Recensione MacBook Pro M1, la perfetta sintesi delle potenzialità di Apple Silicon

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Ho notato che in molti faticano a digerire l’idea che Apple abbia presentato i primi tre computer della famiglia Apple Silicon utilizzando lo stesso SoC per tutti. In realtà è una cosa normalissima e che succedeva già da tanto tempo. Ad esempio nel MacBook Air e Pro 13″ con Intel di decima generazione si trovano le CPU i5-1030NG7 ed i5-1038NG7 che sono esattamente le stesse dal punto di vista hardware, soltanto che la prima ha una frequenza operativa inferiore così da scaldare di meno ed essere impiegata in computer più sottili. Ed anche il Mac mini, che rientra di fatto nei computer desktop, ha utilizzato per tanti anni le varianti mobile dei processori Intel. Quindi, assodato che la pratica è del tutto comune cerchiamo di capire cosa cambia grazie al nuovo SoC Apple M1.

Intel o Apple Silicon?

Il MacBook Pro 13″ con M1 è un base gamma nella nuova linea Apple Silicon, difatti sostituisce la versione con 2 porte Thunerbolt mantenendo in vendita quello Intel con 4 porte. Questo non significa che il modello Intel offra maggiori prestazioni (anzi) ma semplicemente che dispone di alcune caratteristiche attualmente non presenti su quello M1, come la RAM fino a 32GB e le 4 porte Thunderbolt. Inoltre soddisfa meglio le necessità di chi ha bisogno di eseguire la versione x86 di Windows 10, sia virtualizzata che tramite Boot Camp.

Presto o tardi verrà aggiornato anche il top di gamma, perché la transizione sarà completa nell’arco di due anni, per ora rimane disponibile come opzione “standard” per chi si trovasse ad avere svantaggi nella scelta di Apple Silicon oggi. E da quel che ho potuto constatare i possibili problemi si riassumono in una parola: software. Certo due porte in più sono interessanti, ma difficilmente determinanti nella scelta, e la RAM a “memoria unificata” dei nuovi Mac con M1 è molto più efficiente, al punto che 16GB offrono sostanzialmente la stessa resa dei vecchi 32GB nell’uso reale.

Software: una verifica essenziale

I software di Apple sono tutti già disponibili in forma Universale, dunque con codice nativo per Apple Silicon, e girano in modo ottimo. Specialmente quelli professionali, come Logic Pro X e Final Cut Pro X, superano ampiamente i risultati ottenibili con il più potente dei Pro 13″ Intel che costa quasi il doppio. Lo stesso vale, seppur in forma minore, per quelli che girano bene tramite l’interprete Rosetta 2: ad esempio Adobe Audition e Lightroom Classic in versione Intel vanno benissimo tramite emulazione.

Apple ha fatto un ottimo lavoro per rendere la transizione il più indolore possibile ma non ci si devono aspettare miracoli. Ad esempio Photoshop Intel girava male e forse per questo è stato il primo ad ottenere una beta nativa per Apple Silicon che va benone. Posso dire anche che Rhino 7 ancora non funziona sotto Rosetta e immagino che sarà così per tanti altri software specialistici. E ce ne sono alcuni come MatLab che girano ma non con prestazioni ottimali. Dunque, a prescindere da tutto, per capire se potete usare un Mac con M1 oggi, ovvero nel momento in cui leggerete queste parole, il mio consiglio è di verificare se ciò che vi serve gira bene. Potete farlo sul sito del produttore, seguendo magari il suo blog o account Twitter, e ancora più semplicemente tramite un sito come isapplesiliconready.com che offre una lista aggiornata delle compatibilità.

App di iOS su Mac: utilità parziale

Una novità dei Mac con Apple Silicon è che ora possono anche eseguire le app di iOS ed iPadOS. Si trovano nel Mac App Store facendo una ricerca ed entrando nella sezione “App per iPhone e iPad”. Non proprio un’ottima integrazione, infatti spero che Apple migliori la cosa in futuro, ma va detto che non si trova molto di interessante per ora. In realtà è sensato che non ci siano app che si basano ad esempio sulle fotocamere o sui servizi di mobilità e localizzazione, ma tante altre non ci sono per scelta degli sviluppatori. Nella lista delle assenze posso elencare ad esempio: Instagram, YouTube, YouTube Studio, Facebook Business Suite, Pocket Casts, Home Assistant, Philips Hue, ecc… D’accordo, alcune si usano già su web, ma l’idea dell’app dedicata a me sarebbe piaciuta. Insomma ci ho trovato ben poca roba di davvero utile al di fuori di qualche giochino, ma spero che la situazione possa migliorare in futuro. Inoltre non tutte le app si adattano bene all’uso del mouse e quelle che ho visto finora non sono integrate in modo diretto nel file system, quindi ad esempio Luma Fusion ha gli stessi metodi per accedere ai contenuti che si hanno su iPad e se provate a fare un drag&drop di un video in timeline, per ora, non funziona.

