Recensione multipla: Sony 24mm F2.8 G / 40mm F2.5 G / 50mm F2.5 G

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Mi trovo spesso a ripetere una cosa a chi è indeciso su quale fotocamera comprare e mette sulla stessa bilancia prodotti di marchi diversi: non considerare solo il corpo ma tutto il sistema. Se la fotografia è una passione che si intende coltivare, e in prospettiva magari anche un lavoro, è importante conoscere quali e quanti obiettivi si potranno usare sulla propria fotocamera e se ve ne siano di altre, più professionali o anche più compatte, per soddisfare eventuali necessità future. Mi sono spesso trovato ad avere più di un sistema per esigenze lavorative, per analizzare il mercato nel suo insieme, ma è molto più logico puntare su un solo marchio per ottimizzare le spese e consolidare la propria esperienza. La cosa curiosa è questo discorso, così lineare e (spero) condivisibile, ci porta oggi a conclusioni differenti rispetto a quelle di 10 anni fa. Al tempo Sony aveva iniziato a sperimentare il settore mirrorless con la linea NEX in formato APS-C e realizzato prodotti interessanti come la NEX-5 e ancora di più la NEX 7 – che personalmente ho amato – ma all’arrivo della prima A7 full-frame il sistema aveva davvero poco da offrire. Era impossibile consigliarlo con tranquillità dati i pochissimi obiettivi ed un unico corpo, che era anche inferiore per molti aspetti a quanto si trovava nei sistemi reflex che ancora dominavano tutto il mercato. Anche essendo convinti dei vantaggi delle senza specchio, come lo ero io, la scelta più razionale era quella di attendere. Per fortuna di Sony molti hanno seguito più l’istinto che la ragione e il sistema ha avuto modo di crescere fino a diventare oggi il più importante nel settore mirrorless. E in questo lungo viaggio abbiamo visto tanti nuovi corpi sempre migliori ma soprattutto moltissimi obiettivi, sia nativi che di terze parti, sempre più interessate a questo sistema nato come outsider e impostosi come leader.

L’arrivo di Canon nel settore delle mirrorless full-frame non è tuttavia passato inosservato. Pur avendo accumulato un netto ritardo, l’azienda ha creato un sistema, denominato RF, con prodotti di qualità eccellente ed una strategia insolita sul fronte degli obiettivi: invece di riprodurre passivamente le classiche formule del passato, ha iniziato a sfornare lenti sempre più estreme e innovative, coprendo un settore che Sony non aveva coltivato con altrettanta attenzione. Parlo di Canon perché i dati consolidati del 2020 la vedono ancora leader del settore fotografico mondiale e già seconda in quello delle mirrorless, a pochissima distanza da Sony. Fujifilm continua a crescere ma detiene un piccola fetta a singola cifra, Nikon sta facendo molta fatica e sotto ci sono le altre, Panasonic inclusa. I corpi importanti e gli obiettivi estremi piacciono, ma Sony non si è lasciata intimorire ed ha risposto con una lunga serie di obiettivi eccezionali. Solo nel 2021 sono arrivati (ed ho testato) il 35mm F1.4 GM, il 50mm F1.2 GM e il 14mm F1.8 GM,.. e non sono gli unici. A fianco a questo trittico di primizie, Sony ne ha piazzato un altro più modesto di cui parleremo oggi. Tre obiettivi che nei numeri non fanno certo gridare al miracolo e che tuttavia dispongono di interessanti qualità.

Tutti e tre gli obiettivi meriterebbero un approfondimento separato, ma li analizzerò insieme perché così li ho ricevuti in prova. Va anche detto che condividono così tante caratteristiche strutturali e qualitative, che vederli allo stesso tempo risulta piuttosto naturale. L’unica cosa che fin da subito dà da ragionare è la focale dell’obiettivo intermedio: un 40mm. Non è così inusuale, ma era sicuramente più logico aspettarsi un 35mm insieme ad un 24mm e ad un 50mm. La possibile sovrapposizione con quest’ultimo è stato uno degli aspetti che mi ha incuriosito di più e per il quale vi darò la mia conclusione più avanti. Iniziamo per ora a conoscerli partendo dalle caratteristiche di base.

