Recensione MacBook Air M2: due settimane con il modello base

Leggi questo articolo grazie alle donazioni di Donatello Mancuso, Massimo Tofanelli, Vincenzo Conigliaro, Mario Marino, Loris Sambinelli, Mauro Fabio Ferrè, Enrico Sato, Roberto Pinna, Alberto Nonnis, Davide Dari, Walter Ciacci.
♥ Partecipa anche tu alle donazioni: sostieni SaggiaMente, sostieni le tue passioni!

Il nome MacBook Air porta con sé una eredità pesante, quella di un computer che ha sostanzialmente creato una nuova categoria di portatili. Intel ha cercato di riproporre medesimi principi anche nel mondo PC registrando il marchio Ultrabook e definendone le caratteristiche nel 2011, quando erano passati 3 anni dal primo Air ed era già arrivato un refresh del prodotto, che introduceva la versione da 11″ e un nuovo design che è rimasto inalterato fino al 2018.

In quel periodo Apple sembrava aver perso interesse per questo computer, perché nel 2015 aveva introdotto il MacBook Retina, ancora più sottile e leggero. Purtroppo soffriva di evidenti problemi di surriscaldamento causati dai chip Intel e dall’assenza di areazione attiva, così si è dovuto rinunciare a quel progetto e riportare sul mercato l’Air nel 2018 con un nuovo design più moderno. Anche quest’ultimo ha avuto una riuscita non proprio ottimale poiché era dotato di una sola ventola, non collegata direttamente al processore, che risultava rumorosa e poco efficiente nel dissipare il calore prodotto dai chip Intel.

Ecco perché nel periodo tra il 2018 e l’inizio del 2020 sconsigliavo l’acquisto di un Air, preferendo il Pro 13″ che costava pochissimo di più ma era molto più efficiente. A fine 2020 le cose sono cambiate grazie all’introduzione di Apple Silicon con la sua ottima efficienza energetica. Infatti, l’Air M1 si è dimostrato capace di grandi prestazioni, pur avendo perso la sua unica ventola, ed è diventato più interessante del Pro perché più leggero, silenzioso ed economico.

Il MacBook Air M1 è quello che si ricorderà negli anni per aver stabilito un nuova eccellenza; un perfetto bilanciamento tra dimensioni, prestazioni, consumi e prezzo, rimasto contenuto anche perché non si è modificato il design. E mai scelta si è rivelata più saggia, visto che tra il 2020 e il 2022 il MacBook Air è stato il computer più venduto, attirando su macOS anche utenti abituati a Windows o Linux. Con l’introduzione del nuovo Apple M2 non si poteva rimandare ulteriormente il restyling che, per la prima volta da quel modello del 2008 che Jobs tirò fuori da una busta da lettere, ha perso il suo iconico formato a cuneo.

Design più anonimo?

Il MacBook Air M2 riprende le linee dei MacBook Pro 14/16″, che a loro volta hanno rappresentato una netta rottura rispetto i modelli subito precedenti. In quel caso si è abbandonata la ricerca della sottigliezza in favore di una migliore areazione e dotazione di porte, mentre l’Air si mantiene sottile e leggero.

Perde 50 grammi rispetto al modello M1 e la sua altezza è costante, risultando più spesso nella parte frontale ma più sottile in quella posteriore. È più comodo da prendere, perché la scocca ai lati è arrotondata, e risulta più bilanciato, visto che la batteria si può estendere fino all’estremità inferiore del trackpad crescendo anche in capacità.

Come negli ultimi MacBook Pro sparisce il nome del modello da sotto lo schermo e in questo caso non è nemmeno riprodotto in bassorilievo sul coperchio inferiore, forse perché il ridotto spessore non lo ha consentito. Se consideriamo la perdita dell’iconico formato a cuneo e l’assenza di qualsiasi scritta, si potrebbe pensare che l’Air M2 appaia come un computer del tutto anonimo, ma non credo sia così.

Le attente proporzioni, la cura costruttiva e la somiglianza con i nuovi modelli Pro sono più che sufficienti a renderlo facilmente riconoscibile e a questi fattori si aggiunge anche il vistoso notch nella parte superiore dello schermo.

Color mezzanotte

L’ho già detto in un precedente articolo, ma devo ripeterlo: il color mezzanotte è bellissimo. Più lo guardo e più mi piace, infatti sarei disposto a sceglierlo anche se si macchia troppo facilmente con le dita e la polvere. Va pulito di frequente, ma lo considero un problema minore.

