Recensione MacBook Air M1, la nuova era è iniziata

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Il MacBook Air è stato per anni un punto di riferimento assoluto per il mercato. Non tanto il modello iniziale del 2008, ma tra il 2011 ed il 2015 era il portatile da battere… e nessuno ci è davvero riuscito. Nemmeno la stessa Apple dato che in quegli anni il Pro 13″ aveva prestazioni molto simili ma costava di più, era più grande, pesante e con un’autonomia inferiore. Il suo culmine lo ha toccato con le 5 stelle nel 2013 mentre la punta più bassa è arrivata con la riedizione del 2018, a cui ho assegnato poco più di una sufficienza nella recensione… volendo anche essere gentile. È vero che nel 2020 è migliorato sul fronte prestazioni grazie all’i5 quad-core (in opzione), però i problemi sono rimasti gli stessi ed ho continuato a consigliare il Pro. Questa breve premessa storica era sentita oltre che dovuta e ci ricollegheremo a lei nella conclusione. Ora concentriamoci sui risultati del mio test sul MacBook Air M1 base, ovvero con CPU 8-core, GPU 7-core, 8GB RAM e 256GB SSD.

Identico fuori, tutto nuovo dentro

Liquidiamo in poche righe tutto ciò che riguarda l’esterno del prodotto. Apple ha deciso di non cambiarlo, così come non lo ha fatto a cavallo della precedente transizione tra PowerPC ed Intel. La superficie in pianta rimane dunque identica a quella del Pro, da cui si distingue per il profilo a cuneo. Nella parte posteriore è persino più spesso del Pro ma davanti diventa davvero sottile ed è più comodo sotto il palmo della mano e per la leggera inclinazione dei tasti. La tastiera è quella nuova, un po’ più alta rispetto a quella con meccanismo a farfalla ma più consistente ed affidabile.

Hanno cambiato alcuni tasti funzione, inserendo Spotlight, Siri e Non disturbare al posto di Launchpad e regolazione di luminosità della tastiera. Quest’ultima cosa un po’ mi manca ma il funzionamento automatico è ottimo e si può anche modificare dal nuovo centro di controllo di Big Sur. Il tasto Fn ha adesso una sua funzione personalizzabile e di default attiva il pannello “Emoji e simboli”, che ora rimane attivo e flottante sull’interfaccia.

Il trackpad è fantastico per reattività, funzioni e feeedback sotto le dita: è solo leggermente più piccolo rispetto a quello del Pro ma sempre molto ampio e godibile. Lo schermo integrato ha un’ottima risoluzione di 2560×1600 pixel, copertura sRGB/P3 (precedentemente assente su Air) e luminosità di 400 nit. Qui l’unica differenza rispetto al Pro è che quest’ultimo arriva a 500 nit, dunque risulta leggermente più luminoso. Le connessioni wireless includono per tutti i modelli Wi-Fi 6 e Bluetooth 5.

La FaceTime HD mantiene l’infima risoluzione di 720p ma guadagna molti punti qualità grazie al nuovo ISP che la controlla. Non aumenta la nitidezza ma si nota un netto salto in avanti in termini di coerenza dell’immagine: con le precedenti basta spostarsi nell’inquadratura per notare vistosi cambi nell’esposizione e nel bilanciamento del bianco, mentre l’ISP riesce a mantenere queste caratteristiche più stabili migliorando la percezione complessiva. Da questo punto di vista è superiore alla FaceTime 1080p dell’ultimo iMac, che però vanta una migliore definizione.

L’audio registrato dai microfoni è piuttosto valido, restituendo una voce con una buona dose di bassi e adeguata definizione delle frequenze alte a dare un po’ di chiarezza. Davvero inaspettato anche il volume di riproduzione per musica e video, al punto che già al 50% si sente forte e chiaro, per altro con una buona corposità che direi insolita vista le dimensioni dell’Air.

Le due porte laterali sono Thunderbolt / USB 4 ed entrambe si possono usare anche per il video, ma qui ho trovato alcune limitazioni. Con il mio BenQ PD2720U collegato con il suo cavo Thunderbolt non riesco ad ottenere i 4K @60Hz ma solo a 30Hz. È strano perché Apple dice che il MacBook Air M1 può gestire un monitor come il Pro Display XDR 6K senza problemi, quindi la mia conclusione temporanea (in attesa di possibili smentite) è che la nuova USB 4 non dialoghi in modo perfetto con i precedenti controller T3. Questo significa anche che la cosa può variare da monitor a monitor. In questo video ho trovato degli altri test che confermano quanto ho rilevato e che ho trovato particolarmente spiacevole.

Fotogramma del video di ArtIsRight che mostra limitazione con alcuni monitor T3

Altra cosa fastidiosa è che via Thunderbolt 3 pare non sia supportato il daisychain, o almeno non funziona sempre su molti monitor recenti di BenQ. infatti ho una porta USB-C in cascata su cui ho collegato un dock Thunderbolt e quest’ultimo non viene riconosciuto. Il Mac mini fa storia a parte, poiché dispone di una HDMI dedicata che supporta senza problemi l’uscita 4K @60Hz su tutti i monitor.