Obiettivi FE 24mm F2.8 G FE 40mm F2.5 G FE 50mm F2.5 G
Focale (full-frame) 24mm 40mm 50mm
Angolo di campo 84° 57° 47°
Apertura (min/max) F2.8-22 F2.5-22 F2.5-22
Diaframma 7 lamelle (circolari)
Schema ottico 8 Elementi in 7 Gruppi 9 Elementi in 9 gruppi 9 Elementi in 9 gruppi
Lenti speciali 3 Asph + 1 ED 3 Asph 2 Asph + 1 ED
Filtri 49mm 49mm 49mm
Paraluce Tondo a baionetta A coperchio (filettato)
Messa a fuoco Doppio motore lineare
Minima distanza AF 24 cm 28 cm 35 cm
Ingrandimento AF 0,13x 0,20x 0,18x
Minima distanza MF 18 cm 25 cm 31 cm
Ingrandimento MF 0,19x 0,23x 0,21x
Switch AF/MF
Switch apertura senza click
Ghiera apertura
Ghiera MAF
Pulsante G
Stabilizzazione Ottica No No No
Dimensioni 68 x 45 mm
Peso 162 g 173 g 174 g
Finitura Metallo
Costruzione Resistente a polvere e umidità
Prezzo (listino) 700€ 700€ 700€

Obiettivi interscambiabili

A vederli da fuori, pochi indizi ci consentono di riconoscerli e il principale è proprio quello della lunghezza focale incisa sul barilotto. Gli obiettivi hanno le stesse identiche dimensioni ed un peso molto simile, tant’è che la differenza più grande è di soli 12 g tra il 24mm ed il 50mm (sono 11 rispetto al 40mm). In borsa può essere un po’ fastidioso quel secondo in più nella ricerca, nel caso in cui se ne possieda più d’uno. Un po’ ci aiuta il paraluce poiché quello del 24mm è di tipo classico, tondo e a vite, mentre sul 40 e 50mm è a tappo, con tanto di filettatura per ospitare direttamente i filtri, sempre da 49mm. Certo che però tra questi due rimane difficile l’identificazione.

Il limite del focus breathing

L’impressione è che l’idea sia quella di creare un sistema di lenti facilmente interscambiabili anche su un gimbal, dove non sarà sostanzialmente necessaria una ricalibrazione viste le minime differenze strutturali. Altri brand stanno seguendo una strada simile, penso ad esempio a Panasonic ed alla sua roadmap con 24, 35, 50 e 85mm F1.8 con medesima struttura, ma in quel caso si trova una migliore luminosità ed una più spiccata vocazione video con il contenimento estremo del fenomeno noto come focus breathing.

Si chiama focus breathing l’apparente variazione dell’angolo di campo in conseguenza del cambio di messa a fuoco. Non si tratta necessariamente di un difetto, tant’è che impatta molto poco nell’ambito fotografico al di fuori di alcuni specifici impieghi (come il focus stacking), ma è negativo per il video, dove si può vedere in modo fastidioso in una scena con cambio di fuoco, specie se tra sfondo e primo piano.

Verifica il focus breathing: Primo Piano / Sfondo

Il “difetto” è presente su tutti e tre gli obiettivi, seppure sia meno vistoso sul 24mm: cliccate sul testo della didascalia per notare il cambiamento dell’angolo di campo. Si potrebbe supporre che si tratti di una naturale conseguenza dell’estrema compattezza dello schema ottico, ma devo ricordare che risulta visibile anche in alcuni obiettivi ben più importanti, come il 35mm F1.4 GM e il 50mm F1.2 GM. Quindi, per un motivo o per un altro, molti obiettivi Sony recenti risultano carenti sotto questo aspetto ed è un peccato dato che il sistema è spiccatamente votato, e molto spesso impiegato, proprio nelle produzioni video.

Messa a fuoco

I tre obiettivi dispongono di un doppio motore lineare per la messa a fuoco, che è quasi un’esagerazione considerando la dimensione ed il peso delle lenti da muovere. Per dire: il 35mm F1.8 va già benissimo ed ha lenti più grandi ed un singolo motore. Come risultato la risposta dell’AF è fulminea, senza rumori o vibrazioni, ed avviene tutta all’interno, senza escursioni o rotazioni della parte frontale.

Il massimo rapporto d’ingrandimento in AF si ottiene con il 40mm (0,20x), ma è comunque piuttosto simile a quello del 50mm (0,18x). Con tutti e tre gli obiettivi si può andare più vicino al soggetto passando al fuoco manuale, cosa che risulta molto evidente con il 24mm visto che passa da 0,13x a 0,19x.

Diversamente G

Sony ha decisamente puntato sulla qualità nel realizzare queste lenti e lo si nota sia dal prezzo che dalla collocazione nella lineup. Tutte e tre fanno parte della famiglia G ed ereditano molte caratteristiche della più prestigiosa G Master.

