Sony A7c: pregi e difetti della nuova fotocamera rispetto la A7 III

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Oggi è stata annunciata la nuova Sony A7C. Nei primi rumor dei mesi scorsi si pensava che il nome sarebbe stato A5 ma l’azienda ha preferito evidenziare la parentela con la famiglia full-frame A7 aggiungendo solo la sigla C come Compact. In estrema sintesi ha il sensore della A7 III, il processore (e quindi anche l’AF) della A7R IV in un corpo molto simile a quello della A6600. Può funzionare?

Commercialmente direi di sì. Il corpo piccolo attira più utenti (almeno stando alle ricerche di mercato) e ci fa apparire più discreti, ma è anche più comodo da trasportare. E qui le dimensioni sono simili a quelle della serie APS-C ma con all’interno un sensore full-frame, lo stesso della A7 III. Questo significa 24MP, video 4K con oversampling dal 6K, buona resa ad alti ISO e stabilizzazione d’immagine. Tuttavia l’IBIS non è proprio lo stesso per via delle ridotte dimensioni, quindi l’efficacia scende leggermente invece che migliorare come ha fatto la recente A7S III. Si propone comunque come un’ottimo upgrade per i tantissimi fotografi che usano con soddisfazione le varie A6000, se non fosse per il prezzo: quasi 2500€ con l’obiettivo kit.

Questo è il primo problema, uno che viene evidenziato anche dal fatto che Sony ha proprio sbagliato strada con il nuovo obiettivo kit economico 28-60mm f/4-5,6. Una lente “carina” perché compatta ma che non ha altri aspetti positivi degni di nota. Parte da 28mm, e va bene, ma non sono neanche riusciti a mantenere la luminosità tipica dei zoom kit di f/3,5. È una lente che molti compreranno perché costa poco (circa +250€ rispetto al corpo) e consente di iniziare subito a scattare, ma guardate cosa ha fatto Panasonic con la Lumix S5, venduta insieme ad un interessantissimo 20-60mm f/3,5-5,6, forse la lente kit economica più riuscita di questi anni (mi riferisco al full-frame, perché su APS-C la palma va al Fuji 18-55mm f/2,8-4).

Il corpo della A7C è più piccolo ma rispetto ad A7 III manca in effetti solo la sporgenza del mirino centrale. La larghezza è la stessa e la profondità scende soltanto per via di un grip meno pronunciato, cosa che si traduce in una presa meno sicura e confortevole. E su APS-C ci poteva anche stare, visto che gli obiettivi sono mediamente più piccoli e leggeri, mentre su full-frame può diventare davvero scomodo. In più il nuovo mirino laterale è di qualità e dimensione inferiore rispetto quello della A7 III, che già di suo non brillava nel 2018. Ma ora siamo nel 2020 e la più grande scoperta di Sony di quest’anno si chiama schermo articolato. Così dopo ZV-1 ed A7s III, questo arriva anche nella nuova A7C. Ed è fatto anche bene perché la porta del microfono è così in alto da non interrompere la sua rotazione, come invece avviene (scioccamente) nella Lumix S5.

Una cosa davvero spiacevole è che in questa nuova fotocamera ci siano ancora i vecchi menu, con tutte le conseguenti limitazioni anche per il touch screen. Ci sono alcune migliorie minori nell’organizzazione, poiché ereditate dalla A7R IV insieme al processore, ma è assurdo che non abbiamo messo anche qui il nuovo menu della A7S III. Posso capire che non si abbia la voglia, il tempo e la cura del cliente tale da portare questo aggiornamento anche sulle vecchie fotocamere, ma addirittura escluderlo dalle nuove no. Non ha alcun senso! Soprattutto per un modello come questo che si propone di interessare un largo pubblico di videomaker in erba che spesso hanno iniziato a fare esperienza con gli smartphone e le loro interfacce super semplici.

Ovviamente c’è la nuova batteria FZ100, quindi ottima autonomia fino a 740 scatti secondo lo standard CIPA, ma generalmente di più nell’uso reale.

