Ho spedito un AirTag: recensione ed esperimenti

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Di tanto in tanto Apple si affaccia in nuovi mercati e non è insolito che avvenga con prodotti dal forte contenuto innovativo. Per noi appassionati di tecnologia è stato facile emozionarsi per l’arrivo dell’iPhone o dell’iPad, così come di Apple Silicon, ma anche gli accessori si sono fatti notare – penso all’Apple Watch o agli AirPods. Alla presentazione dell’AirTag, invece, mi sono ritrovato indifferente. Sarà perché se ne parla già da un anno o forse perché ho già provato altri tracker di Tile e Chipolo senza mai decidere di usarli davvero. Ma c’è qualcosa in questo prodotto che può effettivamente renderlo diverso. Una funzione già vista altrove ma che Apple ha avuto la possibilità di implementare in modo più efficace trasformando centinaia di milioni di iPhone, iPad e Mac nei nostri segugi personali. Basterà questo per renderlo l’ennesimo best seller?

Piccolo, ma non troppo

Prima di ogni cosa, due parole sulla struttura. L’Apple AirTag ricorda molto le spille circolari che vengono personalizzate con la stampa dei partiti o dei candidati politici durante le elezioni. È un dischetto con una superficie di plastica bianca del diametro di circa 3 cm ed un altro disco più piccolo alla base. Quest’ultimo è di metallo lucido e ricorda il retro dei vecchi iPod (ovvero si sporca e si riga solo a guardarlo).

Lo spessore complessivo è di 8 mm, piuttosto contenuto ma difficile da mettere nel portafogli – almeno in quelli da uomo. Pesa solo 8 gr senza la batteria CR2032 che si trova all’interno, 11 gr tutto compreso. Insomma, è un oggettino che si può aggiungere in molti luoghi senza appesantirli o ingombrare troppo, ma sarebbe utile che Apple facesse delle versioni di formato differente, come il Tile Slim spesso solo 2 mm.

Il Tile Slim è spesso solo 2 mm, speriamo che Apple ne realizzi uno simile

La parte bianca si può personalizzare solo per gli acquisti sul sito Apple, inserendo in fase d’ordine una incisione. Possono essere 4 lettere o emoji, con un piccolo set monocromatico. Più che scriverci sopra io avrei preferito poter scegliere il colore perché quel bianco non mi fa impazzire.

L’AirTag è bianco, peccato non l’abbiano proposto in diversi colori

Spicca troppo e sa un po’ di cheap, non a caso nei costosi portachiavi con AirTag di Hermès si vede solo il fondello di metallo, mentre la plastica viene coperta dalla pelle. Apple è riuscita ad organizzare la catena produttiva e logistica degli iMac 24″ con 7 colori, possibile che non si potessero avere alcune alternative cromatiche per un banale dischetto di plastica?

Schiavo degli accessori

L’AirTag è attualmente il prodotto Apple più economico. Esclusi gli accessori, s’intende. Uno costa 35€ ma è più conveniente il pack da quattro a 119€ (29,75€ cad.). Il problema è che da solo ha pochi utilizzi concreti. Possiamo metterlo in una borsa o dovunque ci sia una tasca adatta a nasconderlo, ma finisce lì. Al limite si può attaccare da qualche parte con il biadesivo.

Qui si “potrebbe” forare AirTag senza romperlo secondo iFixit

Nel suo teardown, iFixit ha mostrato tre punti in cui è possibile forare l’AirTag con il minor rischio di far danni, così da creare un foro in cui far passare un qualche tipo di loop. Economico, certo, ma non mi sembra una grande idea. A parte il rischio di romperlo, si perde la protezione IP67 (immersione fino ad un massimo di 1 metro per 30 minuti).

