Recensione iMac 24″: l’all-in-one vuole un posto in salotto

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I primi Mac con Apple Silicon sono stati realizzati secondo la classica formula del nuovo hardware nel vecchio design. Era già successo ai tempi della transizione verso Intel ed è una scelta sensata sotto tutti i punti di vista: riduce i fattori di rischio, conferisce più stabilità al mercato e consente di giocare la carta del restyling per i futuri upgrade. Ora che Apple si è assicurata una transizione pressoché indolore, può iniziare a sfoggiare il vantaggio tecnologico offerto da Apple Silicon in due modi: con design prima impossibili e/o prestazioni più elevate. Il secondo step non si è ancora concretizzato – anche se le anticipazioni sono davvero promettenti – mentre per il design il rinnovamento è iniziato con l’iMac 24″.

L’iMac è sempre stato il computer su cui sperimentare. Da lì è ripartita Apple dopo il rientro di Steve Jobs e sempre da lì ha avuto inizio anche la collaborazione con il designer Jonathan Ive. In una manciata di anni, nel passaggio tra PowerPC G3, G4 e G5, Apple ha tirato fuori tre idee stilistiche completamente diverse. Tutte con cornici chiare intorno al display, tanto per dire.

Certo, è avvenuto in concomitanza dell’arrivo degli schermi piatti, ma si avvertiva anche una maggiore ricerca di nuove soluzioni. Nell’era Intel o, più precisamente, da quando è stato introdotto l’uso di metallo e vetro, la situazione si è stabilizzata. Anche troppo, secondo me. Ci è voluto lo scossone di Apple Silicon per avere la spinta a creare qualcosa di diverso. Qualcosa di nuovo che al contempo omaggiasse il passato. E partiamo proprio da qui, dal Design.

Ad ognuno il suo

Nel mio studio attuale, un monitor con cornice bianca stonerebbe. Ho due pareti in grigio medio e la maggior parte delle periferiche professionali sono nere o di metallo scuro. Inoltre, lavoro spesso con luce artificiale per controllare meglio i colori e la luminosità durante la post-produzione. Ma l’iMac 24″ non è pensato per un utente con le mie necessità. Questo ha sostituito l’iMac 21,5″ come entry-level e infatti monta lo stesso chip M1 già presente su MacBook Air, Pro 13″ e Mac mini base. L’iMac 27″ sarà sostituito più avanti – s’immagina con un display più grande – e lì le scelte saranno sicuramente diverse, sia in termini stilistici che di hardware.

Il computer da Living

Va detto che la cornice non è proprio bianca, come potrebbe essere la custodia degli AirPods per intenderci. È più un bianco spento o grigio chiaro, per questo si miscela benissimo negli ambienti invece di spiccare come un pugno in un occhio. All’inizio è un po’ strano da vedere quando lo schermo è spento, nell’uso è piuttosto piacevole e rilassante. Unica cosa: a me non piace come sta con la UI di macOS in modalità scura, infatti è l’unico Mac su cui ho preferito usare quella chiara.

Ho montato l’iMac 24″ in un angolo del salotto, su una piccola scrivania su cui di solito si appoggiano mia moglie o mio figlio con il portatile. In quella collocazione, con pareti chiare e la luce che entra dalle finestre, questo computer risplende. Molto di più di quanto non facessero i precedenti iMac in metallo, che pure ho avuto nella stessa posizione.

Non c’è più il logo (davanti)

L’hardware di un iMac 24″ è lo stesso usato nei nuovi portatili M1, dunque non richiede molto spazio internamente. Potevano metterlo un po’ ovunque nel momento in cui si è ripensato questo modello – persino nella base – ma hanno preferito mantenere la striscia sotto lo schermo. Per altro senza più il logo. Ho sentito diverse teorie che spiegano tale decisione sul piano tecnico, di praticità o di posizionamento del prodotto nelle produzioni video, io continuo a pensare che sia stata una scelta di design forte e ponderata. Ve l’ho già detto nel mio primissimo video a seguito dell’evento di presentazione, ma lo ribadisco in due semplici punti:

