NVIDIA-ARM: quali implicazioni potrebbe avere per Apple e le altre?

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La notizia era nell’aria da diverse settimane: i primi rumor su una potenziale vendita di ARM da parte di SoftBank avevano già fatto emergere NVIDIA come una delle potenziali acquirenti. Non era la sola, si sono fatti molti nomi, ma senz’altro è stata la più determinata, arrivando all’annuncio delle scorse ore. L’interesse del colosso delle GPU guidato da Jensen Huang non è proprio una sorpresa, lo è stata più la vendita decisa da SoftBank, se non altro per i tempi leggermente accelerati. Sin dall’acquisizione nel 2016, la holding giapponese aveva detto che l’obiettivo entro i successivi 5 anni sarebbe stata la monetizzazione, tramite una cessione o una quotazione in borsa. Alla fine è stata scelta la prima strada, con un discreto profitto che dovrebbe contribuire a calmare le agitazioni di alcuni fondi d’investimento che richiedevano a SoftBank decisi interventi per alleviare delle sofferenze sviluppatesi già prima della pandemia, che ha contribuito ad aggravarle.

Chi avrebbe potuto davvero acquisire ARM?

Non è ancora detta la parola fine sulla vicenda: i processi di acquisizione non sono mai rapidissimi e leggendo in fondo all’annuncio stesso si parla di circa 18 mesi per il completamento, considerando i vari iter burocratici. In un anno e mezzo tutto può accadere, pure un dietrofront di una delle parti o un blocco da parte del governo britannico. Appaiono tuttavia ipotesi poco probabili, visti gli interessi in gioco nonché il fatto che l’operazione riporterebbe ARM ben salda in Occidente. SoftBank ci guadagna 40 milardi di $, che comprendono pure una quota vicina al 10% in NVIDIA; dal canto suo, NVIDIA ottiene un arsenale d’ingegneria e proprietà intellettuali, da aggiungere a quelli già suoi, che da sola avrebbe difficilmente raggiunto se non con un impegno economico ancor maggiore. Ci ritorneremo tra poco su questo, guardiamo però ora alla domanda che introduce il capitolo.

Quanti sarebbero potuti essere interessati ad ARM? Tanti, tantissimi. Al di là di NVIDIA, escludendo volutamente potenziali pretendenti cinesi per tutte le vicissitudini che sarebbero potute conseguire ed ignorando solo a fini narrativi l’appetito dei fondi d’investimento così come di qualche casa automobilistica, si potevano annoverare tra le potenziali candidate principali: Amazon, AMD, Apple, Google, Intel, Microsoft, Qualcomm, Samsung. Per non parlare di eventuali consorzi tra più aziende, e non a caso per qualche tempo è circolato un rumor che vedeva proprio Samsung impegnata a studiare una soluzione del genere insieme ad altre. La realtà, però, dice che ognuno dei soprammenzionati colossi avrebbe avuto vita durissima nel convincere le antitrust. ARM sotto le dipendenze di Qualcomm o, peggio ancora, di Intel sarebbe stato uno scenario bocciato dai vari enti in qualsiasi contesto. Forse un po’ meglio sarebbe andata ad Amazon, Apple, Google e Microsoft, ma in ogni caso avrebbero dovuto probabilmente accettare una nutrita serie di restrizioni. Con AMD che sembra poco interessata a prendere un ruolo così predominante nel settore, preferendo giocarsela sulla bontà dei prodotti finiti, NVIDIA è stata di fatto sin da subito l’opzione più papabile per il gruppo inglese.

ARM serve ad NVIDIA ed NVIDIA serve ad ARM

Le ambizioni di NVIDIA non sono nuove, anzi crescono di anno in anno. L’azienda delle GeForce persegue da tempo una strategia piuttosto aggressiva sul mercato, anche se non ha dato tutti i frutti che sperava. Sul fronte consumer, dopo alcuni tentativi con Microsoft e poche altre, l’attività si è concentrata perlopiù sui propri dispositivi SHIELD e sulla fornitura di SoC per le Nintendo Switch. L’ingresso di ARM nella scuderia permetterà senz’altro di portare sul tavolo l’ipotesi di un ritorno in grande stile, accelerando lo sviluppo di nuovi processori per le varie categorie di dispositivi. Questo significherebbe guai innanzitutto per Qualcomm e poi per Intel e AMD, soprattutto la prima, che sta per inserirsi nel settore delle GPU dedicate e a cui NVIDIA potrebbe restituire il favore facendo sul serio coi PC ARM. Non si possono poi non menzionare server e datacenter, dove NVIDIA è già attiva e combinerebbe le tecnologie ARM alle potenzialità di general purpose computing dei chip grafici.