Mi ha invece dato fastidio notare che, in sole due settimane d’uso (anche molto attento), su una delle due porte si noti una piccolissima scalfitura. Intendiamoci, è davvero piccola, bisogna guardare da molto vicino per notarla, ma questa finitura è evidentemente più incline ad evidenziare ogni più piccolo graffietto dato che sotto la colorazione scura ne emerge una più chiara. Per questo motivo continuo a preferire il color Argento o il nuovo Galassia (il Grigio Siderale mi ha un po’ stancato, ma è questione di gusti).

Un buon display

Lo schermo da 13,6″ è più largo del precedente di circa 5 mm, tutti ricavati tramite la riduzione dei bordi laterali visto che larghezza del computer è identica (30,41 cm). Cresce di più in altezza per il nuovo formato, che vede l’aggiunta di 64 pixel rispetto al 16:10, ottenendo un complessivo 2560 x 1664 pixel. Questo spazio in più in alto viene tagliato dal notch, soluzione non proprio elegante ma che, insieme allo spessore superiore del display, ha consentito l’introduzione di una webcam migliorata.

Il display è subito più godibile e moderno, soprattutto per quella parte aggiunta in alto che segue la curvatura del case (tecnologia che Apple chiama Liquid Retina). Sotto sotto, però, è molto simile al precedente schermo e quindi inferiore al miniLED con ProMotion dei Pro 14/16″.

Si tratta di un IPS / LED con 500 nit di luminanza (100 in più dell’Air M1) ed ampia copertura colore DCI P3. Detto questo, va assolutamente bene sia al chiuso che all’aperto, ha una bella copertura lucida che dona contrasto e lucentezza alle immagini ed una resa cromatica molto buona.

Audio “diverso”

Nel MacBook Air M2 ci sono tre novità importanti in ambito audio. La prima è il sistema di quattro speaker disposti nella zona alta, con emissione che rimbalza sullo schermo, mentre in quello M1 erano solo due posizionati lateralmente, sotto una sottile griglia forata. Il suono appare più ricco di bassi ma un po’ meno squillante nello spettro medio-altro. Si parla sempre di una qualità molto elevata per un portatile, specie se così sottile, ma rispetto al precedente M1 il suono è un po’ più ovattato.

Il supporto per la riproduzione audio Dolby Atmos era già presente, ma la seconda novità è l’introduzione dell’Audio Spaziale in abbinata ad AirPods di terza generazione, AirPods Pro o AirPods Max.

La terza ed ultima novità riguarda l’uscita audio da 3,5mm, che ora supporta anche cuffie ad alta impedenza grazie ad un adattamento automatico della potenza d’uscita. Si riescono così a pilotare anche cuffie di calibro professionale con buon volume e dinamica.

 

Webcam e microfoni

La camera frontale aumenta di qualità, passando da 720p a 1080p, ma non ottiene il supporto per la tecnologia Center Stage, che per ora su Mac continua ad essere legata all’aggiunta di uno Studio Display (con macOS Ventura arriverà tramite iPhone e Continuity Camera). La resa complessiva rimane sempre mediocre, soprattutto in condizioni non ottimali di illuminazione, ma si nota una migliore gamma dinamica che mantiene maggiori dettagli nella scena.

A sinistra FaceTime 1080p dell’Air M2, a destra quella 720p dell’Air M1

La registrazione audio avviene con un array di 3 microfoni, come su M1, ma la resa è leggermente superiore per presenza e chiarezza. Non siamo comunque ai livelli dei microfoni di qualità studio dei Pro 14/16.

Connessioni più complete

L’unica novità di sostanza in questo ambito è l’aggiunta del MagSafe. È un sistema di alimentazione aggiuntivo rispetto quello sempre possibile via USB-C, ma che consente di mantenere le due porte Thunderbolt libere. Oltre naturalmente al vantaggio intrinseco del connettore magnetico che si stacca se inciampa nel cavo, senza tirarsi via anche il computer.

