Recensione iMac 27″ 2020, l’ultimo della sua specie

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Ad agosto è uscito un nuovo iMac 27″ che ha mantenuto lo stesso design del precedente ed anche i processori Intel. Giusto due mesi prima, durante la WWDC 2020, Apple aveva annunciato una storica transizione di architettura che la porterà ad abbandonare le CPU x86-64 in favore di nuovi chip ARM fatti in casa. Secondo le previsioni ci vorranno un paio d’anni a seguito dei quali tutti i Mac saranno rinnovati con processori Apple Silicon, chiudendo così il capitolo di collaborazione con Intel iniziato 15 anni fa. Considerando il quadro generale, si può certamente dire che questo iMac 27″ sia uscito in un momento storico poco felice. A novembre è atteso l’annuncio del primo (o dei primi) Mac con Apple Silicon ed anche se sicuramente l’iMac 27″ non sarà tra questi, prima o poi sarà aggiornato anche lui. La mia ipotesi è che arriverà prima il refresh della versione piccola mentre per il modello più grande potremmo dover attendere la seconda metà del 2021. Se volete approfondire l’argomento e le relative motivazioni tecniche vi invito a farlo con la mia Roadmap. Una cosa è pressoché certa: questo del 2020 sarà l’ultimo iMac con processori Intel. Ma è un bene o un male? In questa recensione voglio evitare di ribadire l’ovvio, anche perché il computer è sostanzialmente uguale a sé stesso da 7 anni, quindi mi concentrerò esclusivamente sulle novità, sulle prestazioni e sulle motivazioni che potrebbero rendere l’acquisto (o il noleggio) consigliabile.

Sempre lo stesso design

Concedetemi giusto due parole sul design, e sono queste: ancora bello. Sì, lo so, le cornici sono grandi e la sensazione di deja-vu è forte, ma non sono cose che mi danno fastidio più di tanto. Anzi, come ho detto in precedenti occasioni, il bordo nero mi aiuta a separare lo schermo dall’ambiente e lo trovo persino utile per la color correction. È un po’ come nella serie The Frame di Samsung, dove la grande cornice intorno fa arredamento. Non dico che sia esattamente la stessa cosa ma di certo non è come su smartphone e tablet, dove ridurre le cornici consente di realizzare dispositivi più piccoli ed ergonomici. Il computer “desktop” sta per definizione sulla scrivania e avere più bordo non causa effettivamente nessun problema. Farà sicuramente piacere se nel nuovo design la cornice sarà più snella, però mi auguro che arrivi prima di tutto l’ingrandimento dello schermo a 30″ o 32″. Con i software professionali non è facile lavorare su un solo 27″ ed è anche difficile trovarne uno da aggiungere che si abbini bene all’iMac.

Schermo con nanotexute

Per quanto il design ed il display non siano cambiati, una novità importante c’è e si chiama nanotexture. Questa opzione è stata aggiunta in fase di configurazione e purtroppo costa parecchio, ben 625€. Gli schermi degli iMac sono lucidi dal 2007, garantendo migliore definizione e contrasto. Non è un caso che questi appaiano più brillanti rispetto agli altri display, dove la copertura opaca riduce tali qualità e fa sembrare tutto più sbiadito. La tecnologia con nanotexture consiste in una lavorazione del vetro frontale che è stata introdotta inizialmente sul Pro Display XDR, dove costa addirittura 1000€. È molto più complicata da realizzare rispetto all’applicazione di una pellicola, da qui il prezzo maggiore, tuttavia la resa è stupefacente. Non ho alcun dubbio nel dirvi che arrivando dall’iMac Pro lo schermo nanotexture rappresenta il più grande miglioramento che ho potuto apprezzare fin dal primo momento e che continua a fare la differenza anche dopo mesi di utilizzo. Oltre a non avere il problema dei riflessi ha la caratteristica unica di essere effettivamente opaco ma senza perdere brillantezza e definizione. Io lavoro in una stanza in cui la finestra è dietro il display, posizione che ho ricercato proprio per limitare i riflessi, ma, anche senza luce diretta, lo schermo lucido degli iMac tradizionali si comporta come uno specchio: se la stanza è anche un minimo illuminata si vede nel vetro tutto ciò che sta alle nostre spalle.

