Raspberry Pi 400: ritorna il fascino della tastiera-computer

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Apple II (nei vari modelli), Sinclair ZX Spectrum, Commodore 64. Cosa hanno in comune tutti questi dispositivi? A parte essere più vecchi di chi scrive e pure di molti lettori. Sono tra i primi veri personal computer, che negli anni ’80 hanno contribuito a diffonderli nelle case. Tutto era nelle dimensioni di una tastiera, perché era inclusa pure quella nella scocca: il grosso dei componenti era racchiuso lì, pronto da collegare ad un monitor o televisore e ad una presa elettrica, espandibile con diversi accessori come lettori di floppy, stampanti ed altri ancora. In tanti hanno sperimentato, soprattutto sul Commodore 64 tra i tre soprammenzionati, non solo i primi videogiochi al di fuori delle sale dedicate ma anche e soprattutto le prime esperienze di programmazione, in un’epoca dove destreggiarsi coi comandi testuali era la norma e non l’eccezione come oggi.

A parte alcune operazioni di revival, anche negli ultimi anni, il concetto di tastiera-computer è andato a diradarsi nel tempo. I computer portatili possono essere considerati in parte i loro discendenti, inglobando pure schermo e batteria in aggiunta al resto, ma sono nati e si sono sviluppati sulla base di un concetto di mobilità, cosa per cui non erano invece espressamente pensati i dispositivi del passato. La crescente potenza dei circuiti integrati di classe desktop ha richiesto una netta separazione fisica tra il computer e la tastiera, e anche quando è stato possibile ricreare degli all-in-one si è agito in maniera diversa, unendo PC e monitor (il primo iMac del 1998 rappresentò scuola, in tal senso). Oggi però abbiamo una nuova generazione di chip, soprattutto basati su architetture parsimoniose tanto per dissipazione quanto per energia come ARM, e questo consente di ripescare efficacemente il vecchio concetto perduto. È qui che entra in gioco Raspberry Pi 400.

Nella scocca di una tastiera compatta, ben lontana dalle dimensioni cui si era abituati negli anni ’80, si celano un processore quad-core Broadcomm Cortex-A72 a 64-bit con clock di 1,8 GHz, 4 GB di RAM, un chip grafico in grado di gestire flussi 4K nonché due monitor e il supporto Wi-Fi dual-band/Bluetooth 5.0. Il set di connessioni fisiche è piuttosto completo: uno slot SD, due USB 3.0, una USB 2.0, una USB-C (per l’alimentazione), doppia micro HDMI (la confezione di vendita include pure un adattatore per HDMI full-size), una porta Gigabit Ethernet e l’area GPIO da 40 pin che, come ogni Raspberry che si rispetti, consente di sbizzarrirsi coi progetti più disparati. La minutezza non si accompagna a compromessi sul fronte termico, con un sistema di dissipazione pensato per garantire le massime prestazioni. Raspberry Pi 400 è acquistabile in diversi layout internazionali, incluso l’italiano, in due versioni: quella liscia senza SD a 74,90€ (il primo lotto è già stato esaurito) e una completa a 106€ (disponibile dal 20 novembre) dotata di SD precaricata col sistema operativo Raspberry Pi OS (sostituibile con una delle numerose distribuzioni Linux per ARM, ma anche con Windows 10 se si è pronti a sporcarsi le mani).

 

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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