Lo Studio Display è un monitor HDR, più di tanti monitor HDR

Leggi questo articolo grazie alle donazioni di Andrea Giovannini, Alessandro Brandi, Alessio Soraci, Manuel Riguer, Giovanni Pepe, Carlo Vigano.
♥ Partecipa anche tu alle donazioni: sostieni SaggiaMente, sostieni le tue passioni!

La questione dell’HDR (High Dynamic Range) e dei vari standard ad esso correlati non è affatto semplice, neanche per uno che lavora in questo settore. Ci sono certificazioni per monitor e schermi e ci sono standard di codifica per i contenuti che vi andremo a riprodurre. Il tutto con sigle simili, competizioni e con l’aggravante che chi vende TV spesso unisce questi due concetti per semplificare, quindi pare che esistano schermi HDR10, quando in realtà significa che ne supportano lo standard abilitandone la riproduzione. Per i monitor è anche peggio, perché molti si fregiano di sigle HDR-like, come la diffusa HDR400, dicendosi “compatibili” con i contenuti HDR10 anche se in realtà non te li faranno mai vedere per come sono masterizzati, dato che l’HDR10 richiede 1000 nit di luminanza. E badate bene che è lo standard più diffuso nonché il meno esigente.

La domanda che in tanti mi stanno facendo in questi giorni è: come mai lo Studio Display non è HDR anche se ha una luminosità più elevata di molti monitor che lo sono? Pareva quasi che Apple avesse tolto una “funzione” dal monitor per qualche ragione. Provo a spiegare sinteticamente la cosa senza scendere troppo nel tecnico, anche perché non è che le mie competenze vadano molto al di là di questo. Però ci tengo a fare questa precisazione, anche perché non mi pare di averne sentito parlare da nessuna parte, neanche oltreoceano.

La sigla HDR 400 che si trova nelle schede tecniche di molti monitor, significa semplicemente che hanno ricevuto la certificazione VESA DisplayHDR base, la quale richiede queste specifiche migliorative rispetto ad un normale monitor SDR (Standard Dynamic Range):

  • Pannello 8-bit
  • Global dimming
  • Luminanza di picco di 400 nit
  • Maggiore gamut e contrasto rispetto SDR

A qualcuno non diranno molto, ma chi ne capisce un minimo noterà che è ben poco da richiedere: si tratta di specifiche che vengono ampiamente rispettate da quasi tutti i monitor di fascia medio-bassa, figurarsi dallo Studio Display. Se Apple avesse richiesto la certificazione a VESA, avrebbe tranquillamente ottenuto quella due step sopra, ovvero la HDR 600.

Hanno semplicemente deciso di non farlo, così come non è stato fatto per il Pro Display XDR (notate che non si chiama HDR, ma XDR) dove tra l’altro la luminosità di picco di 1600 nit eccede il più elevato scalino della certificazione DisplayHDR di VESA, ovvero il 1400.

In poche parole: lo Studio Display supporta HDR ed è, nell’accezione comune, un monitor HDR. Tra l’altro migliore della maggior parte dei monitor in circolazione, perché sono pochissimi ad avere una luminanza pari o superiore a 600 nit. Prova ne è il fatto che se provate a riprodurre contenuti HDR sullo Studio Display, viene nativamente riconosciuto come uno schermo HDR.

Video HDR su YouTube riprodotto su Safari con Studio Display

Aggiungo che, a mio parere, il non aver posto enfasi su questo aspetto del monitor sia correlato al fatto che il primo traguardo di luminanza utile a riprodurre e realizzare contenuti in HDR10 “vero” è di 1000 nit. Per cui mi sembra che siano più gli altri monitor a cercare di apparire migliori di quanto non siano sfruttando l’errata percezione derivante da queste certificazioni di bassa qualità. Apple ha portato a casa dei risultati nettamente migliori rispetto alla maggior parte della concorrenza, ma non lo ha sbandierato perché con 600 nit ancora non c’è una perfetta corrispondenza con le specifiche minime dei media in HDR standard. Quindi, è giusto così.

Ps. se vi state chiedendo perché la mia recensione dello Studio Display è in ritardo, sappiate che è perché perdo tempo con questi “dettagli”.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.