Da oggi HomePod è solo mini: il modello originale esce di produzione

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È in arrivo la primavera e molti ne approfittano per cimentarsi nelle tradizionali “pulizie”. Quest’anno anche Apple sembra volerle fare, probabilmente per lasciare spazio alle prossime novità. La scorsa settimana a tenere banco è stata la dismissione dell’iMac Pro, con dubbi su un futuro ritorno nell’era Silicon. Oggi il prodotto arrivato al capolinea è un altro, un dispositivo che non abbiamo mai visto in Italia se non attraverso l’importazione: il primo HomePod. La produzione è cessata, mentre le vendite continueranno fino ad esaurimento scorte, come confermato da Apple a TechCrunch.

Tutti gli sforzi verranno ora concentrati sull’HomePod mini, che dov’è venduto ha da subito riscosso maggiori consensi, grazie a un hardware più attuale (il modello di debutto usava il SoC A8, ormai molto datato e probabilmente prossimo a perdere il supporto software) nonché design più compatto che non sacrifica (troppo) le peculiarità sonore e, soprattutto, riduce drasticamente il prezzo.

Del resto, parliamo di 99€ contro 329€ (prezzi francesi): il posizionamento eccessivamente elevato dell’HomePod originale ha da subito condizionato le vendite, consegnando ad Apple solo una piccola quota di un mercato dove sono Amazon e Google a fare da padrone. Non ha nemmeno aiutato rilasciarlo solo in una cerchia ristretta di nazioni, senza espanderne massicciamente la disponibilità, al contrario delle rivali che distribuiscono i loro smart speaker e display praticamente ovunque. Inoltre, se da un lato è sicuramente un bene per gli utenti, dall’altro l’aver integrato servizi come Apple Music con Echo e Nest è considerabile una mezza ammissione di colpa proveniente da Cupertino, cosciente di non aver giocato bene le sue carte in questo settore.

Poteva essere salvato il primo HomePod? Forse sì, forse no. Un prezzo più ragionevole e una maggiore disponibilità globale avrebbero di certo aiutato, ma il mercato mostra chiaramente che non c’è ricettività per smart speaker di fascia premium (che peraltro, nel caso degli HomePod, richiedeva l’acquisto di una coppia per offrire la massima resa). Amazon e Google fanno il grosso dei loro “profitti smart” con dispositivi che non superano i 100€ e quando vanno oltre si tratta di soluzioni complete che uniscono audio potente a schermi ampi, come Echo Show 10 e Nest Hub Max. Non a caso, già Big G ha compiuto una scelta simile a quella di Apple lo scorso fine anno dismettendo il Google Home Max. Resiste al momento l’Echo Studio, ma a questo punto c’è da chiedersi per quanto ancora. In futuro è probabile che questa nicchia resterà esclusivamente appannaggio di marchi già specializzati nell’audio come Sonos, in cui il supporto agli assistenti virtuali è la ciliegina sulla torta di prodotti che hanno in altri aspetti le loro caratteristiche chiave.

La sola permanenza dell’HomePod mini nella gamma lascia però non solo irrisolta la già citata problematica di limitata diffusione ma crea un vuoto. Cambiare nome non lo colmerebbe: logica vorrebbe la rimozione del suffisso “mini” in assenza di modelli maggiori, tuttavia non è un atto dovuto né una pratica adottata da Apple. Prova di ciò è l’iPod touch, che sebbene sia l’unico rimasto della famiglia iPod non ha perso il “touch” (poi magari tra una settimana Apple mi stupirà togliendolo dal nome). Il vuoto è in parte dovuto alle carenze di Siri come assistente vocale ma è anche commerciale, non avendo uno smart display da contrapporre a quelli concorrenti. Una sorta di HomePod Pro o Max, con uno schermo tra gli 8 e i 10″, da posizionare sulla fascia 199-249€, che darebbe nuovamente ad Apple una proposta di punta ma molto più competitiva. Il software non sarebbe un ostacolo, dato che già ora gli HomePod utilizzano una versione modificata di tvOS, privata ovviamente dell’interfaccia grafica: basterebbe reinserirla sul nuovo dispositivo dando spazio a Musica, Apple TV+ ed Homekit. Arriverà? Difficile nel breve periodo, rumor a riguardo non ne sono usciti. Dipenderà da se e quanto Apple vorrà continuare a puntare in prima persona nell’ambito.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

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