Recensione Mac mini M1, i desktop Apple ripartono da qui

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Quando ho visto per la prima volta il Mac mini dal vivo mi ha lasciato a bocca aperta. Era il 2005 e ai tempi non mi ero mai imbattuto in un computer così compatto. Forse neanche esisteva. Nel suo comunicato stampa Apple scriveva: “Con prezzo a partire da appena 499 Euro, Mac mini è il computer desktop ideale per chiunque voglia iniziare ad utilizzare Mac OS X”. In effetti fu il computer che più di tutti spinse gli utenti Windows ad esplorare la piattaforma Apple, ma divenne ancor più appetibile con le successive versioni Intel a partire dal 2006 e con l’introduzione di Boot Camp. Erano i tempi della famosa campagna “Get a Mac”, con i simpatici spot che vedevano un noiso e scomodo PC alle prese con il più giovane ed estroso Mac.

Nel corso del tempo il mini ha avuto alterne fortune ma è stato aggiornato con una certa costanza fino al 2012. Nel 2013 ha saltato il turno e poi è arrivata una novità un po’ farlocca nel 2014 (il famoso modello depotenziato e con RAM saldata). Ad un certo punto si pensava che fosse stato abbandonato del tutto, salvo poi ritornare nel 2018 nella livrea grigio siderale. Il problema è che a quel punto costava 919€, mantenendo la palma del Mac più economico per un soffio. Ed è pure aumentato a 949€ nel 2019 a fronte di un raddoppio del disco (da 128GB a 256GB). Si può considerare l’inflazione, si può considerare la fluttuazione del cambio Euro-Dollaro, ma siamo comunque arrivati in una fascia di prezzo diversa rispetto a quella originale 499€.

Nel 2020 il trend è finalmente cambiato. Il nuovo Mac mini base parte ora da 819€, quindi 130€ in meno rispetto al modello precedente, ma offre anche un incremento di prestazioni a tre cifre grazie al cambio di architettura. In multi-core si arriva infatti oltre al 200% rispetto alla precedente base con i3 che sostituisce e va molto meglio anche dell’i7 che si aveva nella configurazione massima.

Vorrei ringraziare C&C Apple Premium Reseller che mi ha inviato l’unità di test per il periodo necessario a questa recensione. Con l’occasione vi segnalo e vi consiglio personalmente il loro sito cecspa.com ed i loro servizi, sia a livello aziendale (scrivete a [email protected] per informazioni e supporto) che per i consumatori. Hanno infatti moltissimi negozi in tutta Italia ed offerte sempre interessanti ed aggiornate.

Questo è solo l’inizio

Un modello Intel rimane tuttavia ancora in vendita, seppure sia la CPU che la GPU siano complessivamente inferiori per prestazioni rispetto all’Apple M1 che costa di meno. Il motivo di questa scelta dipende principalmente dal fatto che in questa prima generazione del Mac mini ARM abbiamo tre limitazioni hardware ed una software. Possiamo infatti arrivare fino ad un massimo di 16GB di RAM (64GB in quello Intel), ci sono solo due porte USB4/Thunderbolt 3 (invece di 4) e manca l’Ethernet 10 Gigabit (presente in opzione sul modello Intel). Inoltre sui Mac con Intel si può virtualizzare o eseguire nativamente Windows “standard” tramite l’Assistente Boot Camp.

Per i limiti hardware c’è poco da fare e dipendono dal fatto che questo modello presentato è un entry-level, condizione che mi sembra sottolineata dalla scelta del colore argento. Per completare la transizione, Apple dovrà presentare più avanti una versione più potente del mini con più scelta per la RAM e più porte USB4. Con l’arrivo di questo esemplare, che sarà presumibilmente in grigio siderale, sparirà l’ultimo Mac mini Intel. La stessa sorte toccherà anche al MacBook Pro 13″, visto che attualmente è uscito solo quello base con 2 porte, mentre per il MacBook Air è già tutto con Apple Silicon e non dovrebbe avere un modello superiore.

