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Ci siamo: meno di un giorno e assisteremo al secondo evento Apple nel giro di un mese. Non è una novità assoluta, con l’eccezione del 2015 e del 2019 si sono già tenuti due keynote a settembre ed ottobre; la novità è perlopiù costituita dal distanziamento ridotto, dato che nelle volte precedenti passava circa un mese e mezzo (o poco meno) tra gli eventi, mentre qui a conti fatti lo scarto è ridotto a soli 28 giorni. Sarà anche il terzo appuntamento di fila tutto virtuale, a causa della pandemia Covid ancora in pieno corso che ha costretto Apple ed altre a rivedere le modalità di presentazione delle novità (anche se qui non tutto il male è venuto per nuocere, avendo permesso di scoprire una via creativa e coinvolgente, che speriamo possa restare alternata ai keynote fisici tradizionali anche quando i tempi consentiranno di riprendere a farli). Come di consueto, l’invito stampa è stato spulciato alla ricerca di indizi, a partire dalla frase introduttiva “Hi, Speed”. Una cosa sola è certa: vedremo nuovi iPhone. Ma potenzialmente ci sarebbe pure altra carne al fuoco, dalle probabilità più o meno alte. Proviamo qui a ragionare su ciò che ci aspetta.

Concept made by MacRumors.

Sicuri

Non possiamo ovviamente che iniziare dal protagonista: iPhone 12. Un buon numero di cambiamenti tecnici, e anche alcuni estetici, caratterizzeranno il passaggio dalla generazione uscente (inteso al vertice, in realtà almeno uno dei modelli di iPhone 11, molto probabilmente il non Pro, resterà in vendita scalato alla fascia medio-alta). Iniziamo appunto dall’aspetto, perché ciò che salterà immediatamente all’occhio dovrebbe essere un ritorno ai bordi più squadrati e metallici che si sono visti sino all’iPhone SE di prima generazione, o se lo si preferisce, simili a quelli degli iPad Pro e del nuovo Air. Nessuna grande modifica è attesa per il notch: le indiscrezioni che ne vedevano una riduzione si sono sempre più affievolite nel corso dei mesi e nessuno dei vari leaker che abbiamo imparato a conoscere in questi mesi scommette ancora in merito. Solo sull’unità più piccola ci si attende un notch leggermente ridotto, mentre sugli altri non è prevista alcuna dieta. Sul modello Max, tuttavia, grazie al passaggio da 6,5″ a 6,7″ si dovrebbe avere una percezione ottica di minore prominenza per l’amata/odiata area che racchiude la fotocamera anteriore e i sensori del Face ID, che potrebbe essere più veloce grazie ad un algoritmo dedicato.

Avendoli citati, è il momento proprio di parlare di schermi. La buona notizia è che l’atteso abbandono degli LCD IPS finalmente si consumerà su tutta la lineup degli iPhone 12, coinvolgendo così pure i modelli base. Circola il nome “Super Retina XDR” per i nuovi pannelli OLED che verrà utilizzato, vedremo se durante l’evento assumeranno effettivamente tale denominazione. Un’altra novità auspicata, ma che al 99,9% non ci sarà, è la frequenza d’aggiornamento 120 Hz, che avrebbe dovuto riguardare i modelli Pro. I rumor di fine agosto che sembravano dare una possibilità d’inclusione al foto finish sono ormai considerati naufragati, rinviando l’appuntamento al prossimo anno.