Buona parte del business degli AirTag sono certamente i suoi accessori, in particolare il portachiavi in pelle (39€) e i due laccetti, quello di plastica (35€) e quello di pelle (45€). Li ho provati tutti e vi posso dire che l’unico vero difetto è il prezzo. In realtà non mi piace molto la pelle utilizzata, perché è sottile e liscia, sembra quasi cartone, ma se costassero 20/25€ ci si passerebbe sopra. Anche perché, ricordiamolo, si vendono solo a chi ha già comprato l’AirTag e che senza di questi ci fa ben poco.

Apple Portachiavi AirTag in pelle - Blu Baltico

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Portachiavi in pelle (cliccare per cambiare colore)

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Laccetto in poliuretano (cliccare per cambiare colore)

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Laccetto di pelle (cliccare per cambiare colore)

Così ho provato anche diversi accessori compatibili ma la maggior parte non valgono niente. Non mi piacciono i portachiavi che hanno il gancio invece dell’anello e alcuni di quelli in silicone sono poco sicuri, basta piegargli un po’ per far uscire l’AirTag. Tra i più interessanti ho trovato: una copia del portachiavi in pelle, che ovviamente non è rifinita bene come l’originale ma costa meno di 1/3, un portachiavi in silicone fatto piuttosto bene perché ha cornici molto spesse e copre la parte in plastica e delle cover adesive, ideali per nascondere l’AirTag ad esempio nel cruscotto dell’auto (sull’utilità funzionale di questa scelta ritorneremo più avanti).

Un pizzico di magia

Il processo di abbinamento degli accessori che Apple ha inaugurato con gli AirPods ha fatto scuola: lo accendi, lo avvicini, ti esce subito il popup sull’iPhone (o sull’iPad) e in un paio di passaggi è tutto fatto. Tanti anni fa ho definito i primi AirPods come “briciole di magia” per la loro semplicità d’uso e di connessione, oggi Apple ha portato quella stessa filosofia in un dispositivo più semplice ed economico.

Una volta attivato, l’AirTag compare nell’app Dov’è (su iPhone, iPad e Mac) nella sezione “oggetti”. Le opzioni a disposizione sono ben poche:

  • Distanza con funzione Trova: navigazione a schermo per raggiungerlo
  • Fai suonare: l’AirTag squilla per circa 6 secondi
  • Modalità smarrito: quando abilitata fa sì che l’AirTag scansionato con NFC mostri un messaggio con i contatti del proprietario a chi lo trova
  • Notifica quando trovato: avvisa sia il proprietario che la persona che si avvicina ad un AirTag in modalità smarrito

Localizzatore “personale”

L’AirTag non è propriamente un antifurto e non è progettato per seguire le persone o gli animali. Ciò non significa che sia totalmente inutile in tal senso ma che ci sono diversi limiti tecnici da considerare, oltre a quelli di legge ovviamente. Lo scopo primario dell’AirTag è molto più semplice, ovvero quello di ricordarci dove abbiamo messo le chiavi di casa, la borsa, magari anche per ritrovare la bicicletta, ma non è detto che funzioni sempre. Non c’è infatti un GPS all’interno e neanche una eSIM che possa comunicare in autonomia la propria posizione.

L’AirTag è un localizzatore per oggetti personali simile a tanti altri eppure diverso, grazie ad una combinazione di tecnologie hardware e software (Bluetooth, NFC, Chip U1, Find My Network). Di base, la comunicazione con lo smartphone avviene tramite Bluetooth, che offre anche la possibilità di stimare la posizione dell’AirTag nello spazio. Ovviamente non è un sistema che garantisce una precisione elevata, ci indicherà semplicemente il punto sulla mappa. Se però si possiede un iPhone recente dotato di chip U1, ovvero dall’11 in poi, questo dialogherà tramite Ultra Wideband con il medesimo chip all’interno dell’AirTag per una localizzazione estremamente precisa, con tanto di freccia che si muove in tempo reale nella direzione del prodotto che cerchiamo.