Windows 10 per ARM virtualizzato nativamente con Parallels per M1

Windows: più che una speranza

Ci sono utenti che preferiscono i Mac e macOS ma devono comunque appoggiarsi saltuariamente a Windows per alcuni software o servizi. All’inizio dell’avventura Apple Silicon sembrava che questa possibilità ottenuta con il passaggio ad Intel si sarebbe persa, ora possiamo essere decisamente più positivi. Non c’è ancora un metodo perfetto e di Boot Camp non se ne parla, tuttavia la technical preview di Parallels per M1 consente di installare Windows 10 for ARM in un attimo e con ottime prestazioni lato CPU. Da qui si può sfruttare l’emulazione nativa per le app Windows x86 e la cosa funziona già da subito come abbiamo visto in questa breve prova. Per ora il problema è la GPU, in quanto non esistono dei driver nativi per Windows e si lavora con virtualizzazione software. Sono esclusi al momento impieghi lato grafico ma per gestionali e simili non si dovrebbero avere problemi fin da subito.

Lo stesso MacBook Pro

Anche se il cuore del nuovo MacBook Pro con Apple Silicon è profondamente diverso, Apple ha scelto di non modificarne la struttura. La cosa non è piaciuta a tutti ma ci sono così tante novità sotto il cofano da passare in secondo piano. La tastiera è molto comoda e non ha più quel meccanismo delicato delle precedenti, anche se devo dire di averla trovata leggermente più confortevole sull’Air, non so se per via del case leggermente inclinato o per la maggiore rigidità della struttura. Il trackpad è eccellente, davvero nulla da dire, e la Touch Bar piace. A me no. Validissimo il Touch ID che rende più semplici tantissime operazioni, specie ora che ci vengono richiesti permessi un po’ per tutto. Davvero molto bello lo schermo, che è lo stesso di prima ma continua ad offrire un’esperienza di visione convincente sia nella resa cromatica (sRGB/P3) che per risoluzione, luminosità ed angoli di visione. Presente anche la modalità True Tone, non adatta a chi fa grafica ma molto utile per ridurre l’affaticamento visivo con altre attività quali la scrittura o la navigazione.

C’è il Wi-Fi 6, il Bluetooth 5 e le due porte USB 4 / Thunderbolt che sono un po’ croce e delizia. Sono infatti molto comode per espandibilità ed anche superiori alle precedenti Thunderbolt 3, perché qui c’è un bus dedicato ad ogni singola porta. Tuttavia si possono riscontrare delle saltuarie incompatibilità con dispositivi Thunderbolt 3 che vanno considerate. Ad esempio su alcuni monitor BenQ, come il mio, via Thunderbolt 3 si ha solo il video 4K a 30Hz. Mi risulta che l’aggiornamento macOS 11.1 avrebbe dovuto risolvere il problema ma a me continua ad andare a 30Hz. Comunque il fatto che se ne parli mi fa ben sperare che si possa risolvere con aggiornamenti. Ad oggi ho riscontrato anche qualche problema con adattatori video da USB-C a DisplayPort (anche quelli dei Dock) mentre è andato tutto liscio con quelli USB-C / HDMI. Comunque la situazione può variare da monitor a monitor, per cui consiglio di fare una ricerca su Google per scoprire se qualcuno ha riscontrato problemi con il vostro modello.

Davvero apprezzabile la resa degli speaker, superiori a tanti che si appoggiano a grandi nomi dell’audio ma che poi si sentono male. Non fraintendetemi, parliamo sempre di audio da un portatile per altro anche molto sottile, ma sono pronto a scommettere che l’orecchio medio non avrà bisogno di altro per la fruizione quotidiana di musica e filmati. Il volume è poco più alto di quello del MacBook Air ma le frequenze basse sono più corpose ed è tutto un po’ più pieno e rotondo.

La camera frontale è ancora la stessa FaceTime HD 720p ma questa volta è aiutata nella resa dal nuovo ISP che si occupa di ridurre un po’ il rumore digitale e migliorare la resa sui volti e sul bilanciamento generale dell’immagine. L’abbiamo già vista sul nuovo Air M1 ma qui sono migliori i microfoni e si sente: la voce ha più corpo e viene mitigato quasi del tutto l’effetto eco negli ambienti chiusi. Davvero apprezzabile.

Il MacBook Pro va meglio dell’Air?