Importanti novità riguarderebbero le dimensioni degli schermi, dato che il nuovo trio dovrebbe diventare 5,4″, 6,1″ e 6,7″. Le misure da 5,8″ e 6,5″ che conosciamo rispettivamente da iPhone X (2017) e XS Max (2018) lasceranno spazio a due nuovi estremi, mentre la misura intermedia da 6,1″ che sinora abbiamo visto solo sui modelli d’ingresso delle nuove generazioni, come XR e 11, si sdoppierà abbracciando anche la fascia Pro. Il modello da 5,4″ potrebbe diventare molto gettonato, viste le dimensioni compatte che promette già la sola immaginazione: grazie allo schermo pressoché borderless, il dispositivo potrebbe risultare grande all’incirca quanto un iPhone SE 2020, se non addirittura qualcosa in meno, col beneficio di quei 0,7″ in più. Dall’altro lato della barricata, il Pro da 6,7″ rappresenterebbe un più modesto upgrade dimensionale, sempre e comunque gradito dal momento che dovrebbe essere ricavato prevalentemente con un assottigliamento delle già ridotte cornici attorno lo schermo, con impatti modesti sulla grandezza complessiva del prodotto. A completare il tutto, su tutti i modelli, un nuovo vetro rafforzato.

Entriamo all’interno del quartetto di iPhone 12. Se di dubbi ce n’erano già pochi, l’evento di settembre coi nuovi iPad Air ce li ha tolti del tutto: ci sarà il SoC A14, che promette risultati molto appetitosi. Da capire eventuali aggiornamenti anche per la RAM, rispetto ai 4 GB dei modelli attuali, mentre per l’archiviazione ci si attendono alcune modifiche: i modelli non Pro dovrebbero continuare a partire da 64 GB (128 e 256 i tagli successivi), mentre i Pro inizierebbero finalmente da 128 GB (256 e 512 quelli superiori). Sul fronte della connettività, è pressoché assodato che vedremo il 5G su tutte le configurazioni, anche se alcune indiscrezioni dell’ultima ora gettano qualche ombra sull’effettivo supporto: se non fosse previsto l’accesso alla banda da 700 MHz, la cui liberazione in Italia da parte delle emittenti televisive verrà effettuata entro metà 2022, gli iPhone 12 potrebbero in futuro essere più limitati nella fruizione delle reti di quinta generazione rispetto ad altri dispositivi, con un utilizzo prevalente solo nelle grandi città e in aree densamente abitate. Ricorderebbe un po’ il supporto primordiale offerto al 4G dall’iPhone 5, in grado di connettersi esclusivamente ad alcune frequenze. In generale, però, Apple sembra non voler spingere troppo l’acceleratore sul 5G, preferendo il raggiungimento di una maggiore maturità. Ciò potrebbe essere testimoniato da una funzionalità denominata “Smart Data Mode” che prediligerebbe la connessione più importante solo in caso di necessità.

Parliamo ora di fotocamere, oggetto proprio di un recente e grosso leak. La conta dei Megapixel non dovrebbe cambiare nemmeno quest’anno, rimanendo a quota 12. I sensori dovrebbero tuttavia essere nuovi, così da offrire ulteriori capacità rispetto ai modelli 2019. Sulle due configurazioni non-Pro, che manterranno uno schema duale principale + ultra-grandangolare, l’apertura del sensore primario potrebbe scendere a f/1,6. Stesso discorso per il Pro, che avrebbe però altri tocchi importanti, a partire dal LiDAR, ma non solo: un maggiore campo visivo e la capacità di generare uno zoom ottico fino a 4x. Il Pro Max salirebbe ulteriormente di livello, attraverso un sensore da 1,7 μm invece che 1,4, un ultra-grandangolare di maggiore apertura ed un teleobiettivo con focale da 65 mm che spinge lo zoom ottico massimo a 5x. Per tutti i modelli sono invece previsti miglioramenti allo zoom digitale, nonché alle tecnologie Smart HDR, Deep Fusion e modalità Notte (che sui Pro dovrebbe peraltro estendersi pure al teleobiettivo). La registrazione video non farà il salto all’8K, ma guadagnerà il supporto Dolby Vision.

