Analisi Estesa dei nuovi iOS / iPadOS 15 / macOS Monterey

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La WWDC 2021 si è aperta ieri con un keynote che non mi aspettavo. Forse è una mia sensazione, ma da quando Apple ha iniziato a trasmettere l’evento in streaming (2013) è come se lo avesse annacquato per renderlo più amichevole. La quota di intrattenimento è cresciuta sempre di più a scapito delle informazioni tecniche, che poi venivano sviscerate negli approfondimenti successivi per gli addetti ai lavori. La WWDC, però, nasce solo per loro, dunque si poteva concedere il lusso di andare più nel dettaglio, anche a rischio di essere un po’ noiosa di tanto in tanto. È così che mi è sembrata ieri: minuziosa e densa di informazioni, ma anche lunga e pesante da seguire. Di cose interessanti se ne sono viste, però si è dato molto spazio anche ai dettagli, come se si sentisse la pressione di dover dimostrare di aver fatto tanto senza averlo fatto sul serio.

Tempistiche: dal 7 giugno tutti i sistemi operativi sono disponibili in Beta per i soli sviluppatori iscritti ad Apple Developer Program. A luglio arriveranno le prime Beta pubbliche, che si possono richiedere fin da ora. In autunno ci sarà il rilascio definitivo, di norma contemporaneo all’arrivo dei nuovi iPhone che saranno spediti già con iOS 15 a bordo.

Diversi passaggi del keynote hanno portato alla luce funzionalità figlie di questo momento storico. L’isolamento forzato ha ampliato sia la voglia che la necessità di un contatto, per quanto virtuale esso sia. Per lavoro e per svago, l’utilizzo delle piattaforme social, di messaggistica e video call è aumentato vertiginosamente ed Apple ha lavorato per ampliare i suoi sistemi operativi in tal senso. SharePlay ne è il risultato più evidente, offrendo la possibilità di condividere a distanza non soltanto testo e immagini ma anche esperienze; mostrando lo schermo del proprio dispositivo, ascoltando musica in gruppo, guardando un film o una serie TV simultaneamente, tutto nel tentativo di accorciare le distanze e sentirsi più vicini. Sul piano sociologico non è un discorso semplice da affrontare ma è innegabilmente uno specchio dei nostri tempi. Da notare che ci sono già le API per SharePlay, quindi gli sviluppatori possono integrare i servizi di condivisione nelle loro app da qui al rilascio definitivo dei sistemi operativi.

Molto interessante il lavoro fatto su FaceTime che, da semplice strumento per le videochiamate, si evolve in un vero e proprio sistema di comunicazione cross-platform. L’app rimane esclusiva di iOS ma si può condividere il link di accesso che può funzionare tramite browser su qualsiasi sistema operativo, inclusi Windows ed Android. Questo cambiamento dà adito a tutta una serie di nuovi usi del “servizio”, che vengono sottolineati da una maggiore attenzione nell’uso in gruppo. Mi riferisco alla visione in griglia dei partecipanti, con chiara enfasi su chi sta parlando, la funzionalità Voice Isolation che riduce il rumore ambientale, nonché qualche chicca audio/video come il supporto per l’audio spaziale e la modalità ritratto, per sfocare lo sfondo durante la videochiamata.

Poche le novità su Messaggi, principalmente correlate alla gestione dei contenuti multimediali. Non soltanto si vedono meglio nelle conversioni grazie alla modalità carosello ma le fotografie vengono automaticamente salvate in libreria in uno spazio specifico per la conversazione con il destinatario.

Focus, tradotto in Italia con Concentrazione, è un qualcosa che andrà usato per bene prima di essere compreso. Probabilmente aggiunge un livello di complicazione che richiederà attenzione da parte dell’utente e questo di solito si traduce con un uso incompleto e non del tutto consapevole. Tuttavia, è un’evoluzione molto interessante del semplice non disturbare, che diventa una delle tante modalità insieme a Lavoro, Guida, Riposo, ecc… tutte personalizzabili in modo granulare, potendo decidere quali app o persone possono comunque raggiungerci e definendo anche diversi trigger per un’attivazione smart, quindi non soltanto in base all’orario ma anche alla posizione oppure quando si usa una specifica app.