Io ho provato anche alcuni hub USB-C, tra cui il Minix Neo Storage Plus che ha un’uscita HDMI che viene riconosciuta dal monitor come 4K @6oHz, ma si vede solo metà dello schermo. In futuro proverò anche con qualche dock Thunderbolt 3 e vi farò sapere se funziona. È una situazione che va ancora indagata a fondo, ma potrebbe essere una importante limitazione di cui tenere conto nel caso in cui si voglia utilizzare uno dei nuovi portatili in modalità desktop sulla scrivania, perché potrebbe essersi perso parte del vantaggio di un unico cavo per fare tutto.

GPU che batte senza un core

Il MacBook Air base ha il chip M1 ma con un 1 core in meno sulla GPU, quindi 7 invece che 8. In pratica è una differenza simile a quella che si è vista tra l’A12X dell’iPad Pro 2018 e l’A12Z del modello 2020. Poca roba, in fin dei conti. Il modello top ha invece il chip M1 “completo” oltre che 512GB di storage, e il prezzo sale di 270€. Considerando che il solo upgrade del disco viene venduto a 230€ (esagerati, come al solito) vuol dire che quel core in più sulla GPU si paga 40€. Con i vari test vedremo che il core in più sul Mac mini (e sul Pro) offre circa il 15% in più di prestazioni massime, ma lì il clock è anche leggermente superiore.

Sull’Air la differenza tra la GPU 8-core e quella 7-core è del 10%

All’atto pratico rientra nel range del completamente trascurabile, nel senso che offre qualche leggerissimo miglioramento in alcuni ambiti ma non varia le potenzialità ed i limiti di queste macchine. Intendo dire che quello che si può e non si può fare con 7-core è sostanzialmente identico a quello che si può e non si può fare con 8-core, al massimo migliora in modo impercettibile la fluidità o velocità in alcune circostanze.

Fanless per diritto di nascita

La volontà di realizzare computer senza ventole ha radici lontane in quel di Cupertino. Nella maggior parte dei casi, però, questa strada ha condotto a risultati discutibili. A memoria ricordo il bellissimo Power Mac G4 Cube (ne ho ancora uno funzionante) e poi il MacBook 12″ del 2015, entrambi senza eredi poiché soffrivano di problematiche sul fronte termico. Nel MacBook Air Intel, ritornato in lineup dal 2018, la ventola c’era ma non era collegata direttamente alla CPU e i risultati sono stati altrettanto disastrosi per le performance.

Dissipatore passivo in Alluminio sul MacBook Air M1 (fonte: Apple)

Con il passaggio ad Apple Silicon la ventola nell’Air è stata completamente rimossa, sostituita da un dissipatore passivo in alluminio. Rimane invece sul Pro e sul Mac mini con lo stesso chip M1. Vedremo subito l’impatto di tale differenza strutturale ma vorrei sottolineare il piacere di usare un computer senza ventola, così leggero e senza nessuna parte mobile. In pratica è come un iPad Pro nel corpo di un MacBook, che poi è un’approssimazione piuttosto realistica di quello che effettivamente è.

Eseguendo uno stresstest di 10 minuti sulla CPU con Cinebench R23 in multi-core, il MacBook Air non mostra praticamente alcun segno di cedimento. Ottiene circa 1000 punti in meno rispetto al MacBook Pro ed al Mac mini dotati di ventola, poiché qui Apple ha aumentato leggermente il clock e dunque anche prestazioni e consumi. Per vederne meglio i limiti ho dovuto eseguire a ripetizione anche Geekbench 5 compute sulla GPU durante i 10 min di stresstest della CPU con Cinebench R23, ma la tenuta è rimasta molto buona ed infinitamente superiore a quella del vecchio Air.

MacBook Pro e Mac mini fanno ovviamente meglio (seconda immagine), mostrando una flessione inferiore e maggiore stabilità. Anzi, una stabilità assolutamente invidiabile sotto stress che di solito richiede ventole potenti o raffreddamento a liquido, mentre con i consumi e le temperature di questo chip si riesce ad ottenere facendo girare l’unica ventola a regimi così bassi da non disturbare.

Temperature esterne del MacBook Air in diverse condizioni

Ma è interessante notare che l’Air rimane quasi più coerente sotto stress del MacBook Pro 16″ con doppia ventola, anche se lui non ne ha nessuna. Certo sul 16″ la GPU ha un peso maggiore in termini di consumi e calore, ma il risultato è ampiamente sopra le aspettative, anche perché non è assolutamente una condizione tipica quella di portare sotto carichi così impegnativi l’intero SoC, specialmente per le tipiche destinazioni d’uso del MacBook Air (anche se oggi diventano decisamente di più che in passato).

È tutto vero, per davvero!

Quando abbiamo iniziato a vedere i benchmark di M1 lo stupore era stemperato dal dubbio. Sembravano numeri assolutamente irrealistici per poterci credere senza un minimo di scetticismo. Ebbene la verità pura e semplice è che quei dati riscontrati su Cinebench, Geekbench e simili, trovano un effettivo riscontro nell’uso del computer e ci costringono a rivederne completamente il suo collocamento.

