Recensione Huawei P50 Pro: qualità fotografica firmata Leica

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Nelle ultime settimane ho avuto la possibilità di provare uno smartphone Huawei dopo alcuni anni dal P30, caduto proprio a cavallo della spiacevole controversia con gli USA che ne ha limitato la diffusione nei mercati occidentali. L’azienda è sempre più attiva anche in altri settori dell’elettronica di consumo, ne ho potuto apprezzare il lavoro con la recensione del Matebook 13, in ambito portatili, e più di recente con il bel monitor MateView 28,2″. Con gli smartphone la situazione è più complicata perché, senza i servizi di Google, Huawei ha dovuto arricchire il suo ecosistema con ricerca, mappe, assistente vocale, ecc.. compreso ovviamente lo store di app. Tuttavia oggi la mia attenzione non è indirizzata tanto agli HMS (Huawei Mobile Services) – che pure vedremo nel corso di questa recensione – ma allo smartphone Huawei P50 Pro.

La confezione include lo smartphone, un bel caricatore veloce da 66W, il cavo USB-C e una cover; una di quelle semplici di silicone, ma sempre molto utili da avere appena si acquista il telefono. La costruzione è quella di un top di gamma, molto ben rifinito e con materiali robusti, anche se il peso di 195 grammi si fa sentire. Davvero bella la finitura Golden Black, elegante e riflettente, il problema è che risulta impossibile da tenere pulita e con le ditate sopra perde molto del suo fascino.

Caratteristiche Huawei P50 Pro
Schermo 6,6″ OLED 120Hz (1228 x 2700 pixel)
SoC Snapdragon 888 4G
GPU Adreno 660
SIM 2 x nanoSIM 4G
Memoria RAM/ROM 8/256GB
Resistenza IP68 (fino a 1.5m per 30m)
Wireless Wi-Fi 6, Bluetooth 5.2, NFC, Infrarossi
Porte USB-C (OTG)
Sblocco Sensore ottico sotto il display
Batteria 4360mAh
Ricarica 66W (USB-C), 55W (wireless) Qi
Fotocamera principale 50MP / 27mm / F1,8 / OIS / PDAF / Video 4K@60fps
Bianco e nero 40MP / 27mm / F1,6
Ultrawide 13MP / 13mm / F2,2
Teleobiettivo 64MP / 95mm / F3,5 / OIS / PDAF / Periscopio
Selfie camera 12MP / wide / F2,4 / Video 4K
Dimensioni e peso 159 x 73 x 8,5 mm (195g)
Prezzo 1199€

Lo schermo OLED da 6,6″ è il protagonista e si sa far notare per l’ottima risoluzione, il nero assoluto e i 120Hz. La luminosità è buona, ma non superlativa: all’aperto nei giorni soleggiati non si vede benissimo. Frontalmente c’è solo un piccolo foro per la fotocamera, il resto del display è interamente godibile. Il design del Huawei P50 Pro prevede superfici curve, sia davanti che dietro, quindi anche lo schermo piega leggermente ai lati. È una soluzione bella da vedere e comoda in mano, ma l’ho sempre trovata un po’ scomoda per via dei tocchi che si possono attivare involontariamente. Qui il sistema di palm-rejection sembra ben tarato, tuttavia continuo a preferire gli schermi flat a livello personale.

L’autenticazione e lo sblocco del dispositivo possono avvenire in tutti i modi classici, compreso pin e riconoscimento del volto (di tipo “fotografico”), ma il più comodo e sicuro rimane l’uso dell’impronta. Il sensore ottico sotto il display è posizionato un po’ in basso, ma è piuttosto efficace sia in termini di velocità che affidabilità.

Firmato Leica

La collaborazione con il prestigioso brand tedesco continua, sfornando un comparto fotografico davvero completo. Il design è caratterizzato da due ampi cerchi che richiamano le vecchie fotocamere biottiche: in quello in alto si trovano tre fotocamere, la quarta è in quello inferiore.

La fotocamera principale è quella con le migliori qualità (sensore, stabilizzazione, af), ma la sua lunghezza focale dichiarata di 27mm equivalenti mi è spesso sembrata più simile ad un 28mm (che avrebbe anche senso dal punto di vista fotografico). In sostanza è un po’ più stretta dei tradizionali 26mm che si trovano in molti altri smartphone, iPhone inclusi.

