Recensione Parallels Desktop 16: un buon presente su Intel, che guarda al futuro su Silicon

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Questa recensione sarebbe dovuta uscire qualche tempo fa, poi le tante novità degli ultimi tempi mi hanno costretto a rimandarla più volte. Meglio, comunque: c’è stato più tempo per le prove e la verifica di aggiornamenti ed ottimizzazioni. Parlo di Parallels Desktop 16, il noto software di virtualizzazione per Mac che si contende il mercato principalmente con VMware Fusion ed il gratuito Oracle Virtualbox. Da tempo l’azienda, ora operante sotto la casa madre Corel, segue un ciclo di rilasci annuale e porta un po’ di novità rispetto la versione 15, pur non differenziandosene estremamente.

Si parte ovviamente dal pieno supporto a macOS 11 Big Sur (ma è compatibile a ritroso fino ad High Sierra) e le sue rinnovate tecnologie di ausilio alla virtualizzazione, che aumentano le prestazioni nel contesto, cui si aggiungono altri tocchi come il supporto a OpenGL 3.3 e soprattutto Metal, che forniscono la piena accelerazione grafica alle macchine virtuali macOS (a patto che sia Big Sur pure in quel caso). Sono presenti anche migliorie espressamente legate all’hardware, nello specifico le elaborazioni DirectX sulle GPU AMD Radeon, migliorate del 20%. L’apertura dell’app è sino al doppio più rapida e pure la gestione delle macchine avviene con maggiore velocità. L’impatto sulla batteria è stato altrettanto rivisto, con affinamenti alla modalità Viaggio che riducono il consumo di risorse delle VM, senza comunque comportare penalità eccessive sulle performance. Un timer automatico opzionale consente di ottenere ulteriori benefici mettendo in standby il sistema operativo virtuale dopo uno specifico periodo d’inattività.

È aumentata inoltre l’integrazione con Windows virtualizzato, sincronizzando tra sistema host e guest la modalità non disturbare per le notifiche; è supportata la gesture a due dita sul trackpad per ruotare gli elementi anche nel sistema Microsoft. In fase di creazione della macchina virtuale è possibile scegliere l’edizione, accelerando ancor più la già conosciuta modalità Express per automatizzare gran parte dell’installazione di Windows. Infine, si può impostare l’unità d’archiviazione della VM affinché dopo l’arresto ritorni a macOS il quantitativo di spazio non utilizzato durante l’uso. Sul fronte Linux, oltre al supporto alle più recenti versioni delle varie distribuzioni, se si utilizza l’edizione Pro o Business si aggiungono elaborazioni sino al 75% più rapide sui repository Git. Sempre nelle edizioni maggiori è stata introdotta una nuova modalità per il trasferimento delle istanze da un Mac all’altro, con un sistema di compressione che riduce tempo e spazio richiesti per l’operazione. Novità esclusiva per il Business, destinata all’uso degli amministratori di sistema, è la possibilità di preconfigurare le macchine virtuali su un portale cloud, cosicché gli utenti possano poi scaricarle in un solo tap o click sul proprio Mac aziendale con Parallels.

Ho citato le edizioni Pro e Business, ma cosa offrono di più rispetto la Standard? La Pro aumenta la RAM virtuale massima da 8 a 128 GB, permette di assegnare fino a 32 CPU virtuali (4 nella Standard), aggiunge integrazioni con strumenti come Docker e Visual Studio così come opzioni di debug ed un supporto dedicato sempre disponibile. La Business presenta lo stesso set di funzionalità, cui si aggiungono le già illustrate capacità di configurazione per i reparti IT nonché una singola chiave di attivazione per l’uso sulla flotta aziendale.

Cambiano anche i costi: l’edizione Standard ha un prezzo di 99,99€ per la licenza fissa, che scendono a 79,99€ se si sceglie l’abbonamento annuo (che include pure le nuove versioni); chi proviene da Parallels Desktop 15, sempre su licenza fissa, può invece godere di un dimezzamento del prezzo che scende così a 49,99€. L’edizione Pro è solo su abbonamento, al prezzo di 99,99€ l’anno; per chi proviene da una passata edizione in licenza fissa, anche in questo caso è previsto uno sconto sul primo anno di sottoscrizione, che costa 49,99€. La Business è proposta allo stesso prezzo della Pro, ma è destinata alle aziende. Infine, si segnala la Student Edition che offre uno sconto del 50% sull’abbonamento annuale di Parallels Desktop Standard, fornendo la documentazione che certifichi la frequentazione attiva di un ente educativo in qualità di studenti. È prevista una trial gratuita di 14 giorni in modo da poter decidere con relativa tranquillità prima di procedere con l’acquisto o meno.