  1. Gli iMac hanno la parte inferiore più grande fin dal modello G5 del 2004, Anche se oggi avessero potuto eliminarla non avevano nessun motivo per farlo, perdendo un connotato ormai iconico. L’iMac si può disegnare con poche linee proprio grazie a questa caratteristica, così come in passato riconoscevamo subito l’icona di un iPhone per il tasto Home e adesso per il notch.
  2. Per lo stesso motivo, Apple ha oggi la forza di ostentare un frontale completamente privo del suo logo. Quel design dice inequivocabilmente “sono un iMac” e macOS, sullo schermo, lo ribadisce

Questa è la mia opinione sul motivo per cui il nuovo iMac 24″ è così, ma sul piano estetico avrei preferito avere un loghetto chiaro sul frontale, anche piccolo, giusto per impreziosire quell’area. La mela c’è sul retro, forse il suo lato migliore, tant’è che dispiace un po’ metterlo con le spalle al muro. Lo vedo benissimo nelle aree adibite al ricevimento, quando la maggior parte delle persone lo osservano proprio dal retro o di profilo.

La sottiletta e i suoi svantaggi

Tra l’altro è sottile in modo esagerato, cosa resa possibile proprio grazie alla nuova architettura Apple Silicon. Farlo così ha consentito di evidenziare questo vantaggio tecnologico ma la scelta non è stata priva di implicazioni. In particolare:

  • non è stato possibile inserire porte diverse dalle USB-C, che sono più corte delle altre
  • l’uscita cuffie è stata posta lateralmente, cosa anche comoda con le cuffie (che si collegano occasionalmente in modo più facile) ma sicuramente fastidiosa se intendete avere un cavo sempre connesso (per line-in su un mixer o casse amplificate senza l’uso di una scheda audio)
  • l’alimentatore è stato portato all’esterno, con un brick bianco che ricorda quello di alcuni vecchi Mac e che ci si dovrà un attimo ingegnare per evitare di lasciare per terra in bella mostra aggrovigliato tra i cavi

Il ritorno del colore

Un altro motivo che spiega l’uso della cornice chiara è il ritorno del colore. Tutte le tinte che Apple ha scelto sono dei pastelli lucidi e molto delicati, che mal si sposano con il nero. Sul retro abbiamo colori più scuri che però davanti sarebbero stati troppo pesanti ed invadenti. Insomma, se l’idea era quella di creare un computer iconico ma anche fresco e moderno, hanno fatto le scelte giuste. Non è il computer per me, per il mio lavoro, ma sarebbe perfetto per tutti gli altri componenti della famiglia, nonché per arredare una bella scrivania in ufficio.

I nuovi accessori

Ho molto apprezzato l’idea di portare il colore anche nel cavo di alimentazione e negli accessori a corredo, ovvero Magic Keyboard, Mouse e Trackpad (quest’ultimo è in opzione).

Il cavo di alimentazione magnetico si noterà di rado: l’iMac è un computer facilmente trasportabile da una stanza all’altra, ma l’uso principale è stazionario. Rimane una chicca davvero piacevole e che dona un po’ di magia all’esperienza di prima installazione. Tra l’altro ha una guaina esterna molto ben fatta e quel tocco di colore, in tinta con il computer, lo rende persino bello da vedere.

  • Aggiungendo 26€ sul modello base (di serie su quelli superiori) si può avere la connessione Gigabit Ethernet inclusa nell’alimentatore. Da qui il segnale arriva al computer direttamente tramite quell’unico cavo, sempre a proposito di dettagli curati.

La Magic Keyboard è simile alla precedente, solo arrotondata sugli angoli. Manca la retroilluminazione, ma devo dire che i tasti chiari sono abbastanza visibili anche con la sola luce emessa dello schermo. Una cosa che non mi piace è che abbiano mantenuto i tasti freccia del vecchio modello, mentre sui portatili recenti è stata reintrodotta da qualche tempo la più comoda disposizione a T capovolta.

  • Aggiungendo 50€ sul modello base (di serie su quelli superiori) si può optare per la Magic Keyboard con Touch ID, una spesa che consiglio assolutamente di fare. Il sensore biometrico si trova nel tasto di accensione ed è rapidissimo e preciso, serve anche per cambiare utente in base a chi poggia il dito.
  • Aggiungendo 76€ sul modello base (26€ da quello intermedio) si può scegliere la Magic Keyboard Estesa con Touch ID, utile per chi preferisce avere il tastierino numerico.

