Cosa sono Thread e Matter e come si evolverà la domotica nel prossimo futuro

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Quando ho pubblicato la recensione di HomePod mini e il relativo confronto con i dispositivi Echo, alcuni utenti hanno giustamente segnalato che la mia tabella comparativa non conteneva una interessante caratteristica del nuovo smart speaker di Apple, ovvero la sua funzionalità di router Thread. Con il senno di poi era giusto discuterne già in quella sede, ma al momento avevo ritenuto opportuno rimandare, in modo da approfondire meglio la cosa e capire in che misura (e soprattutto quando) sarebbe potuto essere effettivamente un vantaggio.

Chi è già pratico di domotica avrà sentito varie sigle che identificano metodi di connessione diversi dai tradizionali Wi-Fi e Bluetooth. Ad esempio esistono prodotti basati su Z-Wave o ZigBee, i quali richiedono un gateway/bridge a cui connettersi che sarà a sua volta agganciato ad una rete locale, tipicamente tramite Ethernet o Wi-Fi. L’utilizzo di tecnologie miste può essere necessario per ottimizzare le proprie installazioni di domotica, ma può diventare un vero grattacapo. Ve lo dice uno che per problemi con l’antenna Z-Wave non può eseguire l’aggiornamento di Home Assistant da diversi mesi a meno di non rifare tutti gli abbinamenti di switch e prese – cosa per cui non ho onestamente il tempo.

Nel 2021 Thread ha vinto il premio come migliore innovazione per la smarthome

Thread può sembrare una novità, perché è da poco che l’argomento è diventato davvero attuale, ma il protocollo è stato sviluppato diversi anni fa ed è tecnicamente superiore ai precedenti per le applicazioni nel settore della domotica e, più in generale, di IoT (Internet of Things). Il motivo per cui oggi se ne deve parlare in modo più diffuso è che è arrivato il suo momento di brillare.

Già nel 2014 il Thread Group aveva al suo interno nomi come ARM, Google/Nest, OSRAM, Samsung, Somfy, Qualcomm ed altri, e nel 2018 si è aggiunta anche Apple. Da qui le cose diventano confuse da seguire, perché la stessa Apple insieme ad Amazon, Google, Samsung e tutta la Zigbee Alliance hanno concordato una collaborazione per un nuovo standard sotto il nome di Project CHIP (Connected Home over IP) che è stato poi rinominato in Matter. Da notare che nella ZigBee Alliance ci sono altri nomi di peso, tra cui IKEA e Huawei, e che la stessa ha da poco cambiato nome in Connectivity Standards Alliance (CSA) proprio per prepararsi a ciò che verrà, sottolineando il superamento del vecchio standard ZigBee.

A questo punto sarebbe naturale chiedersi perché alcuni nomi, come Apple, si siano impegnati su fronti diversi, appoggiando prima Thread e poi creando Matter. Il punto è che quest’ultimo è nato con l’obiettivo di essere l’unico standard di connettività nella domotica del futuro, includendo al suo interno diverse tecnologie, sia Thread che i tradizionali Wi-Fi e Bluetooth.

Thread prende il posto di ZigBee (e di Z-Wave) usando la tecnologia radio IEEE 802.15.4 a basso consumo. In questa implementazione offre più banda ed un lag ridotto rispetto a ZigBee, ma richiede sempre un gateway di base, che in questo caso si chiama border router. Ognuno di questi crea una sottorete per dialogare con i dispositivi IoT e poi deve avere un accesso alla rete locale ed eventualmente ad internet. I dispositivi Thread alimentati possono poi estendere la rete IEEE 802.15.4 grazie alla tecnologia mesh, similmente a ciò che avviene con ZigBee. I vantaggi di Thread risiedono principalmente nella qualità, velocità e stabilità di interconnessione tra i dispositivi, ognuno dei quali otterrà un IPv6 nella sottorete creata dal Border Router (o router di confine).

Un esempio di smarthome con due Border Router (credits ThreadGroup.org)

La maggior parte dei dispositivi ZigBee in commercio hanno le antenne necessarie a lavorare anche con Thread, difatti alcuni produttori hanno iniziato ad aggiungere il nuovo standard con un semplice aggiornamento firmware. Sul sito ThreadGroup si trova una lista abbastanza aggiornata dei prodotti già compatibili, tra cui i sistemi Wi-Fi mesh Eero 6 di Amazon, il Google Nest Hub Max, ma anche le luci NanoLeaf e persino alcuni prodotti di domotica della famiglia Eve. Questi ultimi rappresentano il caso più interessante dal punto di vista tecnologico, perché sono nati come compatibili con HomeKit utilizzando il solo Bluetooth, ma sono stati aggiornati per supportare Thread pur non essendo precedentemente compatibili con ZigBee.

In tutto questo marasma in piena evoluzione, rimane da definire meglio il ruolo di Matter. La prima cosa importante da inquadrare è che Thread è il nome scelto per la tecnologia di connessione, quindi non chiarifica direttamente la compatibilità con uno specifico ambiente. Se un dispositivo riporta il logo Thread sappiamo semplicemente che risponde ad alcuni requisiti hardware che gli consentono di dialogare con altri suoi simili, esattamente come avviene per i prodotti ZigBee, ma anche per quelli Wi-Fi e Bluetooth. Questo aspetto è piuttosto importante perché in passato tecnologie simili sono state implementate in modo diverso, portando ad una inutile parcellizzazione nel panorama della domotica. Ad esempio le Philips Hue utilizzano ZigBee come anche i prodotti Xiaomi Aqara, Osram, Ikea, ecc.. ma non potete aggiungere un sensore di prossimità Aqara sul gateway di Hue. Esistono alcuni gateway plurimarca, però possono far perdere alcune funzioni come gli aggiornamenti firmware.

Il motivo è quello che accennavo prima, cioè la differenza tra tecnologia e ambiente. Ad esempio un prodotto Bluetooth non è per forza di cose compatibile con HomeKit e non tutti quelli ZigBee sono abbinabili ad un hub Amazon Echo. La tecnologia uguale assicura la possibilità di dialogo, ma non che i dispositivi parlino la stessa lingua. Ed è qui che entra in gioco l’ambizioso progetto Matter, perché il suo obiettivo è quello di creare il più grande e variegato ambiente in cui far confluire tutta la domotica del futuro, assicurando interoperabilità anche tra diverse tecnologie. In soldoni, un dispositivo Thread oggi può funzionare già con diversi ambienti e in futuro potrà essere certificato anche per Matter.

Per concludere, ritorno a parlare un attimo di HomePod mini e del suo essere un router Thread, come lo è anche la Apple TV 4K con l’ultimo aggiornamento firmware. Il fatto che Apple stessa non parli ancora chiaramente di Matter è un po’ strano, ma potrebbe essere una situazione transitoria. Nel senso che Thread è la tecnologia ed è già definita da anni, mentre Matter potrebbe richiedere ancora degli affinamenti e soprattutto una presentazione pubblica in pompa magna. Dopotutto dovrebbe andare a sostituire anche HomeKit. Apple si è mossa rapidamente da questo punto di vista, ma anche Google ed Amazon hanno già i loro prodotti compatibili ed altri arriveranno in futuro con aggiornamenti. Per questo quel che vedo oggi non è tanto il vantaggio di Apple con il suo HomePod mini, bensì il vantaggio per noi utenti quando Thread sarà lo standard di comunicazione più usato e il bollino Matter consentirà ad un prodotto di dialogare indifferentemente con la domotica di Amazon, Apple, Google, Samsung, Somfy, Ikea, ecc..

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.