Cosa resta da trattare? Il comparto energetico. Già, forse l’unico mezzo mistero: ci sono indicazioni contrastanti, tra chi ha pronosticato un lieve aumento nei mAh e chi invece, all’inverso, una lieve diminuzione. Le migliorie dell’A14 dovrebbero comunque garantire il mantenimento di autonomie pressoché inalterate (qualcosina in più –si vocifera fino a un’ora sul Pro Max–, qualcosina in meno a seconda del modello), anche a fronte di capacità ridotte delle batterie. Potrebbe arrivare il supporto alla ricarica inversa, che permetterebbe di fornire energia ad altri dispositivi attraverso lo standard wireless Qi. Già confermato l’addio all’alimentatore incluso nella confezione, lasciando nella confezione il solo cavo Lightning/USB-C, che beneficerebbe di un piccolo upgrade grazie ad una nuova struttura intrecciata. Per quanto riguarda le colorazioni dei dispositivi, sui modelli non-Pro ci si aspetta nero, bianco, rosso, verde e blu, mentre sui Pro il Verde Notte dovrebbe essere rimpiazzato dal Blu Baltico introdotto nell’Apple Watch Series 6, o una tonalità molto simile.

Concentriamoci infine sugli aspetti commerciali, a partire dai nomi: si parla di iPhone 12 mini (5,4″), 12 (6,1″), 12 Pro (6,1″) e 12 Pro Max (6,7″).  Il 12 mini dovrebbe essere proposto a partire da un prezzo vicino agli 839€ dell’iPhone 11, con un sovrapprezzo attorno ai 100€ per passare al 12 più grande. L’iPhone 12 Pro nel taglio base da 128 GB resterebbe attorno ai 1189€ del modello che sostituirà, che diventerebbero 1289€ per il Pro Max. Alquanto articolata la commercializzazione: i due modelli da 6,1″ dovrebbero essere i primi a debuttare, con preordini dal 16/17 ottobre e vendite dal 23/24. L’iPhone 12 mini si farebbe attendere fino al 6/7 novembre per i preordini, con vendite dal 13/14, giornate in cui poi partirebbero i preordini del 12 Pro Max che a sua volta completerebbe la lineup sugli scaffali il 20/21 novembre.

A proposito di disponibilità, l’imminente evento potrebbe finalmente essere l’occasione per sciogliere il mistero sugli iPad Air, pure in virtù del fatto che le prime unità imballate starebbero raggiungendo gli Store, segno molto incoraggiante per un’apertura delle vendite molto a breve, forse subito dopo il keynote in modo da non rubare poi nei giorni successivi la scena agli iPhone.

Buone probabilità

D’accordo, quella sopra è l’immagine di un HomePod standard e non si parla di un suo aggiornamento. È comunque utile ad introdurre le discussioni sull’HomePod mini, versione compatta che potrebbe vedere il suo debutto nell’evento di domani. Dimensioni più piccole (si parla di un’altezza dimezzata rispetto al modello base) e anche prezzo più piccolo: soli $99. L’obiettivo dichiarato sarebbe quello di rilanciare le vendite degli smart speaker di Cupertino, che sinora non sono riusciti a scalfire il dominio di Amazon Echo e Google Nest. All’interno dovrebbe disporre dello stesso SoC S5 di Apple Watch 5 e SE, più che adeguato per la tipologia di dispositivo, ed integrare il chip Ultra Wide Broadband per comunicare con altri prodotti Apple, e presumibilmente non solo man mano che la tecnologia prenderà piede. I preordini inizierebbero il 6 novembre, mentre le vendite dal 16.

Lo vedremo in Italia? Purtroppo lo scetticismo resta: quel rumor tutto nostro su cui avevamo puntato tanto non si è sinora concretizzato col prodotto principale e arrivati a questo punto, con le già citate Amazon e Google che si sono accaparrate pure da noi le fette di torta più grosse, forse l’eventuale arrivo italiano di HomePod risulterebbe maggiormente una questione di orgoglio per Apple (nel senso di espandere la battaglia contro le rivali) che di vero business. Nondimeno, se stessero pensando di farlo, partire proprio dal modello mini potrebbe essere l’idea migliore.