La cosa più interessante, però, è un’altra. Di solito i tracker si limitano ad aggiornare la loro posizione quando sono ancora abbinati allo smartphone, una volta fuori dal raggio d’azione diventano muti. L’azienda Tile ha creato una rete molto interessante in cui chi possiede un loro tracker ed utilizza l’app companion può contribuire alla localizzazione degli altri Tile smarriti. Apple ha preso quest’ottima idea e l’ha elevata in potenza. La potenza dei suoi numeri.

Centinaia di milioni di iPhone, iPad e Mac al nostro servizio

Dal 7 aprile 2021 la rete utilizzata dall’app Dov’è per localizzare i nostri familiari e dispositivi si è aperta anche alle terze parti con il Find My Network Accessory Program ed ovviamente anche all’AirTag. Tutti gli iPhone, iPad e Mac aggiornati all’ultima versione del sistema operativo possono dunque contribuire a questa enorme rete di ricerca. Nel comunicato stampa Apple parla di centinaia di milioni di dispositivi, un numero di diverse unità di grandezza superiori rispetto a quello che può raggiungere Tile basandosi sulla sua app. Inoltre i prodotti Apple sono distribuiti omogeneamente nel territorio, mentre i localizzatori Bluetooth sono stati finora roba da nerd.

Molti hanno travisato un aspetto che vorrei chiarire: tutti i dispositivi Apple aggiornati partecipano alla Rete Dov’è, non serve avere il chip U1. Apple non riceverà i vostri dati di posizionamento ma solo quelli dell’AirTag rilevato in forma anonima. Per chi non volesse farne parte c’è l’opzione in Impostazioni / ID Apple / Dov’è / Trova il mio iPhone / Rete Dov’è.

L’uso tipico è semplice

La condizione ideale per l’uso dell’AirTag è molto semplice. Prendo come riferimento l’esempio mostrato dalla stessa Apple nel suo spot, ovvero quello delle chiavi che, davanti la porta di casa, ti accorgi di non sapere dove hai messo. Magari perché hai cambiato giacca o borsa. Succede sempre quando vai di fretta e poterle localizzare grazie al portachiavi può far risparmiare tempo e stress.

Dentro le mura domestiche, l’AirTag viene rilevato a largo spettro ma solo da 5 m circa iniziamo a vedere le frecce, prima ci viene solo indicato di spostarci da qualche altra parte. Un po’ come dire: acqua, acqua, acqua, fuocherello, fuoco… non a caso c’è chi ci gioca a nascondino. Con l’accessorio giusto, la stessa scenetta si può replicare con lo zaino, la valigia, il portafogli… insomma, dovunque si possa attaccare un AirTag. Si può anche attaccare alla tracolla di una fotocamera o nascondere in una bicicletta.

Ne ho messo uno in auto, tanto per testarne l’efficacia nel ritrovarla in un grande parcheggio, ed ha funzionato, ma non molto meglio del sistema automatico di iOS. Avevo la localizzazione approssimativa sulla mappa ma era la stessa che aveva registrato l’iPhone quando si è scollegato da CarPlay uscendo dalla macchina. Attivando la ricerca diceva di spostarmi da un’altra parte e solo da 8 m (in campo aperto) mi è apparsa la freccia, cioè quando l’auto era già nel mio campo visivo. Ma cosa sarebbe successo se qualcuno l’avesse rubata?

Ho spedito un AirTag

Chi mi segue su Instagram sa già di questo esperimento, poiché giovedì 13 maggio ho spedito un AirTag in un pacco all’amico Luca Zorzi, noto ai più come voce di EasyApple con Federico Travaini e del SaggioPodcast insieme al sottoscritto. Io sto a Catanzaro, lui a Verona e la spedizione con corriere richiedeva 48h, che sono diventate di più dato che nel weekend il pacco ha sostato in un deposito a metà strada. L’AirTag era abbinato al mio account con il nome “Traveler” e l’icona di un’auto. Dopo circa 20 min da quando l’ho consegnato al corriere ha iniziato a darmi indicazioni abbastanza dettagliate sulla sua posizione.