Qui vorrei segnalare alcuni dettagli che denotazione attenzione per i dettagli:

  • il cavo USB-C / MagSafe è rivestito, spesso, di ottima qualità e sia lui che il connettore sono in tinta con il computer
  • l’alimentatore rimane bianco per tutti i modelli e per questo motivo l’estremità con la spina USB-C è rivestita di bianco
  • il connettore MagSafe è alto esattamente quanto un tasto e la porta è perfettamente allineata alla fila di tasti funzione

Autonomia coerente

La batteria del MacBook Air M2 è aumentata leggermente di capienza, passando dai precedenti 49,9 wattora a 52,6. Adesso è supportata anche la ricarica rapida con l’alimentatore USB‑C da 67W, ma in dotazione c’è purtroppo quello standard da 30W.

Il consumo del computer è leggermente diverso rispetto a quello del chip M1: sotto carico è superiore, però dispone di nuovi core di efficienza più prestanti che vengono usati più spesso bilanciando il totale. Per questo la dichiarazione di Apple di 15 ore di riproduzione video è rimasta costante. Nell’uso lavorativo medio ci ho fatto sempre più di 8 ore, spesso anche 10, e quando l’ho stressato parecchio comunque non meno di 4 ore.

Una rivoluzione seguita da una evoluzione

Ci sono due modi per valutare il MacBook Air M2 e sono entrambi validi. Mettendolo a confronto con il modello M1 si noterà che il miglioramento è marginale, di sicuro non percepibile nell’uso semplice per cui un computer del genere è pensato. Genericamente i test possono far registrare un vantaggio compreso tra il 5 e il 20% a seconda delle attività realizzate, rientrando in quel margine migliorativo che spesso vedevamo anche nei cambi di generazione con Intel. Probabilmente in futuro potranno arrivare degli step più corposi, ma non quest’anno. Non con un processo produttivo rimasto a 5nm.

Uno dei miglioramenti meno visibili ma più interessanti riguarda i 4 core ad alta efficienza, che mantengono consumi analoghi ma offrono un notevole incremento di prestazioni. Guardando un po’ ai numeri, da M1 a M2 Geekbench 5 registra uno score che sale da 7554 a 8766, con un miglioramento del 16%, mentre attivando la modalità di Risparmio Energetico il chip segna un incremento del 48%, passando da 4213 a 6274. Per cui quella spunta nelle Impostazioni / Batteria che forza l’uso dei core ad alta efficienza diventa improvvisamente molto più utile.

Il secondo modo di guardare la cosa è decisamente più premiante per il nuovo chip, ma richiede un minimo di memoria storica. Nel 2020 il più potente MacBook Air Intel montava un i7-1060NG7 ed una ventola. Era un computer piuttosto rumoroso anche con attività leggere e spesso rallentava durante una semplice call su Zoom o nell’utilizzo di un browser alternativo come Chrome. Il passaggio ad M1, avvenuto nello stesso anno, è stato un vero e proprio balzo da gigante, che ha portato a prestazioni più che doppie e, con le ottimizzazioni sul fronte della memoria, è diventato di colpo un computer capace di svolgere anche attività impegnative nei settori dell’audio, della grafica e persino del video.

È questo vistoso salto in avanti a rendere meno evidente il miglioramento di M2, perché ora che c’è già la tecnologia Apple Silicon si è passati da un aggiornamento rivoluzionario ad uno puramente evolutivo. Tuttavia, parliamo di un computer che in soli due anni è arrivato ad offrire prestazioni sostanzialmente triple e in totale assenza di areazione. E se per tutto il 2021 non c’è stato un singolo ultrabook capace di eguagliare Air M1, il modello M2 del 2022 rimane ancora l’unico a poter offrire tali prestazioni con questi consumi e senza areazione attiva. Io non provo molti portatili Windows ma c’è chi lo fa continuamente e questo video di Dave2D mette in chiaro tutto questo senza lasciare spazio a dubbi.

Prestazioni e temperature

L’Air M2 ottiene parte del suo miglioramento di prestazioni grazie ad una frequenza operativa maggiore dei 4 core ad alte prestazioni. Lavorando con lo stesso processo produttivo di M1, però, salgono anche le temperature e se quella di picco del modello M1 era all’incirca di 95/100°, con M2 si possono raggiungere i 105/108°. Non si tratta di numeri che possano impensierire il silicio e sono piuttosto concentrati nell’area del SoC, ma il coperchio inferiore può arrivare a 45° in alcuni punti dopo decine di minuti di uso stressante.

