto ai 51MP della GFX 50r non è così tanta: si tratta di 7952 pixel in larghezza contro gli 8256 della medio formato. Sull’altezza la differenza diventa più evidente (5304 contro 6192 pixel) perché la Sony ha il classico sensore full-frame in formato 3:2 mentre nella Fujifilm il rapporto è 4:3, dunque è più alto. Ho effettuato lo stesso scatto con entrambe ma ovviamente non ho potuto usare gli stessi obiettivi. Con la GFX 50r mi sono affidato al GF110mm f/2 mentre con la Sony al 90mm f/2,8 G Macro, entrambi a 100 ISO andando a compensare l’apertura come detto in precedenza.

Nell’immagine qui sopra c’è un trattamento voluto per un effetto “vintage” data la natura del prodotto, qui sotto vi mostro un crop al 100% senza post-produzione.

Come si può notare non c’è una grande differenza in termini di dettaglio percepito, tuttavia le informazioni catturate dalla GFX 50r sono maggiori e l’immagine presenta un miglior rapporto segnale/rumore. Per vederlo con più chiarezza aggiungo un altro crop più ravvicinato.

Non dico che la qualità di un’immagine si debba valutare al 300%, infatti anche sul full-frame ad alta risoluzione si ottengono ottime foto e si può croppare in caso di necessità. Tuttavia la medio formato risulta superiore nella riproduzione dei dettagli fini e delle texture, quindi si vedono meglio tutti i materiali (sintetici e non) così come la pelle. Va tuttavia considerato che la GFX 50r utilizza un sensore con la classica matrice Bayer e non ha il filtro passa basso, dunque il moiré può essere un problema a differenza delle fotocamere con sensori X-Trans che Fujifilm usa nella X-Series. A me non è mai capitato di vederlo nelle foto che ho realizzato ma non ho neanche ricercato l’errore di proposito, comunque è un qualcosa che bisogna tenere a mente come per qualsiasi altra fotocamera con medesime caratteristiche (sensore Bayer senza low pass filter).

Rapporto segnale/rumore

Con le medio formato non è usuale scattare ad alti ISO, semplicemente perché sono fotocamere che si usano per ottenere il massimo della qualità e questa si ha tenendosi il più vicino possibile alla sensibilità base. Ovviamente ciò non è sempre possibile e lo diventa ancor di meno con un modello come la GFX 50r, che si tenderà più facilmente a portare fuori dallo studio. Pur con l’elevata risoluzione il rumore rimane comunque ben controllato ed è anche merito del sensore più grande dei tradizionali full-frame.

Di seguito vi propongo un test di sensibilità con luce controllata, sia con i JPG che con i RAW sviluppati da Lightroom, i quali sono ottenuti dopo il miglioramento in conversione DNG e con riduzione del rumore completamente azzerata, sia sulla luminosità che sul colore. Mi sono fermato ai 12.800 ISO del range non esteso perché non aveva senso andare oltre visto quanto detto in precedenza.

File Sensibilità
JPG 100 200 400 800 1600 3200 6400 12800
RAW 100 200 400 800 1600 3200 6400 12800

Fino a 800 ISO le immagini sono molto buone, si perde solo un po’ di dettaglio fine, quindi se si scatta con poca luce ci si può spingere fin qui senza troppi problemi. Ovviamente mano a mano che si sale dai 100 ISO la gamma dinamica si riduce ma la resa rimane validissima se si considera che questi sono crop al 100% (e ricordate che sul RAW li ho pubblicati di proposito sono senza nessuna riduzione rumore, neanche quella di default sulla crominanza). Da 3200 ISO in poi la fotocamera continua effettivamente a scattare a 1600 ISO, memorizzando il valore nominale affinché sia il software al computer ad applicare l’amplificazione dopo la demosaicizzazione. Il tutto è completamente trasparente per l’utente ma scattando a 6400 ISO si otterrà di fatto una foto a 1600 ISO che viene incrementata di due stop dal software in post-produzione. Questo comportamento è possibile anche per il basso livello di rumore nelle ombre, che si mantiene contenuto aprendole. E scattando a 1600 ISO invece che a 3200, 6400 o 12800, si avrà una migliore possibilità di recupero delle alte luci.

Come ho detto, la GFX 50r non nasce certo per l’uso con sensibilità così elevate, tuttavia la risposta è comunque valida grazie alla qualità e dimensione del sensore. Quindi se non si può scattare a 100 ISO e si accetta un po’ di perdita di qualità, arrivare a 800/1600 ISO non sarà un problema. Anche a 3200 ISO le informazioni rimangono elevate e il rumore relativamente poco invasivo, avendo comunque una granulosità piuttosto naturale per un sensore a matrice Bayer. A 6400 ISO ho scattato di rado e seppure la qualità sia accettabile mi dà l’idea di vanificare le potenzialità della macchina. Tuttavia i file in JPG (o RAW con leggera riduzione del rumore) sono usabili e più o meno in linea con quelli delle full-frame ad alta risoluzione. I 12800 ISO solo in caso di strettissima necessità, ma con questi si nota un evidente color shifting e rumore cromatico invasivo.