Ma ridurre il tutto solo alle CPU e alle architetture Cortex non sarebbe corretto. Le tecnologie offerte da ARM si estendono su numerosi ambiti, soprattutto l’intelligenza artificiale, proprio dove NVIDIA pone molta enfasi nel suo comunicato stampa. E dove c’è tanto bisogno dell’AI? In uno dei settori che in quel di Santa Clara stanno seguendo con particolare attenzione: l’automotive. Se i Tegra destinati ai dispositivi consumer non sembrano aver avuto grandissimi sviluppi, il discorso è ben diverso per i chip dedicati all’industria automobilistica, con SoC recenti e collaborazioni attive con case come Mercedes-Benz. Il crescente aumento di sistemi di guida assistita richiede sempre più sviluppo d’intelligenza artificiale, verso l’obiettivo finale della guida autonoma senza intervento del conducente. Anche in questo caso, il binomio NVIDIA-ARM sarà capace di sfornare innovazioni molto interessanti, che avranno riflesso poi su IoT e molti altri settori. Si tratta in ogni caso di discorsi che richiederanno diverso tempo per entrare nel vivo, il completamento dell’acquisizione sarà solo un primo passo.

Ma ARM servirà ancora alle altre?

La domanda con cui inizia l’ultimo capitolo sorge tuttavia spontanea. Dal canto suo, NVIDIA ha già assicurato che preserverà un buon livello di autonomia per ARM e soprattutto non cambierà il modello su licenza sinora cavallo di battaglia degli inglesi. Avrebbe del resto poco senso bruciarsi proprio un’opportunità del genere, visti i succulenti introiti che genera il licensing. Anche perché non si possono cancellare le concessioni d’uso dal giorno alla notte, ci sono contratti stipulati da onorare e le rescissioni avrebbero risvolti molto pericolosi, specialmente sul fronte antitrust.

Nondimeno, ci sono delle preoccupazioni che si stanno manifestando, o si sono già manifestate, tra le principali licenziatarie. Chi può garantire a lungo termine che NVIDIA non decida di tenersi tutto per sé? Architetture alternative, crescenti e aperte come RISC-V stanno iniziando ad attrarre interesse dai vari chipmaker, al fine di avere una riserva pronta per ogni evenienza o, perché no, rimpiazzare ARM negli anni venturi. Possiamo però dare per certa una cosa: almeno per parecchio tempo ancora, ARM serve ad Apple, Qualcomm e tutte le altre. Con o senza NVIDIA di mezzo.

Realisticamente, lo scenario verso cui si andrà sarà di un uso sempre più massiccio da parte delle varie aziende di personalizzazioni proprietarie sopra il set d’istruzioni base, seguendo la scia proprio di Apple. In quel di Cupertino staranno osservando con attenzione il prosieguo della vicenda, soprattutto perché avviene agli inizi della transizione dei Mac verso i SoC Silicon, ma al contempo sanno di dormire sonni tranquilli perché svolgono gran parte del lavoro da soli. Nel corso dei prossimi anni non è poi così peregrino pensare che i processori Apple avranno così ben poco in comune con l’architettura base ARM che di fatto ne risulterà separata, così da non spartire i progressi con nessuno. Questo è un altro motivo per cui un intervento nel processo di vendita da parte della mela, che pur contribuì agli inizi degli anni ’90 a fondare ARM Holdings, non era pensabile: l’avrebbe costretta a mantenere le licenze, cosa per nulla di suo interesse.

Non si può escludere che ci siano delle ramificazioni alla storia principale col coinvolgimento di Apple in primo piano. Benché meno esposta ad interventi antitrust, l’operazione NVIDIA-ARM non è detto sia priva di elementi destinati a richiedere correttivi. Il pensiero corre soprattutto alle GPU, dove le quote di mercato e soprattutto i brevetti delle soluzioni Mali si aggiungerebbero alle GeForce, costituendo una potenziale massa critica. Apple, così come altre, non sarebbe interessata di certo ai chip in sé ma a proprietà intellettuali da aggiungere alla propria collezione. Vedremo quali saranno i prossimi sviluppi di un’operazione che farà parlare di sé almeno fino al 2021 inoltrato, se non anche 2022.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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