Il modello base del MacBook Air M1 ha 1 core in meno sulla GPU. Come ho evidenziato nella mia recensione, la differenza non è poi così evidente: alla fine si tratta di 1/8 delle prestazioni grafiche totali. Ciò che cambia è che nel Pro c’è una ventola, così come nel Mac mini dotato dello stesso SoC. Abbiamo però visto che l’Air si comporta già molto bene nel tenere bassa la temperatura, infatti sia nel Mac mini che nel MacBook Pro gira sempre lentamente. Vi dirò che nella maggior parte dei casi proprio non si sente poiché non supera i 1700 rpm. Tuttavia è grazie all’areazione che Apple ha potuto portare leggermente più in alto il consumo dell’M1 su questi Mac, offrendo maggiori performance.

Una cosa deve tuttavia essere chiara: questa differenza viene fuori soltanto nelle attività in cui si richiede all’Apple M1 il massimo delle sue prestazioni in multi-core. Quindi si evidenzia con un benchmark intensivo e prolungato, ma già con lavorazione su audio, video e foto si vede di meno e diventa del tutto trascurabile nell’uso generico del computer. Con questo non voglio dire che il Pro non sia leggermente superiore nella resa ma solo che lo scarto non è così evidente. Il costo maggiore di questo modello è imputabile ad altre sue caratteristiche, che posso brevemente sintetizzare in questo elenco.

Vantaggi del MacBook Pro 13″

  1. Touch Bar: ad alcuni piace ad altri no, ma rimane un elemento strutturale più pregiato e costoso rispetto ad una fila di normali tasti
  2. Schermo: 100 nit in più di luminosità massima rispetto all’Air, che non sono tanti ma si possono apprezzare nell’uso all’aperto
  3. Batteria: il Pro consuma di più nelle attività intensive ma è simile all’Air a basso carico, quindi nell’uso quotidiano l’autonomia è persino superiore visto che ha una batteria più grande
  4. Trackpad: leggermente più grande sul Pro
  5. Speaker: più potenti
  6. Microfono: audio migliore in registrazione

Vantaggi del MacBook Air 

  1. Prezzo: costa di meno a parità di caratteristiche
  2. Peso: le dimensioni generali sono simili ma pesa di meno
  3. Silenziosità: il Pro non è affatto rumoroso ma nell’Air non c’è nessuna parte mobile

M1 GPU: potenzialità e limiti

La componente grafica dell’Apple M1 è un bel passo in avanti rispetto a quella dei precedenti MacBook Pro 13″, anche se prendiamo come riferimento il top di gamma Intel ancora in vendita con 4 porte Thunderbolt. In queste macchine Apple ha optato infatti per la sola GPU integrata Iris Plus G7, poiché sarebbe decisamente più complicato gestirne una discreta in termini di consumi e dissipazione. La GPU qui è sempre integrata nel nuovo SoC ma supera alcune di quelle dedicate del 15″ del 2019, come la Radeon Pro 555x e la 560x. Certo erano loro a non essere al passo coi tempi e se n’è parlato più volte, tuttavia rimane un risultato eccellente per una componente grafica integrata con consumi così bassi. Di sicuro Apple avrà modo di incrementare questi numeri in futuro utilizzando più degli attuali 8-core, ma già così il MacBook Pro 13″ con M1 offre tanta più flessibilità sul fronte grafico rispetto al modello che sostituisce.

Ma qui dobbiamo necessariamente ritornare a parlare di software e degli attuali limiti. Apple ha strutturato Rosetta 2 in modo eccellente, perché il codice x86 scritto per Metal viene eseguito in forma praticamente nativa anche su M1. D’altronde rimane anche molto simile, infatti chi sviluppa bene per macOS ha convertito le sue app rapidamente (penso ad esempio a tutta la suite Affinity, ma anche a DaVinci Resolve). Nei software che gravitano per lo più su Windows è più difficile trovare questo livello di ottimizzazione, dunque non solo le app Intel possono girare meno bene sotto Rosetta ma è facile che richiederanno più tempo per la conversione nativa. E questo vale ovviamente anche per i giochi più ambiti e richiesti, che ovviamente non sono quelli di Apple Arcade.

Memoria Unificata

Nei Mac con Apple M1 la RAM è integrata nel SoC e parte da 8GB. La struttura a “memoria unificata” la rende molto più efficace ma rimane un quantitativo risicato se si ragiona con le precedenti logiche del mondo x86-64, per questo molti si chiedono se sia il caso di investire 230€ per l’upgrade a 16GB. Prima di tutto vorrei chiarire che avere più RAM non porta direttamente ad un aumento di prestazioni, al massimo può rendere più veloci le operazioni in cui questa viene saturata. Finora avevo solo provato i modelli con 8GB ma adesso ho a disposizione anche un Air da 16GB e posso confermare che nella stragrande maggioranza dei casi si ottengono risultati identici, sia nei benchmark che nell’uso di tutto i giorni. Ci sono tuttavia delle operazioni, in particolare quelle più lunghe, dove i 16GB offrono dei vantaggi interessanti. Va anche detto che aumentato la RAM cresce anche la porzione potenzialmente utilizzabile dalla GPU, che è di 5,5GB nei modelli con 8GB e di 10,5GB in quelli con 16GB. Di seguito vi mostro alcune delle pochissime situazioni in cui ho effettivamente notato il miglioramento dovuto ai 16GB.