A quel punto ho messo l’AirTag in modalità smarrito, inserendo un numero di telefono ed attivando la “notifica quando trovato”. Poco dopo mi è arrivato un messaggio che diceva “questo oggetto è stato rilevato nelle vicinanze di…” e il toggle della notifica si è disattivato, quindi funziona una sola volta, per avere ulteriori notifiche va riattivato manualmente. Sul dispositivo che lo ha rilevato sarà apparso un messaggio che informava il proprietario di aver rilevato un AirTag smarrito nelle vicinanze. Se lo stesso non fosse stato nel pacco, la persona in questione avrebbe potuto avvicinare il suo iPhone per attivare il tag NFC che punta sl sito found.apple.com con le informazioni per contattare il proprietario.

Tre delle undici location che l’AirTag mi ha comunicato tra Catanzaro e Verona

La localizzazione non è continua e non si può avere a comando con un refresh, sarà la rete ad aggiornarla di tanto in tanto e in base alla presenza di dispositivi Apple che partecipano alla Rete Dov’è che si trovano nel raggio di portata del Bluetooth o del chip U1 (orientativamente una decina di metri). Ho registrato 16 spostamenti in 1100 Km, ma potrebbero anche essere stati di più visto che dovevo essere io a scovarli aprendo l’app Dov’è di tanto in tanto. Stavo per creare uno script sul Mac con Keyboard Maestro per fare screenshot ogni minuto, ma poi ho pensato che sarebbe stata una gran seccatura dover lasciare l’app sempre visibile a schermo e il computer fermo con schermo accesso per tutti quei giorni. Senza considerare la noia di dover scartabellare tra migliaia di screenshot per cercare le differenze.

Tutto il tragitto dell’AirTag “traveler” con i vari punti toccati

Dopo la prima notifica ho disattivato la modalità smarrito. Ho temuto che eventuali suoni emessi da pacco chiuso potessero giustamente allarmare il corriere. L’AirTag ha continuato ad aggiornare la sua posizione ad intervalli variabili, a volte di pochi minuti altre volte di 3 h. In alcuni momenti ho avuto la sensazione che fosse lo stesso autista del mezzo su gomma ad avere un iPhone, poiché la localizzazione era proprio nel centro dell’autostrada, mentre in città, all’inizio ed alla fine del viaggio, potrebbero anche essere stati dei passanti in prossimità del mezzo parcheggiato durante le consegne.

Il pacco è arrivato a Luca il lunedì successivo, l’ho rimosso dal mio account e lui ha potuto abbinarlo al suo dopo il reset hardware, che si esegue così:

  1. aprire il coperchio inferiore con una rotazione antioraria
  2. togliere la batteria
  3. rimetterla in posizione tenendola con le dita fino a sentire il suono di avvio completo
  4. togliere completamente la batteria
  5. ripetere i punti 3 e 4 per cinque volte, finché il suono d’avvio cambierà a segnalare l’avvenuto reset

A sinistra: indicazione che invita ad usare NFC per scoprire di chi è questo AirTag
Al centro: indicazioni per contattare il proprietario
A destra: tentativo di abbinamento di un AirTag smarrito ad altro account

Attenzione, pedinamento in corso

Durante questo esperimento ho potuto verificare la storia solo dal mio punto di vista, ma cosa è successo alle persone che hanno contribuito a farmi conoscere la posizione del mio AirTag? Per cercare di rispondere a questa domanda ho condotto qualche altra prova mettendomi dall’altra parte ed ho verificato che quando si viaggia con un AirTag associato ad un altro Apple ID si ottiene una notifica che ci informa che il proprietario può conoscere la sua posizione. Il messaggio è generico, ma non quando ho viaggiato con l’AirTag di mia moglie: in quel caso la notifica conteneva anche il suo nome.

