Recensione AirPods Max: cosa ne penso davvero dopo 8 mesi

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Nel corso degli anni mi sono rassegnato all’idea che qualsiasi cosa si dica sui prodotti Apple si viene criticati. D’altronde è impossibile mettere tutti d’accordo e non farei bene il mio lavoro se mi facessi condizionare dagli altri, che siano le case produttrici o gli stessi utenti. Inizio a parlarvi delle AirPods Max con la consapevolezza di non avere una risposta pronta e semplice, del tipo promosse o bocciate, per intenderci. So cosa mi piace e quello che non mi piace, cosa funziona e cosa no, ma consigliarle? Beh, quella è un’altra storia. Soprattutto se si iniziano a fare confronti con altre cuffie o con differenti modalità d’ascolto. Le uso da molti mesi ormai e ci ho ragionato su parecchio, ma alla fine trovo che i motivi per apprezzarle e criticarle si equivalgano.

Non passano inosservate

Alcuni prodotti realizzati da Apple hanno un design così differente dagli altri che serve del tempo per adattarsi ed eventualmente apprezzarlo. Si potrebbe anche dire che sia il potere del brand a farli apparire migliori di quanto non siano e io credo ci sia un fondo di verità in questo. Le AirPods Max non mi hanno fatto un’ottima impressione all’inizio e non mi piacciono molto anche ora. Dal vivo sono sicuramente meglio che in foto, perché si può apprezzare la qualità costruttiva, ma trovo che i padiglioni siano un po’ sgraziati e troppo grandi, soprattutto a confronto con le sottilissime aste in acciaio che li sorreggono.

Non mi piace neanche l’eccesso di materiali plastici, come il silicone usato per rivestire l’archetto e la custodia. Sarà resistente? Forse, ma non è piacevole al tocco e la custodia del modello nero attira la polvere e si macchia col sudore. Su questa non si può dire veramente nulla di positivo: è povera, rende impossibile l’utilizzo di molti supporti per cuffie ed per lo meno “insolita”. Tra l’altro è necessaria per spegnere le cuffie, a meno di non voler armeggiare con dei magneti per simularne l’utilizzo. Sono anche uscendo delle custodie di terze parti che sono compatibili con il sistema di spegnimento, ma rimane il fatto che quella originale non sia un granché.

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Nate per l’ecosistema

Se c’è una cosa che Apple sa fare è rendere i suoi prodotti facili da usare. Basta estrarre le AirPods Max dalla custodia vicino ad un prodotto compatibile, come un iPhone, per vedere apparire la richiesta di abbinamento. Dopo pochi tocchi saranno abbinate al nostro Apple ID e pronte per essere usate su qualsiasi altro dispositivo che lo utilizza.

Si possono abbinare ad ogni sorgente Bluetooth, anche uno smartphone Android: il pairing si attiva tenendo premuto il pulsante finché la luce non lampeggia di bianco. Si potrà usare la cancellazione del rumore ma non si avrà nessuna opzione di controllo software e ovviamente neanche Siri. Diciamo che per quanto sia possibile adoperarle come normali cuffie Bluetooth, perdono molto del loro appeal al di fuori dell’ecosistema Apple.

Automatismi nascosti

Prendere un prodotto complesso e renderlo estremamente facile da usare porta a dei compromessi. Nel caso delle AirPods Max alcuni sono accettabili, forse anche comprensibili, ma tanti altri no. Iniziamo dal più banale: l’assenza di un’app dedicata. Sono anni che ne parlo, fin dai primi auricolari AirPods, e non posso che ripeterlo: non ha alcun senso sforzarsi di impacchettare tutto nella striminzita paginetta che si apre con un tap sulla (i) di informazioni affianco al dispositivo che appare nella sezione Impostazioni / Bluetooth. Sarebbe molto meglio avere una app dedicata a cuffie ed auricolari, che potrebbe essere più amichevole, offrire qualche funzione in più e magari – magari – essere portata anche su Android per un uso completo insieme al servizio Apple Music.