La particolarità dell’apporto di Leica la noto principalmente nello sviluppo delle foto, che mostrano uno spiccato carattere già con la modalità automatica nel punta e scatta. I colori sono vividi, eppure non eccessivamente saturi, il contrasto è marcato con delle belle ombre chiuse e un certo non so che di affascinante.

Fotocamera wide

Finché si guardano le foto sullo smartphone hanno davvero un bell’impatto senza apportare alcun intervento di modifica, al computer si nota qualche limite. Ogni tanto in quelle HDR il cielo può risultare fin troppo saturo e ad alti ISO la gamma dinamica si contrae portandoci ad un più facile clipping delle alte luci. Intendiamoci, non si tratta di difetti inattesi per uno smartphone, è solo che il look delle foto è così interessante che dispiace non siano ancora migliori.

Colori coerenti tra le camere wide e ultrawide

La fotocamera ultrawide ha la tipica focale equivalente a 13mm, molto ampia ed immersiva. La luminosità di f/2,2 è ancora valida e 13MP non sono pochi in senso assoluto, inoltre mantiene un bellissimo stile dal punto di vista cromatico, in linea con la camera principale.

Fotocamera ultrawide

Il suo limite è nei dettagli, nel senso che non è molto incisiva e con poca luce presenta una riduzione del rumore che impasta parecchio, ma il look rimane davvero interessante ed è quello che fa un po’ la differenza secondo me.

Fotocamera monocromatica

La fotocamera in bianco e nero è una scelta insolita tra gli smartphone e può sembrare inutile dato che quella principale ha la stessa lunghezza focale, ma si inserisce nella tradizione del brand Leica. L’idea è che non avendo le tipiche microlenti per filtrare i colori RGB si possano catturare maggiori informazioni e minor rumore, quindi più qualità ed una scala di grigi più ricca e naturale. Se uniamo a questo anche uno sviluppo con un bel carattere, ecco che vengono fuori delle fotografie davvero interessanti. Ammetto che mi è piaciuto più questa fotocamera che la principale.

La fotocamera tele è a periscopio e arriva ad una lunghezza focale equivalente di ben 95mm con apertura f/3,5. Personalmente non sono un fan dei tele spinti negli smartphone, ma solo perché tendo ad usarli poco. Il fattore di ingrandimento è di certo impressionante e molto buona la stabilizzazione ottica, giusto avrei evitato di rendere disponibile uno zoom digitale a 100x perché si tratta di un crop così spinto che la foto risultante avrà una qualità davvero bassa.

Fotografie teleobiettivo

Lavorando alla focale naturale dell’ottica si ottiene quel tipo di compressione che caratterizza i teleobiettivi e un certo sfocato naturale che però ho trovato piuttosto nervoso e non esattamente piacevole. Con buona luce la qualità è piuttosto buona, ma non superlativa e certamente non al pari della fotocamera primaria. Con poca luce l’elaborazione restituisce delle foto che sembrano quasi dei dipinti, il ché non mi fa impazzire.

Infine c’è la fotocamera frontale, che è ampiamente sopra la media non tanto per le specifiche tecniche (ha “solo” 12MP) quanto per la consistenza dei risultati. Ho sempre ottenuto foto ben visibili anche in presenza di forti contrasti e colori naturali sia per il paesaggio che la pelle.

Batteria, audio, 5G…

C’è la ricarica wireless e, per il mio uso, già questo aspetto ha un impatto determinante nell’apprezzamento del prodotto. Non si tratta di uno smartphone con autonomia estrema, ma sono sempre arrivato a sera con almeno il 10% di carica residua, anche nelle giornate di uso intensivo fuori casa. Il caricatore veloce copre le necessità di chi va un po’ di fretta, però sono sincero nel dirvi che ho sempre usato la ricarica con basetta Qi perché è davvero troppo comoda per me.

Passo veloce su connessioni, qualità del segnale, telefonate, perché è tutto come da aspettative e non c’è nulla di rilevante da segnalare con eccezione di un aspetto: manca il 5G. Strana scelta questa, in un’epoca in cui si sta inserendo questa connessione anche nei prodotti di fascia media e bassa, e non si può non considerare bizzarro non vederla in un top di gamma. A conti fatti devo inserire l’assenza di 5G nella colonnina dei contro, perché è giusto così, però se mi chiedete cosa ne penso a livello personale vi dirò che mi importa meno che niente. Capisco che per alcuni possa avere un valore diverso, per questo lo troverete comunque alla lista “contro” nel giudizio finale.