Il Magic Mouse non è cambiato di una virgola, a parte il colore. È anch’esso un dispositivo divenuto iconico in questo formato, ma io lo trovo scomodo. In realtà mi piace molto per navigare o se devo usare il computer al volo per qualche minuto, mentre sulla scrivania di lavoro ho bisogno di qualcosa di più comodo. Mi dispiace però che non abbiano approfittato del rinnovo del computer per rinnovarlo, più che altro per posizionare diversamente la porta Lightning, visto che sta sul fondo e non si può usare mentre si ricarica.

  • Aggiungendo 50€ si può passare al Magic Trackpad, che onestamente preferisco. Anche questo è rimasto uguale al precedente a parte le nuove colorazioni.
  • Aggiungendo 135€ si può avere l’abbinata di Magic Mouse e Magic Trackpad.

Ergonomia approssimativa

Se il design del prodotto è complessivamente riuscito, non posso dire lo stesso della sua ergonomia. Mi riferisco in particolare alla base che offre la possibilità di inclinare lo schermo grazie ad una cerniera, ma non di alzarlo. Personalmente lo sento un po’ troppo basso e non posso risolvere portando giù la seduta perché poi sto scomodo con le braccia sulla scrivania. Ho risolto mettendo un libro sotto al piede, però mi sembra assurdo che Apple continui ad ignorare questo tipo di esigenza. Avranno sicuramente speso molto tempo per trovare la “media” tra le altezze migliori, un po’ come quando hanno progettato gli AirPods per calzare bene nella maggior parte delle orecchie pur senza gommini, ma rimane una approssimazione che non può far contenti tutti. Se arrivate o superate il metro e ottanta, potreste avere il mio stesso problema.

Poche connessioni

Al di fuori dell’uscita audio e della Gigabit Ethernet (opzionale sull’alimentatore), il modello base dispone di due sole porte Thunderbolt / USB-C 4. Parliamo di porte molto versatili dato che una sola può reggere un intero Dock con multiple USB-A, uscite video, audio, eccetera, ma rimangono limitanti per il numero e perché un Dock rappresenta una spesa anche importante. In molti casi può essere sufficiente un piccolo ed economico hub, ma fate attenzione a prenderne uno con un cavo lungo altrimenti ve lo ritroverete a penzoloni sul lato dello schermo, rovinando l’estetica curata e minimale di questo computer.

Nei modelli superiori ci sono due porte USB in più, che hanno il formato delle USB-C ma il vecchio standard 3.0. Sono comunque utili per molte periferiche, anche perché connettere un SSD o una scheda audio su Thunderbolt significa sprecare le potenzialità di questa porta. Ad ogni modo, l’iMac 24″ è più adatto ad animare una postazione di lavoro snella in cui si connettono poche periferiche esterne e solo saltuariamente. Cosa che sottolinea ulteriormente la sua vocazione molto consumer.

4,5K di lucido piacere

Lo schermo dell’iMac 24″ è, di fatto, un 23,5″. Si tratta di una dimensione molto versatile e ben più appagante rispetto al precedente 21,5″. Ci sono 5,08 cm in più sulla diagonale che si notano immediatamente e ci regalano una visione più ampia ed immersiva. La risoluzione dei default è impostata su una scrivania di lavoro equivalente a 2240 x 1260 pixel, ma si può anche passare a quella “più spazio” che equipara la standard dell’iMac 27″ 5K (equivalente a 2560 x 1440 pixel).

Parliamo sempre di risoluzioni “Retina” – tecnicamente HiDPI – in cui la scrivania viene renderizzata al doppio della risoluzione e poi scalata con over sampling. Questa tecnica consente di riprodurre immagini sempre nitide, in cui anche i testi piccoli sono precisi e privi di scalettature. In sintesi, anche se lo schermo è più piccolo rispetto a quello del 27″, l’iMac 24″ ci offre la possibilità di equiparare la medesima disposizione degli elementi e delle interfacce complesse grazie al pannello 4,5K (la cui risoluzione effettiva è di 4480×2520). I testi e le icone saranno leggermente più piccoli ma si può compensare avvicinando un po’ di più lo schermo agli occhi.