Interessante il passaggio automatico tra dispositivi che avviene in base a quello più prossimo attualmente in uso, ma non è un sistema infallibile. Mi è capitato che si ostinasse a fare lo switch dal mio iPhone con un video in riproduzione all’iPad in uso da mio figlio vicino a me. Vero che entrambi usano il mio ID ma l’iPhone era fisicamente più vicino alle cuffie e stava riproducendo un video, quindi perché passare all’altro? Insomma, una buona idea che va sicuramente affinata.

Apprezzabile il rilevamento automatico testa, perché funziona diversamente rispetto a quanto visto finora. Non soltanto mette in pausa quando rileva che abbiamo tolto le cuffie ma da quel momento in poi ogni suono dello smartphone uscirà dai suoi speaker, anche se le AirPods Max rimarranno effettivamente connesse. Con le altre cuffie questo non succede e il suono continua ad essere indirizzato su di loro finché sono accese, anche se non le stiamo indossando. Con queste piccole finezze Apple riesce sempre a distinguersi ma poi si perde in un bicchiere d’acqua per cose più banali.

Pensate all’assenza di un pulsante di spegnimento: sugli auricolari AirPods è stata la soluzione perfetta, in quanto il case ha funzioni fondamentali di trasporto, protezione e ricarica, mentre qui hanno riproposto forzatamente la stessa logica senza che ce ne fosse il bisogno. Così ci troviamo questa bizzarra custodia che non protegge e non ha assolutamente nessuna funzione se non quella di spegnere le cuffie. L’unica cosa potenzialmente utile che fa è evitare che i padiglioni sbattano l’un l’altro, cosa che si sarebbe potuta evitare con un differente meccanismo di chiusura e spegnimento. Inoltre la stitichezza sul fronte delle opzioni ci ha privati della possibilità di determinare il timer per lo stand-by automatico e quello di default è davvero lungo: bisogna lasciarle accese e fuori dalla custodia per tante ore prima che si spengano da sole, consumando inutilmente batteria.

Nella recensione degli AirPods Pro vi ho detto che i suoni emessi dagli auricolari per notificare lo stato della cancellazione del rumore sono troppo simili e difficili da distinguere. Purtroppo il difetto è rimasto anche qui perché Apple ha scelto di non inserire una voce guida e di affidarsi solo ai toni di avviso per segnalare ogni cosa. Pochissime cose, in realtà, solo l’abbinamento e i passaggi di stato sulla cancellazione del rumore. Il minimal ci piace ma non si può dire che sia pratico e men che meno amichevole. Sono abituato a cuffie che parlano dicendoti l’autonomia residua, quale dispositivo è abbinato, se avviano il pairing, se sta terminando la carica e descrivono lo stato della cancellazione del rumore se presente. Invece le AirPods Max fanno sono plin, plon, plan. Ti ci abitui, ma è un po’ deludente.

Altra cosa che ritroviamo dei precedenti AirPods è il sistema di aggiornamento. Quello “furbo” che fa tutto lui quando lo dice lui ma che non ti offre la possibilità di sapere se c’è un aggiornamento e scegliere quando installarlo. Lo so, lo so, a molti piace così. Anch’io ritengo che sia comodo avere una complicazione in meno, ma poteva benissimo funzionare allo stesso modo pur mantenendo possibili gli aggiornamenti manuali per chi è interessato. Già sugli AirPods Pro sono usciti aggiornamenti importanti che hanno inciso sulla resa della cancellazione del rumore e gli utenti che non volevano installarli non hanno potuto evitarlo mentre quelli che li volevano senza aspettare hanno dovuto fare delle ridicole peripezie di questo tipo:

  • abbinare le AirPods allo smartphone
  • ascoltare musica per almeno un minuto
  • riporre le AirPods nel case
  • metterle in carica per almeno 5 minuti
  • tenere lo smartphone vicino
  • assicurarsi che lo smartphone abbia una connessione internet attiva