Data l’assenza di areazione attiva, sia M1 che M2 tendono a ridurre le prestazioni con il passare del tempo, ma solo se si mantiene costante il carico intensivo. È importante capire questo, perché in qualsiasi altra attività che abbia picchi di richiesta energetica alternati a momenti di pausa, il problema non si avvertirà. Ed anche quando l’impegno è costante, bisogna arrivare a 5 minuti per vedere una prima riduzione della frequenza di clock. Il MacBook Air M1 scende più lentamente, è vero, così com’è vero che nell’insieme offre un’erogazione di potenza più stabile, ma tutti i test di lungo corso che ho realizzato lo vedono comunque vincente rispetto ad M1.

Ad esempio analizzando la CPU sotto carico in multi-core con Cinebench R23, il test singolo, quello di 10 min e quello di 30 min vedono sempre M2 in vantaggio su M1. Stesso discorso vale anche con lo stress test della GPU con 3D Mark Wild Life Extreme di 20 min, dove si conferma un M2 più altalenante ma superiore ad ogni ciclo di esecuzione.

Sulla grafica c’è comunque uno scarto migliore tra M1 ed M2, poiché anche a parità di core si ottiene un punteggio abbastanza più alto nei test. E bisogna considerare che gli 8-core GPU erano il massimo per M1, mentre su M2 c’è anche la versione da 10-core che è opzionale sull’Air ma di serie sul Pro M2 (per questo costa di più la base).

Il riscontro di ciò si vede immediatamente nei giochi, che risultano più fluidità a parità di configurazioni. Purtroppo su macOS non c’è molto di nativo che sprema particolarmente l’hardware per ora, ma nel benchmark di Shadow of Tomb Raider ho visto fps quasi doppi sull’Air M2.

Al di fuori del gaming, però, raramente ho visto un vantaggio dovuto alla GPU migliorata rispetto ad M1. Nell’esportazione (attivando l’accelerazione grafica) ho avuto risultati sovrapponibili, giusto con l’unione panorama HDR M2 è stato leggermente più rapido.

Insomma, nell’uso reale non cambia nulla di sostanzioso tra M1 ed M2. Rimane uno degli ultrabook più potenti su piazza, capace di svolgere con una reattività eccellente ogni compito del quotidiano anche con i suoi 8GB di Memoria Unificata e i 256GB del disco base che, come già spiegato, è più lento di quello da 512GB.

Da questo punto di vista avevo la speranza che la disparità non fosse così evidente, ma quando ho provato a fare una copia di un progetto di 85GB da un disco esterno a quello interno, quello da 256GB di M2 è stato molto più lento di quello da 512GB, richiedendo 8:09 invece che 3:49.

Per fortuna non si eseguono spesso movimenti di file così impegnativi, specie con un disco così piccolo e con un computer nato per impieghi tutto sommato semplici. Bisogna ben intendere che M2 non sposta molto più avanti i limiti di M1, specie per attività professionali nel campo della creatività. Per andare meglio il primo upgrade da fare sono i 16GB di RAM, ma se si medita anche di fare quello a 512GB di SSD per le sue migliori prestazioni, allora dovrebbero essere proprio le prestazioni ad indirizzarci direttamente sul MacBook Pro 14″, che parte già da questa dotazione ed è nettamente superiore per tutto il resto.

Il mio personale giudizio è che sia ancora un computer validissimo per chi ne vuole fare un uso professionale nell’elaborazione di documenti di ogni tipo, nella programmazione, nella progettazione grafica e delle UI, nell’editing fotografico (con qualche limitazione per gli 8GB se si lavorano tanti file insieme), nella produzione musicale di medio livello, nel montaggio video di basso livello e in tanti altri settori che non conosco ma che possano giovare essenzialmente di un computer molto reattivo, con una CPU di ottimo livello ed una GPU adeguata. L’importante è che la leggerezza sia una priorità e che non si sprema sempre al massimo, anche perché dopo 5 minuti inizia ad essere caldo anche all’esterno (ma non da dar fastidio).

Sul video mi soffermo un po’ di più perché ci sono degli aspetti da considerare. Il primo è che esistono software e software, così come esistono produzioni e produzioni. Per chi mette per lo più in sequenza degli spezzoni di video con un po’ di color correction, M2 (come M1) riesce a portare a casa il lavoro, specie se utilizzato con Final Cut. E devo dire che anche Premiere Pro ha ottenuto degli aggiornamenti di tutto rispetto in termini di ottimizzazione su Mac negli ultimi mesi. Con DaVinci Resolve le cose iniziano a diventare complicate con gli effetti, ma su tagli semplici se la cava decentemente anche lui.