Oltre all’ottima densità (218 ppi), il pannello spicca per la sua qualità complessiva. Buona luminosità, copertura sRGB/P3 assicurate, un bel contrasto ed ottimi angoli di visuale. È un po’ piccolo per alcuni settori ma è uno schermo davvero bello e piacevolissimo da usare. Ci si può tranquillamente fare anche video e post-produzione di foto, in particolare se destinati al web. Insomma, è perfettamente in target con il tipo d’utenza a cui si rivolge. Per lo stesso motivo non è presente in opzione il trattamento nano-texture del Pro Display XDR e dell’iMac 27″, semplicemente fantastico per l’uso professionale ma troppo costoso per un computer così. Quindi c’è il vetro lucido frontale che ci regala colori vividi e un bel contrasto, ma è incline ai riflessi. Meno che in passato, però bisogna sempre valutare con attenzione il suo posizionamento rispetto le finestre.

Il modello base

Credo meriti un piccolo approfondimento il modello base, per come è stato concepito. Sul sito Apple viene evidenziato il fatto che abbia un SoC con 7-core GPU invece che 8. In sostanza si tratta di quello presente nel MacBook Air base, che è sempre un M1 ma con un core spento. Ciò dipende dalla pratica nota come product binning, che consente di utilizzare anche i chip che possiamo genericamente considerare come non perfettamente riusciti. Ma c’è anche un’altra variazione sotto il cofano, ovvero che si trova una singola ventola a differenza dei modelli superiori, dove sono due e c’è anche una heat pipe sul SoC per migliorare l’efficacia della dissipazione. Questa differenza non è molto impattante sul fronte delle prestazioni, poiché sappiamo che l’M1 può viaggiare bene anche fanless come sul MacBook Air, tuttavia ho espresso il mio dissenso per la decisione di Apple di realizzare una scheda logica differente per il modello base visto che il risparmio effettivo di una ventola avrà probabilmente un impatto minore sui costi di produzione rispetto alla necessità di gestire due varianti della linea produttiva.

Io ho provato il modello intermedio, quindi non posso darvi informazioni certe su quello base, tuttavia non aspettatevi particolari perdite. La ventola singola senza heat pipe deve partire prima e spingere di più per più tempo, per il resto ci saranno circa 1/8 in meno di prestazioni sul fronte GPU. Nulla di trascendentale, insomma, difatti il mio “dissenso” non è tanto per la qualità del modello base ma per la strana decisione adottata da Apple sul piano tecnologico. Considerate che questa versione costa 220€ in meno rispetto alla superiore.

Modello base (e opzioni)

  • Magic Keyboard senza Touch ID (oppure +50€)
  • Alimentatore senza porta Ethernet (oppure +26€)
  • 2 porte USB-C 3.0 in meno
  • 1-core in meno sulla GPU
  • Layout termico peggiore

Prestazioni

Prima di tutto, credo sia doveroso inquadrare come si posiziona genericamente questo iMac 24″ M1 rispetto al precedente 21,5″ in termini di processore. È vero che abbiamo solo una versione del SoC con CPU ad 8-core, ma questa è più veloce di tutti i precedenti 21,5″ ed è solo di poco inferiore all’i7 dell’iMac 27″. Vero che sul 27″ ci sarebbe in opzione anche l’i9, ma è appunto un’opzione sul modello top che lo porta a 3109€, quindi tutto un altro computer e un altro prezzo rispetto ai 1499€ del 24″ base che ha già l’M1 con CPU 8-core.

Sul fronte grafico, però, non vale lo stesso discorso. Con l’architettura x86 esistono due opzioni: GPU “interna” (ovvero inclusa nel processore) e GPU “esterna” (cioè un componente a parte). Dato che quelle integrate nei processori Intel di ottava gen. degli iMac 21,5″ 2019 erano troppo scarse (UHD 630), Apple offriva di serie 2 GPU dedicate di AMD, ovvero Radeon 555x e 560x. E con una spesa aggiuntiva si poteva anche configurare il top di gamma con una terza opzione, la Vega 20.