Windows: sperimentazioni promettenti

Dal punto di vista software, invece, chi ha bisogno di Windows deve temporeggiare. La comunità sta sperimentando molto e con buoni risultati, infatti si riesce già ad installare Windows 10 per ARM tramite QEMU e con emulazione anche le versioni a 32-bit su DOSBox. Inoltre alcuni software si riescono ad avviare con Crossover 20. Sarà comunque necessario un po’ di lavoro da parte di Microsoft affinché la cosa sia alla portata di tutti ed offra stabilità operativa. Parallels sembra sulla buona strada ma ancora non è stato annunciato nulla di concreto, mentre sul fronte Boot Camp tutto tace me c’è stata una recente apertura da parte di Apple. Comunque è interessante notare che a livello di prestazioni sembra andare meglio Windows virtualizzato su Apple Silicon in modo non ufficiale che quello nativo sul Surface Pro X, questo per merito delle ottime performance del SoC M1.

Il software per Mac

Sui Mac con Apple Silicon abbiamo la possibilità di eseguire 3 categorie di software:

  • quelli nativi sia quelli specifici per Apple Silicon che le versioni Universal Binary 2 danno la possibilità di ottenere il massimo delle prestazioni dal SoC M1. Non sempre questi vengono messi in evidenza ma esistono tanti modi per scoprirli: tramite il sito dello sviluppatore, facendo ricerche su Google o anche su isapplesiliconready.com
  • quelli Intel vengono comunque eseguiti su Mac tramite Rosetta 2. Questo interprete consente di far girare le app x86 a 64-bit in modo eccellente, arrivando a sfruttare fino ai 2/3 delle capacità del SoC M1 (che è comunque più di quanto si poteva ottenere con l’i7 del Mac mini). Tuttavia questo vale per la maggior parte delle utility o dei piccoli software ma non sempre per quelli professionali
  • quelli di iOS/iPadOS si trovano già sul Mac App Store ed essendo già pensati per architettura ARM funzionano fin da subito, cosa non possibile sui Mac Intel. Non ci sono proprio tutti quelli che potete trovare su iPad e iPhone ma tantissimi sì. Tenete in considerazione però alcuni limiti, perché le interfacce che funzionano benissimo con il touch non è detto che rendano altrettanto bene con mouse (o trackpad)

Per farla breve: grazie alle prestazioni di M1 ed all’apporto di Rosetta 2, moltissimi utenti non si accorgeranno neanche della differenza tra software nativo e quello emulato, se non per dei tempi di avvio più lunghi per questi ultimi (che diventano rapidi dal secondo lancio). Alcuni tra quelli professionali vanno bene anche nelle versioni Intel, ad esempio uso Adobe Lightroom Classic e Adobe Audition con stabilità e ottime prestazioni. Altri, però, non funzionano benissimo: per rimanere in casa Adobe ho qualche problema con Illustrator. Il punto è che prima di effettuare l’acquisto di un Mac con Apple Silicon dovete informarvi se ciò che vi serve gira bene, che sia nativamente o emulato. Va detto però che tutti i software Apple sono già ottimizzati, compresi quelli professionali (Logic Pro, Final Cut Pro, Motion, Compressor), che esiste già Photoshop Beta che gira benissimo (quello Intel sotto Rosetta non tanto), tutta la suite Affinity è nativa e poi ancora: DaVinci Resolve 17, le beta di Office 365, 1Password, iStat Menus, iTerm2, Telegram, ecc… Da quando uso Mac con Apple Silicon ricevo una segnalazione al giorno di app che diventano native e non bisogna far altro che aggiornarle.

C’è M1 ed M1

Il Mac mini monta lo stesso Apple M1 presente su MacBook Air e Pro. Questa cosa potrebbe sembrare strana a chi pensa con le logiche del “vecchio mondo” Intel, ma non è nuova per Apple dove già usa i suoi chip. Pensate agli iPhone: tutti i 12 hanno l’A14, dal più piccolo ed economico al più grande e costoso. Quando le prestazioni erano risicate sarebbe stato impossibile, mentre con M1 sono così abbondanti che in realtà è solo un vantaggio per i modelli più economici. Esattamente come avviene oggi per l’iPhone 12 mini. Questo è un vantaggio per noi utenti così come per Apple, che può avvantaggiarsi di migliori economie di scala facendo produrre un numero maggiore dello stesso chip. Inoltre lascia anche spazio alla possibilità di creare in futuro delle versioni più economiche con SoC degli anni passati (un po’ come l’iPad base, per intenderci).