Wallet si espande con il supporto per le chiavi di casa, oltre che delle auto, ma ovviamente è un qualcosa di ancora piuttosto di nicchia in questo momento. Stessa cosa per l’uso in modalità badge sul lavoro oppure per i documenti: hanno mostrato l’esempio della Patente digitalizzata, ma attualmente è solo per specifiche aree degli US.

Mi è piaciuta molto l’integrazione in Mappe della visione del globo terrestre. È molto simile a Google Earth ma il passaggio dalla visione in piano avviene in modo naturale mentre si esegue lo zoom-out. Tra l’altro a fine anno dovrebbero finalmente arrivare anche in Italia alcune delle migliorie sulla visione delle mappe e dei percorsi stradali.

Altra cosa particolarmente apprezzata per me è Live Text, che analizza ogni foto dandoci la possibilità di selezionare il testo incluso eseguendo un OCR al volo. Tra l’altro il testo diventa anche indicizzato in Spotlight per le ricerche e vi si può subito eseguire una traduzione.

Piccole novità pure per Note, che guadagna i tag per una catalogazione trasversale e le menzioni nelle note condivise.

A subire una notevole rivoluzione è Safari, che su iPhone ha ora la barra di ricerca in basso e può essere usata anche per passare da una tab all’altra con uno swipe, come si fa nel multitasking di iOS. Cambia di più su iPad e macOS, dove le tab ora si trovano nella parte più alta e includono la barra degli indirizzi nella posizione del nome. Inoltre vengono ora supportate le estensioni anche nelle versioni mobile.

Per quanto riguarda Salute, fanno la loro comparsa i Trend, ovvero l’analisi delle variazioni sui dati rilevati da tutto il sistema. Utili per verificare dei cambianti nello stato di salute ed eventualmente per comunicarli a persone con cui questi si possono condividere. Ci sono anche dei nuovi parametri, come la stabilità della camminata, analizzata dall’iPhone quando lo abbiamo indosso e ci muoviamo, nonché il ritmo respiratorio durante il sonno.

Priorità alla Privacy

Il lungo segmento che Apple ha dedicato alla privacy l’ho apprezzato moltissimo. È stato come un mini corso di formazione sui pericoli del web e quasi mi dispiace che non l’abbiano visto tutti, soprattutto in Italia. Hanno cercato di spiegare cose che gli addetti ai lavori conoscono bene sulle comuni pratiche dei “raccoglitori di dati” online, cose che la gente comunque spesso ignora. Apple sta sfruttando decisamente bene questa posizione di paladina della privacy dei propri utenti. Non si può ignorare che, in qualità di azienda, sia stata disposta a fare delle eccezioni per lavorare in alcune aree del mondo in cui i diritti civili sono ancora utopia, ma è chiaramente in contrapposizione rispetto alle altre big tech in quanto ad analisi e sfruttamento dei nostri dati.

iCloud+ include tutta una serie di novità che saranno a disposizione dei sottoscrittori dei piani a pagamento ed includono protezione in fase di navigazione (nascondendo IP e siti richiesti) e protezione nell’uso di Mail (rigettando l’utilizzo di pixel di tracciamento). Molto importante anche il fatto che si possa conferire ad un membro della famiglia l’accesso all’account in caso di decesso per la gestione dell’eredità digitale, ma pure di autorizzare altre persone al recupero del nostro account in caso di smarrimento password.

In ultimo, va menzionato che Siri elaborerà molte più richieste in locale, a partire dalla parola di attivazione. Questo vuol dire che si limiterà moltissimo la possibilità di catturare discorsi esterni a singoli comandi. Inoltre molti di questi avranno risposta diretta senza passare dai server, ottenendo molta più reattività in cose come lanciare un’app, mettere play, ecc..

AirPods Pro e Max si possono localizzare meglio

Gli ultimi due membri della famiglia AirPods, nonché i più costosi, ora possono essere localizzati con precisione all’interno dell’app Dov’è. Non dispongono di chip U1 ma sfruttano il Bluetooth e possono essere anche localizzate con un suono. Sugli auricolari la localizzazione avviene anche separatamente per case, sinistro e destro.