Sul vetro lucido degli iMac il problema più grosso è che ci si specchia

Una situazione fastidiosa che si risolve al buio, ma è assolutamente sconsigliato per chi lavora con foto e video perché porta a correggere le immagini in modo errato. Con lo schermo nanotexure questo problema è solo un brutto ricordo e le immagini sembrano come stampate sullo schermo, senza nulla che le contamini. Non solo è più efficace per il lavoro in ambito creativo ma è anche molto meno affaticante per gli occhi. Dispiace solo per il prezzo elevato ma avendo usato anche monitor molto costosi vi posso assicurare che questo tipo di resa è praticamente unica nel suo genere. Il mio entusiasmo dovrebbe essere stato già piuttosto esplicativo ma voglio concludere dicendo che considero questa opzione fondamentale per chi lavora con le immagini.

Connessioni e limitazioni

L’iMac 27″ 2020 offre un rapporto prezzo/prestazioni che supera quello dell’iMac Pro 2017, più alcuni vantaggi come l’ottimo schermo con nanotexure e la possibilità di espandere facilmente la RAM grazie allo sportellino posteriore. Adesso ha anche il chip T2, la Face Time HD 1080p, lo slot SD UHS-II e la possibilità di essere configurato con Ethernet a 10Gbps, quindi ha colmato molti dei gap rispetto al fratello maggiore ma più anziano. Tuttavia ci sono due limiti che si devono considerare, seppure io reputi penalizzante soltanto il secondo. Infatti il primo è il fatto che abbia ancora il Wi-Fi 5, sicuramente fastidioso in prospettiva ma non così fondamentale ad oggi, soprattutto per un computer destinato ad una postazione fissa dove portare un cavo di rete continua ad offrire diversi vantaggi. L’altra è la presenza di due sole porte Thunderbolt 3, mentre nel Pro ce ne sono quattro. Anche il MacBook Pro 16″ e il 13″ top di gamma ne hanno il doppio e onestamente io ho sofferto per questo limite. Considerando che i dischi USB-C sono sempre più diffusi e che anche altre periferiche, come le schede audio, ormai usano spesso questo connettore, si rimane facilmente a secco. Inoltre devo segnalare che con l’utilizzo di Dock Thunderbolt 3 sembra non riuscire a mantenere le performance complete sulle porte USB-C in cascata, cosa che non avevo notato con l’iMac Pro e di cui non capisco il motivo. Dunque un giudizio complessivamente positivo ma con questo avvertimento: se usate molte periferiche USB-C potreste avere qualche difficoltà. Va meglio con i dispositivi professionali Thunderbolt 3, visto che molto spesso hanno una seconda porta in uscita per il daisy chain.

Configurazione

Il dubbio più grosso è certamente quello della longevità, dato che questo iMac 27″ 2020 utilizza ancora i processori Intel. Ci concentreremo meglio su questo aspetto nelle conclusioni, per ora limitiamoci a vedere come si comporta e quale configurazione scegliere. Il modello base costa 2.199€ e monta un processore Core i5 6-core/12-threads di decima generazione, un SSD da 256GB, 8GB di RAM e Radeon Pro 5300 con 4GB di memoria. A mio avviso la CPU è già valida e tra l’altro rimane simile, con un leggero aumento di frequenza, nel modello intermedio da 2.399€. Qui, però, si trova un SSD da 512GB che è decisamente più adeguato, mentre ritengo davvero una miseria i 256GB della base. Per cui partirei da questa versione e lascerei invariata la RAM, perché i prezzi degli upgrade Apple sono folli e c’è uno sportellino da cui è facile fare l’upgrade manualmente senza dover svitare nulla o invalidare la garanzia. Io mi sono fatto spedire 2 moduli da 32GB da C&C, l’Apple Premium Reseller dove l’ho noleggiato (più avanti vi spiegherò meglio).

Dato che gli slot totali sono quattro ho mantenuto la possibilità di portarlo a 128GB in futuro, anche se ho valutato un po’ la risposta della macchina e per il mio uso i 64GB sono adeguati. Comunque si utilizzano dei moduli standard SODIMM DDR4 2666/7MHz, ovvero PC4-21333, che sono facilissimi da trovare e anche a buon mercato.

