iPhone e iPad non saranno davvero “PC free” finché non lo sarà anche il recupero

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Non succede, ma se succede… Questo modo di dire viene utilizzato spesso per qualcosa che potrebbe avvenire in positivo, riducendone le aspettative ma al contempo preparando anche alla sorpresa, nel caso si avveri. Può però avere anche accezioni negative. Ne tiro fuori una sull’unghia? Non succede che un aggiornamento di iOS vada male (o avvenga un grave crash di sistema tale da danneggiarlo), ma se succede…

Finisci a dover collegare il tuo iDevice al computer per ripristinarlo. Un controsenso, se si pensa a quanto Apple punti sull’indipendenza dei suoi dispositivi da PC (e Mac): possono effettuare pressoché ogni operazione in autonomia, tranne il recupero.

“PC Free”… Più o meno

Siamo a giugno 2011, al keynote inaugurale della WWDC di quell’anno. Sarà l’ultimo di Steve Jobs, ma prenderemo coscienza di ciò solo alcuni mesi dopo, purtroppo. Tra le novità introdotte da iOS 5 c’è anche “PC Free”. Non era una singola funzionalità, ma un gruppo di features destinato a tagliare il cordone ombelicale tra iPhone/iPad e computer. Sino ad allora, infatti, la configurazione di un nuovo dispositivo nonché l’aggiornamento di iOS richiedeva il collegamento ad iTunes. A partire da iOS 5 ciò non è stato più necessario: tali operazioni vengono compiute sul terminale stesso, collegato ad una rete cellulare o Wi-Fi – per gli aggiornamenti, almeno per ora, quest’ultima resta necessaria (anche qui, con piani tariffari ricchi di GB, ci sarebbe da ridire sull’assenza di un’opzione per scaricarli col 4G/5G, come Android permette da tempo).

Il recupero di un iDevice inutilizzabile resta però appannaggio di un cavo Lightning-USB e di macOS o Windows+iTunes, avendo cura di seguire la procedura per entrare nell’apposita modalità. In sé, il processo non è nulla di spaventoso, è alla portata di chiunque con un po’ di praticità nell’uso del computer. Lì risiede proprio il nocciolo della questione: non rende iOS completamente “PC Free” come sostenuto da Apple per anni ed è un problema che prossimamente rischia di farsi sentire.

Il futuro è wireless, anzi, portless

Così come il jack cuffie da 3,5 mm ha fatto da tempo la sua scomparsa, in un futuro non troppo lontano potrebbe accadere lo stesso alla porta Lightning (speriamo non avvenga anche per la USB-C degli ultimi iPad Air e Pro). Oltre al forte utilizzo delle reti wireless per il trasferimento dei dati, indizi verso questo futuro sono la crescente adozione della ricarica senza cavo da parte di Apple nonché il ritorno di nomi storici come MagSafe relativi proprio a modalità di collegamento per alimentazione e accessori prive del coinvolgimento di qualsiasi porta.

In un report delle scorse ore su Appleosophy, da prendere con le pinze ma piuttosto realistico nelle indiscrezioni contenute, si descrive il processo di recupero per la probabile variante portless che ci sarà per almeno uno dei modelli di iPhone 13. Si parla di una nuova modalità di recupero denominata Internet Recovery. Avviata manualmente o automaticamente, a seconda delle condizioni in cui versa il software del dispositivo, sfrutterebbe le connessioni wireless disponibili per segnalare ad un computer nelle vicinanze la necessità di un ripristino tramite iTunes o Finder. Da lì in poi, la procedura di ripristino seguirebbe lo stesso iter odierno. Una soluzione intelligente per ovviare all’assenza del cavo ma che tuttavia potrebbe risentire in termini di stabilità e/o velocità e soprattutto mantiene il problema di fondo.

Cos’è un computer?

Il titolo del paragrafo riprende la pubblicità che Apple realizzò per gli iPad Pro qualche anno fa, quando la ragazzina intenta all’uso del dispositivo pone tale domanda alla vicina che le chiede cosa sta facendo col computer. Una realtà che non è poi tanto lontana: per parecchie persone gli iPad, in alcuni casi persino i soli iPhone, hanno reso superfluo il possesso di un personal computer, essendo perfettamente in grado di soddisfare le loro esigenze. Fatto su cui Apple cavalca da tempo, non solo nel già citato spot, ma pure attraverso continui accorgimenti come il supporto a mouse e trackpad che rendono più sottile il confine tra gli iDevice e gli elaboratori tradizionali.

A maggior ragione è necessario pensare a soluzioni di ripristino da poter effettuare sul dispositivo, proprio per dare la massima tranquillità nell’uso. Incappare in guai così grossi con un iPhone/iPad è difficile, vista anche la natura blindata del sistema. Ci si deve impegnare. In rari casi, tuttavia, è proprio Apple a metterci del suo e non si può volere la pace senza prepararsi alla guerra. Non posso affidarmi interamente ad un iPad se per lo scenario peggiore devo tenermi un computer pronto nei paraggi.

I Mac M1 indicano la strada

Come si potrebbe fare, allora? La risposta la fornisce Apple stessa su dispositivi alquanto imparentati con gli iDevice: i nuovi Mac M1. Basta tenere premuto il pulsante di avvio per accedere ad una modalità di recupero corredata di numerose opzioni, risiedente su una partizione separata da quella del sistema principale proprio per ridurre il rischio che in caso di problemi finiscano entrambi inutilizzabili. Di recente si è inoltre scoperto che con gli ultimi aggiornamenti di macOS su M1 è stata creata una copia aggiuntiva del sistema Recovery, minimizzando ulteriormente il rischio menzionato poco fa. Non si tratta di una novità recente, bensì di un’evoluzione della stessa modalità disponibile sui Mac Intel a partire da Mac OS X Lion.

Un ambiente che potremmo definire iOS/iPadOS Recovery, implementato in un futuro aggiornamento major di sistema e richiamato attraverso le stesse combinazioni di tasti che si usano per l’attuale modalità di recupero, sarebbe il coronamento definitivo dell’obiettivo “PC Free”, almeno sul piano tecnico (su quello pratico, come abbiamo già avuto modo di osservare in altre occasioni, i limiti del sistema mobile Apple nonché delle app sono fonte di complicazioni in più per alcune categorie di utenti). Non occorrerebbero tutte le opzioni presenti nell’analoga modalità di macOS, basterebbe una connessione online attiva e il minimo indispensabile per avviare il ripristino, come già suggerito tempo fa da specifici ritrovamenti nella Beta di iOS 13.4. Lo spazio reclamato sarebbe realisticamente contenuto, mentre forse creerebbe qualche preoccupazione in più l’intervento sulle partizioni interne: la riuscita conversione al file system APFS avvenuta con iOS 10.3 su milioni di dispositivi è però un precedente rassicurante.

Beninteso, parliamo di situazioni che durante il ciclo vitale di iPhone e iPad abbiamo forse l’1% di probabilità di incontrare. E solo l’1% di questo 1% richiede azioni più decise come la modalità DFU, dove un computer di appoggio o il ricorso al supporto Apple diventa inevitabile (può accadere pure sui Mac M1, come purtroppo so per esperienza personale sul mio nuovo Air a causa di errori di Time Machine, fortunatamente avevo ancora il vecchio cui collegarlo per risolvere tramite Apple Configurator). Ma già il garantire una più comoda via d’uscita dai guai al 99% dell’1% sarebbe senz’altro un traguardo importante per i dispositivi post-PC.

Come ripristinare macOS nei nuovi Mac con Apple Silicon M1

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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