Autonomia

Nell’utilizzo leggero del computer, il MacBook Pro sfrutta i 4-core ad alta efficienza con consumi davvero minimi e simili a quelli dell’Air. Tuttavia possiede una batteria più grande (58,2 vs 49,9 Wh) dunque l’autonomia è persino superiore. Durante l’uso più impegnativo, però, consuma qualcosa in più e quindi tende a bilanciare la differenza. In tutti i casi parliamo di un’autonomia che è quasi doppia rispetto a quella del precedente MacBook Pro nell’uso di tutti i giorni e che con uso saltuario diventa ancora più elevata.

Uso Leggero / Domestico Misto / Lavorativo Intensivo / Produttivo
Autonomia 12+ ore 6/7 ore 3/4 ore
Ad esempio web, social, multimedia mail, office, programmazione produzione audio/video, gaming spinto

Conclusioni

Voto 4,5/5Questo è il terzo Mac con M1 che provo, quindi ho accumulato tante ore di utilizzo e test. Test che probabilmente avrete già visto anche voi nelle precedenti recensioni di MacBook Air e Mac mini. Ormai la sensazione di deja-vu inizia a farsi sentire, dunque vorrei provare a parlarvene in forma leggermente diversa. Se guardiamo ai tre alfieri di Apple Silicon, il MacBook Pro è il computer che offre le maggiori potenzialità in quanto ha le prestazioni del Mac mini e una portabilità similissima a quella dell’Air dato che pesa solo 1oo grammi in più e le dimensioni in pianta sono sostanzialmente uguali. Per altro la presenza delle ventola quasi non si sente e di certo non infastidisce come sui precedenti modelli Intel. Quindi è la scelta più indicata per chi volesse un computer unico da utilizzare sulla scrivania come in mobilità e che offra il massimo dell’attuale tecnologia Apple Silicon. Questo “massimo” è già ampiamente al di sopra delle normali esigenze di uso del computer e rende possibili delle attività anche professionali impegnative, software permettendo. Insomma si tratta senza dubbio di un’ottima scelta e che può essere messa in discussione per poche ragioni che provo ad elencarvi:

Considerazione 1: è chiaro fin da ora che uscirà una variante più potente del Pro 13″ nel 2021 e che presumibilmente avrà 4 porte Thunderbolt, RAM fino a 32GB ed un SoC più performante. Forse anche un leggero restyling, pensano alcuni, ma non è così scontato. Ciò significa che se avete bisogno di maggiore potenza, soprattutto lato GPU, potrebbe essere una buona idea attendere ancora un po’.

Considerazione 2: se rientrate in quel 90% della popolazione che usa il PC per scopi personali, didattici o lavorativi non troppo esigenti, il MacBook Air andrà già benone e vi farà risparmiare un po’ di soldi da investire in altro o magari per pianificare un cambio del computer più vicino nei prossimi anni. Ricordate che la differenza di prestazioni rispetto al Pro non si sente finché non si spreme per lungo tempo e al massimo delle sue possibilità.

Considerazione 3: non dimenticate l’alternativa Mac mini che offre le medesime prestazioni massime ma costa di meno, dunque se si intende utilizzare prevalentemente sulla scrivania può essere una scelta più indicata e consente anche di scegliere un monitor più grande.

Non dovete prendere queste considerazioni come un deterrente all’acquisto del Pro, ma credo siano riflessioni che faranno un po’ tutti in questo periodo e che conviene ribadire per una scelta più consapevole. Credo si possa asserire con tranquillità che qualsiasi Mac con M1 offra prestazioni ben al di là di quelle necessarie all’utente medio, anche mantenendo gli 8GB di base. E con i software Apple i risultati sono al limite dell’incredibile. In senso positivo, s’intende. Ad esempio con Logic Pro e Final Cut Pro X si riuscirà a fare già tanto con il modello base dell’Air e leggermente meglio con il Pro o il Mac mini. Però se vi serve tanta potenza dalla grafica, intendo quel livello per cui solitamente si compra il Pro da 16″, allora queste macchine non sono ancora quelle ideali. Vanno tutte molto meglio dei modelli che sostituiscono ma se provate ad usare Resolve 17 per un intero montaggio avvertirete i limiti e ancora di più con Premiere Pro, che attualmente funziona tramite Rosetta. Questi sono solo alcuni esempi lato video ma ho già testato tanti altri software nelle precedenti recensioni ed è proprio su questi e sulla loro attuale efficienza su questa nuova piattaforma che dovete basare la vostra decisione.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.