Non c’è nessun problema di scrittura eccessiva su SSD nei Mac con Apple Silicon

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Il lancio dei Mac con processori Apple Silicon avvenuto verso la fine dello scorso anno è stato in larga parte un successo. Gli inconvenienti sono stati rari, perlopiù legati a singole unità o contesti specifici. Un aspetto aveva però messo in allarme vari utenti a febbraio 2021: un elevato numero di cicli di scrittura sull’SSD, superiore alla norma e non riscontrato (perlomeno nella stessa misura) sui Mac Intel. La questione ha avuto subito cassa di risonanza dapprima sui forum e dunque sulla stampa specializzata, come iMore, creando non poche preoccupazioni.

Il valore anomalo riguardava i TBW, Total Bytes Written – ogni unità a stato solido ha un proprio limite “calcolato”, nell’ordine di parecchi Terabyte (generalmente più sono maggiori le dimensioni dell’SSD e altrettanto maggiore è il numero TBW). Questo valore di scrittura viene spesso utilizzato anche per le garanzie delle unità vendute sfuse: di norma, si parla di molti anni, almeno 5 prima di raggiungerlo, oltre cui l’SSD potrebbe manifestare malfunzionamenti. Il condizionale è comunque d’obbligo, perché il più delle volte le memorie eccedono il limite senza alcun contraccolpo. Il limite “reale” dei TBW è però influenzato anche da altri fattori, come il design dell’hardware, dei software e dall’uso effettivo che si fa del disco. Nel caso specifico, con Apple Silicon si è assistito a valori elevati di scritture dopo poche settimane d’uso. A soffrire maggiormente risultavano i Mac con 8 GB di RAM, dovendo sfruttare maggiormente l’SSD come memoria virtuale (o swap). Per i casi peggiori, si è stimato il raggiungimento del ciclo vitale previsto per l’unità nel giro di un anno o anche meno.

In realtà la questione ci è parsa fin da subito ingigantita, per questo abbiamo aspettato a parlarvene invece di cavalcare l’onda delle lamentele. Come già osservato sopra e come spiegato qualche tempo dopo su Macworld, il TBW rappresenta un limite più cautelativo che pratico: per gli SSD da 256 GB, il taglio base attuale, vengono solitamente stimati picchi garantiti da 150 TB e di fatto possono arrivare anche oltre il doppio. Inoltre, le segnalazioni riguardavano categorie specifiche di utenti, in prevalenza programmatori, la cui attività genera effettivamente un ciclo intenso di letture e soprattutto scritture sul drive che predispone di più all’usura. Con un uso quotidiano normale, la situazione presentava meno criticità.

Qui sopra è come si presenta l’SSD del mio MacBook Air M1 base, ricavato attraverso l’utility smartmontools che si può installare attraverso il gestore di pacchetti Homebrew col comando da Terminale brew install smartmontools. Una volta installata, basterà digitare sudo smartctl -all /dev/disk0 per avere i dettagli sullo stato di salute dell’unità. Al di là del basso numero dei TB scritti, il dato che ci interessa è “Percentage Used”: più il valore si alza, meno resterebbe da vivere all’SSD. Da novembre ad oggi, sono ancora allo 0% e probabilmente anche molti di voi lo saranno con quantitativi maggiori di TB riportati. I valori che hanno destato preoccupazione andavano in un range dal 3 ad oltre il 10% nell’arco di poche settimane dall’acquisto.

Questa è dunque la prima buona notizia: l’utente comune non ha di ché preoccuparsi. La seconda buona notizia è che alla fine si trattava di un errore di macOS nel raccogliere i dati diagnostici dagli SSD, riportando numeri più elevati del reale; una fonte interna ad Apple contattata da AppleInsider ha confermato loro che l’aggiornamento 11.4 ha risolto il problema e anche gli utenti che in origine avevano evidenziato il preoccupante comportamento  si ritrovano ora con valori in linea con le aspettative. Tutto è bene quel che finisce bene, dunque – almeno fino al prossimo bug.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.