Longevità dei Mac: lottare contro l’obsolescenza è controproducente

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L’argomento è delicato, al punto che non so ancora che titolo utilizzare per questo articolo. Temo che sarà un’impresa spiegare il mio punto di vista in un migliaio di parole, immaginatevi avendone a disposizione meno di dieci. La prima cosa che voglio chiarire è che non mi piace l’abuso che attualmente si fa del concetto di obsolescenza programmata.

La strategia è stata codificata nei primi anni ’30 dello scorso secolo ma è entrata nel linguaggio comune da poco, quando è stata usata per formulare accuse nei confronti di Apple. Non posso e non voglio andare a fondo della questione legale ma ci tengo a sottolineare due risvolti che ritengo essere delle vere e proprie storture.

  1. Nell’ultimo ventennio Apple è stata accusata due volte di tale pratica ed ha deciso di concludere sempre con una transazione, cosa che l’ha resa implicitamente “colpevole” nell’immaginario comune. Non c’è dubbio che ci sia la volontà di spingere il consumismo e il ricambio dei prodotti, ma non mi pare che Apple rappresenti il caso peggiore sul mercato. Basti pensare a come supporta i vecchi dispositivi con gli aggiornamenti software, alle condizioni agevolate per la sostituzione di batterie ed agli svariati richiami per effettuare riparazioni dei prodotti anche al di là dei tempi di garanzia previsti per legge. Non è mia intenzione difendere l’azienda, hanno schiere di avvocati adibiti allo scopo, dico solo che non mi sembrano peggio degli altri.
  2. Non mi piace affatto che l’utente medio, il quale ha scoperto da pochi anni e grazie al battage mediatico queste due paroline magiche, oggi le usi come base per qualsiasi lamentela. Per cui si sente parlare continuamente, e spesso a sproposito, di obsolescenza programmata.

Come ho già detto, preferisco non analizzare tutti i casi storici perché non sta a me sentenziare sulla questione. Il punto di partenza su cui spero che tutti possano concordare è che l’obsolescenza programmata è ormai una componente assodata della produzione industriale, specie quella correlata al settore hi-tech, dove la longevità dei prodotti è implicitamente limitata anche dal naturale avanzamento della tecnologia. Quindi se compro uno smartphone oggi è assolutamente illogico aspettarsi che sia pienamente supportato tra 10 anni, quando ormai non succede neanche per frigoriferi e lavatrici. E dando per scontata l’obsolescenza fisiologica dei prodotti, identificare la componente dolosa è una questione molto più delicata. Per questo motivo suggerisco di lamentarsi meno dell’attuale condizione del mercato hi-tech e di concentrare la nostra attenzione a capirne le logiche per tentare di trarne vantaggio.

La ricerca della longevità

L’obsolescenza è in netto contrasto con la longevità e la longevità è ciò a cui ogni acquirente aspira, al fine di massimizzare la resa del proprio investimento. Parlando dei computer Apple, spesso ci si lamenta del fatto che non siano espandibili e modulari, in quanto la maggior parte dei componenti è saldata e non sostituibile dall’utente. Per questo motivo ci si interroga lungamente sulla configurazione da scegliere già in fase d’ordine e si è portati a pensare che convenga sovra dimensionare l’acquisto affinché duri di più nel tempo. A mio modesto parere, però, questa non è la strategia giusta. Almeno non nella maggioranza dei casi.

Partiamo dalla famosa eccezione che, come si usa dire, conferma la regola. Esistono effettivamente persone che usano ancora oggi Mac di 10 anni fa ed io stesso ho un MacBook Air 11″ che ha grosso modo questa età ed è regolarmente in funzione. L’ho acquistato usato di recente per la DAD di mio figlio e mi ha fatto pensare ad una serie di cose.

Prima di tutto già quello era tutto saldato all’interno, per cui chi sostiene che si tratti di una tendenza recente non sa di cosa parla. L’unico elemento che si poteva sostituire era il disco, ma ha un formato non standard per cui i ricambi costano cari e non sono originali, visto che Apple non li vende. Secondariamente il computer è stato tagliato fuori dai recenti aggiornamenti del sistema operativo, ma rimane sostanzialmente usabile oggi per le cose che faceva all’origine. Ora vi chiedo di riflettere su questo: cosa sarebbe cambiato se al momento dell’acquisto si fosse optato per un aumento di CPU, SSD e RAM?

