Panasonic GH6: è il canto del cigno per le Lumix Micro Quattro Terzi?

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Dopo lunga attesa, è finalmente giunta l’ora della Lumix GH6. Era stata già annunciata da Panasonic che oggi la presenta in forma ufficiale con arrivo previsto nei negozi per il prossimo 10 marzo ad un prezzo di 2199€ per il solo corpo (con CFexpress Type B di Lexar serie GOLD da 128 GB in omaggio durante la fase di preordine). Le specifiche tecniche dell’ultima mirrorless ibrida della serie GH sono senza dubbio le migliori mai viste, portando il Micro Quattro Terzi alla sua massima espressione.

Per la prima volta vediamo un sensore MFT che supera la barriera dei 20MP, salendo a 25,2MP con video fino al 5.7K. Abbiamo inoltre la tecnologia DGO (Dual Gain Output), per cui vengono letti contemporaneamente i dati dal sensore alle due sensibilità base e poi miscelate in un unico flusso video con gamma dinamica estesa e minor rumore nelle ombre.

Il corpo è cresciuto rispetto alla GH5 e si presenta come una S1H di dimensioni leggermente più contenute. Da quella eredita anche il sistema di areazione attiva, con prese d’aria ai lati dello schermo, e il doppio meccanismo di articolazione del display che consente di sollevarlo un po’ prima del ribaltamento (così da non urtare sulle porte di connessione laterali). La qualità del pannello posteriore è anche molto elevata grazie ad 1,84 milioni di punti, mentre il mirino è un più classico 3.69 milioni di punti con refresh rate fino a 120Hz.

Lato foto si evidenziano in particolare il sistema di stabilizzazione Dual IS ancora più performante (e già era uno dei migliori con GH5), nonché la possibilità di ottenere fotografie da 100MP con la modalità ad alta risoluzione che usa il pixel-shifting, per la prima volta con le fotocamere di Panasonic anche a mano libera. La raffica ha dei valori impressionanti senza tracking, raggiungendo i 75fps, ma quando si lavora con fuoco continuo si scende 14fps con le schede più veloci. Il doppio slot ora prevede una SD UHS-II ed una CFexpress di tipo B, necessaria per ottenere le migliori performance per foto che video.

La quantità di funzioni presenti nella GH6 ed il corpo con areazione attiva, lasciano presupporre che questo modello andrà ad unificare ciò che nella precedente generazione era suddiviso tra GH5 e GH5s. Abbiamo registrazione senza limiti di tempo in ogni formato, V-Log nativo ed integrale (non la versione L), possibilità di utilizzare LUT personalizzate (ora anche in standard .cube), supporto per lenti anamorfiche, tally light, doppio pulsante rosso di registrazione, waveform ed ogni forma di assistenza ad esposizione e fuoco.

È stata anche aggiunta una schermata dedicata alla gestione audio, attivabile con un tasto dedicato nella zona superiore, e la possibilità di registrare fino a 4 canali audio adoperando l’adattatore DMW-XLR1E più l’ingresso audio stereo 3,5mm sul corpo.

Per i formati di registrazione l’elenco è sterminato, contemplando il 5.7K fino a 60fps, 4K fino a 120fps, 1080p fino a 240fps in HFR (con audio) e 300fps in VFR (senza audio). Il tutto con varie modalità di codifica e campionamento, compreso H.265 4:2:2 @ 10-bit e ProRes 4:2:2 HQ a 5.7K. Per completare il quadro, Panasonic ha annunciato un prossimo aggiornamento firmware che offrirà la possibilità di registrare su SSD via USB-C e sbloccherà anche il formato esteso 4K DCI, il ProRes in 1080p e il RAW fino al 4K 120p anche su recorder esterni.

Lato messa a fuoco Panasonic conferma il suo sistema DfD per contrasto, qui ulteriormente perfezionato grazie alla rinnovata velocità del processore. Rimane tuttavia un metodo basato sulla lettura delle immagini e, come tale, limitato da ciò che la fotocamera sta catturando. Viene infatti influenzato dal framerate nel video (con migliori risultati a 60p, stando ai primi report), dalla velocità dell’otturatore e dall’esposizione. In alcuni casi i risultati sono molto validi, ma rimane inferiore ai migliori sistemi ibridi della concorrenza per stabilità, specialmente quando si tratta di mantenere a fuoco un soggetto o un volto. L’errore enorme, con perdita del soggetto e fuoco che va sullo sfondo, è ormai sempre più raro, tuttavia rimane una costante e leggera modifica nell’AF anche su soggetti fermi, cosa che porta a continue alterazioni sullo sfondo che si rendono più evidenti con dettagli sottili o sorgenti luminose puntiformi. In sintesi: miglioramenti sì, ma con gli stessi problemi di sempre.

La batteria è la nuova BLK22 da 16Wh e rimane la compatibilità con la precedente BLF-19E da 14Wh, anche se con questa non saranno disponibili alcune delle modalità più evolute lato video, immagino a causa della minore erogazione di corrente.