Non sono un fotografo di paesaggio ma ho voluto fare alcune prove scattando in condizioni di luce difficile, senza cavalletto e senza usare alcuna accortezza solitamente consigliabile, come filtri polarizzatori o ND. Insomma, l’ho usata davvero in modalità punta e scatta per queste prove ma sono rimasto comunque colpito dalla vastità del recupero di luci e soprattutto ombre, nonché dalla ricchezza dei colori catturati. E anche nella foto seguente a 3200 ISO la qualità rimane abbastanza convincente.

Non amo i paesaggi artefatti o eccessivamente saturi, tuttavia è uno stile che va ancora “di moda” anche per via degli smartphone, che tendono ad usare in modo automatico un HDR piuttosto spinto. Quindi a solo scopo esemplificativo vi voglio mostrare quanto margine di recupero effettivamente ci sia se si vuole ottenere quel tipo di risultato. Di seguito vedete l’immagine originale catturata all’alba controsole e poi due sviluppi, uno un po’ più rispettoso della reale atmosfera e l’altro decisamente estremo.

Clicca per vedere diversi stili di sviluppo
RAW Originale Sviluppo Naturale Sviluppo Estremo

Condivido con voi alcune foto prodotto che ho realizzato durante il periodo di prova (e che ho anticipato sul mio account Instagram con il backstage, che di solito piace a chi vuole curiosare e confrontarsi). Questo è uno dei settori in cui la fotocamera dà il meglio di sé, cioè quando si ha il tempo di definire con calma messa a fuoco ed inquadratura, meglio se collegata al computer per lo scatto in tethering. Faccio presente che è anche disponibile l’invio wireless che funziona abbastanza bene, tuttavia preferisco la velocità ed affidabilità del cavo. Le foto di seguito sono ridimensionate ad un massimo di 3840 pixel per lato al fine di ridurre il peso della pagina.

Conclusione

Dopo aver provato approfonditamente la Fujifilm GFX 50r, posso solo dire che è difficile tornare indietro. Sento di aver iniziato appena a scalfire le sue enormi potenzialità e credo che una fotocamera del genere rappresenti uno stimolo a fare sempre di più e meglio. In genere il medio formato non si considera come alternativa ma diventa semplicemente una necessità quando si entra in un mercato professionale di fascia alta. Fujifilm ha dato una scossa al settore con le GFX 50s e GFX 100, ma con la 50r al nuovo prezzo di 3500€ ne ha completamente stravolto le regole. Ci sono fotocamere full-frame che costano di più e molto spesso sono superiori per praticità operativa, velocità e messa a fuoco, tuttavia il medio formato ci regala immagini con una qualità ed un look differente, facendoci fare un evidente salto di qualità. Non tutti lo percepiscono, non tutti ne hanno bisogno e non tutti potranno passare sopra ai pochi, ma comunque presenti, limiti. Però chi lo farà, chi avrà la possibilità di entrare in questo mondo e deciderà di farlo, difficilmente potrà pentirsi.

Il sistema è giovane ma le ottiche importanti già ci sono. In alcuni casi si dovrà spendere di più rispetto ai sistemi con sensori più piccoli ma io credo che l’approccio qui sia differente, nel senso che il target è comunque quello dei fotografi esperti e specializzati che già con un paio di obiettivi riescono a fare tutto quello di cui hanno realmente bisogno. Ad esempio io credo che acquisterei il 50mm f/3,5 ed il 120mm f/4 OIS Macro risolvendo l’80% delle mie situazioni di scatto e insieme costano 4000€. Oppure si potrebbe prendere solo l’interessante 32-64mm f/4 a 2500€. Ovviamente tutto dipende dal campo di applicazione ma la spesa complessiva per la fotocamera e le lenti necessarie a lavorare rientra nella stessa scala di valori dei sistemi full-frame top di gamma.

Faccio personalmente un plauso a Fujifilm per il percorso che ha intrapreso e spero che questo sistema possa avere un futuro florido così da poter proporre in futuro corpi ancora più duttili nella stessa fascia di prezzo della 50r. Già avere lo stesso AF ibrido della 100 potrebbe fare la differenza per avvicinare anche altri fotografi per cui la messa a fuoco rapida è una necessità. Per ora ci godiamo questo ottimo risultato e vediamo che inizia ad avere anche un impatto sull’intero settore, spingendo la concorrenza a tentativi di adeguamento, anche se nessuno per ora si è avvicinato a questo rapporto qualità/prezzo. Spero che la recensione sia stata di vostro gradimento e ringrazio ancora una volta Fujifilm Italia per avermi concesso una prova con tempi così comodi, cosa solitamente molto difficile. Vi segnalo anche che se siete interessati a valutare questa ed altre fotocamere, gli amici di Riflessi Shop di Torino rappresentano uno dei migliori punti di riferimento in Italia, nonché uno dei pochissimi rivenditori autorizzati per il sistema GFX medio formato.

PRO
+ Qualità d’immagine
+ Alta risoluzione
+ Ottima gamma dinamica
+ Ampio margine di manovra in post-produzione dei RAW
+ Ottimi JPG sfornati nativamente dalla fotocamera
+ Sistema di lenti già piuttosto fornito e tutte con qualità ottima
+ Corpo e layout dei controlli tradizionali ed “amichevoli”
+ Costruzione di qualità elevata
+ Relativamente compatta per una medio formato
+ Prezzo contenuto per l’accesso ad un sistema medio formato

CONTRO
- Mirino migliorabile
- Raffica lenta senza AF continuo
- Messa a fuoco precisa ma difficile con poca luce

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.