I cavi USB-C ora hanno delle buone indicazioni: non compratene senza

Le porte USB-C hanno portato un po’ d’ordine nel mondo delle connessioni cablate, ma hanno generato parecchia confusione a loro volta. Il primo problema è che esistono diverse velocità per lo scambio dati ed alimentazione con nomi poco chiari, il secondo è che pur avendo di fronte una porta in formato USB-C non si può sapere quale dei tanti standard supporti e il terzo è che anche cavi all’apparenza uguali possono essere, in realtà, molti diversi.

Ad esempio potremmo avere un computer con una porta USB-C 3.1 gen 2 da 10Gbps e caricarlo correttamente con un cavo USB-C che supporta la Power Delivery livello 3 (100W), ma non è detto che questo supporti anche la massima velocità di scambio dati, visto che i più economici si fermano ai 480Mbps della USB 2. Poi ci sono dispositivi Thunderbolt 3 o 4 che usano lo stesso formato di porta ma non funzionano sulle USB-C e ancora smartphone e tablet con USB-C che non hanno le piene funzionalità dello standard né per velocità di connessione che alimentazione. Insomma, una tragedia. E la cosa più fastidiosa è che tutte le indicazioni che servirebbero all’utente per capire cosa sta collegando a cosa – e con quale cavo – sono per lo più nascoste.

La maggior parte di questi problemi sono a mio avviso da imputare proprio all’organizzazione USB-IF, sia per la bizzarra nomenclatura degli standard sia perché non ha stabilito fin da subito come “etichettare” i prodotti per renderli riconoscibili. A settembre dello scorso anno, però, lo stesso USB-IF ha annunciato il nuovo Certified USB Logo Program, stabilendo che i nuovi prodotti dovessero essere auto esplicativi delle loro caratteristiche.

Le linee guida sono state divulgate solo a febbraio del 2022 ed includono essenzialmente le indicazioni per “etichettare” i cavi in base alla velocità di scambio dati ed al supporto per la Power Delivery. Lo USB-IF ha preso in considerazione principalmente le ultime tecnologie per guardare al futuro, a partire dalla USB-C 3.2 gen 2×2 (20Gbps) con Power Delivery da 60W, fino alla USB4 da 40Gbps e Power Delivery 3.1 da 240W, con tutte le combinazioni intermedie. Di seguito potete vederne un esempio:

Da febbraio ad oggi sono trascorsi 6 mesi, eppure le indicazioni dell’USB-IF non sono ancora state recepite del tutto dai produttori. Solo alcuni hanno iniziato ad apporre sui cavi delle indicazioni e spesso non con l’esatta formulazione stabilita dalla linee guida. Ma, anche se con una estetica differente, la possibilità di identificare un cavo in base a ciò che vi è scritto sopra è di estrema importanza.

i loghi dei cavi KabelDirekt da USB 2.0 (480Mbps) a USB4 (10Gbps)

Ad esempio i nuovi cavi di KabelDirekt sono classificati riportando il vecchio logo USB se lo scambio dati è da 2.0 (480Mbps) e quello del SuperSpeed USB se si tratta di 3.2 gen 2 (10Gbps) ed entrambi supportano la Power Delivery 3.0 da 100W, mentre quello USB4/TB4 ha la dicitura 40 vicino al logo USB. Ovviamente non è l’unico produttore ad andare in questa direzione e purtroppo non si è seguito esattamente lo standard, che comunque copre per lo più soluzioni superiori, ma ormai iniziano a trovarsi sempre più spesso cavi con le indicazioni sul connettore per cui il mio invito è quello di comprare solo questi in modo da poterli riconoscere in mezzo agli altri, per sapere subito quali velocità supportano per scambio dati ed alimentazione. Lo scenario proposto dall’USB-IF appare comunque il più interessante nel lungo periodo, con un unico logo per USB e la doppia indicazione in Gbps e W.

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.