Apple M1: pensieri e parole sulla nuova tecnologia

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L’anno scorso abbiamo festeggiato i 10 anni di attività di SaggiaMente. Quindi è un periodo abbastanza lungo, ormai, trascorso a discutere dei temi che ci piacciono e ad analizzare i nuovi prodotti e le nuove tecnologie. Ma, come molti quarantenni, la mia passione per l’informatica ha radici ben più lontane. È stato mio padre, quando avevo circa 7/8 anni, a portare il primo personal computer in casa. Il primo che io ricordi per essere più precisi. Ero piccolo, ovviamente, ma ai tempi usare un computer richiedeva un minimo di studio, non era facile come dare un iPad in mano ai giovani di oggi. Anzi, vi invito a dare un’occhiata al progetto online The Lost Ways of Programming per avere un assaggio di quell’epoca. Nei 30 anni successivi l’informatica si è evoluta moltissimo e di momenti cruciali nel percorso se ne possono citare un gran numero, così come di prodotti che hanno fatto la storia. Alcuni sono anche tristemente scomparsi, tra cui l’Amiga.

Ma quando si segue un settore così da vicino si fa fatica a riconoscere gli spartiacque. È più come trovarsi in un flusso progressivo e continuo, tant’è che i paletti poi si mettono a posteriori, cercando di identificare o un momento preciso o un prodotto da cui è partito un cambiamento. Con l’arrivo dei primi Mac con Apple Silicon, si ha invece la sensazione di vederlo con chiarezza il punto di svolta. Ben più di quanto non avvenne nella precedente transizione di 15 anni fa, perché in quel caso si è semplicemente omologata al resto del mercato. Ho chiesto a Riccardo Palombo, un collega che stimo e che ha avuto modo di provare uno dei primi Mac con M1, quali sono le sue impressioni sulla nuova tecnologia.

Molte persone si sono dimostrate deluse nel vedere che i nuovi Macbook Air, Pro e mini abbiano mantenuto lo stesso design delle precedenti versioni. In realtà era un qualcosa che ci si poteva aspettare guardando al passato, perché la stessa cosa è avvenuta nella transizione da PowerPC ad Intel. Apple avrebbe potuto anticipare qui le modifiche esteriori, che magari arriveranno più avanti, ma non lo ha fatto per rendere più morbida possibile la transizione. E la stessa attenzione si ritrova anche sull’esperienza d’uso perché è riuscita tramite delle ottimizzazioni del SoC e con un importante lavoro sul sistema operativo, ad eliminare quasi completamente l’attrito dovuto al cambio di architettura. Ne parla nel video Lorenzo Angotzi.

Quindi, da una parte vediamo la chiara intenzione di non smuovere troppo le acque, cioè di offrire agli utenti un’esperienza d’uso coerente rispetto al passato grazie a strumenti come Universal Binary e Rosetta 2. Dall’altro assistiamo anche ad una novità, cioè quella di poter eseguire nativamente su macOS alcune app di iOS e iPadOS. Non tutte, perché ci deve essere l’autorizzazione dagli sviluppatori per elencarle sul Mac App Store, e alcune non avrebbero neanche senso su un computer desktop, ma rimane una possibilità in più offerta dall’unificazione dell’architettura. E chissà che la cosa non valga anche in senso inverso. Su questo sentirete il pensiero di Manuel Agostini.

Come avrete notato c’è un certo entusiasmo in chi di noi ha provato questi nuovi Mac e onestamente lo ritengo giustificato. Oggi Apple ritorna a proporre qualcosa di altro, ritorna a differenziarsi anche sul piano hardware. Non è assolutamente la prima a realizzare dei computer con architettura ARM, ma è la prima a farlo con questi risultati. Con tutte le sue app già compatibili, con moltissime aziende che stanno scalpitando per adattare i loro software ad Apple Silicon e con un sistema di emulazione x86 anche a 64-bit pronto dal primo giorno e con prestazioni mai viste per una soluzione di questo tipo. Insomma, come al solito non è importante arrivare primi ma fare le cose per bene. Rimane da vedere se i vantaggi di questo essere “altro” si confermeranno anche con i futuri Mac di fascia più professionale, ma le premesse ci sono tutte. Insomma il punto di rottura è ormai segnato, come sentirete dalle parole di Antonio Moro di Lega Nerd.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.