Recensione Logitech MX Anywhere 3: mouse top di gamma in versione compatta

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Mouse e tastiera sono i nostri principali dispositivi di input davanti al computer e la loro scelta è strettamente vincolata ai nostri gusti ed abitudini. Non mi stupisce chi usa il Magic Mouse su Mac, perché è bello, compatto e davvero comodo nello scorrimento. Capisco anche chi ha scelto di adoperare il Magic Trackpad, che dà continuità rispetto all’uso dei MacBook ed arricchisce l’esperienza d’uso con le molteplici gesture. Pensate che per tanti anni a partire dal 2000 io ho usato una tavoletta grafica di Wacom come unico dispositivo di puntamento sul Mac. Molti la ritenevano scomoda ma io l’ho usata così tanto per far grafica che alla fine la sentivo più naturale di un mouse. E che dire delle trackball o dei mouse verticali? Per questo dico: ad ognuno il suo.

Ad oggi “il mio” è il Logitech MX Master 3. L’ho recensito qualche tempo fa e lo uso da quando è stato presentato, sostituendolo ai precedenti MX Master 2s sulle mie tre postazioni di lavoro. Non lo porto in giro, però, perché di rado mi capita di dover eseguire attività complesse in mobilità e per l’uso standard mi trovo benissimo con il Trackpad integrato nei MacBook. Oltretutto è ingombrante, dunque non proprio il massimo della portabilità. Per questo motivo porto in borsa un Magic Mouse. Nella maggior parte dei casi rimane spento ma sono più tranquillo se so di poter contare su un mouse in caso di necessità. Ancora: questione di gusti ed abitudini.

Logitech realizza tanti altri mouse di buona qualità, alcuni anche molto compatti, e tra questi spicca il modello MX Anywhere, che si può considerare come la versione portatile del Master. Avevo la versione 2 di questo, poi c’è stata la 2s (che ho saltato) e da poco anche la 3, seguendo l’evoluzione del fratello maggiore.

Il Logitech MX Anywhere 3 è disponibile in edizione generica o “for Mac”, ma questa volta non mi sono fatto ingannare dal nome. Ho confrontato le due versioni nella recensione del Master 3 e le ho trovate identiche, salvo il fatto che in quella per i computer Apple (con confezione bianca) manca il dongle Unifying. Quindi acquistando l’edizione generica non si ha alcuna limitazione per l’abbinamento e l’uso sui Mac, tuttavia spesso si risparmia e si ha un componente in più. Ho spiegato tante volte i potenziali vantaggi dell’abbinamento tramite dongle, ma è bene ricordare che questo non è obbligatorio: il mouse MX Master 3 generico, così come l’Anywhere 3, si possono tranquillamente abbinare tramite Bluetooth come gli altri.

Nelle schede prodotto delle varianti “for Mac” Logitech menziona un’ottimizzazione del Bluetooth sui Mac ma ho fatto prove su prove e non trovo alcun riscontro di tale dichiarazione. Tant’è che in questo periodo in cui abbiamo assistito a problemi di stabilità della connessione Bluetooth sui Mac con Big Sur (specie gli M1) entrambi presentavano esattamente la stessa problematica. Stabilito che non ha senso l’edizione per Mac salvo in caso di appetibili sconti (che potete trovare sul nostro canale Telegram @SaggeOfferte_Tech) scopriamo insieme le novità di questa versione.

Più semplice, più bello

Il design è cambiato relativamente poco negli anni ma ora è stato notevolmente svecchiato. La semplificazione si vede dall’alto, per via delle linee laterali dei tasti molto più gentili, ma soprattuto sui lati, dove sparisce la bordatura a contrasto e si trovano delle delicate onde invece delle molteplici sfaccettature che adornavano l’area di appoggio per il pollice. Dimensioni e peso sono analoghi, così come la buona qualità costruttiva. È tutto di plastica ma non è cheap, come invece possono esserlo alcuni mouse particolarmente economici realizzati anche dalla stessa Logitech.

Ergonomia prêt-à-porter

La superficie in pianta è di soli 6,5 x 11 cm, mentre l’altezza arriva a circa 3 cm nella parte più alta ma all’inizio è poco più di 1 cm. La posizione d’uso è la principale differenza che si riscontra rispetto al fratello maggiore, in quanto l’Anywhere è molto corto e lo si copre interamente con le sole dita, lasciando la parte interna del palmo sostanzialmente vuota. Inoltre è ben più sottile, dunque la mano si può tenere a ragno – se lo si preferisce – ma si può anche appiattire al di sopra, un po’ come avviene con il Magic Mouse. Non proprio a quei livelli, ma rappresenta di sicuro un passaggio più graduale rispetto alla presa del Master pur mantenendo un minimo di ergonomia nella forma. Personalmente lo sconsiglio come mouse primario per chi ha mani grandi, ma non vedo controindicazioni per tutti gli altri. E per l’uso in mobilità le dimensioni compatte sono un bel vantaggio, dunque ha preso il posto del Magic Mouse nella mia dotazione standard.

