Signal contro Facebook, vediamo i dati che cattura e come proteggerci con iOS 14.5

Leggi questo articolo grazie alle donazioni di Lorenzo Rossini, Roberto Vigna, Cosimo Talò, Antonio Chiumiento, Luca Rosano, Donatello Mancuso.
♥ Partecipa anche tu alle donazioni: sostieni SaggiaMente, sostieni le tue passioni!

I grandi cambiamenti avvengono lentamente ma non procedono senza eventi di rilievo lungo il tragitto. All’alba delle prime beta di iOS 14, mentre ci si concentrava sulla “rivoluzione widget”, ho scritto un approfondimento sostenendo che la migliore funzione di iOS 14 fosse la privacy. Alcune novità previste poi hanno tardato, principalmente a causa delle lamentele di alcuni sviluppatori, ma il quadro è stato finalmente completato con iOS 14.5.

Ora le app devono chiederci il permesso per tracciare la nostra attività tra diversi siti o per identificare i dispositivi nella rete locale; veniamo informati quando la fotocamera o l’audio sono in uso e se le app accedono ai dati negli appunti. Tutti cambiamenti davvero importanti, che cercano di far chiarezza su ciò che le app fanno effettivamente e mirano ad informare gli utenti affinché siano consapevoli e diano il loro consenso.

Tra i maggiori oppositori di queste novità c’è Facebook, il cui sostentamento si basa sulla raccolta dei dati degli utenti con i quali vende pubblicità targettizzata, e a caro prezzo, agli inserzionisti di tutto il mondo. Dopo gli ultimi aggiornamenti di Facebook, Instagram (e, credo, anche le altre del gruppo), si vedrà comparire un messaggio in cui si invita ad attivare il tracciamento per evitare che il sito o il servizio diventino a pagamento. In pratica cercano di far passare il messaggio che Apple sia la cattiva e che, a causa sua, gli utenti saranno costretti a pagare ciò che era stato sempre gratuito.

Signal, il client di messaggistica noto per la sua attenzione alla privacy, ha condotto un esperimento con finalità informative e promozionali che hai poi discusso sul suo blog. In pratica ha usato la piattaforma Ads di Facebook ed Instagram per pubblicare delle pubblicità in cui si rivolgeva direttamente all’utente. Basandosi sulle informazioni ottenute tramite la piattaforma stessa, ha confezionato dei messaggi con dettagli personali con l’obiettivo di sensibilizzare gli utenti e, ovviamente, far parlare di sé. Facebook ha notato la cosa ed ha bloccato la campagna, ma non prima che venissero catturati alcuni screenshot dimostrativi, come quelli che vedete qui sopra.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.