Il MacBook Air oggi ritorna ad essere l’ultraportatile perfetto, segnando un nuovo punto di riferimento per la categoria, uno che non sarà per nulla facile da eguagliare. E badate bene che non lo dico perché supera i vari test mostrando numeri più che doppi rispetto al più potente Air Intel del 2020, ma perché cambia radicalmente quello che effettivamente ci si può fare. Grazie alla nuova architettura. l’Air passa dall’essere un computer adatto solo per l’accesso al web, all’uso ufficio o multimediale personale, ad una macchina capace di offrire prestazioni tali da affrontare moltissime attività professionali che richiedono potenza e stabilità.

L’Air base M1 supera in tutto il Pro da 13″ Intel con 4 porte

Capisco bene l’incredulità di chi legge tali affermazioni, perché anche io provavo la stessa cosa. E invece già dopo il primo giorno di utilizzo avevo voglia di dirvi quanto fossi stupito. Ma ho voluto trattenermi. Ho voluto continuare a fare prove su prove e soprattutto ad utilizzare questo computer come mia postazione di lavoro. I suoi limiti li ho raggiunti e ve ne parlerò più avanti, ma sono limiti posti su una scala in cui il precedente Air Intel non era neanche classificato.

Il software che cambia

Dato che ci troviamo nel momento esatto in cui questa transizione inizia, è chiaro che alcune considerazioni potranno essere riviste più avanti. Tuttavia è lecito immaginare che ogni cambiamento sarà in positivo e non il contrario. I nuovi Mac con M1 sono arrivati insieme a macOS 11 Big Sur che, come ogni prima release, avrà bisogno di affinamenti. Ancora di più oggi che supporta due architetture.

È stata aggiunta l’interessante possibilità di eseguire le app iOS/iPadOS, ma con qualche limitazione. Nel senso che se scarichi un gioco magari i controlli non sono stati adattati e devi adoperare il mouse come fosse un dito sullo schermo. Ma siamo ancora agli inizi, è sicuramente una strada da esplorare che potrà portare benefici a tutti. Va però precisato che sono gli sviluppatori a dover autorizzare la distribuzione delle loro app anche sul Mac App Store e non tutti vorranno farlo. Ci sono quelli che hanno versioni distinte per massimizzare la resa su mobile e su desktop, ma anche quelli che cercheranno di tenere alti i ricavi mantenendole separate. In più è prevedibile che alcune siano adatte solo all’uso mobile, come quelle che adoperano necessariamente il giroscopio o altre funzionalità specifiche di smartphone e tablet. E ancora, quelle che non ci sono perché gli sviluppatori preferiscono così.

In più c’è da considerare che oltre ai software già compatibili con Apple Silicon ce ne sono molti altri che ancora non sono stati aggiornati e per alcuni potrebbe essere necessario molto tempo. Per fortuna c’è Rosetta 2, ovvero l’interprete che viene installato appena si tenta di eseguire la prima applicazione non ottimizzata e che si occupa di farla girare in modo trasparente, senza che lo sviluppatore debba cambiare neanche una linea di codice.

Inizialmente avevo pensato di mantenere il Mac pulito, solo con le app native, ma poi mi sono reso conto che non sarebbe stata una prova realistica. In questo periodo di transizione sarà davvero difficile non avere bisogno di qualche software pensato per Intel e così ho ritenuto opportuno installare tutto quello che mi serviva senza curarmi dell’architettura utilizzata. Probabilmente questo ha ridotto un po’ le prestazioni massime ma non sarebbe stato corretto farlo girare solo con Apple Silicon. Quindi è bene che sappiate che durante l’uso avevo in background processi legati a quel macigno di Dropbox, nonché alla Creative Cloud di Adobe ed a 1Password, che ancora girano con il codice Intel.

Rosetta 2 funziona davvero bene ed ha una caratteristica molto interessante: traduce tutto ciò che è di competenza della CPU ma trasmette direttamente alla GPU le istruzioni basate su Metal, quindi sul fronte grafico le app Intel che usano le librerie native di Apple possono sfruttare fin da subito il nuovo hardware. Dal punto di vista del processore, invece, va messa in conto un contrazione delle prestazioni massime. Ma qui viene il bello, in quanto anche passando sotto Rosetta 2 l’Air base rimane più potente del MacBook Pro 13″ con 4 porte.

Lo so, questo è solo un benchmark e non aiuta a rendere più credibile quanto ho appena detto. Quindi passiamo ai fatti con qualche esempio. Adobe Lightroom Classic nella sua versione x86 gira benissimo su Air tramite Rosetta 2, al punto che le sue prestazioni generali equiparano quelle del mio MacBook Pro 16″ con Core i9, 16GB e AMD 5500m con 4GB. Quindi non l’ho proprio confrontato ai vecchi Air o Pro 13″ – perché con loro non c’è partita – ma al più potente dei portatili Apple con Intel. Ricordandovi sempre che questo software non è attualmente nativo (immaginate come andrà poi…) ho eseguito una Unione Panorama HDR, operazione piuttosto complessa che è stata completata in un tempo davvero vicino a quello richiesto del Pro 16″, sia dal mio Air base che dal Mac mini del collega Massimiliano (anche quello base, con 8GB ma GPU 8-core).