Considerazioni personali sul Micro Quattro Terzi

Dopo aver parlato delle specifiche tecniche di questo nuovo gioellino di casa Panasonic, voglio aggiungere in una sezione distaccata alcune considerazioni personali. Inizio col dire che uso le Lumix dalla G2 ed ho avuto tutta la serie GH fino alla GH5s (che ancora possiedo) oltre a numerosi altri modelli della serie G, GF, GX. Panasonic realizza forse i corpi più ergonomici tra le mirrorless, ha una stabilizzazione eccellente, menu ottimi e tantissime funzionalità davvero evolute per i videomaker. Per queste ragioni non ho mai smesso di usare le loro fotocamere Micro Quattro Terzi anche dopo l’arrivo delle versioni full-frame e per le stesse ragioni nel 2019 ho pubblicato un articolo spiegando perché, secondo me, c’era ancora spazio per questo formato ridotto.

A distanza di tre anni, però, la mia opinione si è lentamente modificata. Non rinnego i vantaggi di un sistema che può essere effettivamente più compatto degli altri – considerando le ottiche e non solo i corpi – e confermo che in molte occasioni sia meglio avere più PdC (profondità di campo) con ampie aperture che non il contrario, ma le condizioni in cui oggi possa effettivamente convenire la scelta di questo sistema si sono radicalmente ridotte. Per il videomaker che sa con precisione di cosa ha bisogno e magari parte con vasto parco di ottiche MFT nel suo arsenale, l’upgrade alla GH6 potrà essere naturale e produttivo, ma negli ultimi quattro anni il mercato delle senza specchio ibride è diventato quello principale e le alternative potenzialmente più interessanti sul fronte della qualità d’immagine sono diventate tante.

Chiariamolo: nessuna full-frame o APS-C in questa fascia di prezzo offre ciò che Panasonic ha inserito nella GH6. È un dato di fatto indiscutibile che rende il prodotto molto interessante oltre che sostanzialmente unico dal punto di vista tecnologico. Per questo chi ha un budget di circa 2000€ e necessità di tali funzionalità evolute lato video in un corpo ibrido che fa anche foto, ha tutte le ragioni per apprezzare e scegliere la GH6. D’altro canto la qualità d’immagine si conferma inferiore a quella di una moderna full-frame sotto molti punti di vista ed oggi che se ne acquistano di molto valide per cifre analoghe, guardarsi attorno è naturale. Soprattutto se si può fare a meno di qualche caratteristica super specialistica nel video e si gradisce avere un settore foto più convincente.

E se invece si è interessati solo ed esclusivamente al video di livello professionale, ha davvero senso scegliere un prodotto ibrido con tutte le limitazioni che ne derivano? Faccio un esempio concreto basato sulla mia esperienza: oltre alla GH5s possiedo anche una BMPCC 4K con lo stesso sensore ed innesto Micro Quattro Terzi, che ho in uso nel mio studio per le riprese dall’alto. Con la Blackmagic l’autofocus è sostanzialmente inesistente, ma con la buona PdC ottenibile già a f/2,8 riesco ad ottenere il risultato giusto. In passato usavo questa BMPCC 4K per le riprese frontali e con la GH5s coprivo dall’alto, ma con il tempo ho notato l’enorme vantaggio della piccola cinepresa in termini di esperienza d’uso e qualità dei file. Mi riferisco al fatto che le opzioni e le modalità operative sono nettamente più comode per il video, ma anche alla possibilità di registrare su SSD, di registrare in ProRes e RAW, di collegarla facilmente all’alimentazione, di usare microfoni XLR nativamente, di avere la tally light e soprattutto delle immagini con una pasta di un livello completamente diverso. Ora la GH6 andrà a colmare moltissime di queste lacune, ma rimane una fotocamera ibrida dove i vantaggi primari sono più per l’uso a meno libera e per il settore foto.

A mio avviso il Micro Quattro Terzi ha ancora senso di esistere e una delle sue migliori applicazioni è proprio nel video, mentre ho dubbi sul futuro di fotocamere ibride di fascia così alta nell’attuale panorama. Per questo credo che Panasonic abbia pensato a realizzare prima una GH5 II “facile” con modifiche minori e poi questa GH6 come vetta più alta del sistema e forse anche il suo canto del cigno. Lato fotografia si può ottenere di meglio spendendo meno, per cui io ci vedo più un futuro in prodotti ancor più specifici per il video, dove un corpo compatto possa fare la differenza. Oggi le produzioni video sono principalmente Super35 e full-frame, ma il Micro Quattro Terzi potrebbe brillare in applicazioni specifiche come su droni, camera car, riprese in soggettiva o da posizioni inusuali, cose che con grandi videocamere sono sostanzialmente impossibili. Una volta escluso il mercato mainstream è qui che questo sistema potrebbe fare la differenza.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.