Se non si ha bisogno di prestazioni particolarmente elevate, la configurazione intermedia con upgrade di RAM aftermarket a 16GB è quella che consiglio, visto che basta aggiungere due moduli da 8GB. Per il settore professionale è meglio mettere 32GB di RAM, ottenendo un setup molto valido per chi fa illustrazione, grafica o fotografia e che se la cava abbastanza bene anche nel video visto che molto del lavoro ormai viene gestito in hardware tra il chip T2, i codec moderni della Radeon Pro 5300 e Intel QuickSync (che è presente nella iGPU Intel UHD 630 su tutti i processori di questo iMac 27″).

Ritengo che la medesima configurazione vada abbastanza bene per la programmazione e l’audio, forse anche con il CAD per lavori non troppo impegnativi. Se utilizzate storage esterno, che su un desktop è cosa facile, potete quasi sempre evitare anche l’upgrade del disco. Io stesso utilizzo quello da 512GB e tenendo solo sistema operativo, le app e i documenti principali, ho sempre 200GB liberi (la libreria iCloud era un problema, l’ho dovuta spostare sul cloud in ottimizzazione).

Se siete dei professionisti in settori per cui questa configurazione può bastare, il mio consiglio è di valutare come principale upgrade lo schermo con nanotexture. Dopo 20 anni di lavoro nel settore della creatività (dtp, grafica, fotografia e video) posso affermare con certezza che questo miglioramento avrà un impatto positivo sulla qualità del lavoro superiore a quella di tanti altri componenti. Ribadisco per i professionisti dell’immagine perché capisco molto bene che gli amatori, i meno esperti o chiunque lavori in settori diversi, difficilmente valuterà un investimento di 625€ per una cosa che non gli è utile o non capisce, soprattutto perché con la stessa cifra si può passare dall’i5 6-core all’i9 10-core, una cosa che al pubblico generalista apparirà certamente più appetibile e concreta.

Per chi ha bisogno di maggiori prestazioni sono tre gli scalini che suggerisco di considerare e ve li propongo in quello che, secondo me, è l’ordine d’importanza:

  1. passare al modello top da 2.699€, che con +300€ include il processore i7 8-core e la scheda grafica 5500 XT con 8GB di GDDR6, offrendo prestazioni più complete e versatili
  2. aggiungere su quest’ultimo l’opzione GPU 5700 XT da 16GB GDDR6 (+625€) se si lavora seriamente con il video o si è interessati anche al gaming
  3. aggiungere anche l’opzione dell’i9 a 10-core (+505€) per avere la massima capacità computazionale in ogni ambito

Io ho seguito tutti e tre questi step portando la configurazione al suo massimo, poiché arrivavo da un iMac Pro e volevo superare le precedenti prestazioni. Non è una configurazione per tutti ma questi 1130€ aggiunti nel settore professionale si ripagano con un paio di lavoretti. Per di più ho optato per il noleggio e l’incidenza sulla rata è stata piuttosto contenuta.

Ottime prestazioni, ma…

Ricapitolando, l’iMac 27″ che ho scelto monta un i9 10-core di decima generazione, Radeon Pro 5700 XT con 16GB GDDR6 e 8GB di RAM, che ho portato a 64GB con moduli afermarket. Con questi numeri è chiaro che il computer vada molto bene ma nei primi giorni di utilizzo ho avuto diversi problemi con i software di grafica e montaggio video, in particolare crash e prestazioni non all’altezza. La cosa mi stava facendo dare di matto ma un upgrade successivo di macOS Catalina ha risolto quasi tutto. Evidentemente erano i driver della nuova AMD a non essere perfettamente ottimizzati ma ora va molto meglio e spero che Big Sur migliori ancora la situazione. Infatti al momento non ho più problemi degni di nota ma una volta ho visto un messaggio di errore su Photoshop che faceva proprio riferimento ai driver video.