L’edizione qui provata è la Pro, con abbonamento annuale; utilizzo Parallels ormai da diverse versioni e mi è già capitato di recensirlo. Devo ammettere che il Mac non è dei più giovani: si tratta di un MacBook Air generazione 2014, nella sua configurazione base con 4 GB di RAM e 128 GB di SSD; lo stesso su cui peraltro venne fatta la passata recensione. Sono state effettuate alcune modifiche, ma il family feeling resta ben evidente. Se qualcuno avesse smesso di utilizzare Parallels 5 anni fa e decidesse di riprenderne l’utilizzo, si sentirebbe subito a casa. Il layout di creazione delle macchine virtuali è rimasto molto simile e anche le opzioni di configurazione sono in larga parte nel medesimo posto.

L’avvio è effettivamente più veloce rispetto la versione 15 da cui provenivo (ho sempre aggiornato), si tratta solo di attendere qualche secondo, mentre prima sembrava indugiare non poco. Alla prima apertura (le macchine virtuali le creo periodicamente per motivi specifici, rimuovendole poi una volta che hanno esaurito il loro scopo – con soli 128 GB e la gran parte occupata solo da macOS e le app non si possono fare miracoli, a meno di non ricorrere a più lenti supporti esterni) si offre subito di scaricare ed installare Windows 10; premendo su “Salta” si entra invece nella vera schermata iniziale, dov’è possibile configurare rapidamente macchine virtuali con numerosi sistemi operativi oppure decidere di cimentarsi con una procedura un po’ più manuale. Alternativamente, se si ha già una VM da dargli in pasto (accetta anche quelle di VMware e Virtualbox, che verranno convertite). È anche possibile trasferire Windows da un altro PC già in uso, così come installare macOS virtualizzato sfruttando la partizione di recupero del Mac reale come punto di avvio.

Personalmente preferisco affidarmi alla configurazione manuale, scaricando prima la ISO, sia che si tratti di Windows (non pensate male) sia di Linux. Oltre ad essere sempre certo che stia installando l’ultima versione disponibile, questo mi permette di dare una controllata finale alle impostazioni, anche se la maggior parte sono già ottimali e non richiedono interventi aggiuntivi. Ci sono infare vari profili d’utilizzo tra cui scegliere, per produttività, sviluppo, giochi ed altro ancora, che consentono di tarare ad hoc la resa della macchina virtuale.

Nella schermata delle impostazioni, che dopo la procedura iniziale potremo richiamare in qualsiasi momento, si possono gestire numerose opzioni, sia per quanto riguarda l’integrazione col sistema host (inclusa la modalità Viaggio, che può essere attivata al raggiungimento di una determinata percentuale di batteria) sia per l’hardware virtuale con la possibilità di modificare tutti i principali parametri per CPU, memoria, grafica, immagini ISO ed altro ancora; non mancano pure opzioni di sicurezza e backup, che consentono di proteggere entrambi i sistemi, reale e virtuale, nonché di ripristinare rapidamente qualora qualcosa andasse storto.

La modalità Express d’installazione è molto rapida e consente pure di saltare a piè pari molti passaggi previsti durante il setup di Windows (soprattutto, niente Cortana che strilla all’improvviso). Tuttavia, fatta eccezione per la scelta dell’edizione da installare, si tratta della stessa esperienza d’uso delle ultime versioni. I Parallels Tools vengono automaticamente caricati e si può da subito iniziare ad utilizzare la macchina virtuale. Entrando nella visualizzazione Coherence, attivata dal pulsante blu che aggiunge ai classici tre di macOS (il verde porta la VM a schermo intero), si ottiene il meglio dei due mondi, avendo la possibilità di eseguire le applicazioni Windows a finestra nell’ambiente Apple. Le app aperte si collocano nel Dock, mentre per aprire il menu Start è sufficiente premere sul logo delle finestre; le icone di stato vengono aggiunte a quelle native del sistema host, subito prima di quella stessa di Parallels.