Abbiamo il barilotto in metallo, resistenza a polvere e schizzi d’acqua, la ghiera delle aperture decliccabile (in assenza di un termine migliore), la ghiera di messa a fuoco elettronica con andamento lineare, lo switch fisico AF/MF e il pulsante personalizzabile. Senza tutte queste peculiarità, gli obiettivi sarebbero potuti essere di certo più economici e forse più in linea con le loro specifiche. Però ci sono e non si possono ignorare nella valutazione generale.

La qualità concreta

Iniziando dal 24mm F2.8 G, si nota una vistosa distorsione a barilotto analizzando il RAW senza profilo lente applicato, ma è automaticamente corretta nel JPG e con i maggiori software di post-produzione (io uso Lightroom Classic). C’è anche la vignettatura ad F2.8, ma non è problematica e anche questa viene corretta automaticamente oltre a ridursi rapidamente chiudendo il diaframma.

Verifica distorsione e vignettatura Nativi e Corretti con profilo lente

La nitidezza è davvero buona. L’ho provato anche sulla Sony A1 e devo dire che ne esce a testa alta, quindi benissimo anche su sensori di risoluzione inferiore come quello della A7c (che è la macchina forse più indicata per l’abbinamento). A tutta apertura, al centro è davvero incisivo e la qualità sembra già tutta lì, nel senso che chiudendo progressivamente il diaframma riamane sostanzialmente identico.

Ai bordi soffre un minimo, ma credo sia almeno in parte dovuto alla correzione della sua naturale distorsione a barilotto. È comunque già valido a F2.8, migliora a F4 e raggiunge la piena qualità intorno a F6,3, dove la resa diventa abbastanza coerente in tutto il fotogramma.

Test qualità 24mm a F2,8 / F3,2 / F3,5 / F4 / F4,5 / F5,6 / F6,3 / F7,1 / F8 / F9 / F10 / F11

Il fatto che metta a fuoco piuttosto da vicino ci consente di vedere un po’ di stacco dei piani anche se l’apertura massima è di soli F2.8. Lo sfocato ha una bella progressione ed è tendenzialmente piacevole, ma analizzandolo da vicino è un po’ sporco, sia all’interno che nell’anello esterno, cosa che si verifica in particolare con sorgenti luminose puntiformi.

Valida la resistenza al flare, i cui effetti rimangono contenuti intorno all’area luminosa. E con diaframmi chiusi si vede la tipica stella anche se non sempre in forma perfetta.

Flare con diaframma aperto e con diaframma chiuso

C’è sicuramente un po’ di aberrazione cromatica laterale, che si può notare nelle aree fuori fuoco con la presenza di qualche sbavatura ciano a fucsia intorno ai dettagli sottili, ma devo dire che mi è sembrata molto contenuta dallo schema ottico, che include una lente asferica e due ED a bassissima dispersione.

Qualche scatto con il 24mm

Una cosa interessante è che questi tre obiettivi hanno una resa generale piuttosto simile in termini di risoluzione e contrasto. Guardando diverse foto scattate con medesimi parametri nello stesso momente, potrebbe quasi sembrare un unico obiettivo zoom. In realtà cambia un po’ la resa cromatica e personalmente preferisco quella del 24mm, ma in termini assoluti nessuno si discosta troppo da una risposta naturale.

Verifica angolo di campo e resa simile tra 24mm / 40mm / 50mm

Dalle immagini sovrastanti risulta anche molto chiara la ridotta differenza tra il 40mm e il 50mm, cosa che si poteva intuire già solo considerando le lunghezze focali e i rispettivi angoli di campo. Nelle conclusioni ragioneremo meglio su questa potenziale sovrapposizione, intanto diciamo che pure dal punto di vista ottico non c’è poi una grande differenza tra i due obiettivi.

Test qualità 40mm a F2.5 / F2.8 / F3.2 / F4 / F4,5 / F5,6 / F6,3 / F7,1 / F8 / F9 / F10 / F11

Test qualità 50mm a F2.5 / F2.8 / F3.2 / F4 / F4,5 / F5,6 / F6,3 / F7,1 / F8 / F9 / F10 / F11

Analizzando i diversi crop dei due obiettivi con apertura minima fino ad F11 (ricordo che si può chiudere a F22), noto una certa sovrapposizione in termini generali. A mio parere, però, il 40mm soffre un po’ di più di aberrazione cromatica

Qualche scatto con il 40mm

Qualche scatto con il 50mm

Conclusione

Voto 4/5Se in casa Sony non ci fossero alternative e questi fossero gli unici obiettivi, penso che la valutazione finale sarebbe molto diversa. La realtà dei fatti, però, non è questa. Vi cito solo alcune delle differenti scelte possibili per i fotografi Sony, iniziando a considerare solo le ottiche native esistenti in un range simile di prezzi e focali: l’ottimo 20mm F1.8 G, il versatile 28mm F2.0, l’apprezzato 35mm F1.8 o l’economico 50mm F1.8.

