Intel supera M1 Max, ma per farlo le servono più core e molta più energia

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La strada intrapresa da Apple nella transizione ad ARM su desktop è destinata a fare scuola. Ad oggi non è ancora chiaro cosa faranno le concorrenti, ma è certo che siano tutte in ritardo. Nel 2020 si è ventilata l’ipotesi che la stessa ARM potesse essere acquisita da NVIDIA, salvo arrivare poi ad un sostanziale nulla di fatto secondo le ultime novità di Bloomberg. Cosa che ha senso a prescindere: una realtà importante come ARM è bene che rimanga al di fuori dalle dispute di quartiere o al massimo in mano ad un consorzio sopra le parti.

Il fatto che un prodotto sia diventato leader del suo settore lo si capisce in fretta, basti vedere quante volte viene preso come esempio. Termini come “iPhone-killer” hanno invaso le riviste (quando ancora c’erano) e tutti i siti di tecnologia all’uscita di ogni smartphone successivo al 2007. Per fortuna la moda è passata, ma capita che i produttori usino ancora gli iPhone come punto di riferimento per far vedere quanto i loro dispositivi siano “migliori”. Il problema è che la pubblicità comparativa è spesso un’arma a doppio taglio, difatti i rivali più blasonati hanno smesso di farla per evitare di far comunque un favore ad Apple.

Con M1 mi è sembrato di ripercorrere proprio quei primi anni dall’uscita dell’iPhone, con tanto di aziende che si sono esposte per dire la loro su Apple Silicon. Intel sembrava convinta di poter mantenere lo scettro almeno nella fascia ad alte prestazioni, ma poi sono arrivati M1 Pro e Max, con buona pace degli i9 più carrozzati. Giusto AMD ha un paio di soluzioni desktop super carrozzate che possono impensierire il processore degli ultimi chip Apple Silicon, ma per farlo usano più core e molta più energia.

Ad inizio di quest’anno, però, Intel ha svelato la dodicesima generazione delle sue CPU mobile, cedendo ancora alla tentazione di citare i rivali nel comunicato stampa. Interessante notare che fino a poco tempo fa si sarebbe parlato al singolare, con la sola AMD a fare da opposizione, mentre oggi la casa di Santa Clara non può far finta che M1 Max non esista, dunque l’ha usato come confronto insieme al noto Ryzen 9 5900HX di AMD per sottolineare le “superior performance of 12th Gen Intel Core i9 12900HK.

A distanza di poche settimane, troviamo oggi alcuni benchmark online della nuova CPU (via MacRumors) e la novità è che l’informazione di Intel è esatta quanto incompleta. Pur sottolineando che per ora si tratta solo di test preliminari, con il solito Geekbench 5, il problema principale sono i consumi. E non solo quelli.

Non so come commentare questi numeri volendo mantenere il dovuto distacco. È chiaro che non si possa partire da un test sintetico e arrivare dritti alle conclusioni, ma se tanto mi dà tanto sembra esserci poco di cui gioire per Intel. Parliamo di un vantaggio in multi-core del 5% a fronte di consumi che – secondo PC World – hanno raggiunto i 140W, mentre con M1 Max sul 14″ ho registrato una media di 28W sotto massimo carico con picchi di 42W (la recensione). Senza contare che sono serviti 14-core ed un notevole sbilanciamento numerico su quelli ad “alta efficienza” proprio perché il rapporto performance-per-watt è ancora molto molto lontano da quello raggiunto da Apple. Volendo andarci pesanti avrei potuto titolare “Intel super M1 Max con una stufa a vapore”, ma è ancora troppo presto per sbilanciarsi. Anche se un tweet con questa frase potrebbe anche scappare sul mio account personale…

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.

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