Questo discorso, però, non vale per tutti i software. Ad esempio Photoshop ha molto codice non ben ottimizzato sui Mac e dunque ci sono delle parti, più precisamente alcuni effetti, che faticano tramite Rosetta 2. Infatti il mio classico stresstest che include ridimensionamenti, sfocature, ecc.. ha impiegato più tempo di quanto mi aspettassi. Ma si tratta chiaramente di una mancata ottimizzazione visto che per interi minuti ho visto tutti i core dalla CPU sotto il 10% mentre il software sembrava bloccato. Però attenzione perché esiste già beta di Photoshop nativo e qui la musica cambia. Ancora una volta il piccolo Air base ha spuntato prestazioni invidiabili, arrivando vicinissimo al Pro 16″, mentre il Mac mini è stato persino più rapido!

Io non uso Logic Pro ma un utente musicista mi ha detto di non essere riuscito a metterlo in difficoltà con il mio stesso MacBook Air base da 8GB gestendo anche 73 tracce con plugin e strumenti virtuali. Lo stesso progetto con l’Air i5 con 16GB di RAM neanche si apre.

Logic Pro sull’Air base gestisce una quantità impensabile di tracce, plugin ed effetti

Potreste pensare che il vantaggio ci sia solo usando codice nativo ma in realtà ho testato Adobe Audition Intel tramite Rosetta 2 e sono rimasto semplicemente allibito. Non soltanto ha un’ottima fluidità di elaborazione con progetti impegnativi, con rack di effetti complessi applicati in realtime sulle tracce, ma ho ottenuto tempi di esportazione persino migliori rispetto al MacBook Pro 16″ con i9 e 16GB di RAM. Un altro test con Studio One trovato in rete mette in luce una schiacciante superiorità del MacBook Pro M1 sempre rispetto al Pro 16″.

Per l’ufficio ci sono ovviamente le app native di Apple che vanno benissimo ma io uso anche Office 365 ed ho installato Word ed Excel già ottimizzati per Apple Silicon tramite il client scaricabile dal sito Microsoft (quelle del Mac App Store sono Intel, per ora). Basta andare nelle opzioni ed attivare il download delle Beta. E vanno benissimo, si avviano in un lampo ed anche i documenti complessi vengono gestiti in modo eccellente.

Io scrivo anche codice in diversi linguaggi ma è per lo più di scripting. Quindi PHP, Javascript, Python e simili. Per i progetti web-based utilizzo Nova, già convertito da Panic in Universal Binary, così come anche l’ottimo client FTP Transmit. Non avendo necessità di compilazione non ho molto da riportare se non che l’editor, sostanzialmente, volta. Uso anche VS Code per altre attività, ad esempio per gestire i file YAML di Home Assistant, e questo è già disponibile con tecnologia nativa nella sezione Insiders. Il passaggio è stato indolore come lo sarà per tanti altri software basati sullo stesso framework visto che Electron ha già la beta 11 che supporta il nuovo hardware.

Per chi fosse interessato ho trovato un benchmark su Xcode 12 che non fa che confermare il salto di prestazioni offerto dal SoC M1. Vi riporto qui sopra un estratto dei loro risultati che fa davvero riflettere. Ci sono sicuramente moltissimi altri software specifici che non ho potuto testare, ad esempio per il 3D, ma la questione da capire è molto semplice: dovete entrare nell’ordine d’idee che da oggi in poi tutti i riferimenti che pensavate di avere sui processori per computer o sulle scale di prestazioni tra un Mac e l’altro sono da buttare nel cestino. I fatti qui ci dicono che un MacBook Air base se la gioca testa a testa, quando non va addirittura meglio, del più carrozzato tra i Pro 16″ per i compiti CPU-based.

Ottima grafica… tra quelle integrate

Finora abbiamo visto attività che si basano esclusivamente, o in buona parte, sulla CPU. Ma cosa succede quando c’è di mezzo anche la grafica? In poche parole il SoC M1 contiene una GPU che disintegra le integrate di Intel presenti in tutti MacBook. La più potente di questa categoria era, fino a ieri, la Iris Plus G7 del MacBook Pro 13″ 4 porte, che impallidisce anche di fronte a quella 7-core del MacBook Air M1 base.