Non è garantito che tali passaggi attivino sempre l’update ma questa è una delle procedure più accreditate che ho trovato negli anni e che ho memorizzato in una nota. Evidentemente c’è qualcosa nel procedimento, o forse tutto l’insieme, a scatenare il trigger dell’aggiornamento automatico, ma non era più semplice aggiungere un pulsante “aggiorna” nelle impostazioni? O nell’app, se si fossero decisi a realizzarla? Nella lista delle assenza va citata anche l’equalizzazione. Non dico che sia strettamente necessaria ma che di certo sarebbe stata gradita. Anche in una forma molto semplificata come fa B&O, riportando dei preset per vivacità, calore, ecc..

Attenzione, questa app non esiste… ma forse sarebbe il caso di crearla

Pochi controlli efficaci

Anche se l’assenza di un pulsante di accensione mi dà fastidio, devo dire che i pochi controlli presenti li ho trovati più comodi del previsto. La Digital Crown, ad esempio, mi era sembrata una soluzione goffa e mal posizionata. D’istintivo pensavo che si dovesse ruotarla con pollice ed indice per alzare o abbassare il volume, cosa che risulta effettivamente innaturale e causa anche un’apparente inversione di marcia, dato che si va ad alzare il volume girando in senso antiorario. Esiste un’opzione per invertire il comando e farlo collidere con questo approccio ma la soluzione più giusta è un’altra. Per usare la Digital Crown bisogna semplicemente scorrere in avanti e indietro con il polpastrello usando l’indice. Così tutto ha più senso, è comodo perché il gomito sta in basso, e il senso di rotazione è quello giusto. Evidentemente è stata pensata per essere usata così e questa è una delle poche cose su cui mi sono dovuto ricredere usando le AirPods Max, perché effettivamente è un sistema piuttosto naturale. Mi ha però deluso l’assenza del feedback aptico che si trova nel medesimo elemento su Apple Watch: qui i “finti” scalini non sono sottolineati da una risposta sensoriale tattile ma soltanto da un leggero “clic” sonoro in cuffia.

La Digital Crown si può anche schiacciare e fa le veci del classico pulsante play/pausa, incluse le funzioni di avanzamento traccia con due o tre pressioni consecutive. L’altro pulsante è sempre posto nella zona superiore del padiglione destro ma in posizione avanzata. Tenendolo premuto si attiva Siri mentre con una singola pressione si alternano le opzioni di riduzione del rumore. Dalle opzioni si può scegliere se usarle tutte e tre o le due che si preferiscono. Io faccio così, lasciando alternanza tra le sole modalità “Cancellazione del rumore” e “Trasparenza”, mentre quella definita “Modalità disattivate” la lascio fuori. Preferisco così perché la trovo poco utile e poi con i suoni di notifica che ci sono si fa presto a confonderla con le altre, mentre tra cancellazione del rumore e trasparenza la distinzione è netta e sono poi le due opzioni che trovo più utili da utilizzare.

Qualità senza rinunce

Sulla qualità costruttiva delle AirPods Max non si discute. Possiedo altre cuffie di alto valore (alcune anche più belle, per i miei gusti) ma così curate nella struttura no. Stupisce in particolare l’assenza di qualsiasi giunzione visibile: ogni elemento è collegato all’altro in modo assolutamente perfetto. L’archetto si regola con uno scorrimento davvero ben calibrato delle aste d’acciaio, fluido ma resistente il giusto. I cuscinetti sono tenuti in sede magneticamente ed è solo togliendo questi ultimi che si vede qualche vite e la copertura in plastica dei driver, mentre i padiglioni sono ricavati da blocchi interi di metallo. Addirittura la connessione tra i due speaker è del tutto nascosta all’interno dell’archetto, ma non ci sono fili alle estremità bensì dei connettori che ricordano la porta Lightning.