Con Apple Silicon abbiamo, per ora, un unico chip in cui la GPU è interna ed ha 7/8-core. Apple lo ha inserito dapprima in MacBook Air, MacBook Pro 13″ 2-porte e Mac mini base, ovvero tutti computer che non avevano una GPU dedicata neanche prima e con M1 hanno avuto solo vantaggi. Questo perché già la variante base con 7-core GPU va ampiamente meglio delle precedenti integrate Intel delle serie UHD e Iris Pro. L’iMac 24″ è il primo computer della nuova era che ne sostituisce uno con GPU dedicate. Di base questo non significa niente, perché si possono fare dei SoC con GPU più potenti, cosa che farà Apple nel prossimo futuro. Il problema è che l’attuale M1 è superiore alla Radeon Pro 555x base, compete ad armi pari con la 560x, ma è inferiore alla Vega 20 opzionale del vecchio iMac 21,5″.

È la prima volta che si verifica questa condizione da quando è iniziata la transizione ad Apple Silicon. All’atto pratico ci sono delle attenuanti, perché non erano certamente in tanti a prendere il 21,5″ per poi carrozzarlo con l’opzione grafica più costosa, però rimane un piccolo neo dell’attuale offerta, il primo da quando si è abbandonata la vecchia architettura. Ciò non toglie che questa situazione possa essere transitoria, nel senso che con l’arrivo del primo chip superiore ad M1 Apple potrebbe creare una versione più potente dell’attuale iMac 24″ oltre a quello più grande, i MacBook Pro e forse anche Mac mini superiori agli attuali.

Ricordandovi che ho potuto provare solo la versione intermedia dell’iMac 24″ con doppia ventola, vediamo come se l’è cavata con le temperature. In sintesi, direi molto bene. Il grafico qui sopra non è importante per i numeri, che sono ovviamente superiori nel mio iMac 27″ top di gamma del 2020, ma per l’inclinazione nei vari segmenti. Questa indica la percentuale di calo delle prestazioni partendo dai test a riposto, poi sotto massimo carico della CPU e infine nello stress test di CPU+GPU. È facilmente visibile come M1 su iMac 24″ perda molto meno, segnando il nuovo record per questo SoC tra tutti i computer che finora lo hanno utilizzato.

La massima temperatura che ho riscontrato è stata di 83°, ma solo per pochi istanti. Con le ventole a massimo regime e computer sotto stress, ci si aggira intorno ai 75°, molto di meno rispetto agli oltre 90° che vedo sul mio iMac 27″. Esternamente, nella zona del SoC, ho misurato un picco di 38°. La ventole si iniziano a sentire distintamente intorno a 4000 rpm e arrivano a circa 7000 rpm. Il rumore non è comunque fastidioso.

Impieghi possibili

Ormai conosciamo molto bene l’Apple M1, avendolo analizzato in tre computer prima di questo. Inizialmente avevo notato delle strane variazioni su iMac 24″ rispetto al Mac mini, ma successivi test hanno dimostrato che sono imputabili per lo più ai software, che nelle versioni per Apple Silicon ricevono ancora frequenti aggiornamenti. Anche lo stesso sistema operativo viene ancora ritoccato nella gestione delle risorse, come abbiamo visto di recente per la questione RAM ed SSD. Resta comunque da considerare che qui c’è uno schermo da 4,5K, che rispetto all’uso di uno esterno da 4K cambia molto poco ma può incidere nei test a confronto con i portatili usati con il solo display interno.

Uso generico/ufficio: con M1 l’utilizzo di software per gestione documentale, navigazione, fruizione di video, didattica, ecc… non presentano mai problemi. In queste circostanze le ventole non le sentirete praticamente mai girando al minimo.

Produzione audio: che usiate Logic, Audition, Ableton, Reaper o altri, difficilmente raggiungerete i limiti di questa macchina. Anche l’uso professionale è gestibile già con il modello base.

Fotografia: a livello amatoriale si ha potenza da vendere, ma questa macchina va benone anche per un fotografo professionista che deve gestire lo scatto tether oppure librerie con una grossa mole di immagini. Unica cosa da considerare è che le operazioni in batch, sia in fase di sviluppo che esportazione, sono più veloci con 16GB di RAM.