Ho trovato però piuttosto ingegnosa la nuova area connessioni, che ora contiene anche la SD nell’area sinistra, così non dobbiamo togliere la batteria per accedere alla memoria. Ce n’è una sola di SD, mentre nella A7 III sono due, ma la considero una rinuncia tollerabile visto il target del prodotto. Manca anche la microUSB ma c’è la USB-C e la microHDMI per l’uscita video ed anche l’uscita audio per il monitoraggio in cuffia. Inoltre gli sportellini sono finalmente di quelli rigidi e non rimangono penzoloni quando sono aperti (come nella A7 III). Perfetta la posizione della porta mic-in ma nella A7C c’è anche il supporto per il microfono digitale di Sony, cosa davvero ben pensata visto che rende tutto il kit ancora più smart e compatto.

Insomma, si presenta sicuramente come il prodotto ideale per vlog, ma non solo. Può essere benissimo l’unica fotocamera ibrida per un amatore così come la seconda o terza camera di un professionista, magari dedicata a camera car, gimbal o droni. Tuttavia Sony ha lesinato pure nel comparto video, riportando pari pari le specifiche della vecchia A7 III. Caratteristiche che sono state più che sufficienti nel 2018 ma che oggi si dovevano migliorare. Non dico che si dovesse portare sia il 4K 50/60fps che il 4:2:2, i 10 bit, l’All-Intra e i bitrate più elevati, ma neanche evitare proprio qualsiasi miglioramento possibile nel video. L’unica cosa interessante è che la color science è quella più recente di Sony, quindi più corretta e con meno tendenze al giallo/verde per l’incarnato.

In generale, però, la A7 III sembra ancora un acquisto migliore. Lo dico perché ha praticamente le stesse specifiche ma alcuni vantaggi, tra cui un corpo più comodo e con più funzioni, mentre su A7C manca la ghiera frontale, mancano i tasti custom in alto e manca pure il joystick. Praticamente un incubo per l’utente evoluto. Poi ha il doppio slot, un mirino più grande e di qualità superiore, stabilizzazione leggermente migliore ed un prezzo inferiore. Insomma, è più che lecito per lo meno ragionarci se non preferirla a prescindere. La A7C ha dalla sua lo schermo articolato, dimensioni leggermente più compatte, il supporto per i microfoni digitali sulla slitta a caldo e un AF con qualche miglioria. Per cui anche lei ha le sue carte da giocare, il fatto è che ne avrebbe potute avere molte di più.

Ecco cosa si doveva fare per rendere la A7C un best seller: mettere la nuova interfaccia e il menu della A7S III, aggiungere almeno il 4K 60fps, migliorare o togliere del tutto il mirino, aggiungere la rotella frontale e almeno un tasto custom in alto, portare il prezzo del kit sotto i 2000€ oppure fare una lente kit decente. Niente di tutto questo è stato fatto perché credo che Sony vorrà assestare il colpo serio con la prossima A7 IV, anche se ormai me l’aspetto per il 2021.

Detto tutto quanto era d’obbligo dirvi aggiungo una cosa che potrà sembrarvi strana: la A7C mi piace. In realtà è proprio per questo che ho notato tutta una serie di lacune. Avendo una A7R III ed una A7S III in arrivo, non mi sarebbe affatto dispiaciuto un corpo più compatto da usare come jolly con tutte le mie lenti Sony. Coprirebbe benissimo tante della attività che oggi eseguo con la Fujifilm X-T4 e con la Panasonic GH5, così da consolidare un unico sistema. Certo è la prima di questa nuova famiglia Compact e l’utente tipo forse è più quello consumer, però bastava un tanto così per realizzare una fotocamera davvero ottima per il 2020 e non una del 2018 in un corpo più piccolo e ad un prezzo più elevato. Suppongo che molti professionisti continueranno ad aspettare la A7 IV.

Se volete assicurarvene una delle prime vi ricordo gli amici di Riflessi Shop di Torino, rivenditore ufficiale diretto Sony Italia. Dove da giovedì prossimo ci saranno anche disponibili le A7S III.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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