L’unica cosa che non mi piace molto è il rivestimento dell’archetto, dove avrei preferito un materiale più pregiato o almeno più piacevole al tatto. È invece incredibilmente morbida la fascia di tessuto elastico al suo interno, ma bisognerà vedere come si comporterà con la prova del tempo, sia per il colore che la resistenza. Un dettaglio su cui vorrei portare la vostra attenzione sono i cuscinetti. Di solito sono semplicemente questo, degli elementi morbidi rivestiti. Qui, invece, c’è tutta una struttura alla base e le lettere L e R non sono stampate ma ottenute modificando la trama del ricamo. Quel che voglio dire è che Apple non ha badato a spese per la progettazione e la realizzazione di queste cuffie e se andate ad analizzarle nel dettaglio la cosa è davvero evidente.

Ergonomia tra luci e ombre

Appena si indossano per la prima volta le AirPods Max sembrano immediatamente comode ma con il passare dei giorni mi sono piaciute sempre meno. Va detto che considerando il peso totale di quasi 400 grammi l’archetto fa davvero un ottimo lavoro per ridurne l’impatto sulla testa, ma a lungo andare si fa sentire anche lui e più di quanto immaginassi. Il vero problema, però, è un altro ed è che Apple ha preferito adottare una calzata melliflua. Le cuffie stringono poco e il tessuto dei cuscinetti ne favorisce lo slittamento dovuto al peso. Usandole da stesi si possono sentire scivolare piano piano e se ci si muove capita di doverle riposizionare abbastanza spesso. Inoltre è difficile trovare la giusta estensione per l’archetto: si passa da troppo stretto, che porta a sentire un maggior peso sopra la testa, a troppo largo, con i cuscinetti che in basso rimangono leggermente sollevati per l’eccessiva larghezza, facendo perdere il sigillo acustico.

Non si possono assolutamente definire scomode ma l’ergonomia non è curata come mi aspettavo. Era prevedibile che non si usasse un approccio troppo fermo come nelle cuffie da studio, spesso fin troppo stringenti, ma qui c’è qualcosa che non torna nel bilanciamento tra tensione, peso, forma dei padiglioni e rivestimento dei cuscinetti. Le AirPods Max vogliono essere gentili sulle orecchie di tutti ma a voler essere onesti sembrano sempre un po’ precarie.

Autonomia

Si arriva fino a 20 ore di ascolto, che è esattamente il dato dichiarato da Apple. Consumano poco quando sono riposte nel loro case ma ci sono segnalazioni di sbalzi assurdi, con alcuni utenti che hanno visto passare la carica dal 90% al 10% in pochi minuti. Per fortuna non sono casi così frequenti ma ancora non è chiaro se dipenda dal software o dall’hardware, posso solo dire che a me non è capitato. La ricarica avviene tramite la porta Lightning in basso, che rimane visibile attraverso la sagoma della custodia. Una porta USB-C sarebbe stata più gradita.

Utilizzo via cavo

Non c’è un ingresso analogico nelle AirPods Max ma Apple vende un costoso “cavo” da 3,5mm a Lightning. In realtà questo include un ADC, ovvero un convertitore da analogico a digitale, che è anche qualitativamente valido come lo è il DAC nell’adattatore cuffie da Lightning a 3,5mm che un tempo era venduto insieme ai primi iPhone senza porta audio. Quest’ultimo non può essere usato con le AirPods Max e io credo proprio perché è nato con una funzione diversa. In quello il suono è in uscita sui primi due canali del connettore TRRS e in entrata sul terzo, dove viaggia il microfono. Nel nuovo cavo cuffia, invece, il suono fa il percorso inverso. Diciamo che questa è la spiegazione che mi sono dato io sul perché non funziona, ma non ho la certezza matematica che sia così. D’altronde le cuffie non funzionano neanche con un cavo da Lightning a USB-C collegato al computer, cosa che poteva essere interessante per testare una trasmissione digitale senza perdita.

