Sulla longevità dei Mac, prima e dopo Apple Silicon

Apple è nota in ambito mobile per aver stabilito dei record di supporto software su iPhone e iPad. Nessun’altra azienda è stata finora così virtuosa per smartphone e tablet, eppure ci sono spesso lamentele quando un dispositivo viene tagliato fuori. Per quanto riguarda i computer, invece, ho sempre trovato il suo approccio poco rassicurante.

A differenza di Microsoft, infatti, Apple si fa pochi problemi a tagliare vecchi rami quando si presenta un cambio di tecnologia, in modo da mantenere il sistema operativo più asciutto possibile. Ad esempio nel passaggio dalla prima era Intel a 32-bit alla successiva a 64-bit si sono rapidamente esclusi i primi dal supporto. E così è stato con l’introduzione di Metal, che in pochi anni ha reso obsoleti tutti i computer con GPU che non la supportavano.

I Mac che non ricevono i nuovi sistemi operativi per ragioni tecniche possono giovare di alcuni anni con update di sicurezza, ma perdono via via parte della loro operatività. Soprattutto quando gli aggiornamenti dei software che usano iniziano a richiedere le versioni successive di macOS. Da questo punto di vista preferisco l’approccio di Microsoft: non a caso molti vecchi Mac oggi sono più produttivi con Windows o con qualche distribuzione di Linux.

Dunque, l’effettiva durata del supporto nativo è molto importante e lo diventa ancora di più in un periodo particolare come quello che stiamo vivendo, in cui Apple sta effettuando una transizione tecnologica da x86-64 ad ARM (più precisamente: Apple Silicon). A tal proposito i dubbi si sprecano, ma abbiamo già visto che il prossimo macOS Ventura eliminerà dal supporto molti Mac in più rispetto al precedente Big Sur, partendo da quelli del 2017 in poi.

Sul perché dei tagli ci si può interrogare all’infinito, ma se la storia con i suoi corsi e ricorsi può insegnarci qualcosa, allora è opportuno leggere con attenzione un interessante articolo di ArsTechnica. L’autore, Andrew Cunningham, ha fatto un enorme lavoro di analisi considerando tutti i Mac a partire dal 1998 fino al 2016, ovvero gli ultimi che non potranno aggiornare a macOS Ventura. Ha considerato per ognuno gli anni di aggiornamenti garantiti da macOS (e non le major release, perché all’inizio non avevano una cadenza regolare) e poi ha fatto una media in base all’anno di vendita.

Grafico realizzato da Andrew Cunningham per ArsTechnica

Il grafico che ne è venuto fuori è molto interessante, sia a livello informativo che per lo schema che sembra intravedersi. Il 2006 è il momento in cui concentrerei l’attenzione, in quanto è stato quello in cui è iniziato il precedente cambio di architettura, da PowerPC ad Intel x86-64. I Mac subito precedenti sono quelli che hanno subito il maggiore contraccolpo, ma anche i primi della nuova architettura non sono stati longevi come i successivi.

Considerando i dati mostrati, la media di aggiornamenti per i Mac usciti nel periodo dal 1998 al 2016 è stata di 6,7 anni dal momento della loro introduzione sul mercato e di 5,5 anni da quando Apple ha smesso di venderli (perché superati da una nuova versione o semplicemente ritirati dal mercato). Il picco più alto, però, è stato raggiunto finora nel periodo tra il 2010 e il 2012, superando anche gli 8 anni.

Ho trovato interessantissime queste informazioni, per le quali dobbiamo ringraziare l’autore di ArsTechnica, però mi sono anche chiesto come ci possano essere utili in futuro. Se ci fosse una successiva transizione tecnologica allora sì, ma è molto probabile che Apple Silicon rappresenti un punto d’arrivo.

Tuttavia, questo non significa che i chip rimarranno sempre gli stessi dato che l’architettura è in evoluzione, quindi si arriverà presto o tardi a dover escludere i chip più vecchi, specie se carenti di particolari implementazioni. Ma sarà presumibilmente un passaggio più morbido e quasi sicuramente porterà ad una longevità media superiore rispetto a quella rilevata nel periodo Intel. Una cosa che potrebbe tendenzialmente rimanere costante è che i primi chip abbiano comunque meno longevità degli altri, per cui nel periodo M3 o M4 la durata del supporto potrebbe grosso modo stabilizzarsi. Ho aggiunto tutte queste riflessioni al grafico di ArsTechnica ottenendo il seguente risultato.

Proiezione futura per longevità dei Mac Apple Silicon basata sui dati di Andrew Cunningham
Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.