Potrebbero esserci

La disfatta sulla AirPower non è mai stata digerita da Apple, tanto che dopo la cancellazione di inizio 2019 ha subito intrapreso un nuovo progetto nell’ambito, volto ad arrivare al rilascio di una base di ricarica wireless “designed in Cupertino”. Negli scorsi mesi i leak a riguardo si sono intensificati e ormai viene dato per buono che il prodotto arriverà. Anzi, i prodotti: si parla di due basi, una più economica e meno ambiziosa, in grado di caricare un solo dispositivo alla volta, una più avanzata e simile all’AirPower originale, in grado di ricaricare due dispositivi contemporaneamente e dotata di nuova componentistica per evitare le problematiche di surriscaldamento precedentemente riscontrate (si parla di un SoC basato sull’A11 Bionic, che dispone di una gestione energetica avanzata e ideale per questa tipologia di prodotti).

L’utilizzo di superfici magnetiche per favorire il posizionamento dei dispositivi potrebbe fornire non solo questa caratteristica, ma pure il nome. Probabilmente anche per una questione scaramantica, Apple potrebbe non riutilizzare il marchio AirPower, ormai macchiato da una cattiva fama, bensì una vecchia conoscenza che in passato ha avuto fortune molto migliori (ed è anche un po’ rimpianta sui MacBook). Queste basi potrebbero essere la nuova vita della MagSafe. Almeno una delle due, quella più basica, potrebbe essere presentata all’evento, mentre la più potente MagSafe Duo è data per meno probabile, in attesa di ulteriori affinamenti per un debutto nel 2021. Marchio fortunato sì, abbassare le precauzioni no.

Si stanno gradualmente abbassando le chance di vedere nelle prossime ore le AirPods Studio, dato che non risulterebbero pronte per un rilascio così a breve. Sono ritenute comunque in dirittura d’arrivo, con le vendite che partirebbero nel corso di novembre. Se non verranno presentate domani, perciò, si tratterebbe solo di attendere un comunicato stampa nelle prossime settimane o il successivo evento, che non dovrebbe tardare molto (ne riparleremo più sotto, verso la conclusione di questo lungo recap). A differenza degli altri prodotti nella famiglia AirPods, qui parleremmo di cuffie over ear, col probabile obiettivo di succedere alle celebri Beats Studio dapprima a livello d’immagine e poi commerciale. Si parla di due versioni: una più sportiva, con materiali leggeri e resistenti, ed una di fascia premium, con finiture maggiormente ricercate ed elementi in similpelle. La scocca esterna dei padiglioni, così come il supporto, presenterebbero una struttura in grado di facilitare l’intercambiabilità con componenti di tonalità diverse rispetto a quella originariamente acquistata, il che potrebbe pure aprire a numerosi accessori after-market.

Caratteristiche come la cancellazione attiva del rumore e il supporto all’audio spaziale sono date per assodate, così come l’utilizzo di sensori per rilevare se le cuffie sono indossate oppure no e di conseguenza interrompere o riprendere la riproduzione musicale (in modo analogo a quanto fanno anche gli AirPods auricolari, in grado di rilevare la rimozione dall’orecchio). I medesimi sensori renderebbero superflua la distinzione tra i canali sinistro e destro tipica di molte cuffie, dal momento che riconoscerebbero automaticamente il modo in cui le AirPods Studio sono indossate regolandosi in accordo. Tutto ciò opererebbe in tandem col chip U1, che si occuperebbe pure del collegamento Ultra Wide Band coi dispositivi che ne fanno uso. La qualità audio dovrebbe essere sensibilmente superiore a quella degli auricolari, con l’ulteriore ausilio di un equalizzatore dedicato su iDevice e Mac che permetterebbe tarature personalizzate. Per quel che riguarda i prezzi, si parla di $349 per il modello Sport e $599 per quello Luxury.

Potrebbe essere la volta buona anche per vedere il chiacchierato refresh della Apple TV con una forte propensione al gioco. I recenti rumor parlano di due modelli: uno con SoC A12Z che andrebbe a sostituire nell’entry-level l’attuale Apple TV HD, oppure diventare la proposta intermedia considerando lo spostamento dell’Apple TV 4K odierna a modello d’ingresso; un box più estremo, che abbiamo ipoteticamente ribattezzato Apple TV Pro, con un SoC “A14-like” dall’elevata potenza in grado di gestire giochi di un livello molto superiore rispetto a quelli correnti, nell’ottica di una maggiore valorizzazione dell’abbonamento Apple Arcade. Non mancherebbe un controller dedicato, così come una rivisitazione del TV Remote volta a risolvere le criticità individuate nel modello in circolazione e con supporto all’app “Dov’è” per facilitarne il ritrovamento in casa qualora non fosse più in vista. Molto aiuto arriverebbe direttamente dal chip U1, col supporto Ultra Wide Band, di cui disporrebbero le nuove Apple TV.

Infine, con le più basse probabilità rispetto a tutto quanto sopra discusso, troviamo gli iPad Pro. Lo menzioniamo più per atto dovuto, perché nessuno se lo aspetta e risulterebbe una vera sorpresa vederlo domani. A testimoniarlo, anche la scarsità di rumor: ci si attende l’adozione del SoC A14X, il supporto 5G e gli schermi mini-LED, ma non circolano altre indiscrezioni. Insomma, meglio non aspettarselo così a breve. Più facile che arrivi a primavera 2021.

Source: Jon Prosser on Twitter.

A forte rischio

Il discorso fatto sopra per i futuri iPad Pro sembra valere pure per gli AirTag. La differenza è che di questi sappiamo già quasi tutto da tempo, incluso il potenziale design, come si vede sopra. Il tracker avrebbe lo scopo di facilitare il ritrovamento di oggetti smarriti nelle vicinanze, in modo simile a prodotti come quelli di Tile, emettendo automaticamente una segnalazione quando ci si allontana dal terminale cui viene abbinato, preferibilmente un iPhone dotato di supporto UWB (il Bluetooth verrebbe usato come opzione di riserva). Il tracker verrebbe associato al proprio account iCloud e potrebbe essere impostato affinché condivida la sua posizione coi nostri contatti preferiti oppure per escluderne automaticamente il funzionamento in determinati luoghi. Se il ritrovamento non fosse immediatamente possibile, sarebbe prevista una modalità “smarrimento” che permetterebbe di mostrare in sola lettura i dati principali del proprietario su qualsiasi dispositivo Apple. Qualora venisse ritrovato ed avvenisse il contatto, il tracker emettere subito una notifica per segnalare l’accaduto. Nel caso invece l’oggetto smarrito fosse ancora vicino, la fotocamera dell’iPhone potrebbe essere utilizzata per facilitare le ricerche, sfruttando la realtà aumentata.

Qualche dubbio riguarda soprattutto la batteria: nei passati rumor s’ipotizzava l’utilizzo di unità rimovibili, le stesse degli orologi da polso (quelli analogici, ovvio), ma ultimamente si è vociferato pure di una modifica verso una soluzione fissa con ricarica wireless. Sembra che avremo ancora parecchio tempo per scoprire la verità, dato che gli AirTag sarebbero stati rimandati fino a marzo 2021.

Ma anche no

Infine, guardiamo a ciò che è pressoché sicuro non vedremo nell’evento di domani: i nuovi Mac con Apple Silicon. Apple ha promesso i primi modelli entro l’anno e così sarà, ma questa non è l’occasione ideale. Ruberebbero troppa scena agli iPhone 12 e in azienda non hanno mai amato questo tipo di sovrapposizioni mediatiche. Meglio parlarne in separata sede, a novembre. Il che significa che ci attende un altro evento all’orizzonte, dato che è poco verosimile che Tim Cook si accontenterà degli annunci stampa per presentare quello che a tutti gli effetti è l’inizio commerciale della più importante transizione di architettura mai affrontata dai Mac, ancor più delle precedenti dal momento che per la prima volta Apple controllerà in modo completo il destino dei propri computer grazie all’utilizzo di SoC progettati in casa e non più di processori altrui.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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