Stante l’attuale uso possibile, io sostengo che non sarebbe cambiato sostanzialmente nulla. Intendiamoci, ogni cosa in più è chiaramente migliore, ma trattandosi di computer così datati non ha molto senso stare a valutare il 10% di prestazioni in più tra i5 ed i7 dell’epoca quando l’equivalente macchina attuale ha una versione base con M1 che va il 700% più veloce. Capite bene che, in proporzione, quell’upgrade non farà alcuna differenza oggi tra il fattibile e non fattibile. Lo stesso identico discorso si può fare per la RAM e il disco: dando per assodato che di più è meglio per sua stessa definizione, la differenza che al tempo poteva essere rilevante ad oggi conta poco o nulla poiché dopo 10 anni le limitazioni arrivano sotto una diversa forma. Con il tempo si verrà esclusi dagli aggiornamenti dei sistemi operativi, alcune app non saranno più supportate, le connessioni fisiche e wireless non saranno al passo coi tempi, la batteria si deteriorerà, tutto l’hardware sarà superato.

C’è sempre una piccola componente di rallentamento che si tende ad imputare agli aggiornamenti software, ma non la considero più di tanto perché non si tratta di una costante e non è misurabile. Ci sono degli update pessimi ed altri migliori, alcuni che peggiorano altri che migliorano.

La prima deduzione che ho personalmente tratto è che, al di là di possibili danni hardware, ciò che rende più o meno usabile oggi un Mac vecchio di 10 anni sono le nostre necessità e non quello che si è aggiunto in fase d’ordine. Vi faccio un esempio concreto: se il MacBook Air di cui vi ho parlato fosse stato acquistato per navigare, scaricare la posta e scrivere documenti e se queste fossero ancora oggi le necessità da soddisfare, funzionerebbe ora come 10 anni fa. Non a caso l’ho acquistato proprio a fine 2020 e funziona perfettamente per la DAD.

La regola, per me, è che i limiti hardware si notano con l’incremento delle nostre esigenze. A quel punto ci si scontra con l’impossibilità di upgrade e magari si pensa: sarebbe stato meglio aumentare le caratteristiche in fase d’ordine. Quindi cosa fare? Non possiamo certo tornare indietro nel tempo.

Se non ci piace la politica del “tutto saldato” possiamo guardare altrove: non è detto che si debba per forza comprare un Mac. Tuttavia si noterà che nella categoria degli ultra-portatili e degli all-in-one, la situazione non è molto diversa altrove. Ci sono laptop in cui si possono cambiare più componenti, ma in genere sono più spessi e pesanti e comunque non si va oltre all’upgrade di RAM ed SSD. È comunque una strada percorribile ma per avere completa libertà si deve passare ad un assemblato, che alcuni poi trasformano anche in un Hackintosh se preferiscono macOS a Windows o Linux.

Per quanto riguarda i Mac ormai la questione è chiara: la maggior parte dei computer non prevede la possibilità di upgrade. Apple può giustificarlo come preferisce ma il fatto non cambia. Quindi da un lato abbiamo un produttore che certamente asseconda l’obsolescenza per continuare a vendere e dall’altro un potenziale acquirente che invece mira alla maggiore longevità. A meno di non girarsi e guardare altrove, è una lotta che non possiamo vincere. Le uniche armi che Apple ci offre per contrastarla vanno ancora a suo favore, poiché gli upgrade in fase d’ordine sono costosi e il fatto di non poterli aggiungere successivamente è una leva psicologica che induce molti a spendere più di quanto non sia effettivamente necessario. Non sapete quante volte ho sentito dire: metto più RAM così il computer mi dura di più. Il problema è che questa soluzione non è quella giusta. Almeno non secondo me.

È meglio assecondare l’obsolescenza

Dando per scontata l’obsolescenza, il modo migliore per massimizzare il nostro investimento non è quello di tentare di contrastarla ma di assecondarla. Cerco di spiegarmi meglio con un esempio concreto. Diciamo di avere un utente tipo, Gigi, le cui necessità attuali vengono soddisfatte dal MacBook Air base con M1. Gigi pensa al futuro e decide di comprare il Pro, perché tra due o tre anni le sue necessità scolastiche o lavorative dovrebbero aumentare. Per lo stesso motivo guarda gli 8GB di memoria e si chiede se sia meglio passare a 16GB per avere maggiore longevità. Chiede in giro, guarda recensioni, alla fine si convince che sono soldi ben investiti affinché la spesa si ripaghi in 5 o 6 anni, magari anche di più se possibile. Stante la nostra premessa, Gigi poteva spendere 1159€ ma ha finito per spenderne 1709€ ed anche deluso da avere solo 256GB di archiviazione (con 512GB arriverebbe a 1939€). Chiaramente sto guardando al listino, le offerte del momento non possono essere usate per un confronto corretto e comunque si trovano più o meno identiche su entrambi i prodotti dato che questa volta sono usciti nello stesso momento.

Il nostro amico ha speso 550€ in più per caratteristiche che oggi non gli servono solo per assicurarsi la famosa longevità. E potrebbero essere addirittura 780€ se dovesse cedere anche all’upgrade del disco. Oppure potrebbe tenere l’Air e aumentare quello, le cifre in gioco sono simili.

