Xbox: fra il digital delivery e l’acquisizione di ZeniMax Media

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Nel momento in cui scrivo i preorder della Xbox Series X sono già sold-out su Amazon, mentre rimangono ancora alcune Series S: non so se Microsoft abbia prodotto più unità delle sue console o se (più presumibilmente) gli ordini ricevuti siano numericamente inferiori a quelli di Playstation 5, esaurita sia nei negozi fisici che in quelli online in poche ore. Credo tuttavia che la politica adottata da Redmond per la current gen possa aver inciso negativamente sui buoni propositi di acquisto dei consumatori.

Come è noto, Xbox One ha da subito peccato sul piano delle esclusive: poche, anzi, pochissime. Del resto, il vecchio refrain “le console sono fatte dalle loro esclusive” è tanto caro anche alla terza incomoda, Nintendo, che su IP come Super Mario, Zelda e Pokémon ha fatto la sua fortuna. Per di più, la disponibilità dei titoli sia su Xbox che su PC Windows non spinge all’acquisto chi ha già un buon computer in casa.

Di una cosa, però, bisogna dare atto a Microsoft: Xbox è stata sin da subito pensata per il gioco online. E questa sua attitudine ha portato al varo di servizi come Game Pass e xCloud: tanti titoli sempre disponibili in un catalogo più ricco rispetto a quello di PS Now, a fronte del pagamento di un canone mensile abbastanza contenuto.

Sulla scia di questo approccio, Redmond ha avuto la (geniale) idea di proporre a un prezzo abbordabile dai più e sin dal day one la Xbox Series S, ovvero una versione depotenziata che però è in grado di riprodurre gli stessi titoli, purché disponibili nei cataloghi degli accennati servizi o sullo store: insomma, con 299€ e altri 29,90€ al mese il divertimento è assicurato. Forse l’unico problema di un simile approccio è l’offerta sovrabbondante di giochi, che può condurre ad iniziarne tanti ma a finirne pochi.

Il prezzo aggressivo e il vasto catalogo possono attirare una buona fetta di gamer, ma Microsoft è ben conscia della scarsità di esclusive: l’evento di presentazione di PlayStation 5 della scorsa estate è stato incentrato essenzialmente su Spider-Man: Miles Morales, Horizon, Little Big Planet e una serie di altri giochi che non saranno disponibili su altre piattaforme. Lo stesso Final Fantasy XVI sembra essere un’esclusiva Sony, se non altro temporale.

La risposta di Redmond è arrivata ieri con l’annuncio dell’acquisizione di ZeniMax Media, la holding che controlla ben 8 studi di sviluppo di videogiochi:

  • Bethesda Game Studios (The Elder Scrolls, Fallout, Starfield)
  • Alpha Dog (Wraithborne, Monstrocity: Rampage)
  • Arkane Studios (Dishonored, Prey, Deathloop)
  • id Software (Doom, Quake, Rage)
  • MachineGames (Wolfenstein)
  • Roundhouse Studios (TBA)
  • Tango Gameworks (The Evil Within, Ghostwire: Tokyo)
  • ZeniMax Online Studios (The Elder Scrolls Online, Fallout 76)

Nell’elenco sono indicate tra parentesi le IP principali di ogni studio, ma non dimentichiamo che Deathloop e Ghostwire: Tokyo sono due titoli in esclusiva per PlayStation 5: questo significa che, sebbene Phil Spencer abbia già chiarito che Microsoft onorerà i contratti già stipulati da ZeniMax con Sony, valuterà caso per caso se far uscire i titoli non ancora annunciati anche sulla consolle concorrente.

La mossa ha lasciato spiazzati molti videogiocatori che hanno prenotato PlayStation 5, visto che alcuni titoli apprezzatissimi come Wolfenstein, Quake, Doom e The Elder Scrolls ora potrebbero richiede un PC o una seconda console, che a questo punto potrebbe benissimo essere la più economica Xbox Series S. Insomma, con questa acquisizione, Microsoft potrebbe aver centrato un doppio obiettivo: incrementare l’offerta per i propri utenti ed entrare anche nelle case di molti affezionati utenti Sony.

Elio Franco

Editor - Sono un avvocato esperto in diritto delle nuove tecnologie, codice dell'amministrazione digitale, privacy e sicurezza informatica. Mi piace esplorare i nuovi rami del diritto che nascono in seguito all'evoluzione tecnologica. Patito di videogiochi, ne ho una pila ancora da finire per mancanza di tempo.

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