La GPU ad 8-core dei modelli superiori con M1 arriva abbastanza vicina alla AMD 5300M del MacBook Pro 16″ base, ma non può competere con le più potenti, tra cui la 5500M e la 5600M. Questo è il motivo per cui Apple non ha ancora realizzato il 16″ con Apple Silicon, il quale arriverà quando sarà disponibile un SoC superiore, quale potrebbe essere un M1x o un M2. A prescindere dal nome, questo avrà presumibilmente un numero superiore di core. Ad esempio una versione 12-core potrebbe equipaggiare un 13″ 4 porte ed il 16″ base, mentre ne potremmo vedere anche a 16-core per le versioni più carrozzate. Sempre che non cambi l’architettura degli stessi core, garantendo prestazioni maggiori per singola unità di calcolo. Tutto ciò rientra nel possibile futuro ma cosa abbiamo oggi?

Gaming con M1

Iniziamo ad affrontare il capitolo gaming, per il quale ritorna in gioco il discorso dell’architettura. I titoli nativi per Apple Silicon sono per lo più quelli di iOS ed iPadOS, che ora possono essere installati anche su macOS tramite il Mac App Store. Non tutti, perché sta agli sviluppatori decidere se renderli disponibili, ma molti di questi già si trovano, così come i precedenti titoli Apple Arcade per Mac. Questi ultimi giravano già decentemente sulle grafiche integrate di Intel, dunque vanno semplicemente meglio su M1, richiedendo uno sforzo inferiore della componente grafica. Ad esempio ho giocato benissimo sull’Air a Beyond Blue, che offre un paesaggio sottomarino intrigante ma non spreme certo la GPU.

Un frame di Beyond Blue di Apple Arcade

Volevo giocare al vecchio Tomb Raider che acquistai anni fa sul MAS ma non è più scaricabile in quanto era a 32-bit. Volevo comprare Shadow of the Tomb Raider ma dà errore di spazio insufficiente con tutto che ne ho liberato fino a 78GB e il gioco pesa 38GB. Ho svuotata lo cache, cancellato il cestino, riavviato, uscito ed entrato dal MAS, svuotato la cache del MAS, niente. Comunque diciamo che di titoli per divertirsi ce ne sono moltissimi, di tripla A quasi nessuno. Il fatto è che la maggior parte di quelli nativi sono sottodimensionati poiché devono prima di tutto girare sui dispositivi mobile e sui vecchi Mac con grafica Intel, quindi per trovare cose più impegnative si deve passare ad altre piattaforme.

Un frame di Mad Max tramite Steam, che va a scatti anche con grafica al minimo

Ad esempio ho installato Steam e provato a giocare con Mad Max, però è tutto sotto Rosetta 2 e quello è un titolo che, al contrario, risulta troppo impegnativo per l’M1. Anche riducendo la risoluzione e gli effetti, siamo ben al di sotto dei 30fps. Insomma, al momento per il gioco ci si trova in questa terra di mezzo dove da una parte c’è il materiale nativo che non sfrutta neanche la metà di questa GPU e dall’altra si trovano i titoli più importanti per architettura x86-64 che hanno bisogno di schede grafiche più potenti. Credo che le cose migliori in tal senso dovranno ancora arrivare e potranno anche essere piuttosto interessanti visto M1 supporta anche il Ray Tracing, come le più recenti GPU di NVIDIA ed AMD. Dobbiamo però concedere tempo agli sviluppatori per valutare la potenzialità della piattaforma e portare qualche gioco più interessante. Credo tuttavia che tutto ruoterà comunque intorno ad Apple Arcade e che i Mac rimarranno sempre orientati al casual gaming, a prescindere dalle potenzialità hardware.

Il montaggio video impossibile

Nel campo video si usa praticamente tutto. Contano la RAM, la CPU e la GPU, nonché i vari codec supportati dall’hardware. Con il vecchio Air, anche carrozzato al massimo, era un’impresa al limite dell’impossibile. Ci si faceva il minimo con il massimo sforzo, cosa che migliorava leggermente nel Pro 13″ per via dell’areazione. La sintesi era: per fare qualche video personale con Final Cut Pro X potevi stringere i denti con il Pro 13″, per tutto il resto c’era il Pro 16″ quando non le soluzioni desktop. Ed ecco qui un’altra regoletta che possiamo buttare nel cestino con l’arrivo di M1.

Abbiamo visto che in questo SoC c’è una CPU che spinge forte ed una GPU molto più potente rispetto a quella Intel integrata nei Pro 13″ top di gamma. Ma non è solo questo: Apple supporta in hardware più codec video, ad esempio gestisce i file HEVC 4:2:2 10-bit della Canon R6 (recensione), cosa che non fanno le attualmente le GPU dedicate di AMD del Pro 16″, dell’iMac Pro e dell’iMac 27″ top di gamma. Allora su Final Cut Pro X ho voluto testare proprio questi file, notando un qualcosa di assolutamente incredibile. La timeline con 3 streaming 4K con quella codifica e LUT applicata scorre fluida, anche impostando massima qualità di visualizzazione e disattivando il rendering in background. Ripeto: incredibile.

