AirPods Max: le mie prime impressioni dopo l’annuncio

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Ieri Apple ha annunciato le AirPods Max, ovvero le prime cuffie a proprio marchio. Ho messo anche un paio di facce buffe nelle storie Instagram per descrivere la mia prima reazione ma oggi voglio condividere con voi alcune prime riflessioni e qualche opinione. Prima di tutto vi dico che il design non mi convince. Ci sono degli elementi costruttivi davvero interessanti ma altrettanti che mi lasciano un po’ perplesso.

Ad esempio trovo assai sgraziata la sottile asta alla base dell’archetto che si congiunge con i grandi padiglioni: la disparità di dimensione dei due elementi stride e si noterà ancora di più quando si allunga. Non mi piace neanche tanto la forma dei padiglioni, poiché l’esterno è troppo ampio per giustificare la scelta di una finitura liscia e monotono, quindi appaiono sgraziati.

Dalle immagini che ho visto trovo discutibili pure i colori dei padiglioni al di là dei modelli argento e grigio siderale. Il verde, il celeste ed il rosa sono troppo chiari per il tipo di prodotto e per le dimensioni in gioco. Ricordano un po’ quelli di iPad Air mentre avrei trovato più indicati quelli eleganti di iPhone, come il verde notte dell’11 Pro o il blu pacifico del 12 Pro. Ovviamente si tratta di materiali diversi, quindi non si può ottenere esattamente lo stesso risultato, ma si poteva fare di meglio.

Infine ho qualche riserva anche per il rivestimento dell’archetto di “materiale morbido al tatto”, poiché temo che sia quello delle custodie di iPhone in silicone, appiccicoso e attira-polvere. Spero di sbagliarmi.

Mi sembra anche strano il posizionamento della Digital Crown per regolare il volume, che si trova in alto nella parte posteriore del padiglione. Ho provato a simulare il movimento per raggiungerla ed è assolutamente innaturale. Inoltre potrebbe essere incline ad attivazioni involontarie a contatto con un poggiatesta o un cuscino, una cosa che si potrà verificare solo usandole.

E poi pesano ben 384,8 grammi. Credo che la fascia traforata farà un ottimo lavoro per bilanciarli ma rimango quasi 400 grammi in più per il collo, che sono un’esagerazione.

Parliamo anche di audio, dove vi posso solo dire cosa mi aspetto. Stiamo parlando di cuffie Bluetooth con driver dinamici da 40mm, quindi una combinazione assolutamente standard. Apple parla di un “esclusivo motore con doppio magnete ad anello in neodimio”, ma non sono comunque raffinate come le magnetoplanari o le elettrostatiche. La differenza in questi casi la può fare l’elettronica, per questo si parla di audio computazionale. Lo stesso approccio lo vediamo applicato alla fotografia su smartphone, dove si ottengono risultati impensabili per i piccoli sensori e gli obiettivi in gioco (che spesso non sono neanche di vetro) proprio grazie all’intervento dei processori d’immagine.

A seconda della qualità dell’elaborazione i risultati possono essere ottimi ma anche pessimi, ed è facilissimo esagerare. Sempre riferendoci alla fotografia come confronto, la tendenza attuale è quella di esasperare il micro-contrasto per simulare la presenza di informazioni che in realtà non ci sono e recuperare il più possibile dalle luci e dalle ombre con l’HDR. Il risultato finale è quanto di più lontano esista dalla fotografia tradizionale, eppure piace. Piace al punto che anche Apple con gli iPhone 12 ha ceduto a questa tendenza, cambiando un po’ rotta rispetto agli iPhone 11 (ne ho parlato nella recensione).

Credo sia ben chiaro, dunque, che queste non sono cuffie dedicata all’alta fedeltà. In generale è già difficile che lo siano tutte quelle Bluetooth, ma ci sono dei modelli migliori di altri in termini di risposta. Non sarà questo il caso. Tra l’altro Apple non ha neanche una versione ad alto bitrate o lossless del servizio Apple Music e non si è parlato qui di una nuova codifica wireless, dunque è presumibile che si userà sempre la compressione AAC (fino a 256 kb/s).

Il dipartimento audio in Apple ha dimostrato di poter ottenere risultati ottimi, basti vedere gli AirPods e gli HomePod, che per la loro categoria si fanno sicuramente apprezzare. Ma non bisogna pensare che il prezzo alto di AirPods Max sia un sinonimo di qualità audio. Personalmente mi aspetto un ascolto piacevolissimo per l’uso personale, ma non ha proprio senso metterle a confronto con modelli Hi-Fi e ancora meno con le cuffie usate la produzione audio.

Dunque la domanda è: perché costano tanto?

Io credo che la risposta sia piuttosto semplice ma non è quella che immaginate. Secondo me il prezzo non è esagerato, bisogna solo capire dove hanno speso i soldi. In Apple spesso si ragiona in modo diverso rispetto che in altre aziende, dove solo l’idea di mettere un elemento complesso come la Digital Crown per il cambio volume sarebbe stato scartato a priori perché inutilmente costoso. Con un paio di tasti si risparmia tantissimo e credo che anche la superficie touch posso essere più economica (sembra sia stata scartata più per problemi tecnici e di resa).

Poi se guardate il padiglione noterete che in tutta la parte visibile non c’è una singola giunzione, quindi sarà presumibilmente un singolo elemento di alluminio. Una cosa non facile da ritrovare in altre cuffie e che ha il suo costo in termini di lavorazione. E poi acciaio inossidabile un po’ dappertutto. Insomma tra design, materiali e soluzioni strutturali ricercate, Apple non ha badato a spese e si vede. Gusti a parte, va detto tra le cuffie wireless con riduzione del rumore che vanno per la maggiore e che costano 300/400€, non trovate un conto spese così salato in termini produttivi.

Tutto questo senza considerare che all’interno di AirPods Max ci sono due chip H1 (uno per padiglione) che sappiamo essere capaci di garantire una velocità di connessione eccellente e funzionalità aggiuntive molto valide se utilizzate nell’ecosistema Apple (come AirPlay 2).

Secondo me il problema delle AirPods Max è un po’ quello del Mac Pro. In molti si aspettavano delle cuffie costose ma nel range di prezzo tipico di prodotti analoghi, invece Apple ha voluto esagerare. A differenza degli auricolari AirPods, cari ma ancora abbordabili per la massa, questa volta si è puntato ad un mercato diverso. Che non è quello degli audiofili, dove tipicamente si sfocia quando il prezzo delle cuffie sale, ma è piuttosto quello dei più facoltosi che apprezzano i valori del marchio e sono disposti a spendere per avere un prodotto con un design unico, qualità costruttiva esagerata, ottime funzioni ed una buona qualità audio. Nulla vieta che in futuro possano fare anche un modello dal prezzo più ragionevole ma ad oggi queste sono il Mac Pro delle cuffie, ovvero l’esagerazione totale nella ricerca di forme e contenuti senza badare a spese.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.