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Edit 10 giugno 16:00: a quanto pare, questa “notizia” che circola in rete da giorni non è vera. Appena sarà disponibile la risposta ufficiale di Nikon ve la comunicheremo.
La notizia non è esattamente fresca, però mi è stato fatto notare che non ne abbiamo parlato prima e mi sembra doveroso farlo. Sono ormai diversi anni che nel settore si conoscono le non molto floride condizioni economiche di Nikon. La storica corporation giapponese è nota ai più per l’attività in ambito fotografico, ma lavora anche nei semiconduttori, nell’industria medica e dell’ottica di precisione.
La continua contrazione del mercato fotografico è stata infine fatale, costringendo a spostare tutta la produzione in Thailandia. La fabbrica giapponese di Miyagi, operativa dal 1971, sarà mantenuta attiva ma convertita all’uso nel campo medico e della ricerca. Tutta la produzione legata al settore dell’imaging perderà presto la sigla “Made in Japan”. Si tratta di un passaggio storico niente affatto positivo, ma non rappresenta la fine: Nikon assicura che verranno mantenuti gli stessi standard qualitativi di sempre.
Sono stati diversi i momenti critici affrontati negli ultimi anni a partire dall’imposizione degli smartphone ma, col senno di poi, si possono riconoscere alcuni errori di valutazione importanti. Pensate: Nikon è stata la prima ad inserire funzioni video nelle reflex con la D90, ma poi si è fatta superare facilmente da Canon con la 5D Mark II e da allora non è mai più riuscita a mettersi in pari. Inoltre, ha puntato prima di tante altre al segmento nascente delle mirrorless con la Serie 1, ma non ci ha creduto a sufficienza e, per paura di far concorrenza alle sue reflex, le ha dotate di un sensore più piccolo segnandone il fallimento.
Ci sono stati però degli eventi avversi davvero imprevedibili, a partire da quelli ambientali nell’area di Fukushima per finire poi con l’attuale pandemia.
Il più recente rinnovo iniziato con le Nikon Z appare molto valido tecnicamente, ma non lo è stata altrettanto la risposta dei fotografi. Mi auguro che riescano a proseguire per questa strada nel modo migliore e che la fine della produzione giapponese non abbia ripercussioni anche sull’immagine del brand e sulla fiducia dei suoi utenti.
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