macOS compie 20 anni, aspettando con ansia di vedere come saranno i prossimi 20

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24 marzo 2001, il giorno in cui iniziò ufficialmente l’era di Mac OS X, che oggi chiamiamo macOS. Fu uno dei pilastri di Apple nel secondo periodo Jobs, insieme all’iPod (almeno finché non arriveranno iPhone e iPad a prendersi la scena), e ne ha passate davvero tante. Nato come evoluzione di NeXTSTEP, arrivato nel 1997 a Cupertino insieme appunto al ritorno di Steve Jobs, ha passato diverse fasi. Preinstallato su PowerPC, nel 2006 è passato ad Intel e ora sta effettuando la transizione ad ARM. Debuttò con Internet Explorer come browser, nome che oggi fa spaventare persino la stessa Microsoft che ne fu l’autrice, e passò dopo qualche release a Safari che resta la scelta predefinita tutt’oggi. Si pagava $129 ai tempi, ora ogni aggiornamento major è gratuito. Fece la sua comparsa con l’interfaccia Aqua, che man mano ha lasciato spazio a nuovi stili, arrivando a quello odierno di Big Sur che appare molto diverso da quello del rilascio iniziale Cheetah. Eppure, molti elementi restano così familiari, come si può vedere nel filmato sottostante.

La barra del menu, il Dock, in buona parte anche il Finder e le Preferenze di Sistema… Ma si potrebbe ancora andare avanti. Tanti elementi si sono modificati, ma restano riconoscibili e se qualcuno avesse smesso di usare Mac OS X nel 2001 riprendendo adesso con l’ultima versione si troverebbe operativo nel giro di poco tempo, apprese le dovute differenze createsi in un ventennio. Familiarità ed evoluzione vanno a braccetto anche dietro le quinte: il kernel alla base è sempre lo stesso, Darwin/XNU, per quanto ovviamente l’attuale sia profondamente diverso da quello di due decadi fa. In questo lungo periodo abbiamo visto tanti alti per il sistema Apple ma pure qualche basso, con rilasci di minore riuscita e gradimento rispetto ai precedenti nonché frequenti dibattiti su un’eventuale convergenza con iOS, alimentatisi a partire da Lion e riaccesi nuovamente proprio negli ultimi mesi con Big Sur.

Sarà interessante vedere come Apple farà trascorrere a macOS i suoi prossimi 20 anni. Pur non rompendo i legami col passato, come già osservato, Big Sur rappresenta comunque uno spartiacque. È forse il cambiamento più drastico mai occorso all’interfaccia grafica, ha cambiato versione abbandonando la serie 10.x ed incrementando a 11 il numero principale, con tutti gli indizi che portano ad un aumento unitario annuo in linea agli altri sistemi Apple, e ha il compito di traghettare i Mac nella nuova era Apple Silicon, che consegna alla mela le chiavi di tutta l’architettura dei suoi computer massimizzando l’integrazione. Probabilmente assisteremo a sempre più sinergie tecniche con iOS, pur mantenendoli due ambienti distinti e distinguibili (con sollievo di chi teme uno scenario “a reti unificate”). Prevedere cosa succederà davvero è tuttavia difficile, specialmente trovandoci davanti ad un sistema operativo desktop maturo, ma non vediamo proprio l’ora di scoprirlo.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.