Per metterlo in crisi è bastato però aggiungere una titolazione in 3D sopra tutto, perché lì serve maggiore potenza bruta. Quindi la timeline in prossimità di effetti e titolazioni complesse inizia ad andare a scatti, ma solo mantenendo quelle impostazioni “forzate” che uso solo per verificare il massimo potenziale. Infatti riportando le opzioni standard con anteprima per prestazioni e il rendering in background, anche quel passaggio ostico diventa fluido. Ma attenzione ad una cosa, con le stesse impostazioni stringenti anche il MacBook Pro 16″ e l’iMac 27″ 2020 carrozzati vanno un po’ scatti con la titolazione. In sostanza l’esperienza di editing sulla timeline con Final Cut Pro X su questo piccolo ed economico Air con soli 8GB di memoria e grafica integrata, se la gioca con quella di computer che costano il triplo su base Intel.

Certo poi l’esportazione è più lunga rispetto a quella ottenuta con iMac 27″ 2020 con 64GB di RAM, i9 10-core/20-thread e AMD 5700XT con 16GB… però supera in velocità il MacBook Pro 16″ i9 8-core/16-thread con 16GB RAM e AMD 5500M 4GB. E il Mac mini M1 base va ancora meglio.

Un altro ottimo software di montaggio e post-produzione che è già stato adattato per Apple Silicon è DaVinci Resolve 17, attualmente in Public Beta. Qui lo stupore non è stato da meno, in quanto sono riuscito a riprodurre in modo fluido una timeline con clip 4K @120fps HEVC 4:2:0 10-bit della Sony A7S III rallentate a 24fps e con LUT e color correction applicata. Per non farmi mancare nulla ci ho messo anche una traccia audio e non ho visto un drop frame. Anche in questo caso è bastato però aggiungere un effetto, in particolare un deflicker per le luci, per perdere la possibilità di riproduzione in realtime e costringermi ad utilizzare la sua cache smart. Il punto è sempre lo stesso: finché si tratta di gestire il flusso video con le sole correzioni colore allora le codifiche in hardware e le potenzialità della GPU dell’M1, ma diventano insufficienti quando gli si chiede di più. Tuttavia non è che questo limite sia solo del MacBook Air base, poiché la stessa situazione identica l’abbiamo potuta verificare sul Mac mini di Massimiliano. E persino il MacBook Pro 16″ e l’iMac 27″ top richiedono la cache per vedere fluidamente queste clip con effetti.

Chiaramente questi ultimi mostrano alcuni vantaggi durante l’editing di timeline più complesse, ma è ancora una volta incredibile quello che si riesce a fare con M1. Sui tempi di esportazione, invece, sia Air che mini sono risultati parecchio più lenti e in sostanziale parità. Ma non escludo che si tratti solo di una condizione temporanea risolvibile con futuri aggiornamenti di Resolve 17 Beta.

Adobe Premiere non è ancora stato convertito per Apple Silicon, dunque gira sotto Rosetta 2. Storicamente è un software che non brilla per ottimizzazione sui Mac, ma in realtà è migliorato tantissimo nel corso degli ultimi due anni. Ha infatti introdotto supporto per Metal, Intel Quick Sync ed anche le codifiche hardware di AMD. Insomma, un enorme passo avanti. Oggi ritorna ad essere il meno ottimizzato dato il passaggio all’architettura ARM e non sappiamo quanto tempo ci sarà da attendere prima di una versione nativa. Tuttavia anche lui può beneficiare di una parte del notevole incremento di prestazioni dovuto al nuovo SoC. Non sperate di poter lavorare anche qui con file complessi come quelli analizzati per Final Cut e Resolve, ma se buttate in timeline video anche 4K ma H.264 4:2:0 8 bit, come quelli di una A7 III o una A7c, funzionano in modo piuttosto fluido. E quando dico piuttosto fluido intendo che ci si può lavorare, mentre con l’Air Intel Premiere in 4K era da pazzi. Anche i tempi di esportazione non sono del tutto male se si considera che è 1/3 più lento di un portatile che costa il triplo e attualmente sta girando sotto Rosetta 2…

In passato era impensabile anche solo nominare software come After Effects pensando al MacBook Air o al Pro da 13″. Con queste rinnovate prestazioni ci sta che il pensiero venga, ma può essere giusto quello: un pensiero. Diciamo che con un’app nativa ci si potrebbe anche avvicinare per cose leggere, dopotutto la GPU dell’M1 è più potente della Radeon Pro 555X presente nel MacBook Pro 15″ base del 2018. Tuttavia con Rosetta di mezzo la cosa diventa abbastanza frustrante. Da questo punto di vista consiglio sicuramente di attendere nuovi sviluppi.

Memoria unificata

Altra riflessione molto importante riguarda la RAM o, più precisamente, la “memoria unificata”. Questa è ora integrata all’interno del SoC ed offerta in un taglio base da 8GB espandibili a 16GB aggiungendo 230€. A prescindere dal prezzo – che come sappiamo Apple stabilisce un po’ a tavolino ed è “casualmente” identico a quello richiesto per passare da 256GB a 512GB di archiviazione – va detto che non va valutata come siamo abituati a fare nelle configurazioni su base Intel. Basta vedere i risultati ottenuti con soli 8GB nei vari test e nell’esperienza d’uso, dove la memoria non sembra aver mai rappresentato un collo di bottiglia. Di contro qualche mese fa ho ricevuto il mio iMac 27″ 2020 (recensione) e l’ho usato per qualche giorno con 8GB in attesa che mi arrivassero i 64GB che ho aggiunto dopo e vi assicuro che facevo fatica anche solo con Photoshop e Safari.