Un mondo nuovo che è simile al vecchio

Il primo setup non è molto diverso da ciò che si potrebbe immaginare, perché anche sotto l’egida di Google l’interfaccia e le funzionalità primarie sarebbero gestite da Huawei con il suo account e i suoi servizi. La differenza è che in passato quelli potevano considerarsi aggiuntivi, mentre oggi sono sostitutivi e, di conseguenza, anche più ricchi e completi. Prima ancora di parlare di app, bisogna quindi ragionare sul fatto che non si avrà la sincronizzazione di tutte quelle cose che dipendono da un account Google, come i contatti, i preferiti del browser, i calendari, le password, ecc.. Per alcuni utenti questo potrà essere un deterrente, per altri meno. Ad esempio chi arriva da un precedente dispositivo Huawei può effettuare una transizione indolore, inoltre è previsto un sistema di trasferimento dati da Android o iOS per iniziare, e da lì in poi si potrà proseguire con gli HMS.

Come ho detto, non è mia intenzione scendere troppo nel dettaglio da questo punto di vista, sarebbe necessario un approfondimento separato, ma devo riportare la mia esperienza e un giudizio sull’esperienza in qualità di utente. Posso dire di aver sentito l’assenza di alcune cose, come Android Auto, mentre altre meno (penso ad esempio a Google Pay, che non uso neanche su Android). Il sistema di navigazione Petal Map non è per niente male e per la ricerca c’è Petal Search con Bing che va bene. Insomma, se non si è troppo dipendenti dai servizi Google si può vivere sereni, ma non si può dire che vada bene per tutti.

La questione si fa un po’ più sfaccettata parlando di app. Oltre quelle native se ne trovano tante preinstallate e altre che hanno già l’icona nella home con la possibilità di scaricarle con un tocco. Non mi piace questo tipo di approccio e dà un po’ l’idea di voler compensare una certa limitazione nell’offerta con l’effetto pavone: ovvero mostra tutto quel che puoi per apparire meglio di quel che sei. In effetti nell’AppGallery si ottiene un risultato quasi per ogni app che si cerca, ma solo una parte avrà il pulsante “Installa”, che si può interpretare come è nativa per la piattaforma Huawei HarmonyOS. Le altre appaiono comunque, ad esempio Instagram, ma il testo del pulsante sarà “Ottieni” e porterà ad una pagina web di una fonte sicura per scaricare ed installare l’apk (non è sempre la stessa). La procedura sarà rapida dopo aver accettato la possibilità di installare app da fonti esterne, ma ovviamente non è comoda e trasparente come se fosse tutto nativo. Volendo si può anche installare Aptoide per completare il quadro e gestire facilmente anche gli aggiornamenti. Diciamo che non si rimane all’asciutto quasi per nulla, ma il “quasi” è obbligatorio. Faccio giusto due esempi: YouTube anche da apk non parte perché rileva la differente piattaforma, quindi si raggiunge da browser e si può creare la webapp per la Home; Netflix si trova facilmente ma funzionerà solo in SD. Nel complesso si riescono a coprire tutti i fronti, però si dovrà sottostare a qualche limitazione qua e là.

Conclusione

Voto 4/5A parte l’assenza del 5G, poche cose si possono recriminare al Huawei P50 Pro dal punto di vista delle caratteristiche hardware. È bello, robusto, ha un bellissimo schermo, buona batteria, ottime prestazioni, fotocamere, ricezione, ecc… resta da capire quanto l’uso dei Huawei Mobile Services e dell’AppGallery possa apparire problematico a chi lo stia valutando. Dal canto mio mi sono divertito ad usarlo, specialmente per il comparto foto, e credo che un prezzo d’acquisto inferiore rispetto agli attuali 1199€ avrebbe aiutato a far pesare di più tutte le sue buone qualità nella scelta finale.

PRO
PRO Design elegante, ottima costruzione
PRO Bello schermo, grande ma non troppo
PRO Ottime prestazioni
PRO Buona autonomia
PRO Connettività completa (vedi contro)
PRO Ottima versatilità in ambito foto/video
PRO Fotocamera monocromatica tutta da scroprire
PRO Fotografie con “carattere Leica”

CONTRO
CONTRO Manca il 5G
CONTRO Prezzo elevato
CONTRO Non c’è il Play Store

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.