Esiste un altro Gigi identico su Terra 2 che, al momento dell’acquisto, ha scelto di seguire il mio consiglio ed ha risparmiato almeno 550€ prendendo il computer che fa ciò che gli serve oggi. Di qui in avanti le possibilità diventano infinite ma dobbiamo necessariamente semplificarle a due.

Le necessità non cambiano

Se le attività di Gigi su Terra 2 rimanessero uguali, non so, per i prossimi 5 anni, l’acquisto del MacBook Air gli avrà fatto risparmiare soldi. Sappiamo che la spesa gli avrebbe dato vantaggi marginali e solo per attività che compie di rado, come qualche minuto di attesa in più nell’esportazione del montaggio video delle vacanze. Gigi su Terra 1 sarà contento dell’acquisto, anche perché non potrà fare confronti giornalieri con il computer più economico, ma di fatto avrà speso 550€ in più per nulla. Magari penserà che comunque il computer avrà più valore da usato, ma la parte spesa in aggiunta si svaluta molto di più e dunque perderà anche in quel senso. Potrebbe rassicurarsi pensando che potrà tenere il computer per un tempo maggiore, ma Gigi di Terra 2 sarà in vantaggio anche da quel punto di vista. Il suo MacBook Air base perderà di meno nell’usato e aggiungendo la stessa cifra risparmiata all’inizio dopo 5 anni (ma anche prima) potrà comprare il nuovo modello base. Questo avrà un chip avanti di 4 generazioni e certamente molto più potente del MacBook Pro di 5 anni prima. Avrà porte e connessioni wireless moderne, forse un design aggiornato, magari anche uno schermo più bello ed una dotazione di base superiore per RAM e SSD. In tutto questo otterrà pure una batteria nuova sul portatile, una garanzia fresca per altri due anni ed un computer che avrà possibilità di durare di più rispetto a quello di Gigi su Terra 1 oltre che con un maggior valore sull’usato fin da subito e anche in futuro. A chi pensate sia andata meglio?

Le necessità aumentano

Pensiamo allo scenario opposto: dopo 2 anni dall’acquisto Gigi ottiene un incarico che richiede un computer più potente. Quello su Terra 2 si troverà costretto ad un cambio mentre quello su Terra 1 penserà di aver fatto la scelta giusta. E invece no, perché anche in questo caso i numeri daranno ragione a chi ha risparmiato in prima battuta. Innanzitutto non è detto che il computer più carrozzato scelto all’inizio sarà adatto alle nuove necessità. Magari la RAM serviva ma ci si rende conto che era meglio spendere per il disco più grande e non per il Pro, oppure un’altra delle combinazioni possibili. Il punto è che non puoi sapere con precisione cosa potrebbe servirti in futuro, quindi rischi di aumentare una specifica a caso seguendo il consiglio del proverbiale cugino. Ma voglio essere magnanimo ipotizzando che i 550€ spesi in più all’inizio si rivelino quelli giusti. Il problema è che ancora così Gigi di Terra 2 si troverà in vantaggio. I motivi sono quelli che ho già descritto poco fa e che ora riassumo brevemente: il computer base perde meno valore, vendendolo e aggiungendo la cifra risparmiata all’inizio si acquisterà una macchina più recente di due anni che andrà sicuramente più veloce, avrà batteria e garanzia nuove e un valore sicuro di rivendita più elevato.

La mia conclusione

Che vi chiamiate Gigi oppure no, che viviate su Terra 1, 2 o 100 mila, non acquistate computer con opzioni aggiuntive che oggi non vi servono solo per garantirvi maggiore longevità. Accertatevi all’inizio delle caratteristiche minime adeguate e puntate su quelle. Avrete giusta soddisfazione finché non cambieranno le necessità e, quando succederà, avrete comunque un potenziale di spesa superiore rispetto a chi ha comprato in eccesso all’inizio, che poi sarà costretto e stringere i denti tenendosi quello che ha per più tempo nella speranza di ammortizzare l’investimento. Il fatto è che i computer non sono investimenti: nel momento in cui li comprate inizia il conto alla rovescia per quello subito dopo e poi quello dopo ancora. Ogni nuova generazione può cambiare tante cose, sia dentro che fuori, e un computer con le opzioni base di due anni più giovane è sempre  più veloce di quello con le opzioni top più vecchio. Senza considerare la nuova garanzia e tutto il resto. Insomma, se l’obsolescenza programma esiste, come esiste, la cosa migliore che possiamo fare è sfruttarla a nostro vantaggio. Compriamo solo il minimo indispensabile che ci serve oggi per avere la possibilità di cambiare facilmente domani.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.