Riduzione del rumore e trasparenza

Le cuffie circumaurali chiuse partono da un ottimo livello di separazione meccanica dall’ambiente esterno, ma nelle AirPods Max questo effetto “meccanico” è meno pronunciato per via dei padiglioni che non sigillano perfettamente. Tuttavia, la riduzione del rumore digitale funziona davvero bene. Altri modelli offrono tutta una serie di settaggi capillari, ma qui l’efficacia è davvero buona out-of-the-box. Sicuramente a livello dei migliori della categoria.

Dove Apple ha fatto un lavoro egregio è per la trasparenza. Già negli AirPods Pro se ne può apprezzare la qualità ma nelle AirPods Max è ancora migliorata. Il focus sulla voce è ampiamente il migliore rispetto ad ogni altro sistema provato, sia per precisione che qualità. Inoltre, sembra che i suoi inviati in cuffia mantengano in un certo modo la loro posizione nello spazio, cosa che altrove non mi è mai capitato di notare. Di certo non con questa efficacia.

Qualità audio

Mi verrebbe da chiedervi: cosa vi aspettate da queste cuffie? Un buon inizio è quello di ricordarsi che parliamo di un modello che si userà per lo più con la musica in streaming e che senza fili non gestisce le fonti lossless o comunque con bitrate particolarmente elevati. Personalmente ho potuto constare che molte persone faticano a riconoscere un ascolto di questo tipo rispetto ad uno con cuffie cablate, DAC, amplificatore e sorgenti di alta qualità. Ed anche io non è che lo noti in modo così evidente come poteva essere un tempo, quando le alternative erano da una parte i CD e dell’altra degli MP3 a 128kbps. Ma la musica è tutta una questione di percezioni, alcune reali altre indotte.

Le AirPods Max suonano bene, meglio di tante altre

A voler essere del tutto sinceri, le AirPods Max suonano bene. Avevo fatto delle registrazioni comparative con tanti altri modelli di cuffie a mia disposizione, ma è lì che la mia recensione iniziale si è bloccata. Perché se si iniziano a mettere in mezzo così tante variabili, come appunto altri modelli, diverse sorgenti, microfoni usati per registrare e poi ciò che usiamo per sentire il risultato, si possono trarre un mondo di considerazioni e al tempo stesso rendersi conto che hanno poco senso visti i “vizi del metodo”. Quindi, l’unica cosa che mi sento di fare è parlarvi della qualità audio che personalmente percepisco.

Forse vi stupirà sentire che rispetto a tante altre cuffie Bluetooth di buon livello, le AirPods Max sembrano più equilibrate. Per dire, le Sony WH-1000X M4 hanno più spinta sulle basse frequenze ma mancano della medesima chiarezza sulle medio-alte. Le B&O H7 (ora fuori produzione, ma simili alle H9 solo senza riduzione del rumore) suonano più cupe e con meno dinamica. Le B&W PX7 hanno uno stage più piccolo, un “colpo” più evidente sulle basse ma risultano un po’ più mediose. Le Bose NC700 sono più morbide, forse un po’ troppo, per cui si avverte meno definizione ed estensione sulle frequenze alte. Le Sennheiser Momentum 3 mi piacciono di più sulle basse ma il suono è meno articolato rispetto alle AirPods Max. In sintesi, queste cuffie suonano piuttosto bene rispetto la concorrenza di pari caratteristiche. A volte avrei preferito più spinta nella parte bassa dello spettro sonoro ma non sono effettivamente carenti e sia lo stage che la chiarezza sono molto convincenti. In particolare sulle voci, sia nel cantato che parlato, i risultati sono davvero buoni.