Ne consegue che i corrieri che hanno trasportato il pacco avranno visto un messaggio simile, presumibilmente senza il mio nome. Non sarà stato comunque piacevole per loro e di questo mi dispiace. Apple ha pensato ad un sistema di questo tipo proprio per evitare l’uso dell’AirTag nei casi di pedinamento, tuttavia non è infallibile. Ad esempio gli utenti Android non riceveranno alcuna notifica, ma chiunque gli passi vicino con un iPhone può aggiornare la posizione dell’AirTag.

Suono, poco

Altra cosa da tenere in conto è che i messaggi sonori possono passare inosservati. Io non ne ho sentito nessuno portandomi dietro l’AirTag di mia moglie nella borsa della fotocamera. Tra l’altro si può richiedere il “fai suonare” solo quando l’AirTag si trova nelle nostre vicinanze: la Rete Dov’è non viene sfruttata per veicolare la richiesta a distanza. Dopo 3 giorni in modalità smarrito l’AirTag suona per 15 secondi, tutto qui. In casa si sente, in ambienti rumorosi è più difficile, soprattutto se si trova all’interno di qualche oggetto.

Cosa manca all’AirTag

Voto 4/5Vediamo un po’ di riepilogare il tutto, evidenziando cosa potrebbe essere migliorato nell’AirTag. Prima di tutto manca la possibilità di ricerca inversa, ovvero far suonare l’iPhone attraverso l’AirTag, funzione che hanno altri tracker grazie ad un pulsante. Se fosse un abbinamento 1:1 tramite Bluetooth avrebbe senso, ma cosa dovrebbe far suonare un AirTag abbinato al nostro account supponendo di avere più dispositivi? L’iPhone, l’iPad, il Mac o tutti quanti? Non c’è una interfaccia da cui scegliere, quindi immagino che per questo non sia stata prevista questa possibilità.

Altra cosa a cui ho pensato e che mi è stata segnalata da altri utenti è: perché non ci avvisa quando ci allontaniamo dimenticando di portare con noi il portachiavi? Il problema di fondo è che l’AirTag si può usare anche per cose che non devono stare sempre con noi, come la borsa fotografica, tanto per fare un esempio. Qui, però, una soluzione sarebbe possibile: basterebbe aggiungere nelle opzioni del dispositivo un toggle “sempre con me” in modo da specificare quali dispositivi debbano generare una notifica nel momento in cui escono fuori dalla portata del Bluetooth. Oppure si potrebbe aggiungere un trigger nell’app Comandi relativo alla dissociazione di uno specifico AirTag, dando la possibilità all’utente di scegliere cosa fare.

Visto che non veniamo avvisati quando ci allontaniamo dagli AirTag, potremmo uscire di casa dimenticando qualcosa. Supponendo di essere lontani e di voler far trovare più facilmente l’accessorio ad un’altra persona in casa dotata di iPhone (o sfruttando la presenza di iPad e Mac), non avremo la possibilità di farlo suonare a distanza. È un peccato che non si sfrutti la Rete Dov’è per inviare la richiesta “Fai suonare AirTag Seriale XXXXXXX” al dispositivo che si trova nelle sue vicinanze, dato che questa informazione viene invece registrata e mandata nella stessa rete.

Un’altra cosa assurda, per me, è che sui dispositivi in modalità smarrito si possa comunque effettuare il reset hardware. È vero che poi non si possono abbinare ad un account diverso da quello del proprietario ma gli AirTag resettati smettono di inviare la loro posizione. Quindi se pensate di usarlo come un aiuto in caso di furto (la parola antifurto qui sarebbe fuori luogo) dovete accertarvi che sia molto nascosto. A parte l’uso improprio del furto, credo che Apple dovrebbe bloccare il reset hardware sugli AirTag smarriti.

Questi sono i miglioramenti possibili sul fronte software che mi sono venuti in mente dopo una settimana d’uso. A questi aggiungerei alcune considerazioni già espresse relative all’hardware:

  • sarebbe utile una versione slim da mettere in un portafogli da uomo
  • avrei preferito avere colorazioni diverse dal bianco

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Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.