Siri in italiano anche su Apple TV e HomePod

Ebbene sì, finalmente arriverà il supporto per Siri anche in Italia entro la fine dell’anno per Apple TV ed HomePod. Potremo dunque usare al completo le funzionalità di controllo vocale anche su questi dispositivi e ciò porterà ad aprire le vendite dell’HomePod mini in Italia.

iOS 15 è “tutto qui”

Tutto quanto detto finora, si riferisce a funzionalità che sono essenzialmente condivise tra tutti i sistemi operativi, evidenziando il tipico approccio da “ecosistema” che caratterizza Apple. iOS è un po’ il minimo comune denominatore, mentre su iPadOS e macOS troviamo delle novità specifiche. L’iPhone non è stato quindi stravolto in nessuna delle sue aree o funzioni, ma c’è stato un buon lavoro di cesello su diverse aree del sistema. In particolare credo che l’area Concentrazione potrà fare la differenza, anche per come impatta nella gestione delle notifiche.

Delusione iPadOS 15

La questione è semplice: Apple non ha intenzione di farci sfruttare pienamente l’hardware degli iPad Pro con M1. Il fatto che ci abbiano messo dentro questo chip è quasi più un vantaggio per lei che per noi. Producendone così tanti si abbasseranno i costi per tutti gli M1, compresi quelli dentro i Mac, e avere dei tablet così potenti farà gioco nel marketing. Dal lato utente, però, iPadOS 15 lo vedo come una delusione. È stato fatto molto poco nelle aree in cui si sentiva maggior bisogno e certamente nulla per evolvere tutto l’ambiente.

Nota: dalle prove che ho fatto, per ora il supporto per gli schermi esterni rimane quello dei vecchi iPad, quindi quasi tutte le app rimangono con le bande nere anche se abbiamo mouse e tastiera.

A parte le cose già dette, le vere novità si contano sulle dita di una mano e sono quasi tutte delle soluzioni ad errori precedenti più che vere migliorie:

  1. Con un anno di ritardo, arrivano anche qui i Widget nella Home ed App Library
  2. Adesso c’è un piccolo menu multitasking in alto nelle app per attivare in modo più chiaro e semplice la funzionalità di affiancamento
  3. Le app a pieno schermo possono essere richiamate in una sorta di elenco di scrivanie attive tenendo premuto sull’icona del Dock e scegliendo mostra tutte le finestre
  4. Con la Apple Pencil si può effettuare uno swipe da uno dei bordi in basso per creare una piccola nota flottante che rimane in sovrimpressione
  5. Da Swift Playground ora si possono anche compilare le app realizzate su iPad

Penso che possiamo dedurre una serie di cose da questo iPadOS 15, quasi tutte già note anche se si sperava che qualche muro sarebbe stato abbattuto con l’arrivo di M1. Prima di ogni cosa, l’iPad per Apple è un computer sì ma di livello inferiore. Lo si vede chiaramente per le attività che mostrano durante le presentazioni, perché non realizzano le loro stesse app importanti per questa piattaforma e perché non si decidono a farlo uscire dalle gabbie funzionali che si portano dietro ormai da tanti anni. E se queste cose non sono cambiate ora con Apple Silicon, quando su iPad Pro abbiamo lo stesso chip che muove un iMac, allora possiamo mettere la speranza in letargo.

Non serviva macOS, ma qualcosa di nuovo sì…

Per alcuni gli iPad Pro avrebbero dovuto montare macOS, ma io non sono d’accordo. Capisco e sento la necessità di interfacce diverse adeguate alle modalità d’uso differenti di questi dispositivi. Inoltre l’iPad l’ho sempre visto come l’embrione del computer del futuro, un ambiente dove Apple avrebbe potuto ricreare da zero funzionalità necessarie ma con soluzioni nuove. Cose che non si possono certo rischiare di sperimentare su macOS. Purtroppo Apple non sta facendo nessuna delle due cose e l’unica attività in cui si sono impegnati per l’iPad in questi anni è stata spostare le modalità l’uso del multitasking da una parte all’altra, cercando di trovare la quadratura del cerchio.