Il merito principale dell’ottimizzazione va certamente all’architettura del nuovo SoC, ma va detto che si vedono costantemente aggiornati i file di swap su disco e qui aiuta non poco la sua velocità. In media occupo circa la metà degli 8GB anche avendo 6 o 7 applicazioni aperte, ma ho sempre 4GB fissi occupati su disco. Ad esempio mentre ci lavoravo per questa recensione ho usato Safari, Mail, Photoshop, Numbers, Telegram, Note e Twitter, senza considerare le altre in background, alcune delle quali usano Rosetta. Ho fatto anche un test di apertura e gestione file pesanti su Photoshop con un PSD da 700MB da oltre 100 livelli e molti effetti, cosa che è risultata solo leggermente più lenta sull’Air base rispetto al Pro 16″. Il progetto è risultato comunque perfettamente lavorabile in ogni sua parte anche sul piccolino.

Al momento non ho ancora provato nessuno dei nuovi Mac con 16GB e sono sicuro che qualcosa in più si potrà ottenere, ma nessuna delle attività che ho testato mi è mai parsa particolarmente limitata dagli 8GB del modello base. Per assurdo l’unico software che è sembrano soffrire un po’ è stato Safari usato insieme ad altro. Di solito lascio diverse tab aperte mentre lavoro sul sito e in questa situazione ho notato qualche momento di incertezza su Safari nel passaggio tra l’una e l’altra, come se andasse a ripescarne il contenuto nello swap su disco, ma potrebbe benissimo essere un bug temporaneo di Safari (ricordo che siamo pur sempre alla prima release di Big Sur).

Controindicazioni di Rosetta 2

Rosetta 2 è quel piccolo miracolo che consente di ridurre l’attrito della nuova tecnologia agli occhi degli utenti. Grazie alle prestazioni abbondanti del SoC M1 risulta quasi trasparente nell’uso ma non è ovviamente un sistema perfetto. Alcune delle problematiche da considerare sono:

  • il software Intel si avvia più lentamente di quello nativo (il secondo avvio a distanza di poco tempo è molto più rapido, ma ritorna ad avere tempi lunghi dopo un po’)
  • le prestazioni ottenibili con codice Intel ben ottimizzato sono circa i 2/3 di quelle totali sul fronte CPU
  • le prestazioni grafiche con codice Intel scritto per Metal rimangono elevate anche passando tramite Rosetta 2
  • alcuni software/plugin Intel potrebbero non avviarsi affatto
  • alcuni software sotto Rosetta 2 potrebbero presentare saltuari lag

L’autonomia migliora

In dotazione con il MacBook Air si trova un alimentatore da 30W per una batteria integrata da 49,9Wh, mentre nel Pro l’alimentatore è da 61W per una batteria da 58,2 Wh. Alimentato a corrente (quindi con batteria già carica) l’Air consuma circa 24W sotto pieno carico ma scende tantissimo quando si adopera per attività più semplici. In standby praticamente non ha battery drain, se non un fisiologico 1% da un giorno all’altro, e si riattiva con una tale velocità che lo schermo è già pronto prima ancora di completare il gesto di apertura.

Uso Leggero / Domestico Misto / Lavorativo Intensivo / Produttivo
Autonomia 10+ ore 6/7 ore 3/4 ore
Ad esempio web, social, multimedia mail, office, programmazione produzione audio/video, gaming spinto

La variabilità nei consumi va considerata quando si parla di autonomia, poiché questa può passare da un minimo di circa 3 ore di attività intensa (tipo montaggio video) ad un massimo di 10 ore di uso più leggero. Con attività lavorative miste, anche con grafica e foto, si arriva senza problemi a superare le 6 ore senza batteria, anche 7 se non gli si chiede troppo. Con la sola navigazione web Apple dichiara fino a 15 ore e addirittura 18 ore con riproduzione video tramite i player nativi, che consumano davvero poco. Queste due specifiche casistiche non le ho verificate poiché non mi capita mai di adoperare il computer in questo modo, tuttavia i numeri sembrano abbastanza realistici considerando gli altri risultati.

Posso comunque dire che la maggiore autonomia rispetto agli altri portatili è un qualcosa che si nota a pelle. Ci si accorge subito che quella percentuale scende con molta lentezza anche quando si sta lavorando con diverse applicazioni attive. Ed è davvero una bella sensazione perché vi dico che per fare gli stessi 4 test sul MacBook Pro 16″ sono sceso dall’80% al 10%, per farli con l’Air sono passato dal 60% al 40%. E ho detto tutto.