Montaggio video: se usate iMovie o Final Cut, difficilmente avrete problemi. Io sono riuscito a mettere in crisi FCPX solo con più clip sovrapposte della Canon R6 a massima qualità con LUT e titolazioni 3D. Questo con il pre-rendering disattivato e la preview di qualità, se lasciate le impostazioni predefinite vedrete qualche scatto solo di rado. E questo con 8GB, con 16GB non cambia quasi nulla di rilevante nell’esperienza di montaggio. Se usate Premiere Pro io vi sconsiglio tutte le macchine con M1 a meno che non facciate delle timeline semplicissime con qualche cut. Discorso analogo vale per Resolve, che è il mio software di montaggio preferito: non si può usare a livello professionale. Quando si lavora con la color su clip pesanti, si effettua un retiming o si applicano effetti, la riproduzione scende a pochissimi frame per secondo. Sia per Resolve che Premiere, i 16GB di RAM non aiutano quasi nulla.

Sviluppo software: è un mondo enorme, perché si va dalla robetta semplice ai giochi in 3D, quindi non si può fare tutto un calderone. Per quella che è la mia esperienza, che non è poi molta, la maggior parte degli sviluppatori si troverà benissimo con M1, specie se con 16GB di RAM. Su Xcode queste macchine vanno molto meglio delle precedenti Intel dei Mac più costosi, per gli altri ambienti dipende molto dalla compatibilità nativa con Apple Silicon (sempre preferibile rispetto all’uso tramite Rosetta) ed alla necessità d’uso della scheda grafica che, come detto, non è di livello delle dedicate attuali.

Gaming: considerate che il precedente iMac 21,5″ con i5 e la Vega 20 andrà quasi sicuramente meglio di questo. Non ho potuto provarlo ma direi che è pacifico, sia perché la maggior parte dei titoli interessanti sono ancora x86-64 (che qui vanno sotto Rosetta con prestazioni ridotte), sia perché nel gioco la Vega 20 spinge di più della GPU integrata nell’M1. Inoltre, con i vecchi iMac Intel potete usare Windows in Boot Camp, che per il gioco è quasi sempre un vantaggio. Se però vi interessa marginalmente, oppure giocate via browser o ancora con i titoli di Apple Arcade, andate lisci come l’olio.

Progettazione 3D: anche questo non è il mio campo, ma dai numeri di Cinebench e Corona, direi che sono macchine usabili entro certi limiti. Non è la macchina ideale per lavorarci, questo è il succo.

Ci sono un’infinità di altri settori su cui non posso dirvi molto ma i punti chiave sono:

  • a livello di processore si va piuttosto bene, in gamma Apple si trova di meglio solo a partire dagli iMac 27″ top di gamma
  • a livello di GPU mi sembra di poter dire che siamo più o meno a livello di una Radeon 560x, ne consegue che tutte le attività che poggiano pesantemente sulla GPU non sono ideali
  • i dischi interni sono molto veloci, quindi la gestione di file anche pesanti non sarà mai un problema
  • gli 8GB di memoria unificata rendono molto bene, i 16GB danno qualche piccolo vantaggio in termini di tempistiche nelle operazioni complesse e offrono più margine se si gestiscono macchine virtuali
  • tra 7-core e 8-core GPU non cambia poi tanto, ma questo si sapeva già

Multimedia ok

Le casse integrate rendono molto meglio di ciò che il ridotto spessore del computer farebbe immaginare. Apple ha progettato un array di speaker di buon livello, che sfrutta anche la superficie dietro lo schermo come cassa di risonanza. Chiaramente nulla che si possa confrontare ad un buon set di casse esterne: il suono è parecchio medioso e a volume massimo si impasta un po’ tutto.

La camera frontale è 1080p è l’ausilio dell’ISP (Image Signal Processor) si vede tutto. È bella incisiva, gestisce molto meglio l’esposizione e il bilanciamento colore. Finalmente una “webcam” davvero usabile senza problemi.