L’audio spaziale è una caratteristica molto interessante e che si può sfruttare con alcuni contenuti video, in particolare su Apple TV+ e con Apple Music. Aumenta in modo considerevole l’ampiezza del suono e conferisce una connotazione spaziale ancora più definita ai vari strumenti. È un’esperienza d’ascolto interessante e direi anche più immersiva, ma è fin troppo particolareggiata visto che tiene conto della nostra posizione. Se ad esempio hai l’iPhone davanti e giri la testa a destra, senti che il suono si sposta e pesa più sull’orecchio sinistro, come se la fonte sonora fosse fisicamente lì. Questo conferisce alla musica un forte senso di materialità che un po’ stupisce e può piacere, ma rende l’ascolto fin troppo aleatorio visto che dipende dai nostri movimenti. È un po’ come essere in un ambiente con le varie casse distribuite nello spazio che è anche una bella cosa ma rimane diversa dal tipico ascolto in cuffia. Dire che è da provare ma l’apprezzamento o meno di questo sistema sarà una cosa molto personale. Per me è più un divertissement che altro.

Conclusione

Voto 4/5Questo paragrafo lo avrei evitato molto volentieri, ma non sarebbe una recensione completa senza. Dunque, cercherò di essere più sintetico possibile. A livello di qualità strutturale, di iconicità del design (gusti a parte) e di praticità d’uso all’interno dell’ecosistema Apple, le AirPods Max sono senza dubbio le cuffie da avere. Per quanto riguarda comodità ed ergonomia assegnerei un quasi-buono, nel senso che non danno fastidio facilmente ma non sono né le più confortevoli né le più “precise” in termini di calzata. A livello sonoro, per il tipo di prodotto che sono, se la cavano più che dignitosamente, offrendo una riproduzione ricca e con il giusto “punch”. Quindi se le confrontiamo con altre cuffie Bluetooth possiamo trovare quella con più definizione, quella con più bassi, quella più equilibrata, ma qui l’insieme è molto curato e sempre piacevole. Se si cercano soluzioni di ascolto fedeli questa è la strada sbagliata praticamente su tutti i fronti, perché tra Bluetooth e riduzione del rumore digitale siamo proprio su un mondo a parte. Mettendoci dentro anche il prezzo – partendo da quello di listino – nella stessa cifra si prendono: un amplificatore per cuffie, cuffie cablate più che decenti e un paio di AirPods Pro per l’ascolto in mobilità. E, se devo essere sincero, mi pare sia un modo migliore per spendere i propri soldi. Però rimane quanto detto in principio, ovvero che per chi vuole il migliore ascolto possibile mantenendo le varie comodità dell’ecosistema, nonché il piacere più o meno affermato di possedere l’ennesimo prodotto Apple, allora si comprano e basta. In realtà al prezzo di listino a cui le ho prese io è facile rimanerne delusi, oggi che si pagano circa 150€ in meno con le varie offerte Amazon, ci si può ragionare in modo diverso. Rimangono care ma sono molto più vicine alle cuffie Bluetooth di fascia alta degli altri produttori.

Una alternativa da considerare

PRO
PRO Qualità costruttiva al top
PRO Facilità di abbinamento su dispositivi Apple
PRO Ottima funzionalità di rilevamento automatico testa
PRO I controlli fisici sono pochi ma sono comodi e intuitivi
PRO Qualità audio molto buona… per cuffie Bluetooth
PRO Riduzione del rumore molto efficace
PRO Miglior effetto di trasparenza mai sentito
PRO L’audio spaziale è “divertente” da sperimentare

CONTRO
CONTRO Custodia brutta, scomoda e necessaria per spegnerle
CONTRO Non si richiudono per il trasporto
CONTRO Non si può personalizzare il timer per lo standby
CONTRO Manca un’app companion con tutte le impostazioni
CONTRO Prezzo elevato

DA CONSIDERARE
DA CONSIDERARE Lo switch automatico tra dispositivi funziona bene, ma non sempre
DA CONSIDERARE Sistema di aggiornamento opaco
DA CONSIDERARE Manca l’equalizzazione (c’è solo nell’app Musica)
DA CONSIDERARE Suoni di avviso non molto chiariSuoni di avviso non molto chiari

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.