Conclusione

Voto 4,5/5Di solito nelle conclusioni tendo a fare un sunto di tutto quanto detto nella recensione ma in questo caso vorrei affrontare un discorso diverso. L’Apple M1 è uno spartiacque. C’erano già i numeri dell’A14 a suggerirlo, ma una cosa è immaginarlo un’altra è usarlo. La verità pura e semplice è che con i ritmi di Intel un MacBook Air non avrebbe raggiunto queste prestazioni nemmeno tra 10 anni e avrebbero dovuto probabilmente metterci il raffreddamento a liquido, altro che senza ventole. Non voglio usare paroloni o frasi ad effetto ma credetemi che qui cambia tutto. Oggi il MacBook Air sembra lo stesso computer di ieri ma in realtà è un dispositivo completamente differente nelle potenzialità e nella piacevolezza d’uso. Sono consapevole che un utente ignaro di cosa ci sia dentro e che si limiti a navigare con Safari potrebbe quasi non accorgersi di nulla, ma sono anche certo al 100% che mettendolo alla prova rimarrete allibiti. Semplicemente non ci si crede a vederlo fare certe cose in scioltezza e senza emettere neanche un suono. È vero, alla fine è un iPad Pro agli steroidi nel corpo di un MacBook e macOS, ma cavolo! rimane una svolta. E poi qui devo concedere anche una sviolinata ad Apple per aver fatto Apple, ovvero aspettare che a sperimentare soluzioni claudicanti fossero gli altri, con computer ARM inutili e sistemi operativi a metà dove neanche le app del produttore erano native. L’attesa di questi Apple Silicon non è stata vana perché oggi arrivano con dei computer che non sono affatto delle versioni beta, su cui c’è già un fracco di software nativo e quello vecchio veicolato da Rosetta 2 va quasi meglio che sui chip top di Intel per il mobile.

C’è entusiasmo nell’aria ed è giustificato

Faccio però un appello ai professionisti che hanno bisogno di potenza e vedono in questi computer un mezzo miracolo dell’ingegneria: il miracolo c’è, ma non andate di fretta. Se la vostra attività dipende da un software non ancora convertito o peggio ancora da plugin con vecchia architettura, allora non dovete buttarvi a capofitto in questa nuova tecnologia. E un’altra cosa molto importante è che questi MacBook Air, Pro e Mac mini sono attualmente le versioni entry livellate proprio sul più piccolo della gamma, ovvero l’Air. In futuro deve arrivare un Pro 13″ 4 porte e anche un Mac mini più potente, con livrea grigio siderale e più porte. Quindi anche se le prestazioni di queste macchine sono davvero eccellenti, tra 6 o 7 mesi potreste rimanere delusi dal vedere arrivare versioni superiori ancora più potenti per quei computer. Ancora qui vi dico aspettate, non fatevi prendere dalla smania della novità. Ad oggi il MacBook Air è la macchina più in bolla con M1, soprattutto se apprezzate l’idea di un computer fanless. Il Pro 13″ dà qualcosa in più, è chiaro, ma è un po’ come passare da un i5 ad un i7, il vero salto lo avremo nel Pro 13″ da 4 porte e lo stesso identico discorso si applica al Mac mini. Insomma, questa sfornata di Apple Silicon è stata per gli entry-level. Ribaltano completamente il concetto che avevamo di questo termine fino a poco fa, ma per questa tecnologia sono davvero gli entry-level. E finalmente l’Air è tornato quel all-around che può soddisfare praticamente tutti. Ben tornato MacBook Air e benvenuto Apple Silicon.

PRO
PRO Il SoC Apple M1 trasforma radicalmente il DNA di questo piccolo computer
PRO Prestazioni ottime lato CPU
PRO La GPU equipara la dedicata Radeon Pro 555X del MacBook Pro 15″ 2018
PRO Senza ventole, sempre silenzioso e piuttosto fresco
PRO Tenuta termica sotto stress superiore al MacBook Pro 16″!
PRO Rosetta 2 consente di eseguire quasi tutte le app per Intel
PRO Possibilità di installare app native di iOS/iPadOS
PRO Audio molto forte e di buona qualità
PRO Microfoni validissimi per comunicazione vocale
PRO FaceTime HD di bassa risoluzione ma ben gestita dal nuovo ISP
PRO Schermo di ottima qualità, ora anche P3
PRO Batteria di lunghissima durata
PRO Praticamente nessun battery drain
PRO Risveglio istantaneo dallo stand-by
PRO Disco molto veloce
PRO Memoria unificata particolarmente efficace già con 8GB
PRO Costruzione eccellente, struttura rigida
PRO Piuttosto leggero e maneggevole
PRO Tastiera comoda e precisa
PRO Ottimo trackpad
PRO Efficace il Touch ID
PRO Porte “all’avanguardia” con qualche contro…

CONTRO
CONTRO Tramite connessioni native supporta solo 1 monitor esterno
CONTRO Non tutte le periferiche Thunderbolt 3 / USB-C in commercio funzionano al 100%
CONTRO Non si può installare Windows nativo con Boot Camp (vedremo come e se si potrà virtualizzare in futuro)

DA CONSIDERARE
DA CONSIDERARE Alcuni software o plugin per Intel potrebbero non funzionare

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.