Avevano iniziato in modo assurdo – non so se ricordate quando la seconda app si doveva cercare scorrendo nell’elenco di tutte quelle installate! – e ora sono arrivati a qualcosa di “decente”. Ma già le novità introdotte presentano incongruenze: penso ad esempio alla visione delle “scrivanie” attive con diverse app, che non vengono semplicemente mostrate nell’app switcher come su Mission Control del Mac ma si possono richiamare soltanto quando c’è già un’app attiva, facendo salire il Dock, tappando su un’icona a caso e scegliendo “mostra tutte le finestre”. Ma perché? Perché complicare anche le cose semplici? E continuano anche a succedere cose ambigue quando apri le app prima affiancandole, poi da sole, ad un certo punto spariscono delle finestre, ti riappaiono in slide over, il tutto con una logica che sicuramente esiste dal lato dello sviluppatore ma è molto lontana da quella chiarezza ed efficienza necessaria all’utente. Non dico che iPadOS debba essere una copia di macOS ma si vede chiaramente che non hanno una visione definita della destinazione di questo sistema.

macOS 12 Monterey

La nuova versione di macOS parte ovviamente dalla stessa base degli altri, ma vede la presenza di alcune novità esclusive molto gradite. Quella che fa certamente più impressione è Universal Control, grazie alla quale si può controllare un secondo Mac o un iPad vicino al nostro computer utilizzando lo stesso set di mouse e tastiera. Non è tanto la cosa in sé ad impressionare – lo fa Logitech da tanti anni, ma è come funziona – cioè senza alcuna configurazione. Nelle Beta ancora non sono riuscito a farlo andare, forse arriverà in quelle successive, però nella demo durante l’evento mi ha lasciato di stucco. Non solo il passaggio avviene senza configurazione ma sembra anche tener conto dell’altezza dei vari dispositivi (immagino stimandola in base al modello) facendo muovere il puntatore nel punto esatto dello schermo adiacente. Quei dettagli che fanno la differenza… spero di poterlo testare prima possibile.

Da notare che questa funzione – come anche SideCar – mira a far ingolosire l’utente dell’ecosistema. È bella, sarà sicuramente utile, ma è una di quelle novità software che nasce più per venderci nuovo hardware che per aumentare la nostra produttività. Non è una critica, semmai l’attestazione di una strategia globale di Apple che è ormai incredibilmente a fuoco e affiliata come un rasoio.

Graditissimo l’arrivo di Comandi Rapidi, una sorta di Comandi di iOS/iPadOS agli steroidi. Ho appena iniziato a guardarla ma sembra davvero molto promettente, anche perché su macOS ha delle potenzialità aggiuntive, tra cui quella di creare dei droplet (ovvero icone su cui trascinare contenuti per avviare azioni) ed anche delle funzioni da mettere nella Barra di menu. C’è bisogno di analizzarla per bene prima di trarre conclusioni ma era attesa e sembra fatta nel modo giusto da una prima occhiata.

Anche sul nuovo Safari mi riservo di ritornarci più avanti. Alla fine hanno solo cambiato il design e sembra anche logico ciò che hanno fatto, ma bisogna prenderci la mano. A parte i gruppi di tab, che sono un po’ come le vecchie cartelle, il fatto che ora i tab stiano in cima e che nel titolo sia inclusa la barra di ricerca, mi lascia un po’ interdetto. Logicamente ha senso ma il fatto che la barra si sposti in base alla posizione del tab attivo mi confonde. Spero di abituarmi.

In ultimo, mi piace moltissimo l’idea di rendere disponibili gli schermi e gli altoparlanti dei Mac tramite AirPlay. Quindi, da un iPhone o un iPad possiamo inviare video e musica sul display del computer. Unica grande pecca è che non funziona la duplicazione schermo, non posso che sperare si tratti di un limite delle prime Beta, sarebbe un gran peccato se fosse davvero così. Ma anche qui uno può pensare: perché vogliono venderti anche una Apple TV… e forse non sbaglierebbe.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.