Cydia intenta causa legale contro Apple per abuso di posizione dominante con l’App Store

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Se Atene piange, Sparta non ride. Facebook e Google sono fortemente nelle mire delle antitrust globali (soprattutto la prima, che potrebbe trovarsi addirittura costretta a disfarsi di Instagram e WhatsApp nello scenario peggiore), ma anche Apple ha la sua parte di vicissitudini, legate principalmente ad un ambito: l’App Store. Il negozio digitale di Cupertino è oggetto di molti contenziosi, da alcuni enti regolatori ma anche di associazioni di consumatori ed altre aziende, come visto nel noto caso Epic/Fortnite; a ciò si aggiungono pure i malumori di molti sviluppatori, piccoli e grandi, che non si sono fatti problemi ad esternarli. Ora assistiamo ad un nuovo interessante sviluppo, perché la causa viene intentata da una delle realtà più celebri del mondo jailbreak: Cydia.

Per la precisione, ad ingaggiare la battaglia legale contro Apple è il fondatore di Cydia, Jay Freeman. Paradosso vuole che il suo sia stato il primo store per iPhone: nacque a fine febbraio 2008, precedendo di alcuni mesi l’App Store ufficiale. L’iniziale reticenza di Steve Jobs alle applicazioni di terze parti fu subito colta da molti come un’opportunità persa per l’allora debuttante iPhone, dotato di un hardware più che in grado di eseguirle. Il jailbreak non tardò ad arrivare, aprendo ad espansioni non ufficiali, tra cui appunto Cydia. Il resto è storia: Apple ha sempre cercato di rispondere colpo su colpo a coloro che cercavano di “evadere dal giardino recintato”, sia in modo aggressivo nei successivi rilasci hardware e software sia in modo più dolce prendendo spunto per nuove funzionalità di sistema. Tutt’oggi resta una pratica ancora oggetto d’interesse in una cerchia d’utenza, ma lontana dalle attenzioni dei primi anni.

L’obiettivo della causa non riguarda la legittimazione del jailbreak in sé (che di base nelle pregresse controversie non è stato considerato illegale, dipendendo più come al solito dai singoli utilizzi), bensì degli store alternativi a quello Apple. Contrariamente ad Epic, che ha contestato l’impossibilità di crearne uno, Cydia parte dal vantaggio di avere quasi 14 anni di servizio alle spalle, il che a detta di Freeman e del suo team di avvocati lo rende il “ricorrente perfetto”. In base alla loro posizione, Apple avrebbe agito ai fini di creare un monopolio, ostacolando l’attività di Cydia, nonché il suo sviluppo, e ledendo anche il diritto degli utenti di poter utilizzare i beni acquistati (gli iDevice) in totale libertà, almeno per quel che concerne l’installazione delle applicazioni.

Dal canto suo, la mela ha affermato di dover ancora approfondire la mozione ma ribadisce di non considerarsi autrice di un monopolio, dato che la piattaforma iOS/App Store è in concorrenza con Android, che a riguardo com’è noto ha invece un approccio più flessibile e permette gli store alternativi. La necessità di controllare le fonti da cui vengono installate le app, prosegue Apple, è a fini protettivi per gli utenti, che altrimenti risulterebbero più suscettibili ad attacchi malware o problemi di privacy scaricando il pacchetto sbagliato. L’affermazione è stata già contestata da Freeman, che ritiene la situazione venga esasperata più del dovuto e che i rischi nello scaricare programmi da Cydia siano analoghi a quelli cui si può incorrere con un PC tradizionale. La battaglia legale si protrarrà per diverso tempo, dunque si tornerà sicuramente a parlarne. In caso di successo, Cydia intende proseguire la concorrenza all’App Store in una veste più legittimata, senza necessità di jailbreak, il che potrebbe aprire a sviluppi non di poco conto in tutto l’ecosistema.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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