Ho voluto citare questi esempi per sottolineare che il nuovo trittico di lenti G si aggiunge ad una ricca e pre-esistente offerta, ed è forse per questo che Sony ha scelto di andare in una direzione diversa. Si è puntato su aspetti chiave come compattezza e leggerezza unendoli a caratteristiche premium. Gli obiettivi compatti piacciono, penso ad esempio al Tamron 20mm F2.8 oppure al Samyang 24mm F2.8 ed a tutte la serie di lenti AF di terze parti per Sony di dimensioni simili. Purtroppo non li ho qui per fare dei confronti ottici ma è palese che siano prodotti più economici nella realizzazione e senza tutte le accortezze di quelli Sony (tra cui ricordo: costruzione in metallo, resistenza polvere e schizzi d’acqua, ghiera apertura decliccabile, pulsante personalizzabile, switch AF/MF). Tuttavia si spende meno, cosa che può essere determinante per molti acquirenti.

Sony ha creato degli obiettivi con caratteristiche che sono forse un po’ insolite, poiché sono anche buoni sul fronte ottico e sicuramente molto compatti, ma non sono molto luminosi e non costano poco perché hanno funzioni simili alle lenti G Master. L’apertura non elevatissima non è sempre un limite, ci sono alcuni ambiti in cui scendere al di sotto di F2.0 rende difficile portare a casa scatti validi e può essere anche utile mantenere una resa ottimale chiudendo un po’ di più il diaframma, ma la formula scelta lascia qualche dubbio. Il marketing sembra indirizzato sull’utenza più generalista, magari sui viaggiatori, ma questi potrebbero non sapere cosa farsene della ghiera decliccabile o del pulsante in più, mentre non possono ignorare il prezzo più elevato che tali specifiche comportano. Per questo rischiano di intercettare le esigenze di una nicchia davvero molto ristretta.

Prezzi e alternative

Ipotizziamo per un attimo l’acquisto di tutti e tre al prezzo di listino di 700€, arriveremmo a 2100€ con cui si compra ormai il 24-70mm F2.8 GM. Chiaro che sono soluzioni molto diverse, ma credo sia utile tenere a mente il quadro generale. Si potrebbe anche preferire un 24-105 F4 G OSS insieme ad un 35mm F1.8 ed un 55mm F1.8Z spendendo praticamente la stessa cifra. Gli esempi in questione non fanno altro che sottolineare la praticità di un sistema ricco di alternative, ma li uso anche per ricordarvi che il fatto che io li abbia provati insieme non vuol dire che siano l’uno il compendio dell’altro. Anzi, li vedo più indicati come obiettivi singoli, meglio se pagati intorno a 550€. E qui arriviamo all’altra questione interessante, ovvero la sovrapposizione tra il 40 ed il 50mm.

La scelta è personale

Prima di tutto vorrei dire che secondo me il 24mm è il più riuscito del gruppo. Il fatto che siano tutti così piccoli e leggeri li rende ideali in viaggio o per le escursioni, situazioni dove il 24mm non è quasi mai troppo stretto ed è piuttosto versatile per paesaggi, ritratti ambientati, scorci particolari, street e urban. Personalmente preferisco il 28mm, ma è una questione di gusti. E sempre i gusti e le abitudini di scatto potrebbero far preferire un approccio leggermente più discreto e distante, ambito dove il range tra 35 e 50mm risulta più adatto. Qui non c’è però un 35mm da poter scegliere, bensì un 40mm; e scattando con questo ed il 50mm insieme, si fa davvero fatica a distinguerli.

Usando insieme il 40mm e il 50mm si fa fatica a distinguerli

Di certo non ha senso averli entrambi ma, sulla carta, il 40mm è interessante perché si pone a metà tra i due. Il classico discorso del passo avanti e indietro qui calza davvero a pennello. D’altro canto, il 50mm mi sembra migliore e lo vedo anche meglio accostato al 24mm nell’ipotesi di prenderne due, così da accentuare il distacco nei tagli e nella prospettiva. Sono tutti a loro modo interessanti, bisogna prima di tutto interrogarsi sulle proprie necessità.

PRO
PRO Compatti e leggeri
PRO Costruzione in metallo
PRO Resistenti a polvere e schizzi d’acqua
PRO Qualità ottica adeguata
PRO Ghiera apertura decliccabile
PRO Pulsante personalizzabile
PRO Switch MF/AF

CONTRO
CONTRO Prezzi elevati per le specifiche di base
CONTRO Una certa tendenza all’aberrazione cromatica, specie sul 40mm

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.