Non è una presentazione completa, ma ci va abbastanza vicino. Che Google fosse in odore di parlare a breve dei nuovi Pixel era noto dalle indiscrezioni – che intendesse farlo oggi no. A sorpresa, dopo appena mezzora di countdown questo pomeriggio, il colosso di Mountain View ha parzialmente sollevato i veli sui prossimi Pixel 6. Il plurale è d’obbligo, perché sono due: 6 e 6 Pro. Nuovo design, ma soprattutto nuovo SoC. Vediamo cosa porteranno in dote.

Da anni il Pixel rappresenta di fatto la risposta di Google agli iPhone, ovvero la volontà di creare un prodotto dall’integrazione quanto più profonda tra hardware e software. Android come Google lo intende esattamente, nella sua pienezza, lo si trova solo su questi dispositivi (presso le terze parti è comunque possibile avere un’esperienza d’uso simile anche a prezzi più bassi attraverso gli smartphone rientranti nell’iniziativa Android One – principalmente i Nokia/HMD). Il pezzo mancante era il processore, dove Big G si è affidata sinora alla prima della classe nel mondo Android, ossia Qualcomm. Al di fuori di Apple, gli Snapdragon offrono certamente le migliori prestazioni, ma affidarsi ad un prodotto terzo ha sempre il suo rovescio della medaglia. Senza le chiavi di tutta la piattaforma è difficile ottimizzare fino in fondo il sistema e se la gestione degli aggiornamenti su Android è stata a lungo discutibile è perché Qualcomm ci ha purtroppo messo del suo, in aggiunta alla sottovalutazione degli OEM così come della stessa Google. Va poi considerato anche un altro fatto, ovvero la volontà da parte dei Pixel di essere una vetrina per tutto il mondo Android, un po’ come i Microsoft Surface nell’ecosistema Windows. Avere un proprio SoC è anche una prova di forza da Google nei confronti delle grandi partner-rivali come Samsung e Xiaomi.

Cosa ci possiamo aspettare da Tensor? Al momento non sappiamo molto. Google si è concentrata perlopiù a rimarcarne le elevate capacità sul fronte del machine learning e dell’intelligenza artificiale, che daranno i propri frutti in numerosi ambiti. Incluso quello multimediale, dove l’elaborazione HDR migliorerà sensibilmente tanto per le foto quanto per i video, con la capacità di applicarne le migliorie frame per frame. Anche altri aspetti, come il riconoscimento vocale e le sottotitolazioni automatiche Live Caption, beneficeranno del SoC Tensor grazie a prestazioni che Big G definisce addirittura da datacenter. Non mancherà il chip di sicurezza Titan M2 per garantire la protezione dei propri dati, in abbinamento al sensore d’impronte sotto lo schermo. Per conoscere le caratteristiche tecniche più da forza bruta dovremo aspettare ancora un po’.

Anche l’occhio vuole la sua parte e Google ha lavorato altrettanto sul design, oltre che le specifiche sotto la scocca. Entrambi presentano un’estetica che combina elementi in alluminio e in vetro, tra cui la nuova area dedicata alle fotocamere. Sul frontale, lo schermo occupa pressoché tutto lo spazio, mentre la fotocamera anteriore si sposta al centro della fascia superiore, invece di collocarsi sulla sinistra come negli attuali modelli. L’aspetto toglie anche una parte di segretezza ad altre caratteristiche hardware, complice l’anteprima concessa ad alcune testate, come The Verge. Il Pixel 6 sarà il modello d’ingresso, con un display da 6,4″ FHD+ 90 Hz e due fotocamere: la principale, in grado di catturare il 150% di luce in più di quella nel modello uscente, e l’ultragrandangolare. Il Pixel 6 Pro rappresenterà la punta di diamante, passando ad un pannello da 6,7″ QHD+ 120 Hz e guadagnando una terza fotocamera, una teleobiettivo con zoom ottico da 4X. Entrambi saranno disponibili in tre colorazioni, ma i set differiranno. Per il Pixel 6 saranno utilizzate tonalità più sgargianti e divertenti, mentre il 6 Pro adotterà colori più eleganti, volti ad enfatizzarne i connotati premium – una strategia piuttosto simile a quella dei vicini di Cupertino. Appuntamento all’autunno per conoscere tutti i dettagli della prossima generazione di Pixel, inclusi i prezzi (non ci si aspetta dispositivi a buon mercato) e la disponibilità globale. A tal proposito, gli indizi su un eventuale approdo in Italia non sembrano essere per ora favorevoli.

Giovanni "il Razziatore"

Deputy - Ho a che fare con i computer da quando avevo 7 anni. Uso quotidianamente OS X dal 2011, ma non ho abbandonato Windows. Su mobile Android come principale e iOS su iPad. Scrivo su quasi tutto ciò che riguarda la tecnologia.

Commenti controllati Oltre a richiedere rispetto ed educazione, vi ricordiamo che tutti i commenti con un link entrano in coda di moderazione e possono passare diverse ore prima che un admin li attivi. Anche i punti senza uno spazio dopo possono essere considerati link causando lo stesso problema.