Da Master a Anywhere

Arrivando dalla versione più grande cambia l’ergonomia, ma non solo. Nell’Anywhere non c’è la rotella di scoll laterale e neanche la “Superficie Touch”, che in realtà è un semplice pulsante nascosto nell’area di appoggio del pollice. Un pulsante smart, sicuramente, poiché si preme e può attivare 4 funzioni in base alla direzione in cui si muove il mouse, ma non è effettivamente touch e questo va precisato. Tale perdita può essere fastidiosa per chi arriva dal fratello maggiore ma onestamente non la trovo così negativa. Per la rotella di scroll orizzontale, invece, Logitech ha pensato ad una soluzione che mi è piaciuta molto: tenendo premuto il primo pulsante a lato si cambia la direzione di scroll della rotella principale. Una cosa che su Mac si può anche fare tenendo premuto shift ma che così risulta più intuitiva e ci dà un bel vantaggio, in quanto la rotella principale è nettamente più veloce e precisa rispetto a quella laterale che troviamo sul Master 3 (dove scorre piano, linearmente, senza inerzia, progressione o scatti).

Il vino buono

Visto che l’ho appena citato, approfondiamo subito la conoscenza dello Scroller MagSpeed, che è lo stesso presente nel Master 3. È più silenzioso e veloce rispetto ai precedenti ma anche più preciso: bisogna solo abituarsi al nuovo feeling arrivando dai precedenti scroller meccanici. Il passaggio tra movimento a scatti o completamente libero avviene esattamente come sul Master, quindi con il pulsante che si trova poco indietro oppure definendo una soglia di velocità. Inoltre la rotella si può anche schiacciare associandovi un comando personalizzato (di base è il tasto centrale, utilizzato in alcuni software professionali).

Su Anywhere 3 troviamo anche lo stesso sensore DarkField che funziona su ogni superficie, vetro incluso, e che in emergenza si riesce persino ad usare sulle gambe. Non cambia neanche il sistema di abbinamento, con la possibilità di collegare 3 diversi dispositivi alternabili con il pulsante in basso. Da notare che ognuno di questi può essere indistintamente Bluetooth o Unifying, a seconda delle necessità. Per dire io ho i primi due sullo stesso computer, il MacBook Air M1, poiché in mobilità lo collego tramite Bluetooth così non ho necessità del dongle, ma sulla scrivania ce l’ho già collegato al Dock Thunderbolt e le prestazioni sono leggermente migliori.

Il software ti aiuta

Per collegare il mouse al computer tramite Bluetooth non serve alcun software: basta tenere premuto il pulsante sul fondo per arrivare il pairing. Tuttavia per l’uso via Unifying e la personalizzazione di tasti e funzioni, è fondamentale installare Logi Options. E qui va fatta una tiratina d’orecchie e Logitech poiché questo non è stato ancora ottimizzato per Apple Silicon. A me non dà problemi su M1 ma alcuni lamentano difficoltà. Personalmente credo siano correlate maggiormente a Big Sur, ma in tutti i casi Logitech si dovrebbe dare una mossa a realizzare la versione Universal Binary.

Sull’Anywhere 3 abbiamo la possibilità di personalizzare i tasti, di creare profili personalizzati per diverse app e di sfruttare la funzionalità Flow per passare da un computer ad un altro semplicemente muovendosi verso un lato a scelta. Rispetto al Master 3 manca una funzionalità, ovvero Duolink, poiché è principalmente utile con la famosa “Superficie Touch” che qui non è presente.

Autonomia

Uno dei miglioramenti più comodi della terza generazione della serie MX è il passaggio da microUSB a USB-C. La porta è posta frontalmente, dunque si può continuare ad usare il mouse anche mentre si ricarica… una cosa che potrebbe sembrare scontata ma chi usa il Magic Mouse 2 sa che non è così. L’autonomia è ottima e del tutto simile a quella del Master 3, con 70 giorni dichiarati che nella mia esperienza sono più prossimi ad un mese con uso intensivo. Comunque il software ci avverte quando la batteria è prossima a scaricarsi e se si spegne basta 1 solo minuto collegato alla corrente per ottenere 3 ore di funzionamento. Insomma, risulta assolutamente comodo anche da questo punto di vista.

Conclusione

Voto 4,5/5Alcuni considerando il Logitech MX Anywhere 3 un mouse da donna, cosa che trova un certo riscontro anche nella scelta delle colorazioni disponibili, visto che c’è anche in versione rosa oltre che bianco e grafite, che sono le uniche colorazioni presenti nell’attuale Master 3. Sicuramente le sue dimensioni sono più congeniali a chi ha una mano piccola e leggiadra, ma riesco ad usarlo abbastanza comodamente anche io. Certo preferisco l’ergonomia del Master 3 per l’uso prolungato alla scrivania, ma non avverto troppi sacrifici con l’Anywhere, soprattutto perché lo uso principalmente in mobilità.

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PRO
PRO Buona ergonomia considerando le dimensioni
PRO Sensore preciso e funzionante su tutte le superfici
PRO Buona dotazione di tasti
PRO Buon livello di personalizzazione
PRO Opzione per l’uso dello scroller in orizzontale
PRO Efficacia e stabilità del sistema Unifying (non nella versione Mac)
PRO Comoda funzione Flow per chi possiede più computer affiancati
PRO Buona durata della batteria e ricarica via USB-C

CONTRO
CONTRO Un po’ piccolo per l’uso prolungato se si hanno mani grandi

DA CONSIDERARE
DA CONSIDERARE Rispetto al Master 3 mancano “Superficie Touch” e DuoLink

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.