In generale, tutte le integrazioni già note sono ben presenti in Parallels Desktop 16, come lo scambio facile di file tra i due sistemi sia col trascinamento sia con le unità visibili da Esplora Risorse e Finder, la condivisione degli appunti ed altro ancora. Con l’opzionale Parallels Toolbox, al prezzo di 19,99€ l’anno, è possibile usufruire di ulteriori strumenti che possono sfruttare sia macOS sia Windows. Non ho potuto provare a virtualizzare macOS per questioni di spazio, ma anche perché generalmente la trovo una necessità inferiore rispetto al sistema Microsoft, per il quale Parallels può essere una solida alternativa. Ho invece effettuato delle prove con le distribuzioni Linux e anche qui si può godere di un buon livello d’integrazione una volta installati i Tools nel sistema guest, tuttavia per il pinguino continuo a preferire Virtualbox, che ha le sue Guest Additions integrate nel kernel e nelle mie prove presenta una stabilità tendenzialmente maggiore. Qui si entra tuttavia anche in un discorso di preferenze personali: Parallels se la cava egregiamente con entrambi i sistemi e non rende davvero necessaria una coesistenza con Virtualbox per i sistemi open source (all’esatto opposto, non mi sento di consigliare la virtualizzazione Oracle per Windows, che trovo meno efficiente di quella offerta da Parallels, ineccepibile).

Voto 4/5Le prestazioni sono molto buone, in linea con le aspettative e anche su un vecchio Mac come il mio si riesce comunque ad avere velocità accettabili, a patto di non chiedere troppo per l’istanza virtualizzata e di sopportare una corposa presenza sonora della ventola. Come altri software, anche qui vale la regola che più il computer è nuovo e potente, meglio rende. Sostanzialmente questa versione di Parallels Desktop procede nel percorso già tracciato dagli sviluppatori, con miglioramenti costanti e graduali. Chi come me segue gli upgrade annuali non osserva veri stravolgimenti da un rilascio all’altro e se non si presta un’attenzione ossessiva anche alla minima miglioria può pure sembrare sia tutto fermo, cosa che non fa piacere quando ci sono di mezzo soldi da spendere. Di conseguenza, la domanda sorge spontanea: vale la pena aggiornare da una precedente versione, acquistata con licenza fissa? Se si tratta di Parallels Desktop 14 o inferiori, sicuramente è giunto il momento. Se si utilizza ancora la 15, forse si può aspettare il prossimo anno senza troppi rimpianti. Tutto diverso se si considerano i nuovi Mac con M1, dove la virtualizzazione per utilizzare gli altri sistemi operativi sarà una scelta ancor più caldamente consigliata che su Intel. Lì Parallels Desktop 16 sarà il punto di partenza e ci si può già prenotare per la prossima Beta.

Rimane ancora non del tutto chiaro il rapporto tra la nuova edizione nativa per Apple Silicon e l’installazione di Windows. È stato annunciato un lavoro a stretto contatto con Microsoft ma non si conosce l’effettiva compatibilità con l’architettura x86-64 se e come sarà ottenuta e con quali eventuali limiti.

Avrei infine qualcosa da ridire sulla struttura commerciale delle edizioni. La Standard in abbonamento annuale non regge granché al prezzo cui viene proposta: costa solo 20€ in meno della Pro e si ha maggiore risparmio continuando con le licenze sfuse, godendo delle promozioni a metà prezzo per passare da una versione all’altra. Un altro punto discutibile è l’assenza di una versione gratuita, che ad onor del vero fino a qualche tempo fa c’era: un’edizione Lite sul Mac App Store, che nella sua modalità base permetteva di eseguire macchine virtuali Linux. È ancora presente, ma ha perso il suffisso Lite ed è diventata a pagamento come l’edizione al di fuori dello Store, per giunta con non poche limitazioni. Un curioso passo all’indietro che fa perdere terreno contro Virtualbox e soprattutto in controtendenza con VMware che dopo tanti anni ha finalmente parificato il Mac alle altre piattaforme portando il Player gratuito per uso personale.

PRO
+ Intuitivo e completo
+ Prestazioni di rilievo ed integrazione eccellente con le macchine virtuali
+ Pieno supporto Metal
+ Già annunciata l’edizione per Apple Silicon

CONTRO
- Non è semplice giustificare il passaggio da una versione all’altra
- Il posizionamento commerciale penalizza l’edizione Standard
- Manca una versione base gratuita

DA CONSIDERARE
| Se si necessita solo di virtualizzare Linux, sui Mac con Intel può essere anche preso in considerazione Virtualbox risparmiando

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.