L’audio registrato dai microfoni interni è anche piuttosto valido, sicuramente ottimo se l’uso che se ne fa è quello di una videochiamata o una tele conferenza. È ben focalizzato sulla voce ma in un ambiente grande le basse rimbombano un po’ e gli alti si perdono. A memoria mi sembra che il microfono del MacBook Pro 16″ sia superiore.

Conclusione

Voto 4/5Si possono fare diversi ragionamenti in base al punto di vista, io ne vorrei considerare un paio che ritengo più rilevanti. Se chi valuta l’acquisto di questo iMac 24″ è colui che in passato pensava al modello da 21,5″ che ha sostituito, allora ci sono diversi vantaggi: il design, lo schermo, le prestazioni generali, il Touch ID nelle tastiere che lo hanno. Di contro si perdono alcune connessioni pratiche e per chi valutava il 21,5″ top con grafica opzionale Vega 20, l’Apple M1 non ha una GPU di pari livello. L’altra considerazione importante, per me, riguarda il possibile confronto con il Mac mini.

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Il Mac mini è ideale per chi vuole scegliere le periferiche

A parità di modello base il Mac mini ci dà circa 1/8 in più sul fronte grafico, dissipazione più efficiente e soprattutto più porte. Diciamo che avrebbe più senso confrontarlo con il modello intermedio di iMac 24″ che ho provato io e che costa 1719€, quindi 900€ in più a parità di RAM (8GB) e disco (256GB). Se però consideriamo chi si trova bene con le sole due porte USB-C 4 e non dà molto peso a quel core in più sulla GPU (cose che farei anche io), la forbice si può ridurre a 680€.

Secondo me se volete un computer che sia bello e vada bene per tutta la famiglia, l’iMac 24″ è la scelta migliore, perché è un pacchetto fatto e finito confezionato a dovere. E questo vale ancor di più se non vi piace avere cavi a vista o se il computer debba stare in un ambiente curato, che magari preveda pure ricettività di pubblico. Se invece badate alla sostanza, il Mac mini vi dà la possibilità di usare periferiche che avete già o sceglierne di diverse, in futuro venderanno anche la tastiera con Touch ID e funzionerà pure su quello (per ora c’è solo in bundle con l’iMac 24″). Diciamo che il vantaggio più grande del mini si vedrà anche nel tempo, perché potrete cambiare le periferiche per soddisfare diverse esigenze. Magari prendere un monitor più grande in futuro o di migliore qualità.

Per chi aspetta il rinnovamento dell’iMac 27″ più che altro per la dimensione maggiore, consiglio comunque di valutare questo iMac 24″ perché lo schermo è bello e i 4,5K aiutano ad avere una scrivania di pari ampiezza interna avvicinando un po’ il display. Se invece aspettate il modello più grande soprattutto per le maggiori prestazioni, allora dovrete effettivamente attendere che venga rinnovato anche quello con M1X, o comunque si chiamerà il prossimo SoC Apple Silicon, dotato di più core sia CPU che GPU.

PRO
PRO Design iconico, lato B come bellissimo
PRO Qualità costruttiva al top
PRO Schermo eccellente per la multimedialità
PRO Prestazioni validissime
PRO Il cavo di alimentazione magnetico è una chicca ed è anche ottimo
PRO Idea interessante di avere la Gigabit Ethernet sull’alimentatore
PRO Silenzioso
PRO FaceTime molto valida
PRO Casse e microfoni con buona resa
PRO Fantastica la tastiera con Touch ID
PRO Valide periferiche a corredo (prendete la tastiera con Touch ID)
PRO Prezzo adeguato (chi dice di no, non fa bene i conti secondo me)

CONTRO
CONTRO Scomodo per i più alti perché il piede non si regola
CONTRO Modello base troppo penalizzato per la differenza di 220€
CONTRO Il modello top del 21,5″ aveva una GPU più potente (Vega 20)

DA CONSIDERARE
DA CONSIDERARE Perfetto per chi apprezza le “periferiche” incluse, altrimenti meglio il Mac mini
DA CONSIDERARE L’alimentatore esterno può essere anche fastidioso da posizionare
DA CONSIDERARE Il Magic Mouse ha ancora l’alimentazione in un posto assurdo
DA CONSIDERARE Non mi piacciono i tasti freccia della Magic Keyboard

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.