I problemi vengono fuori se si inizia ad applicare una color più impegnativa, a cambiare il frame rate, eseguire crop e movimenti, applicare effetti come riduzione del disturbo, stabilizzazione, ecc.. perché in questi casi l’inadeguatezza di M2 viene subito fuori (esempi di questo li troverete nella video recensione). Ricordiamoci che abbiamo di fronte il chip base realizzato da Apple e per di più inserito in un ultrabook senza areazione, comunque non ho visto un miglioramento rilevante con M2, almeno con questa versione base.

Conclusione

Il MacBook Air M1 ha stupito tutti, perché abbiamo visto per la prima volta un ultrabook capace di fare cose eccellenti. Non solo superiori ai MacBook Air/Pro Intel ma anche rispetto agli ultrabook Windows dello stesso periodo. Non essendoci ancora le versioni Pro e Max, molti lo hanno scelto ed usato anche per attività un po’ al di là del suo target, come produzione audio, foto e video. Insospettabilmente, tanti utenti hanno scoperto di poter fare sostanzialmente tutto con l’Air M1 e anche con buona soddisfazione, soprattutto ricordandosi cosa si aveva tra le mani e quanto lo si era pagato.

Oggi abbiamo un M2 che non va molto più avanti e che però costa parecchio di più, sia a causa di un momento storico sfavorevole per l’Euro sul Dollaro, sia perché c’è stato un sostanziale cambio di design con alcune novità strutturali e funzionali. Nel mentre sono usciti i MacBook Pro 14″/16″ con chip superiori e hanno anche avuto il tempo di ottenere corposi sconti, per cui il 14″ base con M1 Pro si può comprare a meno dell’Air M2 con equivalente dotazione di 16/512GB ed offre prestazioni nettamente migliori, anche per schermo mini-LED e dotazione di porte.

Insomma, il MacBook Air M2 convince nel suo nuovo design con tutto quello che ne consegue in termini di linea, schermo, audio, porte, ecc.. ma se l’obiettivo sono le prestazioni, e si considera l’upgrade 16/512GB, il Pro 14″ conviene di più; se si considera il miglior rapporto qualità/prezzo, allora c’è il modello M1 che offre prestazioni simili e si trova facilmente a 900€.

Per tutte queste ragioni è fin troppo facile criticare l’Air M2 oggi, ma almeno due cose non bisogna dimenticarle:

  1. rimane un Ultrabook compatto e leggero, che si potrebbe comunque preferire al Pro 14 per questo e per l’autonomia superiore
  2. le valutazioni sul prezzo cambieranno quando usciranno degli sconti interessanti (che troverete su tech.saggeofferte.it)

PRO
PRO Nuovo design più comodo e bilanciato
PRO Ottima costruzione
PRO Tastiera eccellente
PRO Trackpad eccellente
PRO Webcam migliorata
PRO Microfoni migliorati
PRO Audio incredibile per un ultrabook
PRO Autonomia sterminata
PRO Schermo molto buono e più grande
PRO MagSafe e ricarica rapida (richiede alimentatore 67W)
PRO Uscita audio ad alta impedenza
PRO Prestazioni ancora migliori rispetto ad M1
PRO Belli i nuovi colori

CONTRO
CONTRO Prezzo troppo alto per la dotazione base
CONTRO Il disco base è da 256GB ed è più lento di quello precedente

DA CONSIDERARE
DA CONSIDERARE Il colore mezzanotte sembra difficile da manutenere
DA CONSIDERARE Per ora non si vedono i frutti dei codec video
DA CONSIDERARE Configurato con 10-core GPU, 16GB RAM e 512GB SSD costa davvero troppo per quello che offre

Maurizio Natali

Titolare e caporedattore di SaggiaMente, è "in rete" da quando ancora non c'era, con un BBS nell'era dei dinosauri informatici. Nel 2009 ha creato questo sito nel tempo libero, ma ora richiede più tempo di quanto ne abbia da offrire. Profondo sostenitore delle giornate di 36 ore, influencer di sé stesso e guru nella pausa pranzo, da anni si abbronza solo con la luce del monitor. Fotografo e videografo per lavoro e passione.