Questo è il “ma…” del titolo, per il resto i risultati sono stati assolutamente all’altezza delle aspettative. Segnalo giusto un paio di cosette: la prima è che il profilo termico studiato da Apple continua a privilegiare prima di tutto la silenziosità, e si nota. Il computer è praticamente muto il 90% del tempo e, anche sotto stress, è meno rumoroso dell’iMac Pro. Per ottenere questo risultato Apple ha, come al solito, consentito alla CPU di arrivare facilmente ai 100° con pieno carico, una cosa che rientra nel tradizionale approccio sui Mac ma che non ho mai apprezzato particolarmente (volendo si possono usare dei software di terze parti per regolare diversamente l’areazione). Comunque i 5GHz del Turbo Boost rimangono sempre un rarirà, visto che dopo pochi secondi si scende intorno ai 4,3GHz, ma devo dire che anche dopo numerose esecuzioni di Cinebench 20 in multi-core non è mai sceso sotto i 4GHz e quindi lontano dal Thermal Throttling rispetto alla frequenza base, che è di 3,6GHz.

La seconda cosa interessante da notare, e che onestamente non immaginavo, è che la memoria della GPU la si sfrutta moltissimo. Con 16GB credevo di averla sempre libera e invece già lavorando con Photoshop e qualche altra app di sistema, come Safari, Mail e Note, è facile impegnarne circa la metà. E quando la memoria si usa è sempre un bene, perché vuol dire che il sistema sarà più reattivo prendendo i dati da lì. Durante i montaggi video si arriva quasi sempre ad occupare oltre il 90% della GDDR6, cosa che mi ha fatto molto piacere perché in un certo senso ha legittimato la mia scelta di optare per la 5700 XT e non per la 5700 liscia, che è più economica di 250€ ma ha 8GB di memoria.

Un terzo ed ultimo appunto riguarda ancora la GPU, poiché questa dispone di 40 unità di elaborazione contro le 48 della Vega 48 che si poteva avere nell’iMac 27″ precedente configurato al massimo. E sono ovviamente inferiori anche rispetto a quelle delle Vega 56 e 64 dell’iMac Pro. In effetti le prestazioni grezze della 5700 XT appaiono inferiori nei benchmark sintetici rispetto la mia precedente Vega 56, tuttavia sono due architetture diverse con differenti ottimizzazioni, quindi non si può fare un confronto 1:1. Ci sono ambiti in cui la Vega 48 poteva essere migliore ma quando si utilizzano framework, librerie grafiche e codec hardware, la 5700 XT spinge meglio. Ad esempio con DaVinci Resolve, che usa moltissimo la GPU, ho ottenuto risultati generalmente migliori con questo iMac che con l’iMac Pro. La stessa cosa, ma per ragioni diverse, succede anche con Final Cut, dove la CPU più giovane e con più core si fa sentire. Con Premiere è un po’ un’altalena intorno al pareggio, ma sono ancora numericamente maggiori i vantaggi dell’iMac 2020.

Conclusione: ha senso acquistare ora?

La domanda è piuttosto complicata ma provo a rispondere semplicemente. Se si ha necessità ora di un computer desktop Apple moderno e con buone prestazioni anche sul fronte grafico, l’iMac 27″ è praticamente l’unica scelta. Se invece si può attendere conviene sicuramente farlo perché appena esce un nuovo dispositivo elettronico inizia già il countdown per il successivo. È sempre così, è una questione quasi banale da ripetere, eppure noto che molte persone se ne dimenticano.

Va comunque ammesso che in questo particolare momento storico c’è un altro dubbio lecito che può attanagliare l’acquirente ed è la transizione ad Apple Silicon. Non ci sono risposte certe da questo punto di vista ma io credo che non arriverà un iMac “grande” con i nuovi chip prima della seconda metà del 2021. Inoltre sarà ancora alla sua prima generazione con un design ed architettura nuovi, cosa che può causare l’insorgenza di problemi di gioventù. Certo i primi Apple Silicon avranno modo di essere rodati già tra pochi mesi sulle macchine più piccole, che dovrebbero essere presentate a novembre, ma per arrivare sull’iMac top di gamma le prestazioni dovranno scalare parecchio verso l’alto e non è detto che non si possano incontrare problemi. Dopotutto li ho avuti addirittura su questo iMac super rodato solo per la presenza di una nuova GPU. Comunque vale quanto detto prima: se si può attendere almeno un anno si avrà quasi sicuramente la possibilità di valutare un acquisto più moderno. Dico valutare perché non possiamo sapere se i prezzi rimarranno in linea, se gli Apple Silicon si dimostreranno privi di difetti, se riusciranno a far girare bene le attuali app x86-64 e se arriveranno rapidamente quelle ottimizzate per ARM dalle terze parti. Tutte cose che al momento sembrano probabili ma sulle quali non si può scommettere con totale sicurezza.

Guardandola da un altro punto di vista, prima che si concluda la transizione ad Apple Silicon passeranno almeno i 2 anni previsti da Apple. E dopo questo periodo è facile che ci sarà un supporto più lungo per l’architettura x86-64 rispetto a quello che ci fu 15 anni fa nella precedente transizione da PowerPC ad Intel. Più che altro perché al momento la diffusione dei Mac è nettamente superiore. Io ipotizzo 4 anni di aggiornamenti puntuali e forse un altro paio di mantenimento. Questo non vuol dire che si avrà necessariamente l’ultima versione del sistema operativo o delle app ma che si potrà contare su almeno 6 anni di completa operatività. Chiaro che si tratta sempre di ipotesi, quindi vi invito a fare i vostri ragionamenti, ma in questa fase diventa ancora più interessante il noleggio per i possessori di partita IVA. Le formule sono diverse e dipendono anche dal computer e dalla durata, quindi vi rimando alla pagina dedicata sul sito dell’Apple Premium Reseller C&C da cui l’ho preso io, così che possiate fare le vostre valutazioni. In generale si paga molto meno rispetto l’acquisto e si è coperti da assicurazione per danni e furto durante tutto il periodo. È anche più economico del leasing ed offre diversi vantaggi fiscali, cosa che vi consiglio di approfondire con il vostro commercialista. Se siete già abituati, come lo sono io, a cambiare computer con una certa frequenza, la soluzione del noleggio consente di utilizzare attrezzatura anche molto costosa senza dover affrontare una spesa ingente tutta d’un colpo. Si pagheranno delle rate decisamente abbordabili e al termine si potrà passare ad un computer più recente con la stessa facilità. In alcuni casi può sembrare più conveniente acquistare / vendere / acquistare / vendere, ma non è una cosa per tutti e può riservare anche brutte sorprese. Ad esempio in questo momento storico e con il passaggio ad Apple Silicon alle porte, vi sentite pronti a scommettere che tra due anni il valore di questo iMac con Intel usato sarà ancora superiore alla metà del suo prezzo originario? Forse sì, forse no, ma mentre i privati oggi si trovano di fronte alla difficile decisione di attendere o acquistare, per i professionisti e le aziende c’è la soluzione del noleggio che spazza via dubbi ed incertezze. Vi segnalo anche che sulla pagina C&C Business trovate l’indirizzo email [email protected] a cui potete scrivere per parlare con un consulente, come ho fatto io, per essere guidati nel processo di scelta valutando diverse soluzioni.

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PRO
+ Qualità costruttiva sempre al top
+ Ottimo schermo 5K (solo lui vale una buona parte del prezzo)
+ Eccezionale resa del trattamento con nanotexture
+ Buona dotazione di porte e connessioni
+ Molto silenzioso
+ Gli SSD ora sono di serie
+ Basta attaccare il cavo di alimentazione e si è pronti
+ Nuove soluzioni grafiche finalmente più moderne
+ FaceTime HD migliorata con i 1080p
+ Il chip T2 e la iGPU Intel UHD 630 includono veloci decoder audio/video
+ Possibilità di configurazione con Ethernet 10Gbps
+ Per fortuna la RAM si può ancora aggiungere facilmente

CONTRO
- Prezzi degli upgrade nativi di SSD e RAM completamente fuori mercato
- Design ancora bello ma ormai noiso

DA CONSIDERARE
| Avrei preferito 4 porte Thunderbolt 3 / USB-C
| Acquisto difficile con la transizione ad Apple SIlicon in arrivo

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.