L’Air è l’unico che si differenzia dagli altri usciti in questa prima tornata, sia perché è fanless sia perché il modello base ha 7-core sulla GPU (tutti gli altri ne hanno 8). Nell’uso quotidiano, però, le differenze neanche si notano. Nella recensione dell’Air vi ho mostrato che riesce ad offrire una stabilità di erogazione delle performance sotto stress superiore a quella del MacBook Pro 16″, una cosa assolutamente sorprendente visto che quello ha due ventole mentre l’Air nessuna. Il mini e il Pro vanno persino meglio, infatti eseguendo lo stesso stress test con la CPU al 100% e continui benchmark anche sulla GPU, il SoC sfiora al massimo i 70° pur mantenendo la ventola a regimi così bassi che si sente solo attaccando l’orecchio sul computer. Parliamo di un cambio come dalla notte al giorno rispetto a cio a cui eravamo abituati fino a pochi mesi fa. Ed è un qualcosa che si nota chiaramente nell’uso perché la macchina non va praticamente mai in stallo: al massimo si prende del tempo per eseguire le operazioni più complesse ma rimane comunque sempre responsiva.

Le regole di base

Voglio iniziare cercando di spiegare una cosa nel modo più chiaro che mi è possibile. Moltissimi mi stanno chiedendo se con questi Mac si può fare questa o quell’altra attività. La risposta ha una componente di imprevedibilità che è dovuta alla compatibiltà del software, argomento che ho già discusso nel paragrafo dedicato. Per quanto riguarda le prestazioni, invece, le risposte che cercate sono semplicissimi da ottenere. Dovete infatti pensare che a livello di processore tutti i Mac con M1 sono superiori al MacBook Pro 16“ top di gamma con i9 ed anche all’iMac 4K. Questo significa che tutte le operazioni che poggiano sulla CPU vanno genericamente meglio di quello e di conseguenza anche rispetto a tutte le versioni inferiore, compreso il Pro 13” 4 porte. Le eccezioni riguardano essenzialmente i software non nativi ed alcuni di quelli specialistici che sfruttavano istruzioni delle CPU Intel che non sono presenti e neanche emulabili su M1. Questi ultimi non sono tanti e soprattutto non sono mainstream, ma in entrambi i casi vale la regola di prima: verificare prima di pensare all’acquisto.

L’altra parte dell’equazione riguarda la schede grafica: quella integrata nel SoC M1 è il doppio più veloce della più potente che si trova nei MacBook Pro 13“ top di gamma con 4 porte. D’altro canto la più scarsa GPU dedicata presente nel MacBook Pro 16” base (AMD 5300M) è già leggermente più veloce di questa e la top di gamma (AMD 5600M) si distacca ancora di più. Parte di questo svantaggio viene recuperato dall’M1 per via di una maggiore varietà di accelerazioni hardware nel settore multimedia e per l’apporto del Neural Engine, ma il succo è che tutto ciò che poggia sulla GPU va molto meglio su M1 (compreso l’Air base) rispetto al più potente dei Pro 13“ Intel ancora in vendita ma va peggio rispetto al Pro 16”.

Piccola parentesi anche sulla questione RAM, che qui lavora in modo diverso da quella a cui siamo abituati. Complici la struttura a memoria unificata e la velocità migliorata del disco, si fa fatica a trovare i limiti reali di questi 8GB di base. Io non ho ancora provato quello da 16GB però mi arriverà un Air maxato nei prossimi giorni su cui fare qualche test. Ad ogni modo credo che per il 90% degli utenti gli 8GB qui bastino e che i 16GB diano un vantaggio prestazionale solo per operazioni più complesse. Non dovete pensarli come quelli su PC tradizionale perché la resa è incredibilmente superiore. Si lavora in multitasking spinto senza problemi e anche app pesanti con file pesanti vanno lisce come l’olio.

Cosa si può fare e cosa no

So che molti vorrebbero sapere esattamente come va questo o quel software, ma con i tempi a disposizione per le recensioni non si riesce a provare tutto. Senza contare che ci sono ambiti in cui ho competenze e altri in cui non le ho. Provo comunque a farvi alcuni esempi. Se parliamo di fotografia, software come Lightroom Classic girano benissimo già in emulazione a livello che spesso si superano anche i risultati del MacBook Pro 16″. Giusto l’esportazione sembra essere un po’ più lenta. Inoltre Photoshop nella sua beta per Apple Silicon è già velocissimo. Pollice su anche per tutta la suite Affinity, che ha guadagnato prestazioni incredibili passando ad Apple Silicon, infatti il modello base di questo mini riesce ad eguagliare in molti ambiti l’iMac Pro (nel video ce ne parla Alessio Furlan). Illustrator e InDesign funzionano in emulazione ma non sono privi di bug, quindi se la vostra attività poggia su questi aspettate aggiornamenti.

Lato video chi usa Final Cut Pro X rimarrà impressionato. Persino l’Air va praticamente meglio del MacBook Pro 16“ top di gamma. Il limite sono gli effetti avanzati e le titolazioni 3D, perché lì si va sempre meglio del Pro 13” top ma la GPU rappresenta un limite. Allo stesso modo escludo l’utilizzo per VFX con software come After Effects. Il montaggio con Resolve 17 va bene finché non si hanno timeline complesse, infatti le prime prove che avevo fatto su Air mi aveano stupito. Ora che ho provato però a fare un intero montaggio sul mini, compresi più stream, color ed effetti, ho visto i suoi limiti. Quindi per utilizzo avanzato su Resolve 17 lo sconsiglio, mentre per la color va bene. Premiere Pro al momento è solo sotto Rosetta 2 e va meglio del Pro 13“ ma parecchio peggio del Pro 16”, quindi se usate questo aspettate la versione nativa e i prossimi computer Apple Silicon più potenti.

Sul fronte audio se si lavora con Logic Pro le potenzialità sono assurde. Con 8GB di RAM già l’Air gestiva un quantitativo di tracce, plugin ed effetti da pareggiare i Mac desktop più potenti, quindi il confronto con gli altri MacBook non si può fare. Tuttavia anche Adobe Audition va molto bene pur essendo sotto Rosetta 2.

Per la programmazione su Xcode i risultati sono impressionanti, siamo ben al di là di ciò che si può immaginare e si supera anche l’iMac 27“ più carrozzato, con il vantaggio di poter pure visualizzare le anteprime su iOS senza emulazione, quindi molto più rapidamente. Un’utente mi ha chiesto di provare MatLab, che io onestamente non conosco e non uso. Tuttavia mi ha inviato uno script e l’ho provato con la trial, vedete come va nel video. Non ho un metro di paragone per giudicare la velocità ma ricordate che viaggia sotto Rosetta 2 e secondo me non benissimo, infatti qualche volta si bloccava all’avvio e dovevo killarlo.

Ho fatto dei test con python e c’è già la RC nativa della 3.9, e i risultati sembra ottimi. Ci possono essere problemi semmai con le librerie, non è una situazione proprio stabile soprattutto se si mischia parte nativa e parte che richiede Rosetta 2. Però andare va una meraviglia. Ho provato uno script in single-thread ed uno anche in multi-thread grazie all’aiuto di Andrea Draghetti, e il Mac mini (così come gli altri con M1) hanno ampiamente superando la concorrenza Intel su computer ben più costosi e carrozzati. Da notare che il test in multi-thread ha tenuto le ventole a palla sul MacBook Pro 16” (5600rpm) mentre il Mac mini è rimasto sostanzialmente muto (1600/1700rpm). Sul Machine Learning ancora c’è poco di ottimizzato da quanto mi risulta, ma non è il mio campo quindi evito di dire sciocchezze e mi fermo qui.

Riguardo al 3D la questione ritorna alle regole generali. Se il software è ottimizzato o gira bene sotto Rosetta 2, si va meglio che rispetto al Pro 13″ top di gamma. Questo però non significa che si possa affrontare a tutti livelli, ricordate sempre che la GPU è inferiore ad una dedicata moderna.

Piccolissima parentesi anche per il gaming, per il quale devo ripetere quanto detto nella recensione del MacBook Air. I giochi di Apple Arcade vanno benone, in quanto sono tarati per hardware molto meno potente, stessa cosa per quelli di derivazione iOS che funzionano. Per gli ambienti dedicati, come Steam, Epic e Uplay bisogna considerare che le piattaforme non sono ancora ottimizzate e vanno a scatti, ma anche i giochi, soprattutto quelli più impegnativi, qui girano a fatica (anche perché la stragrande maggioranza è ancora x86). Diciamo che il vero potenziale inizieremo a vederlo quando arriveranno titoli Apple Arcade più spinti ma nativi, per ora ho provato a giocare a Shadow of the Tomb Raider che va ad una media di 25fps a 1600 x 900 con le impostazioni standard. È giocabile ma non in modo ottimale.

 

Connessioni con pro e contro

Ho già detto che nel mini con M1 non c’è la possibilità di avere l’Ethernet 10 Gigabit in opzione e abbiamo solo due porte USB4/Thunderbolt 3. Va detto che queste supportano il protocollo Thunderbolt 4 in effetti, tant’è che si possono anche utilizzare per la prima volta degli hub di porte Thunderbolt che le moltiplicano (come questo di OWC).

Comunque sono sempre due, quindi a parte l’uso di adattatori esterni finiscono in fretta. Inoltre il controller differente crea qualche incompatibilità sui dispositivi Thunderbolt 3, una che in realtà non è facilmente prevedibile. Abbiamo visto ad esempio che i monitor BenQ 4K Thunderbolt 3 ricevono solo il segnale fino a 30Hz e non funziona la porta Thunderbolt in uscita; alcuni adattatori HDMI non funzionano; alcuni hub USB-C possono funzionare in parte e si possono scollegare. Ancora non ne ho trovato uno di quelli “vecchi” che io che vada alla perfezione. Comunque sul mini abbiamo la porta HDMI diretta che funziona perfettamente ed è ottima anche l’introduzione del Wi-Fi 6.

Conclusioni

Voto 4,5/5Abbiamo visto che il Mac mini M1 parte da 819€, quindi è più economico di quello Intel ma rimane sempre un discreto investimento se si considera che mancano mouse, tastiera e monitor. Inoltre ha uno speaker interno di servizio ma possono servire anche casse e magari una webcam. Tutte cose che nell’iMac sono di serie, tanto per fare un esempio. Esempio poi non proprio calzante visto che ad oggi questo mantiene tutti i limiti della vecchia tecnologia Intel con i suoi pochi vantaggi (giusto Windows e il software legacy). Anche di questo arriverà un aggiornamento con Apple Silicon, presto o tardi, e allora si potranno fare delle opportune valutazioni. Ad oggi le prestazioni del SoC M1 rendono il Mac mini così tanto più potente e così tanto più avanti in termini tecnologici che non c’è partita. Senza considerare che per alcuni l’assenza di periferiche può essere una opportunità, ad esempio quella di scegliere il monitor che si preferisce: non perché quelli Apple non siano validi (quello opaco del 27″ 2020 è ottimo) ma si può andare al risparmio oppure su diagonali maggiori. Al netto di qualche bug ancora presente (l’altro giorno mi sfarfallava lo schermo, passato dopo un riavvio) e di possibili incompatibilità delle porte, ci troviamo di fronte ad un base gamma con prestazioni che erano semplicemente impensabili. Un fotografo anche a livello professionale con questo Mac mini fa tutto e bene, ma abbiamo visto che anche per video se la cava, con l’audio è una bomba e con la programmazione… beh, vola. Il software ad oggi può essere l’unico vero freno che vi dice: attendete un po’ che sia tutto nativo o perfettamente operativo sotto Rosetta 2. Cosa che agli attuali ritmi non credo tarderà molto. Tutti i software specifici per Mac li stanno aggiornando rapidamente se già non l’hanno fatto e la parte di derivazione Linux ha spesso la strada spianata visto che quello gira su ARM già da tempo. Anche le app Windows-oriented hanno comunque tutti i vantaggi di iniziare a pensare a soluzioni ARM visto che pure Microsoft punta in quella direzione. Giusto i colossi potranno ritardare e tra questi va considerata Adobe ma anche altri, ad esempio Rhinoceros 7 ancora non gira nemmeno sotto Rosetta e solo l’8 sarà nativo, ma arriverà non prima di un anno. Ma se escludiamo gli usi più specialistici, questa è una macchina che da mettere in ufficio o in casa, darà delle soddisfazioni impensabili in relazione alla spesa. Il